tag:blogger.com,1999:blog-3430352997924410302024-03-26T23:36:17.388-07:00Giacomo Ramella Pralungo«Un buon prodotto non è mai frutto del caso, perchè le cose buone nascono solo dalla passione.» Giacomo Ramella Pralungo, romanziere e articolista;Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.comBlogger58125tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-88738073120392336672024-02-14T07:38:00.000-08:002024-02-14T09:39:47.475-08:00Giacomo Ramella Pralungo ai funerali di Vittorio Emanuele, ultimo erede al trono d’ Italia<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRRxUpJgNs5iGwrPwdthZIp83-j8Yi1mTnsWLnfVcS5k9T-zKGcvqmbDX1GXuPqL_I6afb7XAkF_rdhu69jU3R_NhQzf-JIesJP_J-WRhfgKrDmBOWqgI5ypKILk4B2pgZrjSVhB9iuJqxFaH6maXzmIzQiIG0dwzwqFBNMOl5ZAJG1agis2Ms5eoqEh0/s380/7926870_10160943_funeral_of_vittorio_copia.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="208" data-original-width="380" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRRxUpJgNs5iGwrPwdthZIp83-j8Yi1mTnsWLnfVcS5k9T-zKGcvqmbDX1GXuPqL_I6afb7XAkF_rdhu69jU3R_NhQzf-JIesJP_J-WRhfgKrDmBOWqgI5ypKILk4B2pgZrjSVhB9iuJqxFaH6maXzmIzQiIG0dwzwqFBNMOl5ZAJG1agis2Ms5eoqEh0/s320/7926870_10160943_funeral_of_vittorio_copia.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il feretro di Vittorio Emanuele condotto in Duomo;</td></tr></tbody></table><p><br /></p>
<p align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: #ffa400;">In virtù di problemi tecnici dei giorni scorsi, e
scusandoci per il ritardo, pubblichiamo questo articolo sulla presenza di Giacomo
Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli di storia,
archeologia e mistero, ai funerali di Vittorio Emanuele di Savoia, ultimo erede
al Trono italiano in rispetto al proprio orientamento monarchico.</span><o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Vi
è una folla numerosa all’ esterno del Duomo di Torino, a cui si accede con
biglietto di invito: si contano quattrocento persone all’ interno e oltre
trecento all’ esterno. La giornata è fredda e piovosa. A rendere omaggio al Principe
di Napoli ci sono rappresentanti dell’ aristocrazia e del bel mondo, e
ovviamente reali come il Principe sovrano Alberto II di Monaco,
il nipote Serge di Jugoslavia e Carlo di Borbone, oltre che l’ ex Regina di Spagna
Sofia. Presenti anche l’ Arciduca Martino di Asburgo Lorena, il Ganduca George di Russia e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Fuad d’ Egitto come rappresentante della famiglia reale egiziana. Non c’
erano rappresentanti della famiglia reale britannica, che comunque ha inviato una
calorosa lettera di condoglianze. Assenti per motivi di salute le sorelle del
defunto, Maria Gabriella e Maria Beatrice. Vi sono inoltre le delegazioni delle
Guardie d’ Onore del Pantheon, un’ associazione sorta nel 1878 per prestare il
servizio di guardia alle tombe dei monarchi italiani presso il Pantheon e
mantenere viva la memoria legata a Casa Savoia, al Risorgimento e alle
tradizioni militari nazionali. Sono invece assenti le istituzioni, dal Presidente
della Regione Piemonte al sindaco di Torino. Giacomo Ramella Pralungo scuote il
capo, fermamente contrario alla grande mancanza di rappresentanti dello Stato: «Il
solo esponente dell’ attuale governo ad essersi presentato ieri alla camera
ardente a Venaria è stato il Presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha
reso omaggio al feretro e si è stretto in un abbraccio con il figlio Emanuele
Filiberto prima di salutare il resto della Famiglia, dicendo di essere venuto
in visita sia pubblica che privata e che ci sono luci e ombre, che non bisogna
dimenticare che grazie ai Savoia c’ è stata l’ unità d’ Italia. I dignitari
della Repubblica già disertarono il funerale di Re Umberto II all’ abbazia di
Hautecombe, nella Savoia francese di cui la Famiglia Reale è originaria, con la
sola eccezione di Maurizio Moreno, console generale d’ Italia a Lione: con la
loro latitanza, i vertici dello Stato mandano un messaggio di presa di distanza
dal nostro passato e dalla storia italiana, come se gli ottantacinque anni di Monarchia
non fossero mai trascorsi. I francesi hanno avuto due Monarchie, due Imperi e
cinque Repubbliche eppure hanno preservato una forte continuità storica e
istituzionale: li considero un grande esempio da cui dovremmo imparare la
giusta lezione!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Lo
scrittore monarchico si guarda un po’ intorno, poi riprende a parlare con tono basso,
ma fermo: «Sono sempre stato monarchico, e da quando avevo vent’ anni mi sono
avvicinato ai Savoia Aosta poiché credo che anche dopo la proclamazione della
Repubblica questo particolare ramo della Dinastia abbia portato avanti
degnamente la tradizione della Monarchia, con precisione e costanza. Sua
Altezza Reale il Duca Amedeo, venuto a mancare nel 2021 e che stimavo
grandemente, e Suo figlio Aimone, che il 4 giugno 2022 incontrai a Superga per
la messa in suffragio del Padre, hanno sempre denotato intelligenza, garbo, misura,
modestia e preparazione e io Li reputo pienamente all’ altezza di portare la
Corona italiana. Il Principe Vittorio Emanuele ha invece avuto una filosofia di
vita più discutibile, poco prudente per la Sua posizione, tuttavia al di là
delle cronache giudiziarie e degli scandali, nonché della disputa dinastica con
gli Aosta, rimaneva il figlio del Re, il grande Umberto II, e l’ ultimo
Principe ereditario del Regno d’ Italia. Come tale, io l’ ho sempre
sinceramente rispettato e credo che oggi si debba andare oltre le polemiche,
dinastiche o politiche che siano.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvAbT3BeiNo6E98wNlk9sMPPCW32Vs9cvc3-XLVvOWyDPqkZl-CxFblYM07rNAwNg1w_3A_c6QZmaYiTPdEGNY4F6gz9pdFcpylkNqETmrrk9Ik-ABaJoNHOssDQqmeTK9jTkMOUFWWUheY_9u5E1LpjSn_715Ym1duPrVP2Kdv1WUvcDOrRPpp8lIeQU/s610/IMG_20240210_165757.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvAbT3BeiNo6E98wNlk9sMPPCW32Vs9cvc3-XLVvOWyDPqkZl-CxFblYM07rNAwNg1w_3A_c6QZmaYiTPdEGNY4F6gz9pdFcpylkNqETmrrk9Ik-ABaJoNHOssDQqmeTK9jTkMOUFWWUheY_9u5E1LpjSn_715Ym1duPrVP2Kdv1WUvcDOrRPpp8lIeQU/s320/IMG_20240210_165757.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella Pralungo;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Gli
chiediamo quanto sia importante per lui essere qui oggi, lui contempla le molte
persone presenti e sorride riflettendo bene e valutando con cura le parole: «Ha
la sua importanza, certamente. Alle mie orecchie sono giunti molti commenti
critici mossi in nome della Repubblica e dell’ antifascismo su questi funerali
qui a Torino, che storicamente è stata culla della Casa Reale tanto che la Diocesi
ha accolto la Sua richiesta non soltanto perché un funerale non si nega a nessuno,
ma ricordando che è un momento di preghiera, non uno strumento per giudicare le
persone, soprattutto in modo politico. Tutta questa asprezza mi ricorda quanto
sappiamo essere settari e poco precisi noi italiani: ricordiamoci che il
Principe era una persona che ha scontato senza colpe un vero e proprio ‘reato
di cognome’, pagando al posto di altri e venendo sempre chiamato a scusarsi per
l’ operato di Suo nonno, Re Vittorio Emanuele III. I Savoia sono stati usati
come capro espiatorio di quanto ha fatto il Fascismo, e ciò che gli
antimonarchici ovviamente omettono è che un Sovrano costituzionale, come allora
fu Re Vittorio Emanuele, era tenuto secondo la Costituzione vigente a
convalidare l’ operato del Suo governo, che per quanto dittatoriale procedeva
secondo l’ iter procedurale in vigore. Anche quando si impose nel 1922 portò
avanti un misto tra pressioni e rispetto formale della legge. Era il Parlamento
ad avere il potere di opporre un veto, dando al Re la possibilità di procedere con
la deposizione del Duce, ma ciò non avvenne fino al 25 luglio 1943. Vittorio
Emanuele III avrebbe potuto abdicare e salvare il proprio buon nome
manifestando chiaramente il proprio dissenso, ma i fascisti avrebbero
instaurato una Repubblica di cui avrebbero avuto pieno controllo, agendo
finalmente con totale libertà, cosa che in effetti avvenne con la Repubblica
Sociale nel 1943, sebbene fosse uno Stato fantoccio nelle mani del Terzo Reich.».
Dopo qualche istante di riflessione, aggiunge: «Tornando al Principe, la Sua
figura era nota soprattutto per le cronache giudiziarie fin dagli Anni
Settanta, quando venne indagato per traffico internazionale di armi in alcuni Paesi
mediorientali che erano sotto embargo quando era intermediario per conto della Agusta
S.p.A., e per il ferimento mortale del giovane Dirk Hamer nel 1978 all’ isola
di Cavallo, in Corsica, per poi essere protagonista nel 2006 dell’ inchiesta
Vallettopoli, in cui fu imputato per corruzione, concussione, gioco, falso e
sfruttamento della prostituzione, tutte accuse da cui fu assolto mentre sul
piano più personale fece vari scivoloni in occasione di determinate interviste
rilasciate negli anni precedenti al ritorno in Italia. Eppure stato l’ ultimo pretendente
al Trono d’ Italia e io sono qui per rispetto verso l’ istituzione della
Monarchia e in ricordo della nostra storia. Come Sua Altezza Reale il Duca
Aimone ha così bene espresso nel Suo messaggio alla Famiglia, con la morte di
Vittorio Emanuele, così come avvenuto per quella di Suo padre Amedeo, si è chiuso
un capitolo della storia sia d’ Italia che della Famiglia Reale.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Nato
a Napoli nel 1937 dagli allora Principi di Piemonte, Umberto e Maria José del
Belgio, Vittorio Emanuele fu proclamato alla nascita «principe dell’ Impero» e,
secondo fonti diplomatiche britanniche, nel 1938 la madre si sarebbe accordata
con il gerarca fascista Rodolfo Graziani e il capo della polizia Arturo
Bocchini per tentare un colpo di Stato a opera di alcuni reparti delle forze
armate, con Pietro Badoglio come comandante in capo, in un’ azione che
sostituisse Benito Mussolini con un «avvocato milanese antifascista»,
probabilmente Carlo Aphel, e che costringesse Re Vittorio Emanuele III ad
abdicare in favore di Umberto, a sua volta concorde con la moglie per rinunciare
subito al trono in favore del piccolo Vittorio Emanuele: la stessa Maria José
sarebbe stata nominata reggente del Regno in deroga allo Statuto Albertino,
fino al compimento dei ventuno anni del giovanissimo sovrano. Questo piano, che
coinvolgeva anche Italo Balbo, Galeazzo Ciano, antitedesco e ambizioso genero
del Duce, tuttavia non andò oltre un incontro preliminare al castello di
Racconigi e alcune riunioni a Milano, e trapelò solo molti anni dopo. Vittorio
Emanuele continuò la sua vita normalmente, secondo i canoni di un erede al
trono, e nel 1946, a seguito del referendum istituzionale del 2 giugno che vide
l’ avvento della Repubblica, seguì Re Umberto II suo padre che lasciò
volontariamente l’ Italia per evitare che gli scontri tra monarchici e
repubblicani sfociassero nella guerra civile, venendosi però sbarrare la via
del ritorno da un esilio sancito Tredicesima Disposizione Transitoria e finale
della Costituzione della Repubblica. Dopo alcuni anni trascorsi in Portogallo,
a Cascais, si trasferì in Svizzera con la madre, allontanatasi dal padre a cui
era unita da un matrimonio combinato e infelice. Svolse l’ attività di
intermediario finanziario, stringendo amicizie e legami d’ affari con grandi
industriali, in particolare la famiglia Agusta. Nel 1972 sposò Marina Doria,
contrariamente al parere del padre che gli negò il cosiddetto Regio assenso, il
consenso formale necessario secondo le leggi dinastiche che i Savoia avevano
adottato a fine Settecento, e secondo molti monarchici ciò gli avrebbe precluso
il rango di erede dinastico automaticamente a vantaggio del cugino Amedeo di
Aosta e dei suoi eredi, con cui nei decenni successivi fu in rotta. Nel 2002,
quando venne abolita la norma costituzionale che obbligava gli ex sovrani, le
loro consorti e i discendenti maschi all’ esilio, tornò in Italia dopo
cinquantasette anni, e con un comunicato emesso da Ginevra dichiarò di
accettare la fine della Monarchia.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIvL3fhmJXesr3SqDexzqZGBxIiLTFnePVrXnXhESxFQzO3Ono_70ZD5xM9QfHSoVFeVMEcNNj89COcAKOrd0naURH030pDshXB9HDx-bHK7TYRaQtw0m2y2vMcv3_F7nlF7zUmByY3MjXfE3zAqfYOpQvFb_Ut3o19MTEmn_NxWCUhWWZoIsElfGm42o/s1500/AGF_EDITORIAL_GFD223524@3.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1001" data-original-width="1500" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIvL3fhmJXesr3SqDexzqZGBxIiLTFnePVrXnXhESxFQzO3Ono_70ZD5xM9QfHSoVFeVMEcNNj89COcAKOrd0naURH030pDshXB9HDx-bHK7TYRaQtw0m2y2vMcv3_F7nlF7zUmByY3MjXfE3zAqfYOpQvFb_Ut3o19MTEmn_NxWCUhWWZoIsElfGm42o/s320/AGF_EDITORIAL_GFD223524@3.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Principe Vittorio Emanuele di Savoia;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Negli
anni, il Principe è stato una figura controversa, basti pensare alle risposte
poco meditate ai giornalisti a domande relative alle leggi razziali firmate dal
Re Suo nonno nel 1938 o sulla Sua disponibilità a giurare fedeltà alla
Repubblica per tornare in Italia.» racconta l’ autore «Ma per mezzo degli
ordini dinastici ha anche portato avanti opere benefiche verso i più poveri e i
meno abbienti in Italia e nel mondo, e si è impegnato per la memoria della Sua
Casa. Inoltre, va precisato che visse un esilio ingiusto, un bando
incomprensibile e di mentalità medievale se pensiamo che nel 1946 aveva solo nove
anni e mai aveva rivestito ruoli istituzionali in base ai quali potesse essere
valutato. Oltre che su tutto ciò, io ho sempre riflettuto molto sul fatto che i
figli e i nipoti di Benito Mussolini, a cui nessuno ha mai giustamente
domandato di scusarsi per le sue azioni quali l’ instaurazione della dittatura,
la promulgazione delle leggi razziali e l’ intervento in guerra a fianco della
Germania con tutto ciò che purtroppo ne conseguì, hanno sempre vissuto
tranquillamente in Italia, e Alessandra ha persino avuto un seggio nel
Parlamento della Repubblica antifascista! Sono due pesi e due misure, è più che
evidente...».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Giacomo
dà un’ occhiata alle persone intorno a sé, dicendo di aver chiacchierato con
molti di loro e di essere rimasto soddisfatto: «Vi sono alcuni monarchici,
repubblicani e semplici curiosi, e tutti quanti, ma proprio tutti, hanno detto
di essere qui per rispetto e fatto commenti concilianti, poiché Vittorio
Emanuele era estraneo a molto di ciò che si è detto e che Torino per circa mille
anni è stata culla della Sua Casa. Superga pertanto è la tomba della Sua
famiglia. Il popolo ha dimostrato più saggezza dei politici della Repubblica e
dei mezzi di comunicazione, indipendentemente dalle preferenze individuali.».
Il feretro del Principe, recante la bandiera con lo scudo sabaudo, viene fatto
uscire, e l’ autore di fantascienza e storia aggiunge: «Vittorio Emanuele non è
mai stato Re, un militare, un diplomatico o altro. Dissento con certe sue
posizioni e dichiarazioni, nonché con il Suo stile di vita più da uomo mondano
che da aristocratico in senso stretto. Non ha lasciato un segno nella storia
italiana e della Sua Casa, tuttavia apparteneva ad una stirpe che ha vissuto
una parte molto importante della nostra storia, partendo dall’ anno 1000 fino
al 1946. Tanto per fare un esempio, i Savoia furono protagonisti dell’ unità d’
Italia ponendosi sullo stesso piano delle altre Case Reali d’ Europa. Se la
Monarchia fosse rimasta in vigore dopo il referendum, con l’ educazione tipica
di un erede al Trono sarebbe un giorno divenuto un Re adeguatamente preparato
al compito, ma così non fu e ora nel mio cuore sento che tocca al Duca Aimone e
ai Suoi giovani eredi proseguire con la tradizione, e chissà che con un po’ di
fortuna...».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-56028335343756936402023-12-25T00:19:00.000-08:002023-12-25T00:19:22.546-08:00La ricorrenza del Natale tra forma e sostanza<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_LJaRmQ2h8pKQLtJ7GO881bvnKRClWiUAt4YALgNYJsyIyP0zsGC39AeNPxhnrRDV9oAaBzQfSVk3p1dsKcdHarH-EJdU5QWpbykxpUtF2qdViftaTCBKJqhUzm1l2XlG6iuRUsNVRwWvHxWDHO_Bnckq0lRi-4NNoL2osvD2fD7_kHDeuxCSDUk7zhA/s610/Giacomo%20Ramella%20Pralungo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_LJaRmQ2h8pKQLtJ7GO881bvnKRClWiUAt4YALgNYJsyIyP0zsGC39AeNPxhnrRDV9oAaBzQfSVk3p1dsKcdHarH-EJdU5QWpbykxpUtF2qdViftaTCBKJqhUzm1l2XlG6iuRUsNVRwWvHxWDHO_Bnckq0lRi-4NNoL2osvD2fD7_kHDeuxCSDUk7zhA/s320/Giacomo%20Ramella%20Pralungo.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella Pralungo;</td></tr></tbody></table><p><br /></p>
<p align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;">Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa
fantascientifica e articoli storici, culturali e scientifici, desidera
trasmettere i propri auguri accompagnati da una riflessione sul tema del Natale
con la seguente lettera.</span><o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Occhieppo
Superiore, 25 dicembre 2023<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Anche
quest’ anno è arrivato il giorno che per gli amici cristiani è Natale, e come
sempre sono iniziati con largo anticipo i preparativi, tra acquisti per regali,
pranzi e cenoni, addobbi e così via discorrendo. Sebbene sia soltanto la
seconda festività più importante della cristianità, la principale è infatti
quella pasquale, la ricorrenza del Natale è la più affascinante e sentita da
tutti, complice il periodo invernale che a differenza di questi ultimi anni un
tempo portava la neve e quindi induceva a radunarsi tra le calde mura di casa,
attorno ad un bel camino.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Come
è risaputo, io mi sono allontanato dal Cristianesimo nel 2004, appena compiuti
i vent’ anni, assumendo una posizione <i style="mso-bidi-font-style: normal;">super
partes</i> nei riguardi delle religioni interessandomi più propriamente ad una
libera spiritualità, e continuo tuttora a rispettare Gesù come libero pensatore
e maestro spirituale svincolato dagli schemi della tradizione ebraica del suo
tempo, mosso da un desiderio altruistico. Attualmente ho il piacere di
continuare a leggere e documentarmi in materia di religione, ma con un occhio
più indipendente e analitico, e anche valutando i testi sacri trovo per mia
stessa sorpresa interessanti basi di riflessione in alternativa alle
consuetudini e notando determinate contraddizioni che con un atteggiamento più
da credente nella maggior parte dei casi non si considerano. Una delle cose che
da irreligioso più trovo evidenti è il modo in cui chi invece continua a
definirsi cristiano credente, per quanto non strettamente praticante, «si ricorda
di santificare le feste», come dice il terzo comandamento.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiASxTnA_6GgfGdYZ3x9IMQSOkiWrL8e4VxeUI-yo7kyEx6ix_cRaBgi4gJBE8X4VNnMlu0W-L4UOiLL0fuj2qpn8YLB_tjK3xlezUrQNv45aSyfoO9CO8helsDyIIFIi3NGyntPgXkmFpMIjRL9mgs6GdXTYcJ4qR9Cz5f-z1BmxZV8tjfXtPhNLFq1oo/s768/Festa%20di%20Natale.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="768" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiASxTnA_6GgfGdYZ3x9IMQSOkiWrL8e4VxeUI-yo7kyEx6ix_cRaBgi4gJBE8X4VNnMlu0W-L4UOiLL0fuj2qpn8YLB_tjK3xlezUrQNv45aSyfoO9CO8helsDyIIFIi3NGyntPgXkmFpMIjRL9mgs6GdXTYcJ4qR9Cz5f-z1BmxZV8tjfXtPhNLFq1oo/s320/Festa%20di%20Natale.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Festa natalizia;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Ormai
da molto tempo noto che già a novembre la gente inizia a pensare ai preparativi
natalizi, e con l’ avvento dei mercatini si lancia a capofitto nelle relative
spese, in una gara all’ acquisto migliore e più economico in modo tale da
presentarsi «come si conviene» a questa fatidica data. Fin da quando ero
bambino, ricordo che il Natale ha sempre portato questa frenesia, non dico
quindi nulla di nuovo, tuttavia oggi si tende molto di più a festeggiarlo ma senza
considerare il suo significato e valore, e neppure l’ episodio religioso da cui
trae la sua origine, che ovviamente è la nascita di Gesù. Io sono cresciuto in
un ambiente in cui la religione non ha mai avuto un’ importanza preminente,
sebbene ovviamente fosse rispettata, ma quando ero alle elementari nella mia
Casa si aveva l’ abitudine di andare in chiesa, cosa per nulla gravosa dato che
portava via un’ ora di tempo al massimo, e, più tardi, di recitare una
preghiera così che il motivo alla base della ricorrenza fosse correttamente
considerato, per poi procedere con gli auguri, lo scambio dei doni e i
festeggiamenti. Non vi era nulla di rigidamente formale o bigotto, solo un
minimo di coerenza: se si celebra un compleanno è infatti logico porgere gli
auguri al festeggiato. Oggi invece non è più così. In mezzo alla febbre dei
preparativi quasi più nessuno rivolge un pensiero al significato del Natale: ci
si scambia qualche vago augurio e i doni, poi ci si siede a tavola per mangiare
in abbondanza e allegria parlando di tutto e di più. Talvolta, anche di
recente, ho domandato a persone di mia conoscenza con cui mi permetto di avere
un minimo di dialogo il senso che danno al Natale, e la risposta più comune che
ho ricevuto è stata conferma di una certa confusione e superficialità: «C’ è
sempre stato. Natale è Natale…».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Tutto
questo mi porta ad un tema di cui spesso mi capita di parlare, quello delle
consuetudini, della tendenza ad agire ripetitivamente senza saperne il motivo e
l’ utilità, ma solo perché «è sempre stato così». L’ abitudinarietà fa parte
del funzionamento della nostra mente, indubbiamente, ed è anche utile perché ci
aiuta a vivere con praticità e regolarità. Anche nella vita di tutti i giorni
tendiamo a muoverci con l’ ausilio di orari e ritualità, semplificandoci l’
esistenza, tuttavia stiamo assistendo alla deriva dell’ automatismo, ossia il
fare le cose in un certo modo senza saperne affatto il motivo, e questo mi fa
ricordare le parole di T. S. Eliot, il celebre poeta e saggista statunitense premiato
nel 1948 con il Nobel per la letteratura, nel poema «La roccia»: «Dov’ è la
Vita che abbiamo perduto vivendo?». Io dico sempre che una persona intelligente
deve sapere tutto quello che fa e perché, mentre un credente di qualsivoglia
religione deve riflettere sulla propria fede e accettarne i valori fondamentali
solo dopo averli capiti dal suo punto di vista e comportarsi di conseguenza
nella vita di tutti i giorni. Questo dovrebbe valere anche nei festeggiamenti
di oggi, altrimenti sarebbe più logico non festeggiare alcunché! Un’ altra cosa
che mi capita di ripetere molte volte è che si deve prestare molta attenzione
sia alla sostanza che alla forma, perché alla lunga si influenzano
reciprocamente: guardandomi attorno, però, vedo molti preparativi formali ma
con ben poca o addirittura nessuna consapevolezza riguardante la sostanza.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilFFK1IFO8ceAlWG1P90JJt-Q6MrO8vptMxUVVSGL-TnkRmiDnFc3TSrRVhAQghFYXgyOoyKbivyKSDbK-9etBO2IcZezj2k1S757q_Yc-gFe2HuKjoM6LzM1Jom-hTy6paC6pvNO300CVR9kAQB4dJgjJsnXgECx69QCTfhWRtX_on46bMpBM12TJTDE/s500/La%20celebre%20partita%20di%20pallone%20a%20Ypres.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="314" data-original-width="500" height="201" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilFFK1IFO8ceAlWG1P90JJt-Q6MrO8vptMxUVVSGL-TnkRmiDnFc3TSrRVhAQghFYXgyOoyKbivyKSDbK-9etBO2IcZezj2k1S757q_Yc-gFe2HuKjoM6LzM1Jom-hTy6paC6pvNO300CVR9kAQB4dJgjJsnXgECx69QCTfhWRtX_on46bMpBM12TJTDE/s320/La%20celebre%20partita%20di%20pallone%20a%20Ypres.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La celebre partita di pallone a Ypres;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Il
7 dicembre 2018 pubblicai sul mio sito informatico un articolo, «Quando il
Natale veniva più decorosamente festeggiato in trincea», in cui affermai che un
tempo il Natale era vivamente percepito dai cristiani come un giorno speciale,
unico nel suo genere, nel quale si sentivano più buoni trasmettendo all’
ambiente una speciale carica di positività ed ottimismo che, non soggetta a
limitazioni, si propagava in ogni direzione nell’ ambiente come un profumo o
un’ onda luminosa o sonora, tornando peraltro indietro apportando risultati
amplificati in accordo alla purezza e all’ intensità con cui era stata
generata. Non di rado allietava con effetti riequilibranti e risananti persino
i pochi non credenti, che oggi, invece, sono nettamente aumentati. Era un
giorno così particolare che durante gli anni della tremenda Grande Guerra portò
ad un particolare miracolo oggi poco ricordato: in occasione del Natale 1914 vi
fu una tregua durante la quale le trincee videro il cessate il fuoco, e i
soldati di entrambi gli schieramenti, tedeschi e britannici, dopo aver sepolto
i cadaveri dei commilitoni uccisi nei combattimenti dei giorni precedenti, lasciarono
le rispettive fosse per festeggiare la ricorrenza insieme, fraternizzando e
scambiandosi doni e cibo. I versi di una canzone popolare di Mike Harding,
«Christmas 1914», si rifanno proprio a questo particolare evento, omesso dai
libri di storia: «I fucili rimasero in silenzio […] senza disturbare la notte.
Parlammo, cantammo, ridemmo […] e a Natale giocammo a calcio insieme, nel fango
della terra di nessuno.». La partita a pallone ebbe luogo nei pressi della
cittadina belga di Ypres, entro la «terra di nessuno», lo spazio che divideva
le trincee britanniche da quelle germaniche: fu il momento fondamentale di
quella che sarebbe passata alla storia come «Tregua di Natale». Dopo aver ordinato
alle truppe di non interrompere per nessun motivo i combattimenti, le quali
evidentemente non obbedirono, i comandi britannico e tedesco fecero arrivare
nelle prime linee alcuni piccoli pacchi dono natalizi contenenti dolci,
liquori, tabacco, alberelli natalizi e candele. La sera della vigilia, a Ypres
i tedeschi addobbarono le postazioni scambiandosi gli auguri e cantando vari
motivetti natalizi. Qualcuno intonò la canzone «Stille nacht», la versione
germanica della celebre «Silent night» britannica. Da quel momento, e per buona
parte della serata, i soldati dei due eserciti non smisero di cantare, ognuno
nella propria lingua e al riparo della propria postazione. E il giorno dopo
deposero le armi per festeggiare insieme: un grande avvenimento nel bel mezzo
di un inferno dall’ inarrestabile violenza!<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSwc84GPzmqIyiNSVOZPtW_KXwi3Nc7N17yAzljt0Rj-0NHimujODfAMeyYo93e_yp14yXPODotQ56laobZTThWDD4c-w7UKx0Cab8G2F_X4UIBC3fRTLyt5SL_q7IVkOF5FQcOaFQtu08nJHujht-fo_U3q3pqvjdO6zw1oPgZbbVwHAY6IldvYS6USg/s1200/408964531_2027878304263568_6732453323637005614_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1200" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSwc84GPzmqIyiNSVOZPtW_KXwi3Nc7N17yAzljt0Rj-0NHimujODfAMeyYo93e_yp14yXPODotQ56laobZTThWDD4c-w7UKx0Cab8G2F_X4UIBC3fRTLyt5SL_q7IVkOF5FQcOaFQtu08nJHujht-fo_U3q3pqvjdO6zw1oPgZbbVwHAY6IldvYS6USg/s320/408964531_2027878304263568_6732453323637005614_n.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Oggi,
a centonove anni di distanza da quel particolare giorno, viene spontaneo interrogarsi
sul legame tra chi si definisce ancora credente e il Natale e, più ingenerale,
con la fede che segue. Dalla mia posizione, io che sono irreligioso penso con
ferma convinzione che ricorrenze come quella di oggi andrebbero vissute con più
consapevolezza del relativo significato da chi continua ad essere cristiano.
Magari ci si potrebbe affannare un po’ meno nei preparativi e nelle spese,
perché l’ esperienza ci insegna che anche nella semplicità si può giungere al
bello e al decoroso, l’ importante è che chi decide di festeggiare ricordi
anche solo per un momento il Figlio del suo Dio, imparando la nobile lezione di
quei valorosi giovani che lottarono e morirono orribilmente lungo le linee
trincerate della Grande Guerra nel cuore della nostra Europa, oggi come allora
soggetta a profonde divisioni politiche e nazionaliste. Gente coraggiosa e
degna di rispetto che oggi purtroppo non c’ è più, dinnanzi alla quale solo
pochi di noi reggerebbero al confronto, persone di grande nobiltà che
combattevano un conflitto che non capivano e che dividevano senza problemi tra
di loro e addirittura con il nemico quel poco che avevano, dando alla
ricorrenza di oggi un significato particolarmente profondo e commovente in un
contesto tutt’ altro che scontato, dimostrando una saggezza e una compassione
infinitamente superiori alle nostre. Gente dinnanzi alla quale io stesso chino
il capo con riguardo. E’ più che evidente che il Natale venne ahimè più degnamente
festeggiato nel doloroso inferno delle trincee piuttosto che nella nostra
lodata «civiltà» dei centri urbani, veri e propri deserti interiori sepolti
dalla pesante coltre della sabbia della superficialità e del conformismo, in
cui forma e sostanza vengono sempre più tristemente lasciate a sé stesse…<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Con
i miei più cordiali auguri di buon Natale e felice anno nuovo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-63669598199589257652023-11-13T06:32:00.000-08:002023-11-13T06:32:37.709-08:00La forza e la responsabilità dell’ atto di comunicare<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgebn9eI6ZH2I8qKECDIHGnA2dZVwRzO1ExghwIkaRQ66_ER1puAlXwunkzdL_oij4a-W9DNlzOAhqgWlqaIctDB77b8WQCB8StflS7o3u2CXC_IdRx3hNuHLDp03BOKi2ld13KrBpFZdhldPh8ktk-mYb-49sGTkd-S6QV3iuFRoJmuNgdlW3d1A1MnNQ/s426/IMG-20230526-WA0001-320x426.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="320" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgebn9eI6ZH2I8qKECDIHGnA2dZVwRzO1ExghwIkaRQ66_ER1puAlXwunkzdL_oij4a-W9DNlzOAhqgWlqaIctDB77b8WQCB8StflS7o3u2CXC_IdRx3hNuHLDp03BOKi2ld13KrBpFZdhldPh8ktk-mYb-49sGTkd-S6QV3iuFRoJmuNgdlW3d1A1MnNQ/s320/IMG-20230526-WA0001-320x426.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella Pralungo;</td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Giacomo
Ramella Pralungo, autore di romanzi di narrativa fantascientifica e articoli
culturali, storici e scientifici, considera la comunicazione una disciplina di
grande importanza, da non sottovalutare, in grado di favorire la conoscenza e
la consapevolezza ma anche l’ indebolimento dell’ autonomia e della capacità di
pensare autonomamente, se usata scorrettamente.</i></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Come romanziere e
articolista, lei da anni è impegnato nel settore della comunicazione. Che cosa
vuol dire per lei comunicare?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Comunicare
significa trasmettere un’ idea, un principio, qualcosa di preciso e concreto.
Equivale a far capire qualcosa nel modo più esatto possibile. Non a caso, le
parole hanno un significato preciso, e spesso addirittura più di uno. Ecco
quindi che una parola detta in un certo modo piuttosto che in un altro può
attribuire a seconda dei casi significati diversi a ciò che si cerca di dire.
Comunicare è quindi un’ azione molto vasta e particolare, che richiede una grande
cura.».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixuZdKoD2z7a4S_qVKfC2vDA2a_HXZ6JJA2wMVBvkaGI0pa8lAulCdYZrYwac4xhm85PBj12jwpPsBgg08XJHezs5x2s0tsh1tjFxJfflw80E7ktq3PZvt7sa4ISofIPg1nPm0Hdohk1GaO_KaUh7g3G0V0ihzwlunuzdUB-rYS5wgU-rRAB2nMlTx2kQ/s318/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="318" height="159" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixuZdKoD2z7a4S_qVKfC2vDA2a_HXZ6JJA2wMVBvkaGI0pa8lAulCdYZrYwac4xhm85PBj12jwpPsBgg08XJHezs5x2s0tsh1tjFxJfflw80E7ktq3PZvt7sa4ISofIPg1nPm0Hdohk1GaO_KaUh7g3G0V0ihzwlunuzdUB-rYS5wgU-rRAB2nMlTx2kQ/s1600/download.jpg" width="318" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">La comunicazione,
quindi, è una disciplina dalla grande forza.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Chi
comunica, come gli scrittori e i giornalisti, esercita una grande influenza sulla
società. Inoltre, mentre la vita umana è breve, gli scritti restano e si
conservano per secoli. Purtroppo, alcuni testi sono stati all’ origine di
grandi sofferenze, come quelli che hanno diffuso le concezioni estreme del Nazionalsocialismo
e del Comunismo. Chi comunica ha il potere di causare più o meno direttamente
il bene o il male di milioni di vite, quindi è bene che coltivi un
atteggiamento onesto e imparziale, del tutto veritiero. I giornalisti in generale
si interessano soltanto all’ attualità scottante, soprattutto quella orribile:
in fondo a noi stessi consideriamo il delitto un atto imperdonabile e scioccante
che non dovrebbe avvenire, ed è per questo che quando si verifica riempie le
prime pagine dei giornali. Lo stesso accade per la corruzione e altri misfatti.
Invece, crescere i propri figli, accudire i vecchi e gli ammalati ci sembrano
comportamenti normali che non meritano di essere citati tra le notizie. Il
difetto principale di questo atteggiamento è che un po’ alla volta ci porta a considerare
gli omicidi, le violenze e altre atrocità come cose comuni. Rischiamo di
pensare che la natura umana sia crudele e che non ci sia alcun mezzo per
impedirle di esprimersi. Se un giorno ne saremo effettivamente convinti, non
avremo più alcuna speranza per il futuro dell’ umanità.».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh9XyYkvzQZfRjr6jHlm2U0S5smmHgMNOfpAR1_6r7CCLXW1CFAfvOTmBPk0u1xjpnlIqOv7pSOZFaZwbQt9VITPQvy0lVAi4u4E-46E-Ucw82ug4mhnHKn8kvZTqUKXR__h351xtURQdSjBfg3JfHbBlrBG4y9C5Nz4AgIJP35uJ8ncDYn8jgu9_Dv6U/s700/impresion-rotativa-de-periodicos.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="467" data-original-width="700" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh9XyYkvzQZfRjr6jHlm2U0S5smmHgMNOfpAR1_6r7CCLXW1CFAfvOTmBPk0u1xjpnlIqOv7pSOZFaZwbQt9VITPQvy0lVAi4u4E-46E-Ucw82ug4mhnHKn8kvZTqUKXR__h351xtURQdSjBfg3JfHbBlrBG4y9C5Nz4AgIJP35uJ8ncDYn8jgu9_Dv6U/s320/impresion-rotativa-de-periodicos.png" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Lei è vicino alla
filosofia buddhista, e a volte ha citato il valore buddhista del cosiddetto
retto linguaggio.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Sì,
è vero. Secondo la tradizione, nel suo primo discorso dottrinario tenuto al
Parco delle gazzelle di Sārnāth, vicino a Varanasi, la città santa degli
induisti, il Buddha Śākyamuni espose il Nobile Ottuplice Sentiero, un modello
di comportamento improntato sulla rettitudine di pensieri, parole e azioni. La
retta parola implica l’ assunzione della nostra responsabilità di ciò che
diciamo, ponendo attenzione nella scelta delle parole e valutandole in modo che
non producano effetti nocivi sugli altri e di conseguenza su noi stessi:
occorre quindi evitare la menzogna, la maldicenza, l’ offesa e il pettegolezzo
vano, concentrandosi quindi sulla chiarezza e la sincerità, così da evitare i
fraintendimenti e le opinioni errate. Anche il fatto di parlare di cose che non
conosciamo o che non abbiamo doverosamente compreso andrebbe evitato: è ben più
costruttivo concentrarsi su ciò di cui invece abbiamo esperienza diretta!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Quindi, per lei
comunicare è solo il passo finale, e non è possibile se non si ha un argomento,
qualcosa da esprimere.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7bTqqvkvNV2_T6A9CEkMyeIiCZrb2AqJV8dAHyFvrAn1LBc-fjYWc7gR4tIubz7p6itmYZ1gpQzTlUEuIfJHv0-anzcVJAzUeI-b9XgkCXg5oXKOY4wVzTfg4LoF1Nzjngbk7SGEDKeqbticfEmQz22GAeOV7E7uYBGHSoH2sUD3CGVU38c_B5dlcnOU/s1024/internet-1024x576.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="1024" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7bTqqvkvNV2_T6A9CEkMyeIiCZrb2AqJV8dAHyFvrAn1LBc-fjYWc7gR4tIubz7p6itmYZ1gpQzTlUEuIfJHv0-anzcVJAzUeI-b9XgkCXg5oXKOY4wVzTfg4LoF1Nzjngbk7SGEDKeqbticfEmQz22GAeOV7E7uYBGHSoH2sUD3CGVU38c_B5dlcnOU/s320/internet-1024x576.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Certamente.
Le parole e gli altri mezzi di comunicazione sono solo un veicolo del
messaggio, e senza di esso perdono la loro utilità. Oggi viviamo nell’ era
delle informazioni, ma purtroppo molti di noi parlano molto ma senza dire
nulla. Anche nella vita quotidiana, ormai, siamo abituati a parlare così, tanto
per riempire il tempo e nulla di più. Al contrario, io credo che ci si dovrebbe
soffermare maggiormente a riflettere su ciò che vorremmo trasmettere a chi ci
circonda. Anche una comune chiacchierata tra amici, dinnanzi a una buona tazza
di tè, può divenire bella e produttiva, se si basa su qualcosa di interessante.
Sempre come disse il Buddha: ‘Prima di parlare domandati se ciò che dirai
corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se
vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire.’.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Uno dei punti
fermi del suo modo di esprimersi, di comunicare, è farlo in un italiano puro,
libero da termini stranieri nella forma sia orale che scritta, quanto da quelli
volgari.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Purtroppo,
questo è un altro dei maggiori difetti del mondo di oggi. Attualmente le parole
inglesi si sono intrufolate nella nostra lingua come un virus, e quasi non c’ è
più nessuno che parli un italiano tradizionale. Di recente mi è capitato di
lamentarmi di questa tendenza, e mi sono sentito rispondere: ‘Ma ormai è così,
è la moda generale. Che vuoi farci? Bisognava evitarla vent’ anni fa.’. Io
credo che questo mondo dipenda da noi, lo Spirito Santo è impegnato altrove (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>), quindi occorre cominciare da
noi per migliorare ciò che ci accade intorno. Evito volontariamente le parole
inglesi e di altre lingue e tutti mi capiscono benissimo, inoltre non uso mai
quelle volgari poiché ho compreso l’ educazione ricevuta dai miei genitori e
trovo spontaneo metterla in pratica. Qualcuno alle volte mi ha detto che so di
vecchio, in realtà il decoro, anche linguistico, è un valore classico che
ancora non è passato di moda. Si può parlare ed essere gradevoli senza alcun
bisogno di ricorrere a parolacce e concetti sconvenienti. Questo è esattamente
ciò che faccio nella preparazione dei miei testi, e sento che è la via migliore.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Che cosa pensa
della crescente cultura della cancellazione, o del boicottaggio?<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Credo
che sia una scempiaggine di quest’ epoca offuscata, in cui i valori stanno
paurosamente venendo meno senza che vengano sostituiti da qualcosa di meglio, a
differenza di come avveniva in passato. Io non ho un orientamento politico in
particolare, ma credo che sia una crociata portata avanti da una Sinistra che
non sa più come proseguire la contestazione che da sempre è uno dei suoi valori
portanti. Ora che il tradizionale terreno di scontro in cui il Comunismo è
maturato è venuto meno, non si può più parlare di lotta di classe, di
abbattimento di un sistema oppressivo e ingiusto e di dittatura del
proletariato. La giustizia sociale a danno della reazione quindi passa
attraverso la lotta ai valori tradizionali. Anziché parlare di pari opportunità
per tutti, si cerca di calare la cortina di censura su ciò che animava il mondo
di una volta, colpevole di ciò che a noi oggi pare arretrato, e imporre modelli
diametralmente opposti. I mezzi di comunicazione, oggigiorno, sono purtroppo coinvolti
sempre di più in questo genere di contrasto.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Oggi, soprattutto
grazie alla rete, è diventato molto facile non solo recepire informazioni, ma
anche trasmetterle. E’ positivo, però sono aumentate anche le bufale.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBZwDlJNOGpD0C3dTbOJNx9RzNLDl2j02E0K6LjLI30UL1qNpoAJRhBBtvrEdMWHYRuQYnxpbjL-fL8-oPTj1b2HV5stFJ6-lDe58PdtKgVUhL-c8VdvXLOZMlpKtTESVlcG6bSj8mJ2uAFFSmHVJWwwJPA9UXmuMwvXmhzkc4gp1m1Qx5beo9FQ9VLOc/s640/640x360.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBZwDlJNOGpD0C3dTbOJNx9RzNLDl2j02E0K6LjLI30UL1qNpoAJRhBBtvrEdMWHYRuQYnxpbjL-fL8-oPTj1b2HV5stFJ6-lDe58PdtKgVUhL-c8VdvXLOZMlpKtTESVlcG6bSj8mJ2uAFFSmHVJWwwJPA9UXmuMwvXmhzkc4gp1m1Qx5beo9FQ9VLOc/s320/640x360.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Infatti,
oggi comunicare è divenuto molto facile grazie ai mezzi di comunicazione,
Internet specialmente: si legge e si scrive nel giro di un istante. Basta anche
solo un cellulare, e il gioco è fatto. Tuttavia non si riflette più sull’
autenticità o meno di ciò che viene trasmesso, e di conseguenza le false
informazioni tendono a suscitare maggiore interesse e a vantare persino più
credibilità di quelle vere. E la comunicazione diventa qualcosa di nocivo. Io
lo trovo molto allarmante, e personalmente credo che abbia ragione il professor
Alessandro Barbero che, come storico e divulgatore, pone molta attenzione alle
fonti: ‘Quando sentiamo dire una certa cosa, prima di tutto occorre chiedere a
chi ci parla dove l’ ha saputo.’.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Quindi, anche il
pubblico ha la sua parte di responsabilità in tema di comunicazione?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«E’
vero: chi riceve un messaggio deve soppesarlo con cura, e ha la stessa
responsabilità di chi lo emette. La comunicazione è un fenomeno
interdipendente, che collega tutti tra loro. Il retto linguaggio di cui parlava
il Buddha Śākyamuni ci tocca tutti, chi in un modo e chi in un altro.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Grazie per aver
condiviso il suo parere. </span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Molte
grazie a voi, per questa bella conversazione. E’ sempre un vero piacere.».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-77934048243641741302023-10-27T05:55:00.002-07:002023-10-27T05:55:57.434-07:00Israele fermi l’ apartheid contro i palestinesi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsHr-kVi_C_kssiwB7jw2MkzrYCHKdL-qJH_jIJ-LISKcapuNVzgRdsre6XT2nFlBG8YNrAwpnSDlDHBzBWw_1jx-k_sPsNnnp92v0gwMrWdbsuv-Lfe7S4cLQpiRPUlQdp7UbjZTkMj44RN7bRXS6QkSSCmiy9xYCgDz43bjY4EvAVu1L75yRWWQOQeQ/s610/IMG-20230607-WA0002.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsHr-kVi_C_kssiwB7jw2MkzrYCHKdL-qJH_jIJ-LISKcapuNVzgRdsre6XT2nFlBG8YNrAwpnSDlDHBzBWw_1jx-k_sPsNnnp92v0gwMrWdbsuv-Lfe7S4cLQpiRPUlQdp7UbjZTkMj44RN7bRXS6QkSSCmiy9xYCgDz43bjY4EvAVu1L75yRWWQOQeQ/s320/IMG-20230607-WA0002.jpg" width="240" /></a></div><p><br /></p>
<p align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: #ffa400;">Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa
fantascientifica e articoli storici, culturali e scientifici, ha presentato
una lettera in cui espone il proprio pensiero sui drammatici eventi che hanno
luogo in Terra Santa, esprimendo seri dubbi sulla politica israeliana, che non
esita a definire apartheid, e piena solidarietà al popolo palestinese.</span><o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Nei
giorni scorsi il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, è
intervenuto durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, il principale
organo esecutivo delle Nazioni Unite, per commentare la situazione nella
Striscia di Gaza. Parlando del feroce attacco del 7 ottobre compiuto dal gruppo
radicale islamista Hamas, dicendo che per quanto le violenze non siano
giustificabili, «è importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non siano
avvenuti nel vuoto: il popolo palestinese è stato sottoposto a cinquantasei
anni di soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente
divorata dagli insediamenti e piagata dalla violenza, la loro economia
soffocata, la loro gente sfollata e le loro case demolite. Le loro speranze per
una soluzione politica alla loro situazione sono svanite». Il discorso è stato
immediatamente molto criticato da vari esponenti istituzionali di Israele
perché ritenuto non sufficientemente empatico nei confronti delle violenze
subite dagli israeliani e al contempo troppo poco duro con Hamas, che Israele e
altri Paesi considerano da tempo un’ organizzazione terroristica. Dall’ istituzione
dello Stato di Israele nel 1948, i governi che si sono avvicendati hanno creato
e preservato un sistema di leggi, politiche e pratiche progettate per opprimere
e dominare le e i palestinesi. Questo sistema funziona in modi diversi nelle
diverse aree in cui Israele esercita il controllo sui diritti dei palestinesi,
ma l’ intento è sempre lo stesso: privilegiare gli ebrei israeliani a spese dei
palestinesi. Come si legge in un messaggio pubblicato in rete nel marzo 2019
dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: «Israele non è lo Stato di
tutti i suoi cittadini, ma piuttosto lo Stato-nazione del popolo ebraico e solo
il loro.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">L’
esodo palestinese del 1948, conosciuto soprattutto nel mondo arabo, e fra i
palestinesi in particolare, come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">nakba</i>,
che significa «catastrofe» in arabo, è l’ allontanamento forzato della
popolazione araba palestinese durante la guerra civile del 1947-48, al termine
del mandato britannico, e durante la guerra arabo-israeliana del 1948, dopo la
fondazione dello Stato di Israele. Durante tale conflitto, più di
settecentomila arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi o ne furono
espulsi e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno
nelle proprie terre, sia durante che al termine del conflitto. La proporzione
fra i palestinesi che erano fuggiti o che furono cacciati, le cause e le
responsabilità dell’ esodo, il suo carattere accidentale o intenzionale, come
pure il diniego, dopo la cessazione dei combattimenti, del diritto al ritorno
degli abitanti arabo-palestinesi, musulmani e cristiani, sono un soggetto
fortemente dibattuto sia da parte degli studiosi della questione
israelo-palestinese, che degli storici specialisti degli eventi di tale
periodo. Questo esodo è anche all’ origine del successivo problema dei
rifugiati palestinesi, che costituisce uno dei contenziosi più difficili da
risolvere del più ampio conflitto arabo-israeliano e israelo-palestinese. A
settantacinque anni dalla loro espulsione, la sofferenza e lo sfollamento dei
profughi palestinesi sono una realtà quotidiana. I palestinesi che sono fuggiti
o sono stati espulsi dalle loro case in quello che oggi è Israele, insieme ai
loro discendenti, hanno il diritto al ritorno così come stabilito dal diritto
internazionale. Tuttavia, non hanno praticamente alcuna prospettiva di poter
tornare alle loro case, molte delle quali distrutte da Israele, o ai villaggi e
alle città da cui provengono. Israele non ha mai riconosciuto questo loro
diritto. Negare una casa ai palestinesi è al centro del regime di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">apartheid</i> imposto da Israele ai
palestinesi. L’ espropriazione delle proprietà dei palestinesi non si è fermata
e la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">nakba</i> è diventata l’ emblema
dell’ oppressione che i palestinesi devono affrontare ogni giorno, da decenni.
Oggi, oltre cinque milioni e seicentomila palestinesi rimangono rifugiati e non
hanno diritto al ritorno. Almeno altri centocinquantamila corrono il rischio
reale di perdere la casa a causa della brutale pratica israeliana di
demolizioni di case o sgomberi forzati. La nuova ricerca di Amnesty
International dimostra che Israele impone un sistema di oppressione e
dominazione sulle e sui palestinesi in tutte le aree sotto il suo controllo: in
Israele e nei Territori occupati, e contro i rifugiati palestinesi, in modo che
a beneficiarne siano le e gli ebrei israeliani. Ciò equivale all’ apartheid ed
è proibita dal diritto internazionale. Leggi, politiche e pratiche volte a
mantenere un sistema crudele di controllo sulle e sui palestinesi, li hanno
frammentati geograficamente e politicamente, spesso impoveriti in un costante
stato di paura e insicurezza.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">L’
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">apartheid</i> non è accettabile in
nessuna parte del mondo. Quindi perché il mondo accetta quello in corso contro
i palestinesi? I diritti umani sono stati a lungo tenuti da parte dalla
comunità internazionale quando ha affrontato la lotta e la sofferenza
pluridecennale della popolazione palestinese. Di fronte alla brutalità della
repressione israeliana, la popolazione palestinese chiede da oltre vent’ anni
che venga compreso che la politica israeliana è una politica di apartheid. Nel
corso del tempo, a livello internazionale, il trattamento riservato da Israele
ai palestinesi ha iniziato a essere considerato in maniera sempre più ampia
come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">apartheid</i>. Tuttavia, i governi
con la responsabilità e il potere di fare qualcosa si sono rifiutati di
intraprendere qualsiasi azione significativa per chiedere conto a Israele delle
sue responsabilità. Al contrario, si sono nascosti dietro un processo di pace
moribondo a scapito dei diritti umani. Sfortunatamente, la situazione odierna
non vede alcun progresso verso una soluzione, ma anzi il peggioramento dei diritti
umani per i palestinesi. Amnesty International chiede a Israele di porre fine
al crimine internazionale dell’apartheid, smantellando le misure di
frammentazione, segregazione, discriminazione e privazione, attualmente in atto
contro la popolazione palestinese.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Le
autorità israeliane hanno fatto tutto ciò attraverso quattro principali
strategie: frammentazione in domini di controllo, espellendo centinaia di
migliaia di palestinesi e distruggendo centinaia di villaggi palestinesi, in
quella che è stata una pulizia etnica; espropri di terra e proprietà, in cui i
palestinesi sono stati confinati in enclavi separate e densamente popolate;
segregazione e controllo, che vede Israele negare ai palestinesi i loro diritti
alla nazionalità e allo status uguali, mentre i palestinesi nei Territori
palestinesi occupati affrontano severe restrizioni alla libertà di movimento da
parte di Israele che limita anche i diritti delle e dei palestinesi all’ unificazione
familiare in modo profondamente discriminatorio; privazione di diritti
economici e sociali, con i palestinesi che vivono forti limitazioni discriminatorie
nell’ accesso e nell’ uso di terreni agricoli, acqua, gas e petrolio tra le
altre risorse naturali, così come restrizioni nell’erogazione di servizi
sanitari, di istruzione e di servizi di base.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG05BHqdnAL1eP_VnWC8xgADMLWh7AsWP-cunuh74dkedh6EXjxx_BBfopWYvc2SCjhPa5C9Wyp_Mlh36IHdawL7naR4bVoNSOoktVcLx9-sChyidYexoAue6PepDiWOp6x9EUR556ARwnCSm5mQ7XsH46Xk44gCPnRbljWiBVPVNR9dVsoS5VSpIMg2M/s500/Ebrei%20del%20Neturei%20Karta%20manifestano%20a%20Trafalgar%20Square%20nel%20luglio%202006.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjG05BHqdnAL1eP_VnWC8xgADMLWh7AsWP-cunuh74dkedh6EXjxx_BBfopWYvc2SCjhPa5C9Wyp_Mlh36IHdawL7naR4bVoNSOoktVcLx9-sChyidYexoAue6PepDiWOp6x9EUR556ARwnCSm5mQ7XsH46Xk44gCPnRbljWiBVPVNR9dVsoS5VSpIMg2M/s320/Ebrei%20del%20Neturei%20Karta%20manifestano%20a%20Trafalgar%20Square%20nel%20luglio%202006.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ebrei antisionisti a Trafalgar Square, luglio 2006;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Il
popolo palestinese è sistematicamente sottoposto a demolizioni di case e
sgomberi forzati, e vive nella costante paura di perdere le loro case. Per più
di settant’ anni, Israele ha spostato con la forza intere comunità palestinesi.
Centinaia di migliaia di case palestinesi sono state demolite, causando
terribili traumi e sofferenze. Più di sei milioni di palestinesi rimangono
rifugiati, la maggior parte di questi vive in campi profughi anche al di fuori
di Israele e dei Territori palestinesi occupati. Ci sono più di centomila
palestinesi negli Territori palestinesi occupati e altri sessantottomila all’ interno
di Israele a rischio imminente di perdere le loro case, molti per la seconda o
terza volta.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Il
popolo palestinese è intrappolato in un circolo vizioso. Israele richiede loro
di ottenere un permesso per costruire o anche solo di erigere una struttura
come una tenda, ma a differenza delle e dei richiedenti ebrei israeliani
raramente rilascia loro un permesso. Molti palestinesi sono costretti a
costruire senza permesso. Israele poi demolisce le case palestinesi sulla base
del fatto che sono state costruite <i style="mso-bidi-font-style: normal;">illegalmente</i>.
Israele usa queste politiche discriminatorie di pianificazione e suddivisione
in zone per creare condizioni di vita insopportabili per costringere le e i
palestinesi a lasciare le loro case per permettere l’ espansione
dell’insediamento ebraico. Mohammed Al-Rajabi, un residente della zona di
Al-Bustan a Silwan, la cui casa è stata demolita dalle autorità israeliane il
23 giugno 2020 sulla base del fatto che era stata costruita <i style="mso-bidi-font-style: normal;">illegalmente</i>, ha descritto ad Amnesty
International l’impatto devastante sulla sua famiglia:</span> <span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«E’ estremamente
difficile da affrontare. Potrebbe essere difficile da esprimere a parole… e ho
percepito che è stato più difficile per i miei figli che per noi. Erano davvero
entusiasti che avessimo questa nuova casa. Conserverò le foto di quel giorno e
le mostrerò ai miei figli quando saranno grandi, così non dimenticheranno
quello che ci è successo. Dirò loro, ‘vedete che tipo di ricordi ho da
trasmettervi?’. Il mio piano era che avessero una casa calda e familiare vicino
ai loro cari e ai loro familiari. Ora sto trasmettendo i ricordi della distruzione
della loro prima casa d’ infanzia.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Israele
ha commesso metodicamente gravi violazioni dei diritti umani contro i
palestinesi per decenni. Violazioni come il trasferimento forzato, la
detenzione amministrativa, la tortura, le uccisioni illegali e le lesioni
gravi, e la negazione dei diritti e delle libertà fondamentali sono state ben
documentate da Amnesty International e da altri. E’ chiaro che il sistema dell’
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">apartheid</i> israeliano viene mantenuto
commettendo questi abusi, che sono stati perpetrati nella quasi totale
impunità. Questi abusi fanno parte di un attacco diffuso e sistematico contro
la popolazione palestinese, portato avanti nel contesto del regime
istituzionalizzato di oppressione e dominio sistematico di Israele sui
palestinesi, e quindi costituiscono crimini contro l’ umanità di apartheid. Le
autorità israeliane hanno goduto dell’ impunità per troppo tempo. L’ incapacità
internazionale di chiedere conto a Israele significa che le e i palestinesi
continuano a soffrire ogni giorno. E’ ora di alzare la voce, di stare con i
palestinesi e dire a Israele che l’ <i style="mso-bidi-font-style: normal;">apartheid</i>
non può più essere tollerato. Per decenni, i palestinesi hanno chiesto la fine
dell’ oppressione in cui vivono, e personalmente ritengo che si debba ricordare
a Israele che in passato lo stesso popolo ebraico ha subito pregiudizi e
persecuzioni violenti e ingiusti, soprattutto istigati dai cristiani e dalle
autorità ecclesiastiche che lo accusava di deicidio e lo relegava a tutte
quelle professioni immorali, come l’ usura, e, più in generale a quelle che non
gli avrebbe conferito un vantaggio su coloro che seguivano la pura dottrina. Quanto
subito durante il Terzo Reich dovrebbe fungere da lezione di tolleranza e
solidarietà, ma purtroppo i palestinesi pagano troppo spesso un prezzo
terribile per lottare per i loro diritti, e da tempo chiedono che il mondo li
aiuti. Che questo sia l’ inizio della fine del sistema di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">apartheid</i> di Israele contro la popolazione palestinese.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-68199953646315159552023-09-25T06:08:00.002-07:002023-09-25T23:56:52.125-07:00Giacomo consulta Papa Francesco circa il «Gesù storico»: la risposta del Vaticano<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6DrGpGjHTND0GCHtZAU8nyeqe2vb9ZCVTTXyuMOn6DGzklK5Q2jqTXRkn6Fic3nhpHCbhS_ZaSKaGy7OZ6DstwIioVRyRWjENnXNDUK-OEZoxTki-F8d6XpTGkPir_5IzvNCjKsDbjXZFa9YOfZHmVnvgfhPN2vTdu_eWhrwk3cg6bPq8efYP1bcMWk8/s610/IMG-20230526-WA0002.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6DrGpGjHTND0GCHtZAU8nyeqe2vb9ZCVTTXyuMOn6DGzklK5Q2jqTXRkn6Fic3nhpHCbhS_ZaSKaGy7OZ6DstwIioVRyRWjENnXNDUK-OEZoxTki-F8d6XpTGkPir_5IzvNCjKsDbjXZFa9YOfZHmVnvgfhPN2vTdu_eWhrwk3cg6bPq8efYP1bcMWk8/s320/IMG-20230526-WA0002.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella Pralungo;</td></tr></tbody></table><p><br /></p>
<p align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Giacomo Ramella
Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli storici, culturali e
scientifici, ha inviato una lettera a Papa Francesco chiedendogli un parere
sull’ indagine storica riguardante Gesù di Nazareth e l’ origine del
Cristianesimo. Dopo due mesi, dal Vaticano è arrivata la risposta su carta
intestata…</i></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Accomodandosi
alla scrivania, piena di libri e riviste soprattutto di storia, e qualcuna di
fisica, astrofisica e fantascienza, Giacomo racconta di come nel 2004 smise di
credere in Dio confutando rigorosamente la religione in cui fino ad allora
aveva creduto: «Avevo appena compiuto vent’ anni, e da quattro studiavo il
Cristianesimo di scuola cattolica con maggiore interesse in confronto all’
infanzia e alla prima giovinezza. Non sono cresciuto infatti in un ambiente di devoti.
Desideravo capire tante cose, ma i dubbi con il tempo aumentarono così tanto
che alla fine non resistetti e sconfessai la mia fede.». Per la prima volta
cominciò ad interrogarsi su chi veramente fosse stato Gesù di Nazareth, l’ uomo
da cui la Chiesa aveva successivamente tratteggiato il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Christós</i>, il Cristo della fede in greco: «Iniziai a considerarlo
sotto una prospettiva differente: che cosa pensava, cosa provava, cosa amava e
cosa invece disapprovava. Mi domandai che cosa avesse voluto cambiare del mondo
che lo circondava e come percepiva la divinità adorata da secoli dal suo
popolo, come fosse in grado di compiere i miracoli che gli vennero attribuiti,
se fosse sicuro di capire a dovere i valori ebraici fondamentali e così via
discorrendo. Adottai insomma una curiosità più propriamente storica, che mi
accompagna tuttora (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)! Oggi
sono un ateo sbattezzato e considero il personaggio di Gesù esclusivamente
sotto questo profilo.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Mostra
una lettera, datata 12 luglio 2023, in cui si è rivolto personalmente a Papa
Francesco in tema di storia della religione cristiana: «Conoscere l’ origine e
l’ evoluzione di una qualsivoglia religione è importante, perché prima di poter
dire di credere si deve poter dire di sapere e aver capito: solo dopo si può
scegliere se credere o no. Coloro che si fanno guidare dalla fede non
riflettuta e dalle consuetudini per me denotano un atteggiamento molto comune,
e piuttosto sbagliato. Le grandi figure spirituali della storia, come
Abramo, Mosè, Siddhattha Gotama, Gesù, Maometto e così avanti sono da sempre
ammantate di leggenda, ma negli ultimi cento anni sono state analizzate e con
una certa serietà anche in ambito storico e archeologico. Come dico nella mia
lettera, da qualche tempo io stesso sto seguendo una ricerca sulla storicità di
Gesù, un tema dibattuto dal Settecento in Europa e che attualmente vede
coinvolti non solo gli storici tradizionali ma anche teologi, scienziati e
semplici credenti. Ho spiegato al Sommo pontefice che vorrei scrivere un
articolo in proposito, e sviluppare l’ argomentazione in modo logico e tale da
contribuire costruttivamente alla discussione, ragion per cui mi piacerebbe
essere il più esatto e preciso possibile. Ho consultato il parere del celebre
professor Alessandro Barbero, il quale sostiene l’ esistenza storica di Gesù e l’
importanza riformatrice del suo pensiero in un’ epoca in cui la Giudea era
animata da una profonda rivoluzione spirituale, e tenendo conto della
preparazione sia culturale che spirituale del Papa, nonché della grande
importanza che accorda ai mezzi di comunicazione, avrei avuto il piacere di
porre anche a lui alcune domande, la cui risposta mi sarebbe stata di
particolare aiuto.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Le
otto domande presentate a Francesco, prosegue lo scrittore, misurate con grande
attenzione, si basavano sull’ ebraicità di Gesù, in quanto nato ebreo ed
educato secondo la religione tradizionale del suo popolo, e la possibilità che
il Cristianesimo fosse sorto come corrente minoritaria dell’ Ebraismo,
divenendo qualcosa di autonomo nel momento in cui i primi missionari da San
Paolo in poi insegnarono ai non ebrei, soprattutto greci e romani. Affermazioni
trascritte nei Vangeli di San Marco e San Matteo paiono piuttosto precise: «Non
pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire,
ma per dare compimento.», «Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna
città dei samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’
Israele.», «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’
Israele.». Un’ altra domanda richiedeva una spiegazione ad affermazioni
spigolose riportate soprattutto nei Vangeli di San Matteo e San Luca, in cui a
Gesù vengono attribuite parole forti, se non addirittura aspre, che secondo
molti mettono in discussione la sua immagine di uomo di pace: «Non pensate che
io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma
spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua
madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’ uomo saranno quelli stessi di
casa sua.», e ancora: «I figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre,
ove sarà pianto e stridore di denti.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Scorrendo
con attenzione la lettera, l’ autore sorride: «Una questione in particolare che
ho presentato all’ attenzione del Santo Padre riguarda l’ atipicità di Gesù
come personaggio storico, essendo divenuto famoso dopo la sua morte, a
differenza di altri come ad esempio Spartaco che, vissuto un secolo prima e
seppure in modo diametralmente opposto, ossia con una ribellione armata, sfidò
le autorità dell’ epoca. Intorno a Cristo vi è un particolare mistero, sia
storicamente che spiritualmente. Curiosamente, la maggior parte delle persone
pare poco interessata al suo personaggio, andando a messa con atteggiamento
abitudinario per celebrare le feste senza un atteggiamento consapevole, ma solo
perché è una consuetudine che le famiglie hanno sempre rispettato fin dall’
origine dei tempi. Siamo circondati dal Cristianesimo ma pensiamo poco a Gesù e
agli ideali che lo hanno animato. Sono molto pochi quelli che si interrogano su
chi davvero sia stato e cosa abbia fatto e insegnato. Ho domandato a Francesco
che cosa ne pensi.». Un altro aspetto toccato dalle sue domande riguarda la sua
natura di Messia promesso da Dio agli ebrei: «Questo è effettivamente un tema
difficile, ma su cui ultimamente ho molto riflettuto. I cristiani affermano che
Gesù sia il Messia promesso da Dio, mentre gli ebrei continuano tuttora a
negarlo, ragion per cui aspettano ancora oggi quello vero e praticando la loro antica
religione, la stessa dei tempi di Gesù. Secondo il popolo ebraico, infatti, il
Messia deve stabilire il suo regno e inaugurare un’ era di pace, ricostruire il
Tempio e rifondare il Sinedrio, ossia l’ assemblea dei sacerdoti, per poi
ricondurre gli israeliti nella terra promessa da Dio ad Abramo, dando vita ad
una nazione santa e rispettata da tutti i cui sacerdoti insegneranno la vera
religione. Queste cose, scritte nell’ Antico Testamento, con Gesù non sono
accadute e in più gli ebrei negano che lui fosse il figlio di Dio in rispetto
del monoteismo, secondo cui un uomo non può essere divino, e confutano persino
il principio che il Messia, in quanto inviato di Dio, possa essere ucciso dagli
uomini. Io quindi mi chiedo: com’ è possibile che i sacerdoti del Tempio di
Gerusalemme, che studiavano l’ Antico Testamento e le profezie relative al
Messia, contenute nei Libri di Isaia, Zaccaria, Ezechiele e Amos, e da secoli
vivevano nell’ attesa di questo Salvatore, prestando attenzione ai segni della
sua venuta, non abbiano compreso che proprio Gesù fosse il Messia, e che ne
abbiano persino preteso la condanna a morte da parte dei romani?».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5r1F1TFuib9Bbj0USJOWVdVFb1Bk2Kdg6lwiaGS85_vPcOw4knu58F9hNCDgThZEbmhWH-YYm0W0kf3Yef7I3g1dMAoN3zCT3Ll1D8IIk7CU32WcJuHEu_3Plf0UtDslefHitMXmQFWaYWi54kmJAr-HsoN_PLFkV7vPF8nJdvPcZkYq3zLn-Efv_TZc/s750/piazzasanpietro_1.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="750" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5r1F1TFuib9Bbj0USJOWVdVFb1Bk2Kdg6lwiaGS85_vPcOw4knu58F9hNCDgThZEbmhWH-YYm0W0kf3Yef7I3g1dMAoN3zCT3Ll1D8IIk7CU32WcJuHEu_3Plf0UtDslefHitMXmQFWaYWi54kmJAr-HsoN_PLFkV7vPF8nJdvPcZkYq3zLn-Efv_TZc/s320/piazzasanpietro_1.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Piazza San Pietro, sede del papato;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Una
serie di riflessioni notevoli, sia storicamente che spiritualmente, a cui l’
autore non ha escluso una curiosità relativa agli anni mancanti: «Uno dei
misteri principali relativi alla figura di Gesù è quella dei cosiddetti anni omessi
dalle cronache evangeliche. I quattro testi di San Marco, San Matteo, San Luca
e San Giovanni ignorano infatti ben diciotto anni della sua vita, compresi tra
i dodici e i trenta. Sono il periodo della sua formazione, tra l’ apprendimento
del mestiere paterno di falegname e lo studio della Torah, la Legge data da Dio
agli uomini e che i rabbini da Mosè in poi hanno insegnato ad interpretare correttamente.
Come potrebbe aver vissuto in questo periodo? E’ rimasto in Galilea,
dividendosi tra lavoro, famiglia e studi religiosi presso la sinagoga di
Nazareth? C’ è una possibilità che abbia lasciato la Giudea per un viaggio in
Oriente, come si vocifera? Oppure che, come suo cugino San Giovanni Battista,
abbia vissuto tra gli Esseni?».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Giacomo
aggiunge poi un altro argomento su cui la ricerca si è concentrata, ossia il
nazireato, un fenomeno religioso ebraico molto antico e comune ai tempi di
Gesù: «Cristo è spesso chiamato Nazareno, in quanto la famiglia era di
Nazareth, ove lui stesso secondo la tradizione ha vissuto dal ritorno dall’
Egitto fino all’ inizio dell’ insegnamento. Alcuni studiosi però fanno notare
la somiglianza di questo termine con nazireo, dall’ ebraico <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Nazir</i>, ossia ‘consacrato, separato’. Il
nazireato è la consacrazione di un ebreo a Dio con il conseguente voto di
seguire alcuni rigidi precetti di vita, come l’ astenersi dal consumo di uva e
derivati, dal tagliarsi i capelli e dal partecipare a funerali ed entrare in un
cimitero. Alcuni passi dei Vangeli fanno pensare che Gesù abbia effettivamente
fatto voto di nazireato: l’ esaltazione del consumo rituale del vino come parte
dell’ Eucaristia, e in particolare il bagno rituale purificatorio nel Vangelo
di Marco 14:22-25 indicano che Gesù osservasse questo aspetto del voto di
nazireato, quando disse: ‘In verità vi dico che io non berrò più del frutto
della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio.’. Il rituale
purificatorio del battesimo con cui Gesù inizia poi ad insegnare ed il suo voto
nel Vangelo di Marco 14:25 e Luca 22:15-18 alla fine di esso, rispettivamente
riflettono i passi finali ed iniziali di purificazione con immersione in acqua
e astensione dal vino inerenti al voto nazireo. Tali passi potrebbero indicare
che Gesù intendesse identificarsi come nazireo, non bevendo il frutto della
vigna prima della propria crocifissione e persino rifiutando il vino mescolato
con fiele quando è sulla croce, come riferito da San Matteo. E’ quindi
plausibile sostenere che Gesù fosse un nazireo?».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Un’
ultima curiosità tocca invece la questione dei luoghi di pellegrinaggio in
Israele, legati agli eventi più importanti della vita di Gesù: «I grandi luoghi
di pellegrinaggio cristiano, come la Basilica della Natività, quella del Santo
Sepolcro e infine l’ Edicola dell’ Ascensione, ritenuti il luogo esatto in cui
Gesù nacque, venne sepolto e infine ascese al cielo, vennero realizzati nel IV
secolo dall’ Imperatore Costantino, per iniziativa della madre, Sant’ Elena.
Questi posti vennero identificati tre secoli dopo la venuta di Gesù, quando
Gerusalemme era completamente cambiata, e soprattutto quando la gente dell’
epoca era già morta. A tutto questo poi occorre aggiungere che nessuno assistette
alla nascita di Gesù, che la posizione esatta della tomba offerta da Giuseppe
d’ Arimatea era nota a pochissime persone e peraltro fu posta a restrizioni da
un presidio di militari romani e che solo gli apostoli assistettero alla salita
al cielo di Gesù. Con quanta certezza si può quindi affermare che questi siano
il luogo effettivo in cui ebbero luogo le tappe fondamentali della vita di
Cristo, un personaggio che divenne celebre solo molto tempo dopo la sua morte?».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Da
tutte queste curiosità, conclude lo scrittore, ha avuto l’ idea di rivolgersi
al Papa della Chiesa cattolica, che fin dall’ inizio del suo pontificato si è
dimostrato molto comunicativo, costantemente attento nell’ impiego dei mezzi di
comunicazione al fine di trasmettere idee precise: «E’ un gesuita, e per il suo
ordine l’ istruzione è fondamentale: i singoli gesuiti vengono attentamente
preparati per essere esperti di teologia e diritto canonico, ma spesso anche linguisti,
storici e scienziati come strumento per diffondere il Cattolicesimo. Recita un
celebre motto gesuita: ‘Datemi un bambino nei primi sette anni di vita e io vi
mostrerò l’ uomo’. Tuttora esistono molte scuole che appartengono alla Compagnia
di Gesù e in molti Paesi dell’ America Latina sono quelle di più alto
livello. Mi sono rivolto a Francesco come uomo di cultura e comunicazione
sperando vivamente nella sua collaborazione. Trovavo infatti di estremo
interesse l’ idea di apprendere l’ opinione della massima autorità del mondo cattolico su questi avvincenti temi, così poco ovvi che, credo,
bisognerebbe incominciare a trattare con obiettività e senza opinioni settarie,
anzi avvicinandosi da più parti in un’ ottica di sforzo comune, confronto e
ragionevolezza: la Chiesa stessa ne gioverebbe molto per sopravvivere!». L’ autore
aggiunge di aver sempre saputo che dal Vaticano gli sarebbe giunta una
risposta, che attendeva con viva curiosità, cosa in effetti avvenuta poco dopo
la metà di settembre, con una missiva proveniente dalla Segreteria di Stato
vaticana e datata 31 agosto 2023, che ci mostra: «Sono rimasto meravigliato dai
toni della risposta, e trascorso qualche minuto, dopo averla letta due o tre volte,
ammetto d’ aver avuto un moto di ilarità. In essa, infatti, i delegati papali
mi dicono che il Santo Padre mi è riconoscente per ‘i sentimenti di filiale
devozione’, e che ‘mentre invoca la celeste protezione della Vergine Maria,
impartisce la Benedizione Apostolica, con l’ augurio di ogni bene nel Signore’.
Il bello è che circa l’ istanza avanzata, pur apprezzando le motivazioni che la
sostengono, gli stessi dignitari sono rammaricati ‘di dover comunicare che
purtroppo non è possibile darvi seguito’.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Insomma,
nessuna risposta ufficiale dal papato. L’ autore ride compostamente: «Assolutamente
nessuna, infatti! Io ho sempre pensato che una guida spirituale di qualsivoglia
religione, non soltanto quella cristiana, debba vivere secondo i propri
insegnamenti, dando l’ esempio e portando avanti un atteggiamento coerente e
sincero, senza mentire sulle proprie qualità e conoscenze spirituali e neppure
paura di ammettere la propria ignoranza. Dovrebbe attenersi ai fatti, e
insegnare concetti e valori comprovati.». Mostra alcuni testi di Corrado
Augias, come «Inchiesta su Gesù - Chi era l’ uomo che ha cambiato il mondo» e «Inchiesta
sul Cristianesimo - Come si costruisce una religione», che dice di aver letto: «Sono
fermamente convinto che la ricerca e l’ analisi storica siano nell’ interesse
anche e soprattutto della comunità spirituale, per accertare ciò che le grandi
figure spirituali a cui fa riferimento abbiano effettivamente detto e compiuto,
poiché gli stessi sacerdoti ci dicono che proprio la loro vita è l’ esempio più
importante di tutti. Quindi mi stupisce che la Chiesa di Roma non incoraggi la
ricerca storica, guardandola piuttosto con diffidenza e ostacolandola laddove
le risulta possibile.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgv8LMztf6qlzYJQTZMdyYMOQ_W1M-QgaTR8PHK4i4dI4szSNABS348dvpLKwYPG_I1nY9L87s0BFsH2SAOndmosQ8cJTr7SX7HaCSfX-Ii37f-nSzny8MmJFq4XJnBwRH97yZXyPGZCuKjmmCcEGvN9BMRZ3TM0D7yopLybCW-a7EruDXfQWLNqLmKgRU/s1299/papa-francesco-bergoglio-cop.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="650" data-original-width="1299" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgv8LMztf6qlzYJQTZMdyYMOQ_W1M-QgaTR8PHK4i4dI4szSNABS348dvpLKwYPG_I1nY9L87s0BFsH2SAOndmosQ8cJTr7SX7HaCSfX-Ii37f-nSzny8MmJFq4XJnBwRH97yZXyPGZCuKjmmCcEGvN9BMRZ3TM0D7yopLybCW-a7EruDXfQWLNqLmKgRU/s320/papa-francesco-bergoglio-cop.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Papa Francesco, primo pontefice gesuita;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Gli
domandiamo come procederà ora con la sua ricerca: «In realtà ho già accumulato
materiale a sufficienza e dopo anni di letture e considerazioni ho maturato
alcune idee, che sono in grado di motivare. Come dicevo prima, ho anche avuto la fortuna di accedere alle
dichiarazioni del professor Alessandro Barbero, che negli anni ha parlato di
Gesù tra storia e mito presentando opinioni molto interessanti. Tra breve
vorrei iniziare a scrivere questo articolo, e in futuro vorrei preparare un
saggio più esteso. Sarebbe stato interessante aggiungere a tutto questo il
parere di un personaggio ecclesiastico, io lo trovavo addirittura equo da un
punto di vista pratico e argomentativo, ma purtroppo sento che è stato
confermato il proverbiale scetticismo che la Chiesa nutre da sempre verso la
scienza: pensiamo al Medioevo, quando la definiva a chiare note una maledizione
e un’ eresia condannando l’ Occidente ad oltre mille anni di arresto culturale
per mezzo dei suoi roghi in piazza: per il clero, infatti, tutto ciò che vale la pena di sapere era già riferito nella Bibbia, senza alcun bisogno della ricerca. Poi, nel Seicento, venne la rivoluzione scientifica,
un grande balzo in avanti che la Chiesa non ha saputo frenare come suppongo sperasse, e da cui sorsero l’ eliocentrismo copernicano e l’ evoluzionismo darwiniano, fino
alla teoria del Big Bang. La fede religiosa ha perduto molto terreno negli
ultimi quattrocento anni dinnanzi ai risultati degli studi scientifici, ed è sopravvissuta come semplice tradizione
culturale, relegando l’ ordine sacerdotale alla custodia di un sistema ormai
antiquato. Forse l’ impedimento della ricerca storica su Gesù rappresenta l’
ultima vera possibilità di difendere il proprio status di ‘detentori della pura dottrina e della parola di Dio’: pensiamo ad esempio al famoso detto secondo cui l’ Europa ha
radici cristiane, nulla di più storicamente sbagliato! L’ Europa esisteva già
prima della venuta di Gesù, e poggia su radici greco romane a cui il
Cristianesimo stesso successivamente si è adeguato. Possiamo dire pertanto che il
Cristianesimo ha radici europee (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)…».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-25841361583434568422023-09-18T23:15:00.000-07:002023-09-18T23:15:26.626-07:00La vita nello spazio tra bufale e rivoluzione culturale secondo Giacomo Ramella Pralungo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3U12F0226LXnp14O7NCmc6z4k-ma3ToQy3GilPj7CsMUf9ScmMzZ84aqSSNElz2YOctt18tIwW1IlkXHb3GSc-TtOyR90uKoR5L-CXYNGjodNZONtnbUL2i1q3NGEFjwrIx9MnbJBrXuoAxwg5x_45jBsLgzIcoMGX2ma5RWcPC5-3I2Crbn6AVS8w68/s831/272127130_1565656560485747_6154801848576901820_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="831" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3U12F0226LXnp14O7NCmc6z4k-ma3ToQy3GilPj7CsMUf9ScmMzZ84aqSSNElz2YOctt18tIwW1IlkXHb3GSc-TtOyR90uKoR5L-CXYNGjodNZONtnbUL2i1q3NGEFjwrIx9MnbJBrXuoAxwg5x_45jBsLgzIcoMGX2ma5RWcPC5-3I2Crbn6AVS8w68/s320/272127130_1565656560485747_6154801848576901820_n.jpg" width="320" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Nel
settembre 2023, Jaime Maussan, giornalista e ufologo messicano, ha stupito i parlamentari
della Camera dei deputati del suo Paese durante una seduta dedicata al fenomeno
degli UFO presentando i corpi mummificati di due presunti esseri non umani che
sarebbero a suo dire la prova definitiva di vita extraterrestre sulla Terra
mille anni fa. Recuperate in Perù nel 2017, tra le province di Nazca e Palpa, le
creature, con i loro corpi minuscoli, le mani a tre dita e le teste allungate,
sembrano uscite da un film di successo sull’ invasione aliena di Hollywood.<o:p></o:p></i></span></span></p>
<p class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Giacomo
Ramella Pralungo, autore di fantascienza e appassionato di storia, considera
questo episodio con un certo scetticismo, invitando a valutare le prove in sede
scientifica anziché spettacolarizzarle nell’ interesse stesso degli studi in
materia di vita aliena nello spazio.</i></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Lei che cosa crede
a proposito dell’ esposizione di queste creature che in quest’ ultimo periodo
molto ha fatto discutere il mondo?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqU7Dp8vTDwlf2Imen5ajOZ7kMX38pPG6_sycW7BWB591tftdN7yR47xL6sO9Rf_JU3lCMKLGggcRnn4NLgHkJv4oo1U2YiuaotRYRTeXv3NkgAKzfDPla-BHK0gsUOVhvi9PKYAxEgN5we_kypYQXq5pCSLLuKWXyp25doCVQNutPoJYl551CjjnbGqU/s1792/Jaime%20Maussan.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1792" data-original-width="1344" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqU7Dp8vTDwlf2Imen5ajOZ7kMX38pPG6_sycW7BWB591tftdN7yR47xL6sO9Rf_JU3lCMKLGggcRnn4NLgHkJv4oo1U2YiuaotRYRTeXv3NkgAKzfDPla-BHK0gsUOVhvi9PKYAxEgN5we_kypYQXq5pCSLLuKWXyp25doCVQNutPoJYl551CjjnbGqU/s320/Jaime%20Maussan.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Jaime Muassan;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Jaime
Muassan ha esibito questi reperti in maniera spettacolare, ottenendo senza
dubbio in tutto il mondo molta visibilità in appena poche ore, quando invece
credo che avrebbe dovuto innanzitutto consegnarli alla comunità scientifica
internazionale per accertarne l’ autenticità, lasciando le conclusioni al
momento più opportuno. Questa persona già in passato ha presentato indizi che
poi si sono rivelati fasulli, ragion per cui non mi stupirei se anche stavolta
si trattasse di un colpo pubblicitario e nulla di più. Il fatto è che la teoria
della vita extraterrestre ormai è comunemente accettata dalla scienza, ed è un
argomento di estrema serietà e fondamento scientifico benché la gente comune dimostri
tuttora un certo scetticismo in proposito. E neppure me ne stupisco, purtroppo,
tenendo conto delle numerose sette ufologiche che si rifanno a messaggi
spirituali inventati di sana pianta e attribuite ai missionari alieni per
plagiare le menti più vulnerabili e dei ciarlatani in cerca di visibilità...».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Quindi per lei
potrebbe essere l’ ennesimo falso?<o:p></o:p></span></span></b></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuBcrlbIbhRQu-kSbh0TnBcfOSii3N7DK9MER6hbcuRKFEBvhofnuVF-t8ZxEaiISv-psM3sS3xOtow88v4r8SUmsw5UJyfp5Ljj3XO5niaEGzN9HY7Dj74HKk4d1l5HfQg912y8vjXoarQSn_RwZGixqz5q8i_mCJuI-rqs7fA1FlFVujSVzJHv8bjlI/s1920/L'%20esibizione%20al%20Parlamento.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1279" data-original-width="1920" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuBcrlbIbhRQu-kSbh0TnBcfOSii3N7DK9MER6hbcuRKFEBvhofnuVF-t8ZxEaiISv-psM3sS3xOtow88v4r8SUmsw5UJyfp5Ljj3XO5niaEGzN9HY7Dj74HKk4d1l5HfQg912y8vjXoarQSn_RwZGixqz5q8i_mCJuI-rqs7fA1FlFVujSVzJHv8bjlI/s320/L'%20esibizione%20al%20Parlamento.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L’ esibizione dei reperti alla Camera dei deputati;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Io
non lo escludo, proprio per il modo teatrale con cui ha avuto luogo e la grande
attenzione di cui ha goduto fin da subito. Io infatti dico sempre che credere o
dubitare a priori in qualcosa sia male, occorre piuttosto farsi qualche domanda
a cui rispondere con atteggiamento equanime. Il tema della vita nello spazio è
tra le cose che più meritano una valutazione obiettiva.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Lei è un autore di
fantascienza, e in passato ha più volte affermato di credere alla possibilità
di vita intelligente nello spazio.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4zeQWH7vU3X8Kpv3ndXj2JGx8vcsk13ppQRiJI8PMQ6Eu-rwpEk9DQFDsZ0HMiWBqyALd6E1VoIRYUoZOY7yymP9JwKCha19MKtyNP-3tswHFbhg6-P-96KeDHwwiHiJckGKlJmWQiEMOSfh2uZKxBABFGxiLc-LFLEz26o3cZR-g7k8BB0A7J9yl-FQ/s710/Rappresentazione%20artistica%20di%20un%20disco%20volante.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="710" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4zeQWH7vU3X8Kpv3ndXj2JGx8vcsk13ppQRiJI8PMQ6Eu-rwpEk9DQFDsZ0HMiWBqyALd6E1VoIRYUoZOY7yymP9JwKCha19MKtyNP-3tswHFbhg6-P-96KeDHwwiHiJckGKlJmWQiEMOSfh2uZKxBABFGxiLc-LFLEz26o3cZR-g7k8BB0A7J9yl-FQ/s320/Rappresentazione%20artistica%20di%20un%20disco%20volante.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Sì,
certamente. E’ una questione di calcolo matematico: lo spazio è infinitamente
vasto, tanto che la nostra mente fatica a comprenderne le implicazioni anche
dopo un’ intera vita di studi astronomici e astrofisici. Sarebbe quindi
irragionevole supporre che la vita, anche quella più propriamente intelligente,
sia tipica di questo mondo soltanto. Io penso che la varietà e la malleabilità
della vita sulla Terra sia così spiccata che dovremmo aspettarci qualcosa di
livello esponenziale nel cosmo che ci circonda. Niente omini verdi e dischi
volanti dotati di raggio della morte, direi, ma varietà infinite e
meravigliose. Nulla è impossibile.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Perché secondo lei
molta gente fatica a crederci, invece?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«In
parte è per le numerose figure dalla dubbia credibilità e moralità che negli
anni hanno esposto racconti e rilasciato dichiarazioni dubbi e ragionevolmente
contestati, ma c’ è dell’ altro. Noi siamo sempre stati soli su questo mondo,
in questo particolare angolo di Galassia, e con l’ andare del tempo abbiamo
maturato un atteggiamento piuttosto umanocentrico: noi ci consideriamo
letteralmente il centro del mondo (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!
<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Abbiamo
un atteggiamento mentale tendenzialmente dogmatico, che la rivoluzione
scientifica dal Seicento fino ad oggi ha solamente attenuato, e non ancora
risolto propriamente. Gli esempi, ahimè, sono molti: un millennio e mezzo fa
tutti davano per certo che la Terra fosse il centro dell’ universo, e cinque
secoli fa che fosse piatta, e così via discorrendo. Ci vuole molto tempo perché
tra ipotesi, osservazione e deduzione per mezzo di prove e indizi e,
soprattutto, tramite discussioni tra esperti, una nuova idea o un nuovo modo di
considerare un principio si facciano strada tra di noi. A proposito di alieni,
parliamo di esseri viventi che con la loro stessa esistenza metterebbero alla
prova il nostro senso di priorità nell’ universo. Partiamo da Copernico, che rimise
il Sole al centro dell’ universo conosciuto al posto della Terra, e arriviamo
all’ evoluzione darwiniana per scoprire che siamo una fra le tante forme di
vita su questa Terra. Poi si potrebbe scoprire che non siamo speciali neanche
in tutto l’ universo, perché c’ è almeno una civiltà intelligente su un altro
mondo: ecco, non saremmo soli! Ovviamente, sarebbe una cosa sconvolgente…».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">E’ ciò che lei
sostiene in un suo recente articolo, «Il mistero degli alieni».<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«E’
vero, ho dedicato un articolo a questo argomento sul mio sito, ‘Due passi nel
mistero’, pubblicato lo scorso 5 novembre 2022. In questo testo ho peraltro
citato il lodevole intento che la NASA statunitense ha di recente assunto nel
contesto delle proprie ricerche scientifiche, ossia l’ annuncio pubblico della
vita aliena qualora dovesse essere confermata, il cui piano dovrà essere messo
a punto con il coinvolgimento di scienziati, tecnologi e mezzi di comunicazione
che si confronteranno tra loro innanzitutto per stabilire quali saranno le
prove oggettive che consentiranno di affermare che si è davvero davanti a forme
di vita aliena e, in secondo luogo, per determinare quale sarà il modo migliore
per comunicare queste prove. Perché, una volta che verrà dato l’ annuncio,
saremo dinnanzi ad un fatto storico senza precedenti e che non consentirà
ripensamenti e smentite. Sarà una vera e propria rivoluzione culturale, che
avrà un profondo impatto sulla civiltà umana intera e sui singoli individui.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Come si immagina
il primo contatto con una popolazione aliena?<o:p></o:p></span></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Non
lo so proprio (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)! Potrebbe
essere per mezzo di segnali radio, coinvolgendo gli scienziati del SETI, o
magari ci inviteranno in un luogo molto lontano della Galassia come in
‘Contact’, chi può dirlo? Oppure sbarcheranno con una navetta esplorativa come
i vulcaniani di Star Trek in ‘Primo contatto’, anche se forse potremmo essere
noi ad andare su uno dei loro mondi, venendo accolti con stupore da una
popolazione ancora non evoluta abbastanza da viaggiare nel cosmo…».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Lei crede alla
possibilità di un’ invasione?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Questo
direi proprio di no, anzi! E’ un tema classico della fantascienza, tutti siamo cresciuti
con questo particolare genere letterario e cinematografico che risale al 1897,
con il celebre ‘La guerra dei mondi’ del grande professor Herbert George Wells,
che da sempre considero uno dei miei maestri letterari. Persino Orson Welles ci
ricamò inavvertitamente un colpo di teatro nel 1938 con la sua celebre
trasmissione radiofonica, e per la cronaca si era ispirato proprio al racconto
di Wells (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Io
credo che nello spazio esistano popoli più avanzati e altri più primitivi di
noi, quindi suppongo che, se quelli più progrediti avessero voluto, già ci
avrebbero assoggettati. E’ più verosimile supporre che qualche visitatore
spaziale già sia stato qui sulla Terra, come suggeriscono alcuni archeologi
convinti che alcune divinità antiche, ad esempio quelle sumere o delle civiltà
precolombiane, fossero in realtà alieni adorati come dei dai nostri avi perché
in possesso di un potere, la scienza e la tecnologia, che a loro era
sconosciuto. Sento che questa teoria sia molto profonda e auspico che venga più
seriamente presa in considerazione dalla comunità scientifica nell’ interesse
della comprensione dei molti misteri ancora presenti nella conoscenza del
nostro passato più lontano.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Se ci pensiamo, è
proprio ciò che in Messico sta dicendo Maussan…<o:p></o:p></span></span></b></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPuApiXwgqwupf53reDFbeH4GuOZ-8k0RwkzPutajL0dqfHijekK1XoxpV4tPdckuEgjEXgp61xCbeulj6pkznir60pq_857CFlUHp0o_EwS-8hE4cqOEOe6Sn2VJ_krM4gYqYlwzcmvyDL6sgjlVmp8kCvuMc0otohfbdH001CochgapitDDOb5YDKOk/s774/Mummie%20esibite%20al%20Parlamento%20messicano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="516" data-original-width="774" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPuApiXwgqwupf53reDFbeH4GuOZ-8k0RwkzPutajL0dqfHijekK1XoxpV4tPdckuEgjEXgp61xCbeulj6pkznir60pq_857CFlUHp0o_EwS-8hE4cqOEOe6Sn2VJ_krM4gYqYlwzcmvyDL6sgjlVmp8kCvuMc0otohfbdH001CochgapitDDOb5YDKOk/s320/Mummie%20esibite%20al%20Parlamento%20messicano.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una presunta mummia esibita da Maussan;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Infatti,
lui sostiene che siamo dinnanzi a mummie di mille anni almeno, rimaste
custodite qui sulla Terra fino al loro recente ritrovamento. L’ idea di antichi
visitatori spiegherebbe molte cose, ma finora non è mai stato confermato nulla
in proposito. Se questi reperti sono veri, che vengano sottoposti a esami
scientifici di comprovata efficacia condotti da una squadra internazionale di
esperti. Io sono certamente curioso di conoscere gli sviluppi di questa
vicenda, per quanto io nutra il sospetto che sia l’ ennesimo siparietto
destinato soltanto ad allontanare la gente dalla verità.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">La ringraziamo per
la sua presenza.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Io
ringrazio voi per il tempo trascorso insieme, è sempre bello e utile per
tentare di trasmettere idee che cercano di essere sensate.».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-36072327517841154102023-08-27T06:58:00.003-07:002023-08-27T06:58:24.995-07:00«La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI8utmBbax_-0dQs6XxAw8mwWqbLf8DNdb_56vZqTbdjy4wruKSu-WoP-aJxWxj-BuSDKBo-8aVbjtvkKVtPFtNVsQAd_qnEK4OW0H34Kyz25KmOJDFo5AgapmU5FvcD7NEryTMQExU3GGepFssZCKMWi_UiFSuyE_o0dRsrhZCGQzeahREeUJ6AmSadg/s610/IMG-20230422-WA0003.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI8utmBbax_-0dQs6XxAw8mwWqbLf8DNdb_56vZqTbdjy4wruKSu-WoP-aJxWxj-BuSDKBo-8aVbjtvkKVtPFtNVsQAd_qnEK4OW0H34Kyz25KmOJDFo5AgapmU5FvcD7NEryTMQExU3GGepFssZCKMWi_UiFSuyE_o0dRsrhZCGQzeahREeUJ6AmSadg/s320/IMG-20230422-WA0003.jpg" width="240" /></a></div><p><br /></p>
<p align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Giacomo Ramella
Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli a sfondo
culturale, storico e scientifico, desidera trasmettere un comunicato relativo
al recente tumulto sollevato a proposito del testo pubblicato dal generale
Roberto Vannacci.</i></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Per
prima cosa terrei a precisare di non aver letto «Il mondo al contrario» del
generale Roberto Vannacci, che negli ultimi giorni ha fatto molto discutere
scatenando peraltro un animato dibattito politico, di conseguenza ammetto di
non essere in condizione di formulare una valutazione obiettiva in proposito.
Coltivando un simile atteggiamento misurato in un Paese come l’ Italia, in cui
si commentano gli articoli limitandosi a leggerne i titoli, sento di essere
piuttosto controcorrente, eppure ho fatto mie le parole che il Buddha Śākyamuni
espresse duemilacinquecento anni fa durante i suoi insegnamenti qua e là per la
pianura indogangetica: «Limitatevi a parlare di ciò che avete visto e inteso.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Pur
senza aver letto il libro, mi viene spontaneo domandarmi il motivo del terremoto
mediatico che ha sollevato. Certamente, le opinioni che espone possono essere
messe in discussione e definite indegne dei tempi in cui noi tutti
indistintamente viviamo, tuttavia l’ Articolo 21 della Costituzione della
Repubblica così afferma: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La
stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.». Lo stesso
Articolo procede attestando che sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli
spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume, pertanto
la legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le
violazioni. Il generale Vannacci è stato destituito dal comando dell’ Istituto
geografico militare, e in risposta alle reazioni provocate ha tentato di
difendersi affermando che il libro è stato strumentalizzato con frasi estratte
dal loro contesto per ricamare storie che non emergono dal testo stesso: «L’
odio è un sentimento come l’ amore. Penso sia lecito provare odio, disprezzo
per qualcuno. Sono libero di provare odio per chi stupra i bambini? Certo che
sì, ma facendolo non sto istigando ad un linciaggio. E’ un disprezzo che viene espresso
nei confronti di un’ azione. Rivendicare la libertà di sentimento è lecito e
legittimo. Nel mio libro non mi sono mai rivolto a delle categorie. Non vedo
perché dovremmo vivere in un mondo che prova solo amore. La libertà di opinione
e le idee si devono confrontare sul piano delle argomentazioni e non della
gogna mediatica.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Come
persona politicamente neutrale a questo punto sorge un dubbio nella mia mente: il
dibattito è dovuto veramente alla tesi che il generale Vannucci sostiene tra le
pagine di «Il mondo al contrario» o piuttosto è stato prontamente aizzato dal
proverbiale spirito di contestazione delle guide politiche della Sinistra, solite
a gridare contro la tradizione portata avanti dalla reazione a suon di comizi
in nome del nuovo e della giustizia sociale, nella convinzione di dover rompere
con il passato per mezzo della rivoluzione perché unico antidoto all’
arretratezza e all’ oppressione? Nell’ ultimo decennio, infatti, i partiti di
Sinistra hanno portato avanti la loro contestazione non tanto con la rivolta
popolare e la lotta di classe contro un sistema per loro ingiusto, ma con l’
imposizione del politicamente corretto, portando alla negazione di antiche
consuetudini ritenute discriminatorie anziché ad una più equa estensione delle
pari opportunità per tutti.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-60386959602087889752023-07-02T00:11:00.005-07:002023-07-02T00:11:48.585-07:00UFO e alieni secondo un autore di fantascienza<p><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXinHzOFLN-Atchmng1gmXroIC9nBDoYJXLD0Zbm3zRmycKWHn1ULIS8uoRAG5MkdAszLX8PThFIDZy06Q9xc1IHunC888kzKBYt4kWkVt44PLbe7-VKWGAEA_qnlZOSGhhiQ6FW-kGhRkgtJVHs7SjQJnkJEhPameHMBFyTi4pvSdE3qkWoAHVHoO8YQ/s813/275187746_1594175224300547_4285281130407764133_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXinHzOFLN-Atchmng1gmXroIC9nBDoYJXLD0Zbm3zRmycKWHn1ULIS8uoRAG5MkdAszLX8PThFIDZy06Q9xc1IHunC888kzKBYt4kWkVt44PLbe7-VKWGAEA_qnlZOSGhhiQ6FW-kGhRkgtJVHs7SjQJnkJEhPameHMBFyTi4pvSdE3qkWoAHVHoO8YQ/s320/275187746_1594175224300547_4285281130407764133_n.jpg" width="320" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Istituita
in seguito al celeberrimo e dibattuto incidente di Roswell, avvenuto il 2
luglio 1947 dando vita alla convinzione secondo cui un’ astronave aliena si
schiantò al suolo, dopo che proprio in quel periodo erano stati avvistati diversi
oggetti volanti non identificati, la Giornata mondiale degli UFO è per molti
un’ occasione speciale per affrontare l’ enigma della vita aliena.<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Giacomo
Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli storici e
scientifici, e personalmente affascinato da questo singolare e ampio argomento,
ha accettato di condividere le proprie riflessioni in proposito.</span></i></span></p><p class="MsoNoSpacing"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4TH6b5aAVtjBGElY6aQGGCeI5vhXowBNcvsqGdXBTh8tOSNHm4_vepYtp3rs2F0t10OPANLyC1V-_9xESubir8whrAldg0ruu4dOMhZKfzijcnRpPO-ghX8mQy_EEDjpeRMXIbnrNCS2mr8N7wgEZ43IC8SMPwjNvZ-krwKFMLFLD3jNkF7FwO3U67y0/s320/product_thumbnail.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="215" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4TH6b5aAVtjBGElY6aQGGCeI5vhXowBNcvsqGdXBTh8tOSNHm4_vepYtp3rs2F0t10OPANLyC1V-_9xESubir8whrAldg0ruu4dOMhZKfzijcnRpPO-ghX8mQy_EEDjpeRMXIbnrNCS2mr8N7wgEZ43IC8SMPwjNvZ-krwKFMLFLD3jNkF7FwO3U67y0/s1600/product_thumbnail.jpg" width="215" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Copertina di «L’ angelo custode»;</td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"><br /></span></p><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">Giacomo
osserva una copia di due suoi romanzi, «L’ angelo custode» e sfoglia alcune
pagine di «Fantasma del passato»: «Sono assai appropriati, considerando la
particolare ricorrenza di oggi. I fatti avvenuti nel 1947 nella remota
cittadina di Roswell mi hanno sempre molto incuriosito fin da quando avevo
dieci anni, da quella sera dell’ estate 1994 in cui vidi il filmato di Ray
Santilli per la prima volta. Per quanto quella registrazione si rivelò un falso
colossale e non vi sia certezza che a cadere nel Nuovo Messico fu
effettivamente un’ astronave aliena, rimango fermamente convinto che nello
spazio non siamo soli. La nostra sola Galassia si compone da così tanti pianeti
abitabili che trovo irragionevole escludere a priori la vita aliena.». Il
romanzo «Fantasma del passato» si basa narrativamente proprio sull’ incidente
di Roswell, mentre in «L’ angelo custode» ha avuto modo di toccare il tema
della vita nello spazio: «In questo racconto breve affronto l’ argomento dell’
osservazione che alcuni esploratori alieni riescono a condurre segretamente sul
genere umano, in modo tale da non influenzarlo e quindi comprenderne meglio i
valori culturali fondamentali e soprattutto il senso che attribuisce alla vita
e alla morte.».</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Gli
domandiamo come si immagina la vita nell’ universo, e lo scrittore sorride
riflettendo per qualche istante. Si dice sicuro che vi siano forme di vita
intelligente sparpagliate nel cosmo, qualcuna più avanzata e qualcun’ altra più
primitiva in confronto a noi: «Il cinema ci ha abituati ormai da molti anni al filone
dell’ invasione, dei primi contatti, dei rapimenti e dell’ osservazione
silenziosa, e a vedere alieni di tutte le sembianze e i colori possibili.
Tuttavia occorre ricordare che sono prodotti della nostra immaginazione, e che
la realtà è quasi certamente assai diversa, magari più complessa o addirittura
più semplice.». Aggiunge che l’ umanità conosce ben poco della vita sulla
Terra, il suo stesso mondo, e appena il quattro percento di ciò che riguarda lo
spazio: «La nostra ignoranza è così tanta che volutamente non parlo di
conoscenza (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)! Pensando agli
alieni, ad esempio, li immaginiamo di sembianze umanoidi, piccoli e di colore
grigio oppure verde. I loro veicoli sarebbero a forma di disco o di sigaro.
Molte descrizioni li rappresentano così e chissà che da qualche parte non vi
sia veramente qualcosa del genere, ma per me le possibilità sono infinite e i
non terrestri potrebbero persino esistere in forme che la nostra mente ora non
concepisce nemmeno, per ovvie ragioni. Potremmo addirittura essere persino noi
i più avanzati, dato che su altri mondi è possibile che esistano forme di
ominidi e cavernicoli che ancora non conoscono il fuoco. Ai bordi della
Galassia, per contro, potrebbero esserci mondi abitati da civiltà capaci di
manipolare materia, spazio e tempo con la stessa facilità con cui noi ora ci
accendiamo un sigaro. Chissà…».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0zEzQm4FO_NvZjDWKYz9hEnReymFH7Aoszhr0ZPrQmQMsm3LAQs9po9RSIEybYk71HdZImmSoCzWLogOUTOTxxTSNnVvffArqkQeGUEqgEwGbbsL4DXYFVay04GQcDGmvz9l1N0XSZpzOtfDOgu8FTZUCkPdn24MBLYQOwXiw-yfmR2aPj-HABvbRHfM/s474/OIP.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="283" data-original-width="474" height="191" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0zEzQm4FO_NvZjDWKYz9hEnReymFH7Aoszhr0ZPrQmQMsm3LAQs9po9RSIEybYk71HdZImmSoCzWLogOUTOTxxTSNnVvffArqkQeGUEqgEwGbbsL4DXYFVay04GQcDGmvz9l1N0XSZpzOtfDOgu8FTZUCkPdn24MBLYQOwXiw-yfmR2aPj-HABvbRHfM/s320/OIP.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Quanto
agli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, gli UFO che tanto spesso
vengono indicati come mezzi alieni, il romanziere tende a precisare: «Ho letto
moltissimo su questi fenomeni, e con grande interesse. Il più delle volte sono
spiegabili come eventi naturali, ad esempio giochi di luce, aurore boreali o
piccole meteore che bruciano passando nell’ atmosfera, oppure tecnologici,
prodotti dai nostri satelliti o mezzi aerei. Spesso addirittura viene
confermato che sono montature create artisticamente da persone che vogliono
attirare l’ attenzione con metodi pubblicitari. Occorre quindi fare una
distinzione tra gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, lasciando
la parola agli esperti, e la possibilità concreta di alieni intelligenti capaci
di raggiungere la nostra Terra.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Chiediamo
se crede che qualche alieno sia già stato in visita su questo pianeta, e valutando
con cura risponde: «Non lo so, ma lo ritengo possibile. In particolare vi è un settore
dell’ archeologia secondo cui già migliaia di anni fa, al tempo degli Egizi,
dei Sumeri, degli Indiani e delle civiltà americane precolombiane alcuni
viaggiatori alieni siano giunti qui stabilendo un contatto e venendo adorati
come divinità, perché in possesso di un potere tecnologico e scientifico che i
nostri antenati non conoscevano. Quest’ ipotesi, che spiegherebbe ad esempio l’
esistenza di monumenti ciclopici e antichissimi come le piramidi egizie, mi ha
sempre molto affascinato e la ritengo possibile benché non sia mai stata
confermata come si conviene.». Spesso, aggiunge, a proposito della possibilità
di contatti antichi tra umani e alieni parla del popolo dei Dogon: «Sono una
minoranza etnica del Mali, e dai recenti censimenti pare si aggirino a circa
duecentoquarantamila persone. Si tratta prevalentemente di coltivatori di
miglio, caffè e tabacco e hanno una particolare abilità come fabbri e scultori.
Venerano i Nommo, un genere di spiriti antropomorfi. Marcel Griaule e Germaine
Dieterlen, due etnologi che tra il 1931 e il 1956 vissero tra di loro, riferirono
che possedevano conoscenze astronomiche che ritenevano molto avanzate. Da oltre
quattrocento anni i Dogon sarebbero al corrente del fatto che la stella Sirio
ha una compagna che orbita attorno ad essa, effettivamente scoperta nel 1844 e
nota come Sirio B. Questa popolazione sosterrebbe inoltre l’ esistenza di una
terza stella compagna. Gli stessi autori dissero che conosceva molte cose anche
sugli anelli di Saturno e le lune di Giove. L’ autore statunitense Robert K. G.
Temple in seguito sostenne che la cosmologia Dogon sarebbe il frutto di un
remoto contatto con una civiltà extraterrestre, quindi che i Nommo fossero in
realtà alieni anfibi intelligenti provenienti da un pianeta orbitante attorno a
Sirio C.». Alla domanda se ritenga ragionevole supporre che quest’ ipotesi
abbia un fondamento afferma: «Potrebbe averne eccome. Ma potrebbe anche non
averne. Non vi è la prova assoluta che sia vero e neppure falso, ragion per cui
preferisco conservare il ragionevole dubbio. Comunque, sì: io sono aperto alla
possibilità dell’ origine aliena delle conoscenze astronomiche dei Dogon.». E
sui fatti di Roswell che cosa crede? «Non ne sono certo, potrebbe essere caduto
un mezzo appartenente ad una tecnologia sperimentale tenuta segreta dai servizi
segreti statunitensi così come avrebbe potuto effettivamente trattarsi di un’
astronave aliena con tre cadaveri alieni. Sta di fatto che proprio in quei
giorni ebbero luogo altri avvistamenti, è ben nota ad esempio la testimonianza
del pilota privato statunitense Kenneth Arnold, che riferì di aver visto mentre
era in volo sullo Stato di Washington ben nove oggetti misteriosi. Era il 24
giugno, otto giorni prima dell’ incidente di Roswell, e questa coincidenza, se
davvero possiamo chiamarla tale, fa molto pensare. Durante la Seconda Guerra
Mondiale, prima ancora, ebbero luogo gli avvistamenti dei foo fighter,
misteriosi oggetti luminosi descritti dai piloti dell’ Aeronautica militare
britannica e statunitense nei cieli europei e nell’ Oceano Pacifico. E spesso,
anche negli Anni Settanta e Ottanta, tanto negli Stati Uniti quanto in Gran
Bretagna si è spesso parlato dei famosi uomini in nero, agenti speciali dei
servizi segreti e dotati di grande potere che intimidirono i testimoni di
determinati incidenti affinché tenessero il segreto. Io sono aperto a tutte le
possibilità, quella aliena inclusa, e sono sicuro che in questo mondo vi siano
governi a conoscenza di qualcosa su cui per ragioni strategiche abbiano imposto
il segreto di Stato. Washington DC e Londra in testa, magari anche Mosca. E
spero che non sia molto lontano il giorno in cui decideranno di declassificare
i documenti ora riservati consentendoci una maggiore chiarezza in proposito.».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvKpeRKzdYtdK7dP6m_AMLZT6wVVYFr7jTZfHEipGMS66P6aVPObldah0JV8OtBR6aeTnRyL9JPpx4q-4BYbUpXCkTJ0CDrh1PvMLzo6jrLjSVIhPH1CSWRb-fIlzwnov1WJ7fB623zl4rcPxFzxFAot4oaNmZWHijvghJXkKdtw39nbSRSpB1yEX8sKo/s1020/R.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="680" data-original-width="1020" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvKpeRKzdYtdK7dP6m_AMLZT6wVVYFr7jTZfHEipGMS66P6aVPObldah0JV8OtBR6aeTnRyL9JPpx4q-4BYbUpXCkTJ0CDrh1PvMLzo6jrLjSVIhPH1CSWRb-fIlzwnov1WJ7fB623zl4rcPxFzxFAot4oaNmZWHijvghJXkKdtw39nbSRSpB1yEX8sKo/s320/R.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Insomma,
Giacomo è un convinto sostenitore della possibilità di vita aliena
intelligente, e ammette quella del paleocontatto e degli incontri ravvicinati
pur non prendendo a priori per vero tutto ciò che viene riferito: «Sì, ho
imparato ad avere un atteggiamento prudente e pratico. Se dovessi prestar fede
a tutto ciò che sento e leggo, per il semplice fatto che viene detto e scritto,
dovrei credere anche a versioni palesemente assurde e inverosimili. Peraltro, nel
1947, con la segnalazione dei primi avvistamenti di oggetti volanti non
identificati e di dischi volanti, si è rapidamente diffuso in tutto il mondo il
fenomeno del contattismo, un movimento vasto e sfaccettato portato avanti da
persone in tutto il mondo che affermano di essere state scelte dai ‘fratelli
dello spazio’ per diffondere sulla Terra il loro messaggio, una nuova
rivelazione che spesso, si sostiene, svelerebbe il vero significato delle
antiche scritture religiose, in particolare Bibbia e Veda, mostrando ad esempio
che le grandi civiltà sono venute dallo spazio o che gli umani sono stati
creati non da Dio, ma da extraterrestri. Il comportamento delle confraternite
contattiste, e quello dei loro seguaci, presenta varie caratteristiche dei
culti religiosi, al punto che con l’ andare del tempo hanno portato alla
nascita di varie sette che vedono gli alieni come un segno di Dio, esseri
infinitamente benevoli, perfetti e addirittura trascendenti, pionieri di un
secondo Avvento. Il messianismo di tali fratellanze settarie si fonda sulla
convinzione dell’ imminente manifestazione pubblica degli alieni sulla Terra,
che però deve essere adeguatamente preparata con la trasmissione del messaggio
illuminato di cui sono custodi, in modo tale da garantire un’ era di prosperità
e abbondanza per l’ intero genere umano.». Si tratta di un fenomeno molto
diffuso ancora oggi, e che vede tra i suoi sostenitori anche il popolare ex
conduttore televisivo Marco Columbro: «Seguo le sue dichiarazioni da qualche
tempo, e deduco che rientri proprio nel panorama del contattismo. In una lunga
intervista del 2017 concessa a Giuseppe Cruciani e David Parenzo si è detto
convinto che esistano milioni di razze aliene nell’ universo. Una di queste
sarebbe molto vicina a noi per forma, i cosiddetti nordici, descritti come
alti, biondi, molto filiformi e con gli occhi azzurri. Molti ufologi sostengono
che questi alieni vivono già sulla Terra tra di noi da moltissimo tempo.
Secondo Columbro, Papa Pio XII avrebbe avuto contatti con esseri di altri
mondi, e il Presidente Eisenhower avrebbe invece incontrato un extraterrestre rimasto
sulla Terra per un anno e mezzo.». Durante i suoi interventi, l’ apprezzato
uomo televisivo aggiunge spesso che ci avrebbero chiesto di non utilizzare il
nucleare e di non distruggere il nostro pianeta: «Non li chiama alieni ma
fratelli cosmici, li reputa assolutamente innocui e portatori di messaggi d’ amore.
Sostiene di aver studiato gli alieni per anni e di essere convinto che anche
Gesù fosse un extraterrestre, e che anche Papa Francesco l’ avrebbe ammesso.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Ma
lo scrittore è ben più prudente: «Fare ipotesi e sviluppare pensieri
alternativi è importante e utile, rappresenta un buon esercizio mentale capace
di tenere vivo il nostro giudizio personale, ma una qualsivoglia argomentazione
deve sempre basarsi su elementi precisi a proprio sostegno.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIMLcsJy0RATW9xWhVH97EAj1ZxmOSQOI9tP6bF87mk-UtgFf1R9IY0sNVNWifrDeOZXk1JI_sfE4xVmIkRpIoV6jLzgg7xgm2KrCZUwsCWe8_vT5__brM-frysGkchXxfzYEJBs3K_nQ0DxrPY8wV7YkAwgNc2yM5yw_ijSkjqxPzgU2wcUcYUrm7bN4/s320/product_thumbnail%20(1).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="215" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIMLcsJy0RATW9xWhVH97EAj1ZxmOSQOI9tP6bF87mk-UtgFf1R9IY0sNVNWifrDeOZXk1JI_sfE4xVmIkRpIoV6jLzgg7xgm2KrCZUwsCWe8_vT5__brM-frysGkchXxfzYEJBs3K_nQ0DxrPY8wV7YkAwgNc2yM5yw_ijSkjqxPzgU2wcUcYUrm7bN4/s1600/product_thumbnail%20(1).jpg" width="215" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Copertina di «Fantasma del passato»;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Se
da una parte è convinto che la vita intelligente nello spazio sia ragionevole,
dall’ altra Giacomo ragiona spesso e volentieri sulle reazioni ad un primo contatto
aperto tra umani e alieni: «Sarebbe un avvenimento epocale, l’ umanità non
rimarrebbe più la stessa. Con la loro stessa apparizione, gli alieni metterebbero
alla prova il nostro senso di priorità nell’ universo. Partiamo da Copernico,
che ha messo il Sole al centro dell’ universo conosciuto al posto della Terra,
e arriviamo all’ evoluzione darwiniana per scoprire che siamo solo una fra le
tante forme di vita su questa Terra. Ora verremmo ad avere la conferma che non
siamo speciali neanche in tutto lo spazio, perché ci sono altre civiltà
intelligenti. Sarebbe una vera rivoluzione, forse la più importante di tutte.».
Ecco perché, spiega, alcuni ricercatori della NASA statunitense hanno
pubblicato un articolo su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Nature</i> che
propone linee guida su come raccontare al mondo una scoperta così importante, e
in cui si afferma che la nostra generazione potrebbe essere quella che scoprirà
prove di vita al di fuori della Terra: «Questo probabile privilegio ci pone di
fronte anche ad alcune responsabilità, perché spesso dobbiamo fare i conti con
un’ idea sbagliata che la gente ha a proposito di ciò che è alieno, ossia che
la scoperta della vita extraterrestre sia una certezza acquisita al cento percento
e che in caso contrario sarebbe una bufala. In altre parole ci si aspetta che
nel momento in cui si dirà che abbiamo scoperto la vita extraterrestre l’ affermazione
sarà così sicura che non si potrà tornare indietro.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">In
realtà è quasi certo che le prove non arriveranno con l’ evidenza degli omini
verdi che atterrano sulla Terra, ma che la vita extraterrestre si rivelerà solo
per fasi successive e prolungate. La NASA sottolinea che questo concetto
dovrebbe essere ben spiegato alla gente: «E’ improbabile che un giorno si
arriverà ad annunciare in modo categorico la scoperta degli alieni, è più
verosimile che si tratterà di uno sforzo progressivo, che rifletterà il modo di
procedere della scienza.</span> <span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Questo
è indispensabile soprattutto nel caso di falsi allarmi, in cui sarà necessario
fare anche marcia indietro. Richiederà il coinvolgimento di scienziati ed
esperti di comunicazione che si confronteranno tra loro innanzi tutto per
stabilire quali sono le prove oggettive che consentiranno di affermare che si è
davvero davanti a forme di vita aliena e, in secondo luogo, per determinare
quale sia il modo migliore per comunicare queste prove. Tutto questo, si legge
nello studio, dovrebbe essere fatto adesso, prima che venga rilevata la vita
extraterrestre, per evitare di affannarsi quando sarà il momento.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
parte più impegnativa e difficile, quella da affrontare con maggiore riguardo,
sarebbe quindi l’ annuncio al mondo, in modo tale da gestirne opportunamente le
reazioni della gente, e non la scoperta di per sé: «Alcuni psicologi affermano
che la scoperta di vita aliena non ci manderebbe nel panico, ma ne saremmo
entusiasti. Nella fantascienza, e io lo so bene (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>), spesso gli alieni sono raffigurati in maniera stereotipata,
con un aspetto sgradevole e un animo malvagio, mossi dall’ intento di dominare la
Terra, e chissà poi perché data la presenza di infiniti mondi possibili nella
Galassia (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)! Eppure, pare che
l’ eventuale scoperta di una civiltà aliena sarebbe accolta bene dall’ umanità:
è il risultato di ben tre studi della squadra di psicologi dell’ Università
dell’ Arizona, benché sia bene valutarlo con cura dato che due di essi
presentavano gli alieni come forma di vita batterica e non come civiltà
intelligente.». Gli psicologi hanno utilizzato un programma che riconosce le
parole legate a sentimenti negativi, come paura e ansia, da quelli positivi di
felicità ed entusiasmo. Nel primo studio sono stati presi in esame i testi di quindici
pubblicazioni scientifiche riguardanti la possibile scoperta di microbi alieni
su Marte, la possibile megastruttura aliena attorno alla stella di Tabby e l’ ancor
più recente scoperta di nuovi esopianeti abitabili. In totale, il numero delle
parole positive è risultato tre volte superiore a quello delle parole negative.
Nel secondo studio, cinquecento volontari hanno scritto un tema sull’ ipotetica
scoperta di microrganismi alieni e su come sarebbe stata accolta la notizia, descrivendo
sia la reazione personale che collettiva. Anche qui i sentimenti positivi sono
stati la maggioranza, con cinque parole di entusiasmo per ogni parola di
timore. Anche il terzo e ultimo studio è stato condotto sui testi di cinquecento
volontari, ma questa volta i partecipanti sono stati divisi in due gruppi ed
entrambi hanno dovuto commentare un diverso articolo del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">New York Times</i>. Il primo articolo parlava dell’ evidenza di antichi
microrganismi su Marte, il secondo raccontava il successo di alcuni scienziati
nel creare la vita in laboratorio. Nel primo caso le parole positive hanno
superato di dieci volte quelle negative, una risposta molto più ottimista
rispetto a quella del secondo articolo, dove la percentuale di sentimenti
negativi ha avuto un peso maggiore. E il parere comune è positivo, le ipotesi
scientifiche e quelle economiche danno un avvertimento: secondo le conclusioni
della teoria del Grande Filtro infatti, più è facile per la vita nascere ed
evolversi fino al nostro livello, più sono scarse le nostre possibilità di
sopravvivenza ed evoluzione in una superciviltà planetaria. Per questa teoria,
trovare microbi su Marte significherebbe che la nostra specie è pertanto al
capolinea.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Chiediamo
a Giacomo che cosa farebbe se un giorno avvistasse un UFO e venisse trasportato
a bordo di un disco volante, trovandosi di fronte a uno o più alieni. Ci pensa
un po’, con attenzione, e tra il serio e il faceto risponde: <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Penso
che cercherei il modo più educato di salutarli e avviare una conversazione, poi
farei loro mille domande: vorrei sapere veramente tutto di loro, dalla
provenienza ai principi che scientifici che hanno reso possibile la loro
tecnologia astronavale, e come abbiano accumulato la loro conoscenza dello
spazio, e in quanto tempo. Sarei veramente curioso, ai limiti della scortesia (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)! Poi chiederei loro di portarmi
in giro per la Galassia, vorrei davvero vedere cosa c’ è sui mondi abitati di
loro conoscenza e magari fare qualche escursione in qualche area ancora
inesplorata. Tornerei sulla Terra chissà quando, e con un bel po’ di fotografie
e ricordini (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-41446935203529289892023-06-02T10:10:00.000-07:002023-06-02T10:10:22.556-07:00Il 2 giugno secondo Giacomo Ramella Pralungo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4k0IxU_jPEQBqyIaAAT2-MHQpBs67OcC04P_PhfBnuuYO2rXjL9gDn9U2hM_aIDoU3k4nUWPli7wjMhodWM8TGRS3AL7q1N_fVuR3XWePFhqGw9U57euiIIVyxSdw9Y2WYJA5ivOZbBqpLFQuKzJYT9W02ESvA95YjWL1vmJLLiM7XswiurcZRXy0/s610/IMG-20230522-WA0002.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4k0IxU_jPEQBqyIaAAT2-MHQpBs67OcC04P_PhfBnuuYO2rXjL9gDn9U2hM_aIDoU3k4nUWPli7wjMhodWM8TGRS3AL7q1N_fVuR3XWePFhqGw9U57euiIIVyxSdw9Y2WYJA5ivOZbBqpLFQuKzJYT9W02ESvA95YjWL1vmJLLiM7XswiurcZRXy0/s320/IMG-20230522-WA0002.jpg" width="240" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Giacomo
Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli di argomento
storico, culturale e scientifico, in quanto italiano rispetta il valore sociale
del 2 giugno, Festa della Repubblica italiana, ma come monarchico legato al
ramo dei Duchi d’ Aosta di Casa Savoia, l’ ex famiglia reale, nutre serie
incertezze su quanto accadde in occasione del celebre referendum del 2 e 3
giugno 1946 in termini più storici e istituzionali.<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Oggi
affida il proprio pensiero ad una pubblicazione appositamente preparata.</span></i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">In
questo giorno, la Repubblica italiana compie settantasette anni. Negli ultimi
quasi otto decenni trascorsi dal referendum del 1946, il Belpaese si è
affacciato sulla scena internazionale guadagnando un certo peso, benché
recentemente sia apparso piuttosto scricchiolante, tra crisi economica e istituzionale.
La politica in particolare ci ha svelato i suoi scheletri ben nascosti nell’
armadio, uno dopo l’ altro, tra scandali, processi, raccomandazioni,
corruzione, trattative con il crimine organizzato, brogli elettorali e,
purtroppo, molto altro ancora. Nulla di cui stupirsi, se consideriamo che lo
stesso referendum che oggi noi ricordiamo fu scandito da vicende tanto
discutibili e opportunamente occultate sul nascere perché soprattutto in quei
giorni era troppo pericoloso e imbarazzante parlarne apertamente. Ora, però, a
tre generazioni circa di distanza, si direbbe che i tempi siano
sufficientemente maturi per discuterne come si conviene e fare determinate
ammissioni, come il fatto che questa Repubblica nacque con il piede sbagliato
divenendo con il tempo uno Stato di fatto ma non di diritto.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn2AmDuT4mWPr9ORvZx2qwJa5fzmSrw6jA4cduvtzT4UsxDN28P8uswKDC8Ds7-ddoRIioARB9mOwieka7uzg4GxS2KLDb-in8WgypBGDK_uWO6TMCL3H4eCeHAu6t-HC97RuQfNHhWXdJzcPiE4ie_jWvlVUUYSiAPVkysYQSyttfAgOMVbrIuj4Q/s700/Re%20Umberto%20II%20al%20voto%20referendario.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="569" data-original-width="700" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn2AmDuT4mWPr9ORvZx2qwJa5fzmSrw6jA4cduvtzT4UsxDN28P8uswKDC8Ds7-ddoRIioARB9mOwieka7uzg4GxS2KLDb-in8WgypBGDK_uWO6TMCL3H4eCeHAu6t-HC97RuQfNHhWXdJzcPiE4ie_jWvlVUUYSiAPVkysYQSyttfAgOMVbrIuj4Q/s320/Re%20Umberto%20II%20al%20voto%20referendario.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Re Umberto II al voto referendario;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Quella
relativa al voto è una forma di libertà unica nel suo genere per importanza, ed
è grazie ad esso che la democrazia può sperare di sopravvivere al meglio:
ognuno di noi può e deve esprimere una preferenza affinché il sistema imbocchi
la direzione migliore nell’ interesse generale, senza esclusivismi. Una
votazione ha quindi bisogno di svolgersi in un ambiente sereno e spontaneo,
libero da interferenze e pressioni, e già queste considerazioni a mio parere
pongono seri dubbi sulla validità di un plebiscito avvenuto in un Paese che
soltanto l’ anno prima era uscito pesantemente sconfitto da una guerra
disastrosa e che continuava ad essere occupato da ben tre potenze vincitrici,
ossia Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, ognuna delle quali aveva
tutto l’ interesse a pilotarne i risultati al fine di infiltrarsi meglio nella
politica locale ed influenzarla a proprio vantaggio. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Il
referendum del 2 e 3 giugno 1946 era stato previsto già due anni prima, con il
decreto luogotenenziale 151 del 25 giugno 1944, una volta che la guerra sarebbe
stata conclusa. Sua Altezza Reale il Principe Umberto di Piemonte, Luogotenente
del Regno dal 5 giugno 1944, decretò che la forma istituzionale dello Stato
sarebbe stata scelta tramite un referendum da indirsi contemporaneamente all’
elezione dell’ Assemblea costituente. Gli italiani furono chiamati a scegliere
tra Monarchia o Repubblica, e per la prima volta avrebbero votato anche le
donne. L’ affluenza popolare fu molto elevata, dai dati ufficiali si registrò
infatti una partecipazione pari all’ 89.1% degli aventi diritto. La prima
anomalia pratica di tale consultazione, però, fu che non poterono recarsi a
votare coloro che si trovavano ancora al di fuori dei confini nazionali, come i
prigionieri di guerra non rimpatriati, i residenti nelle colonie, gli abitanti
di Trieste, Gorizia, provincia di Bolzano, trecentomila profughi in Venezia-Giulia
e Dalmazia, i tanti sprovvisti degli adeguati certificati elettorali: le
autorità fecero sapere che questi italiani, quasi tre milioni in tutto,
avrebbero votato in seguito, ma alla fine così non fu!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Una
volta terminate le operazioni di voto, le schede furono trasferite nella Sala
della Lupa a Montecitorio, ove, in presenza della Corte di Cassazione, degli ufficiali
britannici e statunitensi e della stampa, iniziarono le operazioni di spoglio.
Il 4 giugno i Carabinieri comunicarono a Papa Pio XII che la Corona era in
vantaggio, e il giorno successivo il Presidente del Consiglio dei ministri
Alcide De Gasperi annunciò a Umberto, nel frattempo divenuto Re a seguito dell’
abdicazione del padre Vittorio Emanuele III, che il popolo si era espresso a
favore della forma monarchica: a conferma di ciò giunsero a Roma i rapporti
dell’ Arma provenienti dai seggi che confermavano la vittoria della Monarchia.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIOPSxUAl2-_-efiXaJ1vy4GpYRjpkQzxlBT2i4AmCDiM5iDGZtL8dyfGVg6tPW-9KSHmJEaibk6JqtKfOTOqieHbyqNJ1PV6zpkOjcSQB_MglkvhoQ98W_xmDBvcYC2VWnOrG8hH4dJrjwZXJV8F0dEUCGg48PX4nXoxomRd_rljx7m5YmSs854Zu/s479/Re%20Vittorio%20Emanuele%20III%20in%20trincea%20durante%20la%20Grande%20Guerra.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="350" data-original-width="479" height="234" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIOPSxUAl2-_-efiXaJ1vy4GpYRjpkQzxlBT2i4AmCDiM5iDGZtL8dyfGVg6tPW-9KSHmJEaibk6JqtKfOTOqieHbyqNJ1PV6zpkOjcSQB_MglkvhoQ98W_xmDBvcYC2VWnOrG8hH4dJrjwZXJV8F0dEUCGg48PX4nXoxomRd_rljx7m5YmSs854Zu/s320/Re%20Vittorio%20Emanuele%20III%20in%20trincea%20durante%20la%20Grande%20Guerra.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Re Vittorio Emanuele III al fronte nella Grande Guerra;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Tuttavia,
nella notte tra il 5 e il 6 giugno i risultati si capovolsero con l’ immissione
di una valanga di voti di dubbia provenienza, tanto che analisi statistiche
successive evidenziarono quanto il numero delle schede considerate valide fosse
di gran lunga superiore a quello dei possibili elettori. Ebbe luogo pertanto uno
scontro senza esclusione di colpi tra i servizi segreti statunitensi,
favorevoli alla Repubblica, e quelli britannici, orientati verso la Monarchia,
mentre le truppe del Maresciallo Tito di Jugoslavia si dichiararono pronte a varcare
il confine nel caso in cui la forma repubblicana, ovviamente a maggioranza
comunista, non avesse prevalso. Contemporaneamente, furono avviati migliaia di
ricorsi per chiedere un conteggio più attento delle schede elettorali, ma il 10
giugno la Corte di Cassazione proclamò i risultati: 12.672.767 voti per la Repubblica
e 10.688.905 in favore della Monarchia. Il verbale concludeva precisando che la
stessa Cassazione avrebbe reso in altra sede il parere sulle contestazioni e i
reclami presentati presso gli uffici delle varie circoscrizioni, nonché circa
l’ esito definitivo del voto. Alla notizia che la Repubblica aveva prevalso, in
molte città del Meridione, ove la Monarchia aveva raggiunto un risultato notevole,
scoppiarono proteste e tafferugli: celebre per drammaticità fu l’ episodio
ricordato come la strage di via Medina, avvenuto l’ 11 giugno a Napoli, quando
un corteo cercò di assaltare la sede del PCI in cui si esponeva oltre alla
bandiera rossa con falce e martello anche un Tricolore privo dello stemma
sabaudo, venendo bloccato dalla polizia che rispose aprendo il fuoco uccidendo
nove manifestanti e ferendone un centinaio. Tra i giovani comunisti vi era
anche Giorgio Napolitano. Io penso che questo particolare dramma debba
rappresentare una lezione di prudenza e saggezza da tenere laddove il clima è
particolarmente caldo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Contrariato
al pensiero dei numerosi indizi di brogli e deluso dal fatto che non era stato
rispettato il decreto luogotenenziale del 1944 nella parte in cui recitava che
la forma istituzionale vincitrice avrebbe dovuto aggiudicarsi il voto della «maggioranza
degli elettori votanti», in quanto la Cassazione nel conteggiare il totale non
aveva preso in considerazione le schede nulle e quindi vi era la possibilità
che nessuna delle due alternative avesse raggiunto la metà più uno dei voti,
Sua Maestà Umberto preferì prendere atto del risultato e lasciare l’ Italia alla
volta del Portogallo, evitando così che le proteste già in atto in un Paese
spaccato in due sfociassero nella guerra civile. Altro che i politici
repubblicani di oggi, proverbialmente legati alla propria poltrona con tutte le
comodità e privilegi che ne derivano!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">L’
ultima parola sull’ esito della consultazione sarebbe spettata alla Cassazione
che, il 18 giugno, con il voto di dodici magistrati contro sette, stabilì che
per «maggioranza degli elettori votanti» si dovesse intendere la prevalenza dei
soli voti validi. Inoltre, dopo aver respinto tutti i ricorsi, pronunciò l’ esito
definitivo della votazione, in favore della Repubblica. Nei mesi seguenti, in
diverse zone d’ Italia vennero ritrovati sacchi contenti schede elettorali
votate e prive di elementi invalidanti, ma ormai la questione concernente il
referendum era chiusa. Con il pronunciamento della Suprema corte ogni voce
dissidente tacque e la forma repubblicana non fu mai più messa in discussione.
Tutto ciò è solo una parte di ciò che venne riferito da alcuni protagonisti
dell’ epoca nel corso dei decenni. Negli anni successivi al 1946 furono
raccolte altre dichiarazioni, come quella del gesuita Giuseppe Brunetta che
narrò come nelle cantine del Quirinale egli stesso aveva visto casse contenti
schede mai aperte, ma il loro peso non può essere che storico dal momento che
politicamente non si può più tornare indietro.<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8SRLn6VB7nQKHhOahkpMN6v-qnFJSIODatJGc2hGfBauSyFHxhz4KOw6eOeOmM954aD8d8cJMBeau4_L852YB9nxdSBEw_ZdgnbSVFHUqcBDrVsLpEGY-HdZYeTYWcUSXmIO2TxZMtpFPhdRHd_mMUfyzawlHA8fXnT68QJchHSjlqLniQILgb6Mw/s813/IMG_20230303_160048.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8SRLn6VB7nQKHhOahkpMN6v-qnFJSIODatJGc2hGfBauSyFHxhz4KOw6eOeOmM954aD8d8cJMBeau4_L852YB9nxdSBEw_ZdgnbSVFHUqcBDrVsLpEGY-HdZYeTYWcUSXmIO2TxZMtpFPhdRHd_mMUfyzawlHA8fXnT68QJchHSjlqLniQILgb6Mw/s320/IMG_20230303_160048.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Forse
non sapremo mai che cosa accadde davvero in quei giorni così drammatici, che
molto peso ebbero nella storia del Paese, ma di certo si può constatare quanto l’
Italia si divise, e con dolore, tra un Settentrione repubblicano e un Meridione
monarchico, con un popolo che rimase unito soltanto nel desiderio di
partecipare in massa per determinare il proprio destino, ambizione che a quasi
ottant’ anni sembra purtroppo essersi spenta come una candela.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Peggio
ancora, pare evidente l’ insincerità di una Repubblica che, dopo essere nata in
un contesto dubbio e violento, per quanto si vanti di aver rotto i ponti con il
Fascismo, negli anni volle al proprio servizio svariati ex funzionari fascisti,
camicie nere e altre figure inquietanti che, benché accusate da Jugoslavia,
Grecia, Albania, Francia e dagli angloamericani per crimini di guerra, mai
furono processate in Italia o epurate, estradate all’ estero o giudicate dai
tribunali internazionali: piuttosto, tutti loro furono reinseriti negli
apparati dello Stato democratico con ruoli di primo piano, divenendo questori,
prefetti, capi dei servizi segreti, deputati e ministri. Tra coloro che non si
macchiarono di colpe ma che parteciparono al governo fascista e ne condivisero
le idee vi furono ad esempio Giovanni Gronchi, sottosegretario al Ministero
dell’ Industria nel primo governo Mussolini e poi terzo Presidente della Repubblica;
Giuseppe Pella, Vice Podestà della città di Biella e poi secondo Presidente del
Consiglio dei ministri e più volte ministro; Amintore Fanfani, che si espresse
favorevolmente per il Manifesto della razza e le leggi razziali del 1938, poi
padre costituente e Presidente del Consiglio dei Ministri; Aldo Moro, in
gioventù di aperte simpatie fasciste avendo aderito ai Gruppi universitari
fascisti, favorevole al sostegno italiano alla guerra civile spagnola e all’
intervento nel 1940 a fianco della Germania vedendo nel Fascismo il miglior
sistema politico atto a garantire tale integrazione politica, civile e morale,
ovvero cristiana, e poi a sua volta Presidente del Consiglio; Giovanni
Spadolini, dalle giovanili simpatie per il Fascismo repubblichino fino al 1944,
quando lamentò che avesse perso «a poco a poco la sua agilità e il suo
dinamismo rivoluzionario, proprio mentre riaffioravano i rimasugli della
massoneria, i rottami del liberalismo, i detriti del giudaismo», primo
Presidente del Consiglio dei ministri non democristiano. Notevole fu poi il
caso di Giuseppe Pièche, uomo di fiducia di Mussolini e poi di Mario Scelba,
Presidente del Consiglio negli anni Cinquanta. E poi accusiamo la Monarchia di
complicità con il Fascismo, in nome della democrazia tipicamente repubblicana!
Altri personaggi cupi che nella neonata Repubblica divennero assai influenti
venivano dall’ ala dura dei partigiani, come i comunisti Palmiro Togliatti e
Pietro Secchia, di aperte simpatie sovietiche, e Francesco Moranino, capo partigiano
responsabile di svariati delitti ed eccidi, prima tra tutte la strage della
missione Strassera. Molti di loro si erano comportati come terroristi, avevano
compiuto inaccettabili abusi ed eccessi in nome dell’ ideologia rossa,
arrivando anche ad uccidere compagni d’ armi di differente orientamento
politico, trovando poi protezione in svariati Paesi comunisti, come la
Cecoslovacchia o la stessa Unione Sovietica. Tutte cose su cui grandi gruppi
quali l’ Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia tendono opportunamente a
tacere in occasione del 25 aprile…<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEmjpVhjr-ecSaPdF6bwnuSrr4t1iDq739K5dtFvsbBbUgDRsmwvJddOoE7J3SPnzel1pRMLiBRc29-lg3plIGt9JdDV2k8JeWrFA3QC7ZzqmgvYLAZRbJ6z_02QpJWu5QzSsoWPF-X7HudbWwp36nBr1ZrrNy5CLngy6JAuRTCW2ZN7EAEAt3XRWW/s610/IMG_20220604_124537.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEmjpVhjr-ecSaPdF6bwnuSrr4t1iDq739K5dtFvsbBbUgDRsmwvJddOoE7J3SPnzel1pRMLiBRc29-lg3plIGt9JdDV2k8JeWrFA3QC7ZzqmgvYLAZRbJ6z_02QpJWu5QzSsoWPF-X7HudbWwp36nBr1ZrrNy5CLngy6JAuRTCW2ZN7EAEAt3XRWW/s320/IMG_20220604_124537.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo con il Duca Aimone di Savoia;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Il
1 gennaio 1948 venne infine approvata nella Costituzione repubblicana la XIII
disposizione transitoria, abrogata dopo ben cinquantaquattro anni nell’ ottobre
2002: «I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono
ricoprire uffici pubblici né cariche elettive. Agli ex re di Casa Savoia, alle
loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l’ ingresso e il
soggiorno nel territorio nazionale. I beni, esistenti nel territorio nazionale,
degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi,
sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui
beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli.». Una simile
norma ha rappresentato una vera e propria violazione delle regole democratiche
del referendum, nel tentativo di salvaguardare la Repubblica dal pericolo di un
ritorno alla Monarchia, tacciata di aver permesso la soppressione della
democrazia prima, e l’ entrata in guerra poi. Quanto all’ esilio dei Savoia,
peraltro, da qualche anno io faccio sempre notare che la vedova e i quattro
figli di Mussolini vennero tranquillamente lasciati vivere in Italia, senza che
nessuno mai pensasse di rivalersi su di loro espropriandoli dei beni e
obbligandoli a lasciare il Paese come punizione per le colpe del famigliare
defunto: ecco l’ ennesimo esempio dei due pesi e delle due misure tipiche dell’
ipocrisia della mentalità italiana!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Sotto
un aspetto storico, le attuali generazioni di italiani non hanno idea che la
Monarchia subì il Fascismo, che parimenti cercò di moderare, con il Re che contò
sempre sulla lealtà delle forze armate, della burocrazia statale, della magistratura
e della diplomazia benché il Fascismo potesse vantare una certa simpatia ad
ogni livello della società, soprattutto tra la borghesia e la nobiltà che
avversavano il Comunismo. All’ indomani della marcia su Roma del 28 ottobre 1922,
Benito Mussolini ricevette come Presidente del Consiglio incaricato ben trecentosei
voti di fiducia in Parlamento: quelli contrari furono solo centododici, e i
deputati fascisti appena trentacinque. Il Duce salì al potere con una
combinazione tra uso della forza, esibita e minacciata con la mobilitazione
teatrale degli squadristi, e rispetto formale della legge: per assurdo, la
Repubblica ha sempre dato tutta la colpa al Re, omettendo il fatto che i partiti
democratici del tempo, dai popolari ai liberali, votarono tutti la fiducia al
Fascismo. Ventun anni dopo, il 25 luglio 1943, nel pieno rispetto della via
costituzionale Vittorio Emanuele III sostituì Mussolini e pose fine alla
dittatura grazie al voto di sfiducia del Gran Consiglio del Fascismo, massimo
organo del Partito Nazionale Fascista divenuto negli anni il supremo organo
costituzionale del Regno d’ Italia, quando invece in Germania Adolf Hitler era
capo sia dello Stato e che del Governo, ragion per cui nessuno riuscì a
liquidarlo e la Germania, che era una Repubblica dal 9 novembre 1918, finì
distrutta e divisa…<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Le
leggi razziali fasciste furono una vergogna di cui tutto il sistema italiano fu
responsabile, ma occorre ricordare che Vittorio Emanuele, legato al suo ruolo
di sovrano costituzionale, le firmò nel 1938 in quanto già vagliate dai
competenti organi dello Stato secondo l’ iter tipico di un sistema parlamentare.
Lui non era neppure razzista e men che meno antisemita, tanto che il medico di
corte, il dottor Stukjold, era ebreo, come il ginecologo professor Valerio
Artom, medico curante di Sua Altezza Reale la Principessa Maria José, moglie di
Umberto, che il Sovrano nominò barone di Sant’ Agnese nel 1927 e che aiutò a
espatriare in Svizzera. Vanto di Casa Savoia era stato, quasi un secolo
addietro, la concessione per mezzo dello Statuto Albertino dei diritti civili e
politici ai cittadini del Regno, compresi quelli di religione e discendenza
ebraica. Per tali ragioni Vittorio Emanuele non perse l’ occasione per far
presente a Mussolini il proprio dissenso, pur tenuto dallo Statuto alla firma
di quei provvedimenti scellerati e constatando con frustrazione di avere poche
possibilità di opporsi efficacemente, anche tenendo conto del fatto che in quel
momento storico il dittatore era all’ apice della sua popolarità, adorato dalle
masse e tenuto in gran conto all’ estero, e indicato quale «uomo della
Provvidenza» dal Papa. Sulla contrarietà del Re si espresse anche il Conte Galeazzo
Ciano nei propri Diari privati il 28 novembre 1938: «Trovo il Duce indignato
col Re. Per tre volte, durante il colloquio di stamane, il Re ha detto al Duce
che prova un’ infinita pietà per gli ebrei [...] Il Duce ha detto che in Italia
vi sono 20000 persone con la schiena debole che si commuovono sulla sorte degli
ebrei. Il Re ha detto che è tra quelli. Poi il Re ha parlato anche contro la
Germania per la creazione della 4 divisione alpina. Il Duce era molto violento
nelle espressioni contro la Monarchia. Medita sempre più il cambiamento di
sistema. Forse non è ancora il momento. Vi sarebbero reazioni.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">In
seguito, il 9 settembre 1943, dopo l’ accettazione dell’ Armistizio di
Cassibile, dopo un’ iniziale esitazione il Sovrano fu convinto da Pietro
Badoglio, nuovo Presidente del Consiglio succeduto al deposto Mussolini, circa
la necessità di non cadere nelle mani tedesche e di abbandonare Roma per
garantire la sopravvivenza delle istituzioni dello Stato in un luogo sicuro. Si
narra che in un primo momento abbia risposto al capo di Governo: «Sono vecchio,
anche se mi prendono cosa volete che mi facciano?». Badoglio, in seguito,
scrisse: «Ora, se il Governo fosse rimasto a Roma, la sua cattura sarebbe stata
inevitabile e i tedeschi si sarebbero affrettati a sostituirlo con un Governo
fascista ed avrebbero subito provveduto ad annullare l’ armistizio. Bisognava
ad ogni costo evitare questa disastrosa eventualità che avrebbe significato la
completa rovina dell’ Italia.». Il Re, la Corte e il Governo si stabilirono a
Brindisi: in Italia, dunque, e non all’ estero come tanti altri capi di Stato,
ove il Monarca ricevette il riconoscimento internazionale e rappresentò lo
Stato legittimo. Roma non poteva essere difesa con i suoi due milioni di
abitanti, la presenza del Papa, tante opere d’ arte e monumenti storici. Sarebbe
stata certamente una carneficina, e i nazisti, come successivamente dimostrato dalla
strage delle Fosse Ardeatine, non avevano il pregio di porsi troppi scrupoli. La
«fuga» del Re fu quindi un ritocco della propaganda nazista prima, e di quella
antimonarchica poi: quello del Duce verso la Svizzera fu invece un effettivo fuggifuggi,
e dall’ esito notoriamente drammatico e tuttora discusso poiché su di esso
aleggia il sospetto di un ordine di eliminazione fisica impartito da Sir
Winston Churchill al fine di celare adeguatamente i dettagli di una presunta
corrispondenza precedentemente intrattenuta con il dittatore ormai caduto in
disgrazia…<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfHbaf9S9MWB2S0YveHOBAIyNHGYn87YvC5mdm8teXXs8tPJtwu6YY3mjgh7idVz__chSPzkgSvpXd6rq2OV-9LQznunbzc_W138YX0595Y-DOion-Yng7Oa5w-HTCig7_I13KNQAekxBknKiRYLyLBn_Oc6MY91_NQhVoHVtJdxZHTx4asRINmYQL/s813/IMG_20220908_103145.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfHbaf9S9MWB2S0YveHOBAIyNHGYn87YvC5mdm8teXXs8tPJtwu6YY3mjgh7idVz__chSPzkgSvpXd6rq2OV-9LQznunbzc_W138YX0595Y-DOion-Yng7Oa5w-HTCig7_I13KNQAekxBknKiRYLyLBn_Oc6MY91_NQhVoHVtJdxZHTx4asRINmYQL/s320/IMG_20220908_103145.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo con il suo Tricolore;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Che
cos’ è quindi per me il 2 giugno?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Con
una certa amarezza mi vedo costretto a rispondere di considerarlo uno dei più
grandi fallimenti della storia italiana, da cui è scaturito un assetto
istituzionale che ha mancato tutti gli obiettivi che si era posto, primo fra
tutti quello di dare sovranità al popolo e rispettabilità alla nazione. Non v’
è infatti peggiore inganno del credersi sovrani ma di essere asserviti e vedere
il proprio Paese in mano ad una conventicola di grotteschi cialtroni, dai vari
Renzi e i Grillo, ai Di Maio e i Salvini, e così via discorrendo in un lungo
elenco. Il diritto di voto è uno dei più importanti con cui la cittadinanza
esercita quello di espressione, poiché per mezzo di esso si contribuisce alla
conduzione della vita della Patria d’ appartenenza. Consente la sopravvivenza e
la buona salute della democrazia, ma perché ciò avvenga non vi devono essere
intimidazioni o pressioni di alcun tipo. Deve essere spontaneo, e consapevole.
In un contesto come quello a cui si assistette nel 1946 non è possibile
assicurare un esito veritiero e civile. Io che svolgo un mestiere, quello di
autore, in cui l’ espressione è fondamentale, per quanto sia solamente l’
ultimo passaggio dato che è necessario innanzitutto individuare un argomento
degno di interesse, sento molto l’ esigenza di una libera espressione, sia essa
con la parola scritta o magari crociando una preferenza piuttosto che un’ altra
sulla scheda elettorale. Se le elezioni non sono libere ma soggette a pressioni
di qualsivoglia natura e provenienza, allora mi vedo costretto ad affermare che
troverei più onesto vivere in una dittatura che ammette di essere tale piuttosto
che in una democrazia fasulla ove il consenso popolare viene manipolato con la
propaganda e con gli imbrogli di elezioni dall’ esito opportunamente
indirizzato al fine di preservare l’ ordine costituito a beneficio di pochi
oligarchi. A questo proposito faccio sempre l’ esempio delle contraddizioni
della nostra attuale Costituzione, il cui Articolo 139 recita: «La forma
repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.». Dopo quasi
ottant’ anni molto di ciò che la carta costituzionale afferma dal 1948 può e
dovrebbe essere adeguato ai tempi attualmente in corso, magari sbloccandone la
rigidità che in un primo momento poteva essere comprensibile nella necessità di
assicurare il consolidamento dello Stato in quegli anni turbolenti, e comunque
questo particolare concetto di per sé contraddice l’ Articolo 1: «La sovranità
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
Monarchia, malgrado la campagna di criminalizzazione scatenata contro di essa e
la sconfitta militare, non si macchiò di colpe o crimini, e secondo gli stessi
dati ufficiali al referendum raccolse quasi la metà dei voti del popolo
italiano: un risultato certamente non da poco, anzi. Oggi si celebra il capolinea
dell’ immagine pubblica del Belpaese, e mai come in queste ore sento il bisogno
di esibire il mio amatissimo Tricolore!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-80590475279055064802023-05-21T02:38:00.001-07:002023-05-21T05:57:38.819-07:00La passione di uno scrittore per il tè…<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGYpsCYwaLE95jlYXiaTDn9bE6hrHgzDkU_bxUt9kNcSja_g-4HLUjnA33uCcNLD86un1NL9IQsZD0-KlrAyz7sa-751CD8lwatPtycEsW7EMGJJ5xQECFO3OxvEsTcLhAXSd5u4p9YmMCg15bWbhPnfkoJ8S6Ed4pf_V53q0ZtjU94pA3M3pG9rit/s856/IMG_20220304_100740.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="642" data-original-width="856" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGYpsCYwaLE95jlYXiaTDn9bE6hrHgzDkU_bxUt9kNcSja_g-4HLUjnA33uCcNLD86un1NL9IQsZD0-KlrAyz7sa-751CD8lwatPtycEsW7EMGJJ5xQECFO3OxvEsTcLhAXSd5u4p9YmMCg15bWbhPnfkoJ8S6Ed4pf_V53q0ZtjU94pA3M3pG9rit/s320/IMG_20220304_100740.jpg" width="320" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Il
21 maggio 2005 a Nuova Delhi fu istituita dall’ Organizzazione delle Nazioni
Unite la Giornata Internazionale del Tè, nel desiderio di richiamare l’ attenzione
sulle condizioni dei lavoratori nelle piantagioni di camellia sinensis, da cui
la nota bevanda viene ricavata. Il tè è importante non solo come materia prima,
ma anche come patrimonio e principale mezzo di sussistenza dei piccoli
produttori. E’ peraltro la bevanda più consumata al mondo dopo l’ acqua: in
Oriente, ove se ne concentra la produzione soprattutto nelle zone tropicali e
subtropicali, è al centro di un antico e affascinante rituale sociale e
spirituale, in Giappone chiamato Cha no yu. In Occidente si sta ritagliando un
sempre maggiore spazio, tra aumento dei consumi, sale da tè specializzate e
corsi dedicati, tanto che in Italia c’ è persino chi la produce, come Marco Bertona
e il suo Tè Bianco del Verbano. Nella cultura occidentale si è persino
ritagliata un grande spazio nella letteratura, nei grandi romanzi realisti specialmente.
Giacomo Ramella Pralungo, autore di fantascienza e articolista di temi storici
e culturali, ne è notoriamente un estimatore, e non ha mancato l’ occasione di
riflettere sul senso e l’ apprezzamento di cui il tè gode.</i></span></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"></p><div style="text-align: right;"><br /></div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgliN3r3R-K_Bf30xUXeHTXyBXhobaH22uCKRd8qWC9o1L5NIOIYMF3Kiat0Qm2q3Psl97Y1M2NTzklQbffzRaJevGMx5IrXguGMGLPTsLrhhuC5sy4CH6zivpIQ3AWO92MjVYDNKCdeVcN1jStdIUyc3hr9qMPc34jrm5M1XZ8UWM318rggaWInL_n/s813/20220507_172427.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgliN3r3R-K_Bf30xUXeHTXyBXhobaH22uCKRd8qWC9o1L5NIOIYMF3Kiat0Qm2q3Psl97Y1M2NTzklQbffzRaJevGMx5IrXguGMGLPTsLrhhuC5sy4CH6zivpIQ3AWO92MjVYDNKCdeVcN1jStdIUyc3hr9qMPc34jrm5M1XZ8UWM318rggaWInL_n/s320/20220507_172427.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il tè del tatdo pomeriggio di Giacomo;</td></tr></tbody></table><p></p><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Giacomo
ci guida tutto contento in salotto, ove il tè è servito: «Bevanda meno
arrogante del vino, non egocentrica quanto il caffè e non così innocua quanto
il cacao, il tè è originario della Cina meridionale. La ricorrenza di oggi
vuole essere un modo per sottolineare il suo ruolo nello sviluppo sostenibile e
nella conservazione della biodiversità, con una certa attenzione al sostegno
dei piccoli produttori e ai possibili vantaggi per tutti, dal campo alla tazza.
La sua produzione e lavorazione costituiscono i principali mezzi di sussistenza
per milioni di famiglie nei Paesi in via di sviluppo, ma a dispetto del suo
contributo necessario allo sviluppo rurale, alla lotta alla povertà, alla
conservazione della biodiversità e alla nutrizione, il suo settore rimane
esposto a una serie di sfide come l’ impatto di condizioni climatiche avverse,
l’ accesso ai mercati per i piccoli produttori, la mancanza di trasparenza e la
sostenibilità della catena del valore del tè.». Sorseggia lui stesso un po’ di
tè, domandando se abbiamo mai visto una piantagione di tè a terrazze: «Io amo
osservarne le fotografie, e un giorno vorrei tanto visitarne una di persona. Il
verde ovunque, l’ infinita ripetizione di linee serpeggianti che delimitano i
gradini ricoperti di camellia sinensis, la sensazione che il mondo inizi e
termini lì, l’ assenza di orizzonti che non siano altre montagne ricoperte di
tè: forse è da questo che deriva la meditazione, l’ elevazione dell’ io oppure
dello spirito, ammesso che siano due cose distinte, e la riconquista del
gioiello della vita. Tutte cose a noi lontanissime, eppure reali e presenti.».
La camellia sinensis era ben nota fin dall’ antichità nella botanica e nella
medicina, e le si attribuivano importanti proprietà terapeutiche come quella di
offrire sollievo alla fatica, allietare l’ animo, rafforzare la volontà e
guarire problemi di vista. Talvolta le sue foglie venivano somministrate per
uso esterno, sotto forma di impacchi, per alleviare dolori di origine
reumatica. In ambiente religioso, ove trovò una funzione tuttora portata avanti
soprattutto nei monasteri buddhisti cinesi e giapponesi, le foglie della sua
pianta venivano considerate un ingrediente fondamentale di quell’ elisir di
lunga vita invano bramato dai maestri taoisti. Durante la metà del Cinquecento,
i primi missionari cristiani, i gesuiti, arrivarono in Giappone e provarono da
subito una forte ammirazione per la pratica del tè, che fece il suo ingresso in
Europa attorno alla metà del Seicento e divenendo apprezzato su vasta scala,
anche popolare, durante l’ Ottocento, durante il regno di Vittoria del Regno
Unito, prima Imperatrice d’ India.<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajfmepVnMAHMR2nsdUuH6u9XKDqYs6Zvh2AqP0KIohBEImnmHKm9IvqxA9X6McEuBscQbmww8qlx-Tzfn2HEUIrvMnUP14HuI1xieacnjgd3A36INDHTbFfRiduRQolJwNzgRXmRlvDnpLYN0xy_rQEnowFkmwPsUMSTbHeCKX2yi_expMrVeHvPr/s813/IMG_20220507_090325.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajfmepVnMAHMR2nsdUuH6u9XKDqYs6Zvh2AqP0KIohBEImnmHKm9IvqxA9X6McEuBscQbmww8qlx-Tzfn2HEUIrvMnUP14HuI1xieacnjgd3A36INDHTbFfRiduRQolJwNzgRXmRlvDnpLYN0xy_rQEnowFkmwPsUMSTbHeCKX2yi_expMrVeHvPr/s320/IMG_20220507_090325.jpg" width="320" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Alla
domanda su come abbia scoperto il tè, lo scrittore risponde che fu all’ età di
otto o nove anni, quando alle 16:00 sua madre glielo preparava per merenda con
qualche biscotto: «Quest’ abitudine non durò particolarmente a lungo, ma fu
allora che mi accorsi che mi piaceva. Nel 2006, a ventidue anni, mi trasferì in
Ghana, Africa occidentale, ove vissi per i successivi quindi anni e in quel
periodo presi la consuetudine di berlo ogni giorno. Usanza che preservo
tuttora. Mi piace addolcirlo soprattutto con lo zucchero di canna oppure con il miele. A poca distanza da casa mia vi è un apiario che mi piace osservare durante le mie passeggiate, e trovo che le api ci facciano davvero un grandissimo dono con la loro proverbiale operosità!». Gli chiediamo qual’ è il tè che ama di più, e lui cita il Darjeeling,
l’ Earl Grey, il Prince of Wales e il tè verde: «Il tè Darjeeling, originario
del Bengala occidentale, è tradizionalmente considerato il più pregiato dei tè
neri, soprattutto in Gran Bretagna e nelle sue ex colonie. L’ Earl Grey è una
miscela realizzata con i migliori tè neri provenienti da piantagioni
selezionate in tutto il mondo e aromatizzata con l’ olio estratto dalla scorza
del bergamotto. Il tè Prince of Wales Tea, dedicato a Re Edoardo VIII del Regno
Unito nel 1921, quando ancora era erede al trono come Principe di Galles, è
realizzato con i più pregiati tè neri provenienti dalle province della Cina
centrale e meridionale, ha un profumo intenso e un sapore leggero e delicato,
in cui si percepiscono note fruttate e un lieve sentore di cacao. Il tè verde è
invece una variante ottenuta con foglie che durante la lavorazione non
subiscono l’ ossidazione, e per tradizione è considerato in grado di apportare
i migliori benefici alla nostra salute.». Che cosa lo affascina di più del tè,
a parte il sapore? «Thích Nhất Hạnh, monaco buddhista e poeta vietnamita venuto
a mancare il 21 gennaio 2022</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">, disse che bevendo il tè si bevono nuvole.»
risponde «Vale a dire che tutto è in relazione con tutto, ogni cosa è dipendente
dalle condizioni causanti. Una tazza di tè che arriva sul nostro tavolo e che
noi beviamo dipende da una serie di fattori concomitanti: una pianta, la terra,
la pioggia e il sole, un agricoltore che coltiva la piantagione, un certo tempo
per permettere alle foglie di crescere e maturare, qualcuno che le raccoglie,
qualcun altro che le fa essiccare, appassire, ossidare, ammassare, fermentare e
maturare per poi impacchettarle e portarle al mercato, qualcuno che prima di
noi non compra il pacchetto, e noi che arriviamo dopo e lo scegliamo. Ciascuna
di queste condizioni è a sua volta determinata da numerose altre che la
precedono, e determineranno le infinite altre che la seguiranno. Peraltro,
secondo il Buddhismo, come ogni altra cosa il tè è tale per differenza da tutto
ciò che non è tè. Non è tè o altro, ma perché noi da un lato lo mettiamo in
relazione al nostro concetto di tè e dall’ altro al nostro concetto di non tè. Dunque,
tutto è una relazione, nella quale noi controlliamo ben poche cose!». Secondo
la filosofia Zen, prosegue, per godersi a dovere il tè bisogna essere calati
nel presente. Solo nella consapevolezza del presente le mani possono sentire il
piacevole calore della tazza, assaporare l’ aroma, sentire la dolcezza e apprezzare
la delicatezza: «Se sei preso dal passato o dal futuro, perdi del tutto il piacere
del tè. Anzi, guaderai nella tazza e il tè non ci sarà neanche più. Con la vita
vale lo stesso identico principio.».</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Con
questo spirito, prosegue dicendo che ama molto i prodotti della Dilmah, una
delle aziende di tè più importanti al mondo il cui amministratore delegato, Dilhan
Fernando, intende una ditta come servizio umano, puntando su un commercio etico
che sostenga l’ economia e l’ agricoltura locali: poiché ogni azienda di
successo ha un’ influenza sulla comunità dove opera, sui suoi clienti e sull’
ambiente, il suo lavoro deve cercare di cambiare in meglio le vite umane.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Dopo
qualche istante di silenzio, aggiunge che questa bevanda si è ritagliata un
notevole spazio nella letteratura, soprattutto nei grandi romanzi realisti, ma
non solo: «Il momento in cui si beve il tè assume un significato culturale e
simbolico nello stesso tempo. Fin dall’ inizio del Novecento rappresenta un
rito così importante da consacrare un intero momento della giornata come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’ ora del tè</i>. Un rito di certo non
legato a un momento di meditazione e di ricerca individuale come in Cina e
Giappone, bensì a un momento in cui si esprimono abitudini e costumi di
società.». All’ interno delle opere della letteratura classica ci sono numerosi
riferimenti a questa bevanda, che assume valore sempre diverso. E’ sinonimo di
intensità, piacere, tradizione e condivisione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Alla
combinazione di tè e letteratura si è dedicata Eileen Reynolds in un articolo
intitolato «Tea: a Literary Tour» e pubblicato nel 2010 sul The New Yorker. Nella
letteratura britannica il tè è l’attore non protagonista più ricorrente se si
pensa, ad esempio, ai romanzi delle sorelle Brontë, di Charles Dickens o Jane
Austen. Talmente frequenti sono i riferimenti nelle scene di quest’ ultima
autrice, che Kim Wilson ha pubblicato un libro al riguardo, «Tea with Jane
Austen». L’ opera in cui l’ ora del tè assume il ruolo più iconico e memorabile
è il romanzo fantastico «Alice nel Paese delle Meraviglie» di Lewis Carroll. Al
di là dell’ impiego letterario, cvi fu un autore britannico per cui il tè era
una vera e propria cerimonia, un insostituibile rito quotidiano: il giornalista
e attivista politico George Orwell, noto per i romanzi «1984» e «La fattoria
degli animali». Nel 1946 pubblicò un articolo, intitolato «A nice cup of tea»,
in cui descrisse la sua personale ricetta per una tazza di tè perfetta,
articolata in non meno di undici punti essenziali.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Eppure,
non si può parlare del tè senza pensare alla famosa cerimonia di cui è oggetto
in vari Paesi asiatici, soprattutto il Giappone.» prosegue Giacomo finendo di
bere «E’ al centro di una vera e propria attività culturale, un rito in cui
attraverso forme e gesti ben precisi in cui la bevanda si prepara e si degusta,
accompagnando il processo a pratiche meditative e spesso religiose. Le cerimonie
del tè differiscono da Paese a Paese per norme, metodi e principi. Indica il
processo di preparazione, presentazione e degustazione del tè ruotanti
saldamente attorno ai valori di rispetto, armonia, purezza e tranquillità che avvolgono
tutto il rituale, dal rapporto tra coloro che prendono parte alla cerimonia a
quello con gli accessori che servono alla preparazione, e infine a quello con
il cibo che viene consumato.». Nel Buddhismo Zen, la forma più famosa per
eccellenza del Buddhadharma giapponese, si dice che si può incontrare un intero
universo bevendo una tazza di tè: questo avviene con l’ immersione totale nel
qui ed ora e partecipando del tutto alla cerimonia con un cuore libero da
sentimenti di egoismo. Si dice, peraltro, che il tè è il tè e lo Zen è lo Zen,
sebbene appassionati di tè e seguaci dello Zen siano interessati sia all’ uno
che all’ altro. I monaci Zen giapponesi vedono il tè come un ottimo strumento
capace di tenere desta la mente e quindi di prolungare la meditazione. Si
racconta persino che il monaco indiano Bodhidharma, XXVIII patriarca del
Buddhismo indiano secondo la tradizione Chán e Zen che raggiunse la Cina nel
526 dopo Cristo, mentre sedeva in meditazione fu colto dal sonno e al suo
risveglio si tagliò le palpebre che caddero a terra, misero radici e
germogliarono: la pianta che crebbe da esse fu la prima del tè, simbolo e causa
dell’ eterna insonnia. Sempre nel Buddhismo Zen, la tazza di tè viene
utilizzata come parabola. Nan-in, un maestro giapponese del Perido Meiji, tra
il 1868 e il 1912, ricevette la visita di un professore universitario
statunitense che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen, e appena
ricevuto gli pose numerose domande, una dopo l’ altra. Nan-in servì il tè in
rigoroso silenzio, colmò la tazza del suo ospite continuando però a versare. Il
professore guardò meravigliato il tè che traboccava, poi non riuscì più a
contenersi dicendogli che era già piena. Nan-in, sorridendo, rispose
benevolmente ma fermamente che esattamente come quella tazza il professore era
ricolmo delle sue opinioni e congetture: gli sarebbe stato impossibile spiegargli
lo Zen se prima non avesse vuotato la propria tazza. Siamo infatti abituati a
guardare il mondo non con i nostri reali occhi, ma con l’ occhio della
convinzione che ci siamo costruiti negli anni. <o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4GekcFkISg3AbZiqcKrOwQqkN02l_wB9aF9miGLSiKe7zN_nqRrndS3TRtiP1j00E502uxEaHEMwu7DjItCKORfJmOhnT4OkLHsO_q_hXfj71zVEpmlk691EXyQmj7IKUmc_-8s6mK8-mH3sUPaUVjN4o4aK3SjoTNgcADYWwoL9Nzw_8vB734iJj/s813/IMG_20220510_170106.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4GekcFkISg3AbZiqcKrOwQqkN02l_wB9aF9miGLSiKe7zN_nqRrndS3TRtiP1j00E502uxEaHEMwu7DjItCKORfJmOhnT4OkLHsO_q_hXfj71zVEpmlk691EXyQmj7IKUmc_-8s6mK8-mH3sUPaUVjN4o4aK3SjoTNgcADYWwoL9Nzw_8vB734iJj/s320/IMG_20220510_170106.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un apiario nella zona dove Giacomo vive;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Recenti
studi scientifici hanno inoltre evidenziato che l’ abituale consumo di tè porta
enormi benefici alla salute, che Giacomo ha valutato attentamente: «E’ ricco di
antiossidanti in grado di contrastare i radicali liberi responsabili dell’ invecchiamento
e fondamentali nella prevenzione di alcune malattie cardiovascolari. E’ una
bevanda infinitamente preziosa per la nostra salute. Studi sempre più
aggiornati dimostrano ormai in modo inequivocabile che, specie quello verde,
riduce pressione e colesterolo, diminuisce il rischio di ictus, previene alcuni
tumori come ad esempio quello al colon. Inoltre aiuta la digestione e rafforza
i denti. In una parola, come dicono i cinesi: il tè allunga la vita. Uno dei
modi migliori per beneficiare al meglio delle sue proprietà è addolcire la
tazza con il miele, più naturale e senza controindicazioni, piuttosto che con
lo zucchero. La dose raccomandata per avere i massimi benefici è di tre tazze
al giorno, possibilmente a digiuno: l’ efficacia è assai maggiore.». Peraltro,
aggiunge, uno studio pubblicato sulla rivista Aging suggerisce che sorseggiare
una tazza di tè in modo regolare potrebbe avere effetti benefici sulla
struttura del nostro cervello: «L’ indagine, a cura di una squadra internazionale,
si è avvalsa di un gruppo di volontari le cui abitudini sono state inizialmente
valutate tramite un questionario. Una volta divisi i bevitori regolari di tè
dai non regolari e dai non consumatori, tutti i partecipanti sono stati
sottoposti a risonanza magnetica, per documentare eventuali differenze all’ interno
della scatola cranica. Si è così scoperto che gli amanti del tè possono contare
su una minore asimmetria nelle connessioni presenti nei due emisferi del
cervello. Le reti neurali sono sviluppate in modo piuttosto simile su entrambi
i lati, con l’ ulteriore evidenza di connessioni robuste nelle aree del
cervello coinvolte nei processi di pianificazione e relazionali. Si può quindi
azzardare l’ ipotesi che l’ ottimizzazione delle strutture cerebrali innescata
dal tè renda il cervello più efficiente, e ne rallenti pure il deterioramento. Alcuni
esperti osservano inoltre che la propensione a consumare molta teina potrebbe
andare a braccetto con altri fattori in grado di influenzare la salute dei
neuroni: ad esempio, le persone socievoli potrebbero passare l’ ora del tè in
compagnia amici e parenti, cosa che influenzerebbe già da sé e ampiamente in
positivo l’ impalcatura del cervello.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Chiediamo
a Giacomo se c’ è una forma di tè che vorrebbe provare, e lui ridacchiando
risponde prontamente: «Il tè tibetano. E’ molto lontano dal classico tè indiano
o cinese. Si tratta infatti di una miscela di foglie di tè con sale,
bicarbonato e burro di yak, il famoso bovino tibetano simile ad un grosso toro
ma con pelo più folto e lungo. Il tutto è mescolato in un cilindro di legno.
Non importa dove si è diretti: in Tibet ci sarà sempre una tazza bollente ad
accogliere l’ ospite come segno di benvenuto, un compagno amichevole per nomadi
e viaggiatori.». Parlando di tè, il burro non è la prima cosa che viene in
mente agli occidentali, ma i tibetani amano aggiungerne in buone dosi, perché
l’ alto contenuto di grassi è perfetto per la vita in alta quota e per
contrastare il freddo dell’ altopiano himalayano, tra i quattro e i cinquemila
metri di quota. Secondo la tradizione, ci racconta lo scrittore, gli ospiti non
devono mai bere tutto il tè dalla tazza, dovendo lasciarne un po’ per far
capire al padrone di casa che ne desidera ancora. Quando non se ne vuole più,
si può versare il tè rimasto in una coppa apposita sul pavimento, ma mai prima
della terza o quarta tazza, per non apparire scortesi: «Alcuni conoscenti che
nel gennaio 2011 incontrai all’ Istituto Lama Tzong Khapa, in provincia di
Pisa, dopo un loro viaggio tra India del nord e Nepal, ove vissero con molti
tibetani, mi dissero che per la bocca di un occidentale il tè tibetano risulta
disgustoso. Eppure, i tibetani arrivano a berne dalle quaranta alle sessanta
piccole tazze al giorno, per la nutrizione e l’ idratazione, dopo i pasti,
durante le preghiere o semplicemente durante le conversazioni tra amici e
familiari.».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-75413972406314661242023-05-08T23:15:00.000-07:002023-05-08T23:15:08.928-07:00La stima di Giacomo per il professor Barbero<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz-QFj9IV8bQsmDrNzWowkEIqeZ2Ae5eYu3X5kaPhPPoaKpm7AhRolTCk5SwfNaIuSm7OmossZiijNfIyeMgGeHcN-m-WYqRtQWZOKPLtKCD3Effc8DsfHIImhIt9VqMFzWtTKsn6NTU2RxJwemthSCGUpKvHDqLhvfMJUZo99kukGNN_Trpc2f2WB/s2048/344158094_3615294215368975_2593711929698154967_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz-QFj9IV8bQsmDrNzWowkEIqeZ2Ae5eYu3X5kaPhPPoaKpm7AhRolTCk5SwfNaIuSm7OmossZiijNfIyeMgGeHcN-m-WYqRtQWZOKPLtKCD3Effc8DsfHIImhIt9VqMFzWtTKsn6NTU2RxJwemthSCGUpKvHDqLhvfMJUZo99kukGNN_Trpc2f2WB/s320/344158094_3615294215368975_2593711929698154967_n.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella e il prof. Barbero;</td></tr></tbody></table><br /><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Giacomo
Ramella Pralungo, autore di romanzi di narrativa fantascientifica e di articoli
di storia, cultura e scienza, in virtù della sua antica passione per la storia
che lo porta a definirsi «storico dilettante», è un ammiratore del professor
Alessandro Barbero, docente di Storia medievale presso l’ Università del
Piemonte Orientale di Vercelli. Dopo alcuni contatti via posta elettronica, i due
si sono personalmente incontrati sabato 29 aprile 2023 alla Libreria
Giovannacci di Biella, la città di Giacomo, in occasione della presentazione di
«Brick for stone», romanzo in cui il popolare insegnante racconta l’ 11
settembre 2001 mischiando realtà storica e invenzione letteraria.<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">La
seguente pubblicazione è ricavata da una conversazione che Giacomo ha avuto
alcuni giorni dopo in proposito, nella quale ha commentato la figura
rappresentata da questo grande studioso, che negli ultimi anni ha acquisito una
notevole popolarità su Internet grazie all’ abilità divulgativa in una serie di
conferenze e lezioni trasmesse su YouTube, che hanno guadagnato centinaia di migliaia
di visualizzazioni.</span></i><o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXORwfYo9b_1lrSEsa0le0Z1LJvXF8KyRrLSarbWUhmiYw1KT1_XhZ623UYCXNHqZWtgqmrIV51P30R8u7OXtKMfB1-bhY_zIzg55E0tVm5r3Y_xwIKfo-K3PRXlnPy6BhKCB5w7HbdewGxQzMayUpWKZhQp9SBcTXz1G40tipegEJI6kV_PyKZYWo/s1440/275187746_1594175224300547_4285281130407764133_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1440" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXORwfYo9b_1lrSEsa0le0Z1LJvXF8KyRrLSarbWUhmiYw1KT1_XhZ623UYCXNHqZWtgqmrIV51P30R8u7OXtKMfB1-bhY_zIzg55E0tVm5r3Y_xwIKfo-K3PRXlnPy6BhKCB5w7HbdewGxQzMayUpWKZhQp9SBcTXz1G40tipegEJI6kV_PyKZYWo/s320/275187746_1594175224300547_4285281130407764133_n.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">In
una civiltà alla rovescia come questa, come mia madre la definì poco prima di
morire con la raccomandazione di non stupirmi più di tanto di ciò che avrei
visto, in cui più una persona è scombinata e volgare e più gode di stima e
visibilità, è bello constatare che qualcuno che ancora disponga di intelligenza
e preparazione riesca a farsi notare e a godere di un certo peso e successo. Il
professor Barbero è una persona veramente notevole, dotato di una grandissima
conoscenza e abilità comunicativa, potrebbe infatti parlare per una vita intera
di argomenti vasti e sfaccettati in modo semplice e diretto, molto coinvolgente
e con vivo entusiasmo, che riesce a trasmettere in chi lo ascolta. Non avevo
mai visto un insegnante e un conferenziere simile, prima di lui. Si trova
perfettamente a suo agio nel raccontare la storia in un’ aula universitaria
esattamente come in televisione, nei convegni che diventano episodi di
contenuti audio diffusi via informatica, e anche scrivendo, come se la storia
non fosse altro che un grande romanzo. Come lui stesso ha affermato: «L’ unica
differenza tra noi storici e i romanzieri è che loro possono inventare.». Il
dubbio che i libri di storia siano scritti in forma opportunamente ritoccata,
come nel contesto narrativo, è ragionevole e anche piuttosto antico, si pensi
al detto secondo cui la storia viene scritta dal vincitore. Anche in tempi più
recenti, grandi storici del Novecento come Marc Bloch non hanno mai avuto paura
di una scrittura non accademica, soggettiva. In narrativa, gli autori sono
assolutamente liberi, ma chi si occupa di storia si gioca tutto in tema di
verificabilità. Oggi siamo nell’ epoca della propaganda politica, che si
ripercuote anche nella trasmissione della memoria storica, e delle notizie
fasulle, delle pseudonotizie e del negazionismo e revisionismo, e le sue
lezioni sono una delle poche certezze di cui disponiamo: in questo momento
abbiamo più che mai bisogno di sapere le cose così come sono andate, e lui resta
saldamente ancorato al fondamento della verificabilità, la possibile verità sui
fatti. Il professore è uno che fa ipotesi, tenta di seguire vie coerenti escludendo
quelle che paiono improbabili ed evidenziando ciò che alla fine è il lavoro
dello storico, il processo della sua scrittura: sebbene non esatta come la
matematica, la storia resta una scienza, e come tale si basa sulla deduzione
data dall’ osservazione degli elementi a disposizione, in una continua analisi
in cui le conclusioni possono continuamente essere confermate oppure smentite e
superate da ulteriori scoperte, mettendo a confronto le voci e le idee di
quelli che hanno provato, prima di lui, a interpretare il passato, nel
tentativo di capire dove possa nascondersi la verità dei fatti. Il dovere dello
storico è comunicare al lettore questo principio. E’ illuminante per noi avere
ben chiaro di quanto viviamo in mezzo a ipotesi, valutazioni e interpretazioni,
anche soggettive.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Fin
da bambino sono sempre stato un grande ammiratore di Piero Angela e, mentre
vivevo in Ghana, dal 2009 in poi ogni venerdì sera in agosto seguivo su Rai
Internazionale il programma «Superquark», in cui vidi il professore per la
prima volta. La sua personalità e il suo stile mi impressionarono dal primo
momento, essendo così familiari, spontanei e cordiali. Ascoltandolo, dopo
appena pochi istanti si ha la sensazione di comprendere a fondo ciò che spiega,
riflettendo su che cosa sia veramente la storia e come ne venga trasmesso il
ricordo. Dal 2014 in poi ho avuto l’ occasione di scrivergli via posta
elettronica per domandargli aiuto in alcune ricerche, che in seguito sono state
alla base di alcuni miei libri e articoli, e mi è stato veramente utile. Mi ha
sempre risposto in breve tempo e con molta gentilezza, oltre che con la
proverbiale chiarezza e piacevolezza. Nel 2017, poi, assistetti alla
presentazione di «Caporetto», di cui acquistai una copia sebbene in quell’
occasione non mi fu possibile restare fino alla fine richiedendogli una dedica.
Solo ora ci sono riuscito, dopo oltre cinque anni! Fu comunque un gran piacere
sentirlo mentre descriveva lo scenario in cui maturò la famigerata disfatta
italiana durante la Grande Guerra, in cui combattemmo contro un Impero antico e
multietnico ormai sulla via del crepuscolo: l’ Italia era ancora un Paese
arretrato e contadino, e i limiti delle forze armate combaciavano con quelli della
stessa nazione, la distanza sociale tra soldati e ufficiali era notevole, e si
preferiva affidare il comando dei reparti a giovani diciannovenni di classe
borghese piuttosto che promuovere i sergenti, contadini e operai che avevano
imparato il mestiere sul campo. Tra ufficiali e soldati non vi era peraltro una
comunicazione, con tutti i limiti pratici che ne derivavano. I nostri ragazzi
in trincea erano un esercito in cui nessuno voleva prendersi responsabilità, e si
aveva paura dell’ iniziativa personale tanto che la notte del 24 ottobre 1917,
con i telefoni interrotti dal bombardamento nemico, molti comandanti di
artiglieria non osarono aprire il fuoco senza avere ricevuto l’ ordine dai
piani alti. Eravamo un Paese retto da una classe dirigente di linguacciuti da cui
erano scaturiti generali che emanavano circolari in cui esortavano i soldati a
battersi fino alla morte, credendo di aver risolto in tal modo tutti i
problemi. Personalmente, io temo che noi oggi non siamo cambiati mica tanto! La
scorsa estate 2022 mi ha visto impegnato nella Passione di Sordevolo come
comparsa e come attore, ero infatti soldato del Tempio di Gerusalemme e
Marsaglia, il fabbro ferraio che inchioda Gesù alla croce. Quando avevo i due
ruoli insieme avevo giusto il tempo di cambiarmi dietro le quinte. La sera in
cui venne ad assistere allo spettacolo, dopo aver visitato il museo in paese
nel pomeriggio, io ero impegnato in entrambi i ruoli, ed è stato un vero
privilegio per me, un bel regalo che la vita mi ha fatto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Nei
giorni scorsi, con la presentazione di «Brick for stone», ho finalmente avuto
la possibilità di presentarmi di persona e di ringraziarlo per l’ aiuto che mi
ha prestato alcuni anni fa, e di esprimergli apprezzamento e stima per la sua
preparazione e capacità espositiva. Persone come lui sono veramente speciali, e
hanno bisogno di sapere che ciò che fanno a nostro beneficio viene
positivamente recepito da noi tutti. Trovo molto importante che sentano la
conferma che il loro impegno dia i suoi frutti.<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9xiMXuyIj2hPXVbVJdyHJQ9D6KX0FTy0yeuqdZ8NDce6_8WSE9YKpuZsKTIVpuoR64wIbS1rkFJHvYNAEMSODnghqMc1CSmwfHPiwE90xl8qdRixEqM5yUpXq3FYHzVPdTV8pzW8f1aLu9duO60oo-8Zl0CuDPj5wVseuBBmarTx80ONjR-u92c8q/s474/OIP.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="266" data-original-width="474" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9xiMXuyIj2hPXVbVJdyHJQ9D6KX0FTy0yeuqdZ8NDce6_8WSE9YKpuZsKTIVpuoR64wIbS1rkFJHvYNAEMSODnghqMc1CSmwfHPiwE90xl8qdRixEqM5yUpXq3FYHzVPdTV8pzW8f1aLu9duO60oo-8Zl0CuDPj5wVseuBBmarTx80ONjR-u92c8q/s320/OIP.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Una
delle cose per cui maggiormente apprezzo il professor Barbero è l’ attenzione
che presta al tema delle false notizie. Lui dice sempre che esistono fin dall’
inizio della nostra storia, solo noi siamo convinti che siano una novità dei
tempi moderni. A suo dire, si trattano soltanto di una versione attuale delle
antiche leggende: se da una parte c’ erano quelle che nascevano in maniera
spontanea, come le storie su dei, orchi, streghe e personaggi fantastici, dall’
altra c’ erano quelle costruite pezzo dopo pezzo per uno scopo ben preciso. La
propaganda politica era una tecnica comprovata già nell’ antica Roma: inventare
un episodio o ritoccarlo a seconda dei propri interessi o della parte di popolo
che si voleva convincere, specie in occasione delle votazioni, era una pratica abituale.
Spesso noi non sappiamo affatto come sia andata la storia. Chiunque, già in quarta
elementare, ha studiato che Costantino fu quel particolare imperatore che
cristianizzò l’ Impero, ponendo fine alla crudeltà delle persecuzioni e aprendo
la strada a venti secoli di storia durante i quali Stato e Chiesa sono andati
avanti in armonia a seguito della famosa battaglia di Ponte Milvio, che vide Costantino
sconfiggere Massenzio: si racconta che durante lo scontro in cielo apparve la
croce e la scritta «In hoc signo vinces», ossia «Sotto questo segno vincerai». Chiaramente,
questo particolare è una validissima aggiunta propagandistica, per quanto
fantasiosa. Se dopo la battaglia avesse deciso di rimanere pagano, quasi
certamente in tutto il mondo si sarebbe detto di come l’ imperatore fosse stato
aiutato dagli dei anziché dalla strana e misteriosa divinità ebraico cristiana.
Costantino ha regnato sia sui cristiani che sui pagani e non è stato affatto
intollerante con questi ultimi, retaggio della precedente religiosità classica:
ci sono tracce di discorsi pubblici dell’ epoca stessa in cui i non cristiani
imputavano il risultato all’ intervento delle loro divinità. Insomma, chi
costruisce le pseudonotizie oggi ha soltanto imparato la lezione dei maestri
del passato, non abbiamo inventato nulla di nuovo, c’ è solo una grande
differenza: mentre noi le affidiamo a Twitter o ai giornali, per poi vederle
passare dopo un giorno, una settimana, un mese o un anno per poi dimenticarle, gli
architetti delle bufale dei tempi andati pensavano in termini più lunghi, a
come fare affinché venissero ricordate per secoli e secoli nel futuro, e furono
in grado di far arrivare i loro falsi miti fino a noi, e con conseguenze non da
poco, soprattutto se consideriamo agli strumenti che avevano allora!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Il
modo di porsi pacato del professor Barbero, da solo, non basta a spiegare la
sua popolarità. All’ interno delle sue conferenze, infatti, non si limita a
raccontare la storia. Presenta agli spettatori le fonti, interpretandole e
dando loro anche un tocco di teatralità in modo da renderle apprezzabili anche agli
occhi di chi non ha mai affrontato la storiografia fuori dalle mura scolastiche.
Un livello di narrazione che non dimentica il lavoro e la fatica compiuta dallo
storico, ma che anzi sceglie di introdurla al grande pubblico. La fonte,
quindi, rimane centrale nella sua narrazione quanto nella scienza storica
tradizionale. L’ interpretazione della fonte può essere visto in maniera differente,
tra quella dello storico, che contestualizza il documento e ne comprende le sue
finalità e la sua origine, e quella del divulgatore, che non esita mettere un
po’ di teatro nell’ esporre una testimonianza del passato. Ricorda che il
presente non è altro che una continuità con il passato, e consegna dignità al
ruolo dello storico e al suo lavoro, mostrando come la nostra stessa vita, gli
eventi che viviamo tutti i giorni, siano parte di qualcosa di più grande. Ed è
proprio qui che ha luogo il grande merito di questo singolare e geniale
divulgatore: rende la storia e i suoi mezzi di ricerca qualcosa di presente, di
attuale. Viviamo in un mondo dove le voci corrono incontrollate e diventa sempre
più difficile per le persone come noi distinguere una notizia vera da una
falsa. Il «popolo della rete» sembra non essere più capace di riconoscere il
vero dal falso e spesso accetta passivamente questa diffusione incontrollata
delle false notizie. In un simile contesto la figura di questo professore
assume una notevole importanza: quella di una persona dotata del sapere
necessario per indagare una fonte. Non solo quella storica, ma anche quella attuale.
Un esercizio che dona nuova importanza alla disciplina storiografica, quindi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">In
questo, l’ operato del professor Barbero ci porta in una dimensione nuova della
storia, un mezzo che ci permette di acquisire competenze anche per la vita di
tutti i giorni. Tocca di conseguenza a noi utilizzarla secondo la nostra
coscienza, allo scopo di riportare i fatti non solo al centro della narrazione
storica, ma anche della vita quotidiana. Ogni volta che sentiamo qualcosa, ad
esempio, anche un semplice pettegolezzo, dovremmo imparare a chiedere: «Ma tu
come l’ hai saputo?».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVC_4d8Nw9pQThSYikmkeB_cvjH5FtN_LRLzOfvk18uPPZ0Xxfd9yVFyj0GfxuDvrvzv9WcaPwB1T2VYHshafP0vbqWifQ9UwkFh8M32V2D1ADb6Zl8pHYU1uK5JCXK_f1MgUTHQz22kuo5t1cD-AJpEHA7BOPol7GMXrrzV8tqY1Tl2uwamtRIX_a/s2560/IMG_20230507_152147.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="2560" data-original-width="1920" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVC_4d8Nw9pQThSYikmkeB_cvjH5FtN_LRLzOfvk18uPPZ0Xxfd9yVFyj0GfxuDvrvzv9WcaPwB1T2VYHshafP0vbqWifQ9UwkFh8M32V2D1ADb6Zl8pHYU1uK5JCXK_f1MgUTHQz22kuo5t1cD-AJpEHA7BOPol7GMXrrzV8tqY1Tl2uwamtRIX_a/s320/IMG_20230507_152147.jpg" width="240" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">L’
atteggiamento pratico e veritiero del professore mi riporta al Buddhismo,
particolare filosofia orientale che molta importanza ha avuto nella mia vita e
che tuttora continua ad affascinarmi. Gli insegnamenti alla base di tutte le
scuole vengono trasmessi per mezzo di ciò che viene chiamato lignaggio, che
equivale ad una precisa linea di diffusione basata sul passaggio da maestro a
discepolo e atta proprio a certificarne la provenienza e la validità,
dimostrata dalla realizzazione incarnata dal maestro saggio. Al tempo stesso, nel
Nobile Ottuplice Sentiero, la via spirituale basata su un’ esistenza virtuosa che
conduce alla cessazione della sofferenza esposta nel Discorso di Benares, il Buddha
Śākyamuni stesso parlò di «retta parola», cioè l’ assunzione di responsabilità
di ciò che diciamo, ponendo attenzione nella scelta delle singole parole e di
come le esprimiamo, in modo da non far del male a nessuno e di conseguenza a
noi stessi. Sulla base di questo principio si deve parlare per essere veritieri
e non menzogneri, per favorire la chiarezza anziché la confusione e le opinioni
errate. Durante i suoi quarantacinque anni trascorsi insegnando, il Risvegliato
aggiunse: «Non credere a niente perché ne hanno parlato e chiacchierato in molti.
Non credere semplicemente perché vengono mostrate le dichiarazioni scritte di
qualche vecchio saggio. Non credere alle congetture. Non credere come una
verità ciò a cui ti sei legato per abitudine. Non credere semplicemente
all’autorità dei tuoi maestri e degli anziani. Dopo l’ osservazione e l’
analisi, quando concorda con la ragione e conduce al bene e al beneficio di
tutti e di ciascuno, solo allora accettalo, e vivi secondo i suoi principi.». Un
proverbio Zen, similmente, recita: «Una buona parola tiene un asino inchiodato
a un palo per cento anni.». A tutto ciò, Lama Paljn, guida spirituale del
centro buddhista tibetano Samten Ling di Graglia, con cui ho un rapporto
personale di stima e amicizia, spiega che il concetto di «retta parola» insiste
sull’ evitare bugie, maldicenza, zizzania, offese e pettegolezzo, e aggiunge che
le parole non esistono di per sé, ma servono a intendere l’ infinito e aiutano
a favorire la «retta comprensione», ossia vedere le cose nella loro vera
natura, così come sono senza il filtro delle opinioni soggettive. La parola non
deve nuocere, perché comunicare ci rende più umani in quanto siamo animali
sociali che vivono in gruppo. La comunicazione è uno strumento di civiltà da
usare per fini consapevolezza e di liberazione sia personale che altrui.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">L’
impiego pratico, semplice e diretto della parola al fine di esprimere idee
precise e fondate e verificabili avvalorato dal Buddha Śākyamuni nell’ India
settentrionale di duemilacinquecento anni fa è molto vivo nel professor
Barbero, come ho personalmente constatato. In un’ epoca in cui l’ informazione,
e quindi la parola, è pilotata per influire sull’ opinione pubblica a vantaggio
di discutibili interessi settari, noi oggi abbiamo la fortuna di beneficiare di
un uomo che invece la usa per indicarci qualcosa di tangibile, logico e
pienamente confermabile. E’ davvero un bene che in mezzo a tante figure oggi
alla moda soprattutto tra i più giovani, tra opinionisti televisivi dediti ad
un linguaggio sempre più volgare come Luciana Littizzetto e celebrità di
Internet non vincolate da alcun valore etico fondamentale vi sia invece chi,
come lui, tiene un basso profilo e si esprime con classe e dignità parlando di
ciò che ha convenientemente valutato e compreso. E sono veramente fortunato ad
avergli stretto la mano in amicizia e rispetto! Lo reputo in tutta sincerità un
esempio formidabile da cui ho molto da apprendere.<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-91929894289551083422023-05-04T06:32:00.000-07:002023-05-04T06:32:22.621-07:00Giacomo Ramella Pralungo e la fantascienza, un legame strettamente personale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRp44P3x6vASFVLBEhmfnWl9wnmLqdgnf5eLyyY7-UX-awZkRJ-lNvwON-GiRHRrziNCyQf3QBDg8wi_Ab8Opnsu1Zc22SJFRxSgSw5LWrTC8DZO18HVJeoywMrEFv1EmEgyIW5_ZM7Q1tVh4tS0zTM1riC0XHiYZenKRW8bRGVIhXKh1KydA7aMug/s960/272414392_1567581190293284_9161146723284802887_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRp44P3x6vASFVLBEhmfnWl9wnmLqdgnf5eLyyY7-UX-awZkRJ-lNvwON-GiRHRrziNCyQf3QBDg8wi_Ab8Opnsu1Zc22SJFRxSgSw5LWrTC8DZO18HVJeoywMrEFv1EmEgyIW5_ZM7Q1tVh4tS0zTM1riC0XHiYZenKRW8bRGVIhXKh1KydA7aMug/s320/272414392_1567581190293284_9161146723284802887_n.jpg" width="320" /></a></div><br /><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;">Giacomo Ramella
Pralungo, autore di romanzi di narrativa fantascientifica e articoli a sfondo
culturale, storico e scientifico, spiega il rapporto che lo unisce al grande
genere della fantascienza, una vera e propria affinità che risale all’
infanzia, se non addirittura oltre…</span><o:p></o:p></span></i></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Seduto
dando le spalle al camino e sfogliando un volume, Giacomo inizia spiegando che
quando iniziò a sentire l’ esigenza di dedicarsi alla scrittura gli era chiaro
che si sarebbe occupato innanzitutto di romanzi di fantascienza: «E’ un genere
a cui mi sono avvicinato ad otto anni. Ero in aula, in terza elementare, quando
per caso lessi durante una pausa un breve racconto sull’ antologia usata per la
materia di italiano. Era una vicenda che aveva per protagonista un bambino che
viveva in una città del futuro. Nella mia mente immaginai questo bambino in un
ambiente del genere, proprio in un’ epoca in cui ancora si credeva che l’ ormai
vicino XXI secolo avrebbe visto avverarsi una simile scenografia: in quel
preciso momento mi sentì conquistato dalla fantascienza.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Da
allora, questo genere divenne una costante nella sua vita. Iniziò a guardare i
primi film in televisione, da «Ritorno al futuro» a «Star Trek», per poi
passare attraverso grandi generi come «Dune» e «Guerre stellari». A quindici
anni lesse le opere di Herbert George Wells, a diciassette l’ esalogia di «Dune»
di Frank Herbert, e a ventiquattro la serie di «Jurassic Park» di Michael
Crichton: «Tra i romanzi e racconti di fantascienza si trovano alcuni tra i
migliori esempi di narrativa immaginaria eppure saldamente ancorata alla
realtà. Benché infatti le storie parlino di viaggi attraverso lo spazio e il
tempo, tra pianeti e Galassie estremamente lontani e passati e futuri
alternativi, utopici o addirittura distopici, la fantascienza non manca mai di
ispirare riflessioni sul genere umano, sulla società e sulla storia, inseparabili
da ciò che ci circonda nel mondo vero in cui noi tutti viviamo.». Si tratta di
un genere narrativo molto ampio che si è diffuso non solo tramite libri, ma
anche grazie a fumetti, cinema, serie televisive, radiodrammi, podcast, e molte
altre forme d’ arte. Non è facile definirne i confini, o un preciso punto di
inizio: «Il suo grande successo si rende evidente alla fine dell’ Ottocento, e
da allora continua ad appassionare i suoi estimatori e guadagnarne di nuovi. Ormai,
concetti complessi come vita extraterrestre, linee di tempo, intelligenze
artificiali, multiversi, linee temporali, gallerie gravitazionali e
teletrasporto sono scientificamente ammessi e così comuni ai lettori da non
richiedere più premesse e spiegazioni affinché la trama sia chiara, e gli autori
si muovono sempre più abilmente tra più generi, rendendo difficile tracciare
una linea netta tra romanzi di fantascienza e ucronie, distopie, utopie,
narrazioni postapocalittiche. Non mancano poi i casi in cui la fantascienza si
fonde al fantastico e all’ orrorifico, benché quest’ ultimo intreccio in
particolare non mi abbia mai entusiasmato...».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeAbUDvcXSEAM5ljyqepNkqt1BdF77H8eP5jyTMcofa4X1SfvFbiMtZt4WsrZQbDs9AuduOfKEiVomH5Ss6GtFGkoSOwBMKqMKvXac1RnKWPE6G0YoReIZg64ywSfDw1qFnG2MpL4jUDIFjrSd07Cs0glYFioIWjGm_JCTIp1Yi-jWU4efcvvPQQWY/s320/product_thumbnail%20(1)%20(1).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="215" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeAbUDvcXSEAM5ljyqepNkqt1BdF77H8eP5jyTMcofa4X1SfvFbiMtZt4WsrZQbDs9AuduOfKEiVomH5Ss6GtFGkoSOwBMKqMKvXac1RnKWPE6G0YoReIZg64ywSfDw1qFnG2MpL4jUDIFjrSd07Cs0glYFioIWjGm_JCTIp1Yi-jWU4efcvvPQQWY/s1600/product_thumbnail%20(1)%20(1).jpg" width="215" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il secondo romanzo di Giacomo;</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Il
giovane autore iniziò a scrivere intorno ai dodici anni, ma fu a partire dai
quindici che si interessò più a fondo a sviluppare idee e metodo: «Era proprio
il periodo in cui iniziai a leggere per passione, e il mio primo autore è stato
il professor Herbert George Wells, che insieme a Jules Verne fu il pioniere
della fantascienza. Il cuore fondamentale di questo genere narrativo mi parve
chiaro fin da subito: la critica sociale e politica, talvolta mossa da sottile
ironia, l’ anticipazione di possibili agitazioni sociali o conseguenze a
catastrofi tecnologiche o naturali, le riflessioni sulla natura della realtà,
del presente e della vita umana. Certo, la componente tecnica e scientifica,
legata alla valutazione dell’ impatto che una scoperta o tecnologia potrebbe
avere sulla società o un singolo, è molto forte, ma nella mia esperienza posso
dire che è molto sbagliato identificare la fantascienza come un genere legato prettamente
alla sfera scientifica e tecnologica del sapere, perché altrettanto importante
è la sua componente umanistica.». Dai ventun anni ha passato molto tempo a
buttare giù le idee che, anno dopo anno, avrebbero definito la sua direzione: «Dal
2015 a oggi ho pubblicato nove libri, sette dei quali di fantascienza. In essi
ho voluto approfondire tematiche a me molto care come i viaggi nel tempo, le
realtà alternative, le intelligenze artificiali, la vita aliena e l’
osservazione antropologica, le religioni ufolofiche e la religione nel mondo
moderno. Nei testi che ho in previsione intendo invece trattare temi
altrettanto notevoli come il ruolo dell’ interdipendenza in natura, con una
certa attenzione al ruolo delle specie parassitarie, la predestinazione, il
matriarcato, il significato dell’ essere umani e la perdita di umanità a
seguito di uno sviluppo materiale incontrollato, e la possibilità di una
civiltà intelligente apparsa sulla Terra prima di quella umana. Davvero molte
idee, una più intrigante dell’ altra!».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFxc0yc3wfGM4kQIBShq6h-JcFvri75e0vtzvgWQnpc9Zx1aKcfcnnxtFPZ7u27mlLx6MHPCeAdz_qFr1PKcRSgxLBzLqL7FDNS9Ks0ZGxr20v6rn18nN75jG5yG6AikJkFD0tNAQG1IJvJBnks0IM0573jXfKRukprYj0-Wqh_dew7oEOzOXw6mUX/s320/Formato%20cartaceo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="215" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFxc0yc3wfGM4kQIBShq6h-JcFvri75e0vtzvgWQnpc9Zx1aKcfcnnxtFPZ7u27mlLx6MHPCeAdz_qFr1PKcRSgxLBzLqL7FDNS9Ks0ZGxr20v6rn18nN75jG5yG6AikJkFD0tNAQG1IJvJBnks0IM0573jXfKRukprYj0-Wqh_dew7oEOzOXw6mUX/s1600/Formato%20cartaceo.jpg" width="215" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L’ ultimo romanzo;</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">I
sette libri di fantascienza di Giacomo sono stati tutti «entusiasmanti e
impegnativi dalla progettazione al completamento». In essi non ha voluto
lasciare nulla al caso, «ponendo attenzione ai dettagli e alla scelta delle
singole parole»: «‘Cuore di droide’ e ‘Per i sentieri del tempo’ sono i primi
due testi in assoluto a cui ho lavorato, pur pubblicandoli in ordine inverso. In
essi ho affrontato temi tradizionali della fantascienza come le intelligenze
artificiali, i viaggi nel tempo, l’ ecologia e il disastro nucleare, e li ho
utilizzati come riflessione del significato dell’ umanità: essere umani è un
modo di essere e sentire, si basa sulla libertà di essere sé stessi, senza
imbrigliamenti, e tutto ciò che facciamo ha una precisa influenza sull’
ambiente che ci circonda e sul futuro. Lo sviluppo materiale deve essere
costantemente al nostro servizio, e risultare sempre utile anziché superfluo:
le macchine vanno bene purché mantengano una netta dipendenza nei nostri
riguardi, quindi nessuna intelligenza artificiale! A ‘Per i sentieri del tempo’
in particolare ho dato due seguiti, ‘Al confine della realtà’ e ‘Percorsi di
ascesa’, in cui rispettivamente tratto i temi del multiverso, un vero e proprio
insieme di universi alternativi in cui coesistono infinite versioni diverse
della storia, e del feudalesimo, un sistema oppressivo e macchinoso tenuto in
piedi da intrighi e inganni intricati e pericolosi nei quali il raggiungimento
di un sempre maggior potere è l’ apice dell’ ambizione, a danno del bene
comune. Nel terzo e ultimo testo in particolare tocco i temi del transumanesimo
postumanista, movimento culturale atto a liberare il genere umano da esperienze
sgradevoli quali la malattia, la vecchiaia e la morte per mezzo della scienza e
della tecnologia, non escludendo la trasformazione sia fisica che mentale delle
persone in esseri non umani, per esempio organismi cibernetici, e della
spiritualità, la continua ricerca atta a conoscere e approfondire l’ essenza
del proprio spirito per mezzo di una costante attenzione e pratica meditativa.
In ‘L’ angelo custode’ ho invece trattato il tema della morte e del ricordo
delle persone care, a noi umani molto caro e valutato da alcuni esploratori
alieni appartenenti ad una civiltà così antica ed avanzata per la quale si
tratta di un tema assodato da lungo tempo, e vissuto senza più turbamenti. La
conclusione che porto avanti in questa breve ma intensa narrazione è che quando
qualcuno di importante ci lascia abbiamo il compito di ricordarlo fino alla
fine dei nostri giorni. Tutti coloro che incontriamo, in quanto persone, sono
realtà uniche e irripetibili, con pregi e difetti, che ci lasciano qualcosa da
cui traiamo qualcosa di buono: genitori, nonni, amici e così via sono persone
preziose la cui presenza ci cambia e neppure la morte può annullarne l’
influenza su di noi. Ricordarli con la mente e con il cuore è davvero una bella
responsabilità!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">In
tutta quest’ intensa produzione, due libri in particolare lo hanno coinvolto
per impegno sia concettuale che emotivo: «Stiamo parlando di ‘Fantasma del
passato’ e ‘Sotto il cielo della Porta divina’. La prima storia si basa sul
celeberrimo e misterioso incidente di Roswell, avvenuto nel luglio 1947 e
presto finito al centro di un animato dibattito ufologico e complottistico per
il veloce e perentorio intervento da parte dei militari, che vi imposero un
rigoroso segreto. Ne venni a conoscenza nel 1994, a dieci anni. Quel fatto mi
colpì così tanto che per lungo tempo considerai l’ idea di trattarlo in ambito
narrativo. Sostanzialmente in queste pagine parlo del tema dell’ antropologia,
ossia lo studio di una cultura e dei limiti dell’ osservazione, che spesso
altera ciò che si studia e quindi costringe ad agire di nascosto, del primo
contatto con un genere alieno e anche delle religioni ufologiche, che dagli
Anni Cinquanta ad oggi hanno raggiunto un peso sociale e culturale notevole in
alternativa ai culti tradizionali con l’ aumento degli avvistamenti di UFO e di
dichiarazioni di incontri ravvicinati nei quali si parla degli alieni come di
figure spirituali elevate e venute a condividere con noi una nuova era
spirituale. In ‘Sotto il cielo della Porta divina’, attualmente il mio ultimo
romanzo, ho invece affrontato il tema della teocrazia e del lato dogmatico
della religione. Da anni ripeto che con la rivoluzione scientifica iniziata nel
Seicento la fede è entrata sempre più in crisi, in quanto i suoi dogmi dal Creazionismo
alle vicende dell’ antico popolo ebraico così come sono riferiti nella Bibbia
sono sempre più autorevolmente contestati dall’ analisi paleontologica e
archeologica, ragion per cui oggi ciò che noi definiamo religione è sopravvissuto
più che altro come tradizione, con un ordine sacerdotale che per secoli ha
acquisito la custodia di un sistema di potere che per ovvie ragioni non vuole
perdere.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Insomma,
per Giacomo la fantascienza è un genere molto potente con cui toccare l’ essenza
dell’ umanità per mezzo di ciò che vive in un’ ambientazione quale lo spazio e
il tempo, e che inventa, come la tecnologia e le scoperte scientifiche: «E’ uno
dei generi più affascinanti e addirittura classici di sempre, perché i suoi
concetti fondamentali poggiano su argomenti concreti come la nostra centralità
e civiltà, e perché fin dall’ Ottocento ha costantemente saputo rimanere
attuale, con una certa facilità.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO9bEl22p_ikPiiuQoHs0LaGuvvOadHS6DGEtQZ_DtZ_J5Y3Bb8Zi3UkMxB-c-SbscUQ9HUhvLani3CGoa6Jm2SLUXuIUbrE8jR0Zr0McSNod6gn040tAbrFNxYN6RhEzbbbUC58XxAQ6dggSjzG61PlCGJqC-4RYkXUSC_559Uxa9DEBGSbfHO4CV/s565/IMG_20230504_145010.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="424" data-original-width="565" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO9bEl22p_ikPiiuQoHs0LaGuvvOadHS6DGEtQZ_DtZ_J5Y3Bb8Zi3UkMxB-c-SbscUQ9HUhvLani3CGoa6Jm2SLUXuIUbrE8jR0Zr0McSNod6gn040tAbrFNxYN6RhEzbbbUC58XxAQ6dggSjzG61PlCGJqC-4RYkXUSC_559Uxa9DEBGSbfHO4CV/s320/IMG_20230504_145010.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gabriella Rosada, madre di Giacomo;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Ad
un certo punto, però, ammette che il legame con la fantascienza ha anche un che
di molto personale, di origine famigliare: «Quando ero ragazzino, mia madre,
classe 1943, mi raccontò di quando durante gli Anni Cinquanta lei e mio zio,
suo fratello maggiore di tre anni, andavano al cinema per vedere i primi film
di fantascienza, ovviamente di produzione statunitense. In quel tempo vennero
proiettate pellicole divenute classiche, e che io stesso a diciotto anni ho
avuto la preziosa opportunità di vedere e apprezzare. Entrambi erano rimasti
affascinati dall’ idea di viaggi nello spazio e nel tempo, alieni, futuri
lontanissimi, androidi, vestigia di antiche civiltà perdute e così via
discorrendo.». Sulle prime, come il resto del pubblico, i due giovani fratelli
uscivano dalla sala cinematografica convinti che quanto visto sullo schermo
fosse pura fantasia, destinato a rimanere tale: «In un film in particolare si
parlava di un viaggio sulla luna, tema peraltro già toccato da Verne in uno dei
suoi romanzi più noti. Tutti erano certissimi che fosse qualcosa di così
irrealizzabile da non prendere sul serio l’ idea. Più tardi, però, vi fu la
missione Apollo 11, che portò realmente i primi uomini sulla luna. In seguito
si parlò di Marte ed esplorazione oltre i confini del nostro sistema solare, e
mia madre non sottovalutò più il potere della narrativa fantascientifica.». Lei
stessa era un personaggio fuori del comune, quando una cosa la colpiva riusciva
a trasmettere la propria partecipazione. Era una persona molto singolare, che
non amava essere imbrigliata negli schemi e combinava in sé il fascino che
provava per la storia e le cose di una volta con la curiosità verso la
modernità: si direbbe che la fantascienza fece presa su di lei perché vi
riconosceva tutte queste cose. Mentre il suo interesse per la fantascienza
aumentava, Giacomo stesso ha sempre posto una certa attenzione alle idee che
negli anni si sono avverate dopo essere state anticipate dai romanzi e dai film:
«Verne, Wells e Crichton, con le loro storie, e Gene Roddenberry con Star Trek,
hanno anticipato indubbiamente molto di ciò che noi oggi diamo per scontato.
Direi peraltro che hanno varato una forma diversa di dibattito, forse addirittura
più coinvolgente ed entusiasmante di quello in forma abituale. La fantascienza
si rivolge direttamente all’ essere umano, al tempo stesso suo protagonista e
destinatario. Offre trame di interesse sia propriamente scientifico che
sociale, scriverle e leggerle rappresenta un eccellente e interessante
esercizio di riflessione. Ecco perché è fondamentale sapere di storia, scienza,
costume e società ed attualità. Si può anche trattare di religione, come nel
caso delle opere di ‘Dune’ di Frank Herbert, e io stesso l’ ho fatto con due testi.».
Ma per lo scrittore vi è dell’ altro:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«La
fantascienza è un genere che mi appassiona personalmente e che ho compreso alle
basi e nelle sue ramificazioni fondamentali, o non avrei potuto dedicarmici attivamente
in prima persona come autore. Al tempo stesso, è un modo per me di sentire
ancora la presenza di mia madre, e l’ influsso che ha avuto sulla mia
personalità e la mia preparazione culturale. Se quella lettura che feci a otto
anni sulla mia antologia alle elementari mi colpì intellettivamente, l’
esperienza che mia madre in seguito divise con me fu il compimento più
propriamente emotivo. Ecco perché dico sempre che la fantascienza è il mio
genere del cuore: da un lato perché il legame che mi ci lega ha un’ origine
vissuta nella mia casa, e dall’ altro perché è un genere che mi consente piena
libertà e profondità di trattare tematiche umane vaste e concrete con cui noi
tutti facciamo abitualmente i conti.».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-65718889087014782592023-04-07T12:11:00.000-07:002023-04-07T12:11:45.171-07:00Giacomo Ramella e la possibilità di vita intelligente sulla Terra prima dell’ umanità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmFJgkANZiKJv2A-GK2OQvG0_cHqZH17l-RXtQNSzfaq2Fz2Txx84TFtPb9bWOYLkyaPu3gROHLZbpa6UcMAlIjJ7rYedzdy0xPrjX8Shjg_AFQrXJ5Q7Kl_UYXStBiAq2fCw-e3F1SBxAIhxW8ITik-vMeWZrdsYMovv2bTRhXU2zYG3xRBMD9Tn_/s1600/IMG-20221128-WA0001.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmFJgkANZiKJv2A-GK2OQvG0_cHqZH17l-RXtQNSzfaq2Fz2Txx84TFtPb9bWOYLkyaPu3gROHLZbpa6UcMAlIjJ7rYedzdy0xPrjX8Shjg_AFQrXJ5Q7Kl_UYXStBiAq2fCw-e3F1SBxAIhxW8ITik-vMeWZrdsYMovv2bTRhXU2zYG3xRBMD9Tn_/s320/IMG-20221128-WA0001.jpg" width="240" /></a></div><p><br /></p>
<p align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Recentemente,
alcuni scienziati e pensatori, a cui negli anni si sono uniti svariati saggisti
e persino romanzieri, hanno ipotizzato l’ esistenza di una civiltà preumana, un
genere intelligenze vissuto sul nostro pianeta prima della comparsa dell’
umanità. Giacomo Ramella Pralungo, scrittore di fantascienza e appassionato di
storia e scienza, ha a sua volta aderito a questa teoria, a cui ha dedicato «L’
ipotesi di una civiltà preumana», articolo a sfondo scientifico apparso su «Due
passi nel mistero».</i></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Lei è tra coloro
che ammettono la possibilità di una civiltà preumana, esistita qui sulla Terra
prima di quella umana.</span><o:p></o:p></b></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Sì,
è una possibilità su cui certi ambienti scientifici stanno ragionando da ormai
qualche decennio. E’ probabilmente meno nota alla gente comune in confronto ad
altre, come ad esempio quella relativa alla vita su altri pianeti, eppure trovo
che abbia la sua logica di fondo. Il dottor Gavin Schmidt, esperto di modelli
climatici e direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA, e il
professore di astrofisica all’ Università di Rochester Adam Frank ne sono tra i
più noti indagatori. Semplicemente, ragionando in termini geologici e
paleontologici, tra l’ estinzione dei dinosauri e l’ apparizione del genere
umano sono trascorsi ben sessantadue milioni e mezzo di anni: si parla di un
tempo sufficiente lungo per veder apparire e poi estinguersi almeno una civiltà
intelligente sul nostro mondo. Non direi che la si dovrebbe negare a priori.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo-KslavgiT4MgDn6Z_cUoIJ0KySltolXjVhY-Lng8y6tIJqRSjnMpZKcGRHf1G4lqQ5UOTzBTLXu7LYF5SRd0R8OklEA6Q2KGJHXDWNn1cIKdWkfCwBXSkF5zcw8jTiPabwVuVPxd-v1QtYMUC84Kn2mHmFTRgTbfqBH3Ev6qKTtK14vtf2lnZsGC/s800/civilization2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjo-KslavgiT4MgDn6Z_cUoIJ0KySltolXjVhY-Lng8y6tIJqRSjnMpZKcGRHf1G4lqQ5UOTzBTLXu7LYF5SRd0R8OklEA6Q2KGJHXDWNn1cIKdWkfCwBXSkF5zcw8jTiPabwVuVPxd-v1QtYMUC84Kn2mHmFTRgTbfqBH3Ev6qKTtK14vtf2lnZsGC/s320/civilization2.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Rappresentazione artistica di una civiltà preumana;</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Come è giunto ad
abbracciare quest’ ipotesi?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Al
momento direi che è soprattutto una questione di probabilità, più che di indizi
o prove concrete. Come appassionato di storia e scienza in generale sono
portato a riflettere e fare ipotesi, e anche a vedere i molti lati di ogni
cosa. Se pensiamo alla storia degli antichi popoli della Terra, come Sumeri,
Egizi, Celti, Etruschi, Maya e così via discorrendo, occorre ammettere che ne
sappiamo assai meno di quanto vorremmo perché nel corso dei millenni molte conoscenze
su di essi sono andate perdute tra calamità naturali, guerre e azioni di
censura oppure per il semplice scorrere del tempo. E stiamo parlando di un
contesto prettamente umano.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Nel
caso specifico della possibilità di almeno una civiltà preumana, il discorso si
fa ovviamente più ampio, entrano in gioco più fattori di carattere fisico. La
Terra ha circa quattro miliardi e mezzo di anni, un periodo di tempo
difficilmente comprensibile alla mente umana e nel quale si sono verificati
infiniti e profondi mutamenti. Ecco quindi che sotto questo aspetto la
possibilità di vita intelligente prima dell’ umanità è ammissibile, anche se
forse ormai rimarrà per sempre senza conferma o negazione.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAilgf5lrMIdtQJXjdYQvl_Dutdo_sjy_nONfLFfwwh0ecR92LvT7HoRVrl_D5f5ZjrMN5tyy2hE-dWIG1OXR_hg2cRICvcoVdv-tuXlVSErPzt-sWgJWxgCeLqPMB-Z57IYTpqKrDDPHvsWPODRlaQJtyf35gUVFeqqKYq_cUHe6XPHIUx_9FeZ2E/s550/footprints-in-desert_u-l-pzlijd0.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="413" data-original-width="550" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAilgf5lrMIdtQJXjdYQvl_Dutdo_sjy_nONfLFfwwh0ecR92LvT7HoRVrl_D5f5ZjrMN5tyy2hE-dWIG1OXR_hg2cRICvcoVdv-tuXlVSErPzt-sWgJWxgCeLqPMB-Z57IYTpqKrDDPHvsWPODRlaQJtyf35gUVFeqqKYq_cUHe6XPHIUx_9FeZ2E/s320/footprints-in-desert_u-l-pzlijd0.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quali tracce possono aver lasciato i preumani?</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Comunque è una
supposizione che già sta animando il dibattito in sede scientifica, tra
favorevoli e contrari. Chi la confuta sostiene anzitutto che se una civiltà
precedente a quella umana sia effettivamente esistita avrebbe dovuto per forza
lasciare qualche traccia dietro di sé, a beneficio ad esempio degli storici.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«In
un certo modo si potrebbe dire questo, non lo nego, eppure chi la sostiene
ventila la possibilità che questa presunta civiltà preumana possa aver toccato
l’ apice del progresso, quella particolare concomitanza di sviluppo materiale e
culturale, da arrivare a padroneggiare sistemi sostenibili in ogni ambito della
vita, tra tecnologia, architettura e sfruttamento delle risorse, riducendo al
minimo l’ impatto ambientale. Noi, al contrario, stiamo incidendo molto sull’
ecosistema, e non proprio positivamente (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!
Se e quando ci estingueremo, una presumibile civiltà postumana non avrebbe
difficoltà a rendersi conto del nostro passaggio… Teniamo presente, inoltre,
che ben poche forme di vita tendono a fossilizzarsi correttamente e quindi a
conservarsi a beneficio della curiosità dei posteri, gli stessi dinosauri ad
esempio non ci hanno lasciato un patrimonio di fossili particolarmente ampio,
ragion per cui oggi costituiscono un tema su cui rimane ancora molto da
apprendere. Ma la ricerca continua. Infine, se osserviamo il fenomeno degli
insediamenti abbandonati possiamo renderci facilmente conto di quanto la natura
sia in grado di riprendersi i suoi spazi, compiendo una potente opera erosiva
che alla lunga porta all’ estinzione di qualsivoglia realizzazione artificiale
e architettonica. Perfino la Sfinge e le Piramidi di Giza, prima o poi,
vedranno la fine: è nella natura di tutte le cose.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Se un giorno
questa congettura trovasse una conferma, quali effetti potrebbe avere secondo
lei?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3HzGjkbpIs35ipwEgddlng27fl-t8-Qv-SBCxMdsNogrcNl5sLWeT1OeotzQt7xUOXjRrhvz2V8U3mP95QDaFUNxWYhN8wqMIUP91EAuYePQvqAv2xlty3lrUPRISwdXZMkcYFc-l9sPIbSCePVuZTE_Zi93vby7tWxNCh0nKFGQXxm-S3QQL9wlr/s1600/tierra%20y%20luna.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="1600" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3HzGjkbpIs35ipwEgddlng27fl-t8-Qv-SBCxMdsNogrcNl5sLWeT1OeotzQt7xUOXjRrhvz2V8U3mP95QDaFUNxWYhN8wqMIUP91EAuYePQvqAv2xlty3lrUPRISwdXZMkcYFc-l9sPIbSCePVuZTE_Zi93vby7tWxNCh0nKFGQXxm-S3QQL9wlr/s320/tierra%20y%20luna.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Io
credo che sarebbe un fondamentale passo avanti nella conoscenza e comprensione
del passato del nostro mondo. Tuttavia, io vedo conseguenze anche in contesti
differenti da quello scientifico e culturale. Sono fermamente convinto che si
rivelerebbe anche una notevole lezione di civiltà, poiché il genere umano
sarebbe portato a capire di non essere il centro di questa realtà, come
purtroppo tende da sempre a considerarsi. Si pensi ad esempio alla Bibbia,
secondo cui YHWH avrebbe creato Ādam a sua immagine e somiglianza, dandogli poi
piena autorità sul creato. La conferma di un’ eventuale civiltà <i style="mso-bidi-font-style: normal;">preumana</i> combatterebbe il nostro
egocentrismo, ci offrirebbe la possibilità di prendere esempio dai nostri
‘fratelli maggiori’, imparando sia dalle loro virtù che dai difetti, evitando i
loro possibili errori.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Non solo gli
scienziati, come i paleontologi e gli archeologi, quindi anche gli storici, ma
anche gli scrittori di fantascienza e gli pseudostorici si sono occupati di
questo argomento, adattandolo a specifiche esigenze narrative o teorie
alternative, finendo con il sostenerlo nei modi più fantasiosi e inverosimili.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOb59jYjJWQ5lYay4E-fe2po-cqBpuihb8ybh60zF2CSp9O7hXeeLebocuY9BmW9efVTGHQGQP0cIn7I3rAxMVlkO1JgboPT2kNocR4RMMBeW4yVVcHCJ8Cm_kkVLmkkKfZg43FoLGViYuYw_hJLDKEmuNgzzZc4V0MOci5u0T2iwkT6OOb0LPIjal/s584/umani-e-alieni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="364" data-original-width="584" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOb59jYjJWQ5lYay4E-fe2po-cqBpuihb8ybh60zF2CSp9O7hXeeLebocuY9BmW9efVTGHQGQP0cIn7I3rAxMVlkO1JgboPT2kNocR4RMMBeW4yVVcHCJ8Cm_kkVLmkkKfZg43FoLGViYuYw_hJLDKEmuNgzzZc4V0MOci5u0T2iwkT6OOb0LPIjal/s320/umani-e-alieni.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Umani e non umani a confronto...</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Certamente,
è un tema molto affascinante e che per sua natura si presta facilmente ad
infinite interpretazioni, proprio perché non si hanno elementi certi da cui
trarre precise conclusioni. Ovviamente bisogna valutare con cura la
plausibilità scientifica delle molte teorie che le scienze alternative
propongono, come quella dei Siluriani, e che spesso vengono poi prese in
prestito dai pensieri complottistici. Io stesso dico sempre che fare ipotesi è
giusto e utile, ma queste vanno sempre ben ponderate e non accettate per vere
finché non hanno trovato conferma empirica e con l’ analisi logica. Il Terzo
Reich in Germania, ad esempio, tra le tante cose riprese molte teorie alla base
di antichi miti e leggende, nonché della pseudostoria, al fine di confermare la
superiorità della razza germanica e la sua discendenza da antichi popoli come
Atlantide e da figure spirituali come il Buddha Śākyamuni, presentandola quindi
come erede del loro potere e vestigia, considerate portatrici di un potere
invincibile.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Quanto
agli autori di fantascienza, un tempo tendevano a costruire le loro trame su un
certo grado di verosimiglianza, e molto di cui scrissero con gli anni è
divenuto realtà, pensiamo ad esempio a Jules Verne o Herbert George Wells. E’
forse l’ aspetto che fin da bambino mi ha sempre personalmente intrigato di
questo genere letterario e cinematografico. Le attuali generazioni di autori
hanno invece messo da parte questo aspetto dando vita a narrazioni più
avventurose e spettacolari. Io stesso sono un autore di fantascienza, ma tento
al meglio delle mie possibilità di portare avanti la scuola originaria (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)! E in parte ho riflettuto sulla
possibilità di una popolazione preumana anche da un punto di vista più
propriamente narrativo (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)…».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Alcuni ritengono
questo tema una versione alterativa del mito dei continenti perduti di
Atlantide e Lemuria.</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«I
continenti perduti rappresentano un altro campo d’ indagine, che in teoria
potrebbero a loro volta connettersi a quello della civiltà preumana. Ma anche
qui sono portato a coltivare un atteggiamento prudente. Tutto è possibile fino
a prova contraria, ma partire da una particolare ipotesi e adattare gli indizi
a tutti i costi per confermarla, qualunque essa sia, fa più male che bene
perché denota un atteggiamento fanatico e irragionevole.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">Lei ha già scritto
un articolo su questa teoria, «L’ ipotesi di una civiltà preumana», con cui ha
aperto il suo sito «Due passi nel mistero». Pensa di ricavarne anche una
narrazione di fantascienza?</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«A
onor del vero sì, come dicevo prima. E’ un tema affascinante sia
scientificamente che letterariamente. Sto lavorando ad alcuni appunti su una
serie di racconti dedicati al tema di un popolo preumano e della ricerca dei
suoi tesori dimenticati giunti fino a noi, che penso di presentare sotto forma
di diario. Sarà una produzione che subirà l’ influsso della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">forma mentis</i> dei grandi Verne e Wells, ma
anche dei racconti di viaggio e con qualche accenno al genere di Indiana Jones.
In essa voglio riversare gli affascinanti misteri della storia più antica del
nostro mondo e mitologia che mi hanno colpito fin da quando ero alle scuole
medie, e che molti grandi individui hanno tentato di risolvere. Un’ impresa non
facile, ma davvero appassionante!».</span></p><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;">La ringraziamo
molto, e buona fortuna!</span><o:p></o:p></span></b></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Grazie
infinite a voi, è sempre un vero piacere.».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-29652494657345594652023-01-16T06:41:00.001-08:002023-01-16T06:41:54.386-08:00«Beati coloro che possono dire di vivere in un Paese civile!»<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIjFtAm7zQq1tDI-93ZfJ-eQiDdnuBBEYGkcG9UjYJP7b2nFnfwKD6fpE-k2zR4rSAsz5yaxQ2YZAp16kP_zUpdirevdp14x1QTo9SSnp4n7waaUMA_MZF-8ekhkXGZTmrU77vS35exJJ6228zZSU1Gl4maAKb1TZbI3L6tqfCKsJgd24hDC2IZjLm/s813/IMG-20220908-WA0050.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIjFtAm7zQq1tDI-93ZfJ-eQiDdnuBBEYGkcG9UjYJP7b2nFnfwKD6fpE-k2zR4rSAsz5yaxQ2YZAp16kP_zUpdirevdp14x1QTo9SSnp4n7waaUMA_MZF-8ekhkXGZTmrU77vS35exJJ6228zZSU1Gl4maAKb1TZbI3L6tqfCKsJgd24hDC2IZjLm/s320/IMG-20220908-WA0050.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella Pralungo;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>Da
anni interessato al fenomeno mafioso, Giacomo Ramella Pralungo, autore di
narrativa e articoli storici, ha seguito la grande notizia di oggi relativa all’
arresto del pericoloso capomafia Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, che
ha deciso di commentare con questa lettera che pubblichiamo.</i></span><o:p></o:p></span></p><p><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Occhieppo
Superiore, 16 gennaio 2023<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Poche
ore fa, Matteo Messina Denaro, il temuto e potente capo di Cosa Nostra che per
circa trent’ anni è sfuggito alla cattura in parte per abilità e in parte conseguentemente
alla sua solida ed efficace rete di protezione, è stato finalmente arrestato
dai carabinieri del ROS mentre si trovava con documenti falsi in una clinica
privata a Palermo, dove un anno fa è stato operato e da allora stava facendo terapie
in occasione di ricoveri diurni con il nome di Andrea Bonafede.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">L’
arresto di un malavitoso eccellente provoca sempre una grande sensazione, come
fu per Bernardo Provenzano nel 2006 e per Salvatore Riina prima ancora, nel
1993: oggi, come allora, ci saranno parole, paroloni ed elogi atti a celebrare
questa grande vittoria da parte della civiltà, ma mi si permetta di dire che l’
arresto dei cosiddetti «uomini d’ onore», come i mafiosi chiamano sé stessi, è
solamente una piccola parte della battaglia poiché essi non sorgono mai intrinsecamente,
risultando piuttosto un sintomo dei difetti e delle manchevolezze della società
civile a cui noi tutti apparteniamo! Lo disse con tanta esattezza Giovanni
Falcone: «La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per
caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di
protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli
maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati
della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello
che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie
o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.». Anni fa, io
stesso scrissi e pubblicai un libro di narrativa di genere mafioso, «Il signore
del crimine», che preparai dopo anni di lunghe e attente ricerche che mi
portarono ad una drammatica conclusione: il crimine organizzato, tra cui la
realtà di Cosa Nostra, è un mercato redditizio che vanta un’ elevata richiesta,
i padrini sono professionisti del crimine che fanno affari laddove li trovano. In
uno Stato di diritto e su di esso basato, in cui tale disciplina si evolve
costantemente trovando sempre nuove e adeguate soluzioni alle necessità e ai problemi
della popolazione, la criminalità, se germogliasse stenterebbe a raggiungere le
dimensioni di cui purtroppo siamo a conoscenza nel nostro Paese, che ne rimane
drammaticamente infangato, e avremmo conferma del detto secondo cui il crimine
non paga. Invece, molti di noi, io stesso ahimè compreso, sono portati a dire: «Beati
coloro che possono dire di vivere in un Paese civile!».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEIL0U7AJPnInRNtvmm77U3_P7REC5ImLiB_0vUZSqpDeFce9d7rKKmPNkLBLcdwnFoaIjEmnHmZrenGfREVFh2QcjLj1XhL-MirFPO7wurZzbqSxYcXFudIkIH9eqeeeJAJCBLMDqqOaYUQAnrH00tZnC9G9oOEsDC3UnXDxF_2eKvow8J1zGyQkg/s414/325489074_848082002918429_2769233658695020717_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="237" data-original-width="414" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEIL0U7AJPnInRNtvmm77U3_P7REC5ImLiB_0vUZSqpDeFce9d7rKKmPNkLBLcdwnFoaIjEmnHmZrenGfREVFh2QcjLj1XhL-MirFPO7wurZzbqSxYcXFudIkIH9eqeeeJAJCBLMDqqOaYUQAnrH00tZnC9G9oOEsDC3UnXDxF_2eKvow8J1zGyQkg/s320/325489074_848082002918429_2769233658695020717_n.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La cattura di Matteo Messina Denaro;</td></tr></tbody></table><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">L’
altra parte della battaglia contro il crimine organizzato è la più dura eppure
la meno combattuta, poiché consiste nell’ opposizione al sistema che dà vita a
Cosa Nostra, nel curare quelle piaghe della società civile che rendono
possibile la criminalità e talvolta vedono la complicità degli stessi alti dignitari
che dovrebbero contrastarla, ma che la tollerano in quanto i fuorilegge spesso
si rivelano una preziosa risorsa laddove non osano esporsi di persona oppure
perché essi dispongono di mezzi utili in qualche modo alle esigenze del loro
mandato, volutamente ignorando i valori della democrazia a cui devono il loro
scranno, che rendono ben poco onorevole. Quella contro la malavita è, come
purtroppo temo, una battaglia che la società civile di cui lo Stato è garante molto
probabilmente non può o addirittura non vuole combattere davvero, come
dimostrato dal fatto che la cattura dei grandi padrini di cui abbiamo notizia
avvengono dopo molti decenni di latitanza. Che in tali incarcerazioni ci sia lo
zampino della stessa malavita, nell’ intento di mandare in disarmo gli ormai
antiquati padrini in favore di una nuova generazione di capi?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 28.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-18358286582265223802022-10-16T10:22:00.000-07:002022-10-16T10:22:18.738-07:00La dieta di Giacomo per potenziare la mente<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRMqiw1hJfN1Rfr7jOiZ18NWVKWX8bVLyCap9v-NvVE2OWpGFmAFMHNMjETU6UZbKSeCM_wHiJrHPYRSA9PRIZFWgpFrUYpn3gv8KDOA8-bEz5_A-BACZJHmj7TCBTNQc9lUjIgQRQjOUjP1xFNFU4CDtjtORPAUFyzQk826BWjgISb6-Q3zrgeJsn/s813/IMG_20220926_123530.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRMqiw1hJfN1Rfr7jOiZ18NWVKWX8bVLyCap9v-NvVE2OWpGFmAFMHNMjETU6UZbKSeCM_wHiJrHPYRSA9PRIZFWgpFrUYpn3gv8KDOA8-bEz5_A-BACZJHmj7TCBTNQc9lUjIgQRQjOUjP1xFNFU4CDtjtORPAUFyzQk826BWjgISb6-Q3zrgeJsn/s320/IMG_20220926_123530.jpg" width="320" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">La
giornata mondiale dell’ alimentazione è una ricorrenza che si celebra ogni anno
in tutto il mondo il 16 ottobre per ricordare l’ anniversario della data di
fondazione dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’ alimentazione e l’ agricoltura,
comunemente conosciuta come FAO, istituita in Canada, a Québec, il 16 ottobre
1945.<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Abbiamo
approfittato di questa celebrazione per incontrare Giacomo Ramella Pralungo,
autore di narrativa fantascientifica e articoli storici, che rivela di aver
regolato la propria dieta scegliendo alimenti che, come confermato dall’
analisi scientifica, potenziano le capacità mentali e preservano il cervello in
buona salute favorendo la sua attività culturale e redazionale.</span></i></span></p><p class="MsoNoSpacing"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1ltHGGVHBBhJJ35bhYa8oFxGnUN_XTljNNstzWAqffSGHVTM_1GMMc3Vlcb_UryJ1_YMWj4_sJcA3NxVlJChk3aszCdTwyNfdDRylFdRsLQXWbc6RjIzcLFrKPNLCEqhaq6RouSfqn-_1dUpBJOCXWqNY7RIQG8lHl7naO9nEdejLk2yTSXLY8WK3/s813/1-%20Pomodori%20e%20fagioli%20in%20insalata%20con%20peperoncino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1ltHGGVHBBhJJ35bhYa8oFxGnUN_XTljNNstzWAqffSGHVTM_1GMMc3Vlcb_UryJ1_YMWj4_sJcA3NxVlJChk3aszCdTwyNfdDRylFdRsLQXWbc6RjIzcLFrKPNLCEqhaq6RouSfqn-_1dUpBJOCXWqNY7RIQG8lHl7naO9nEdejLk2yTSXLY8WK3/s320/1-%20Pomodori%20e%20fagioli%20in%20insalata%20con%20peperoncino.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pomodori e fagioli in insalata con peperoncino;</td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><br /></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Giacomo
Ramella Pralungo è a tavola, davanti ad un piatto di pasta condita con olio e
peperoncino e un bicchiere di vino nero. Inizia la sua conversazione con i
ricordi della sua infanzia: da bambino non era particolarmente capriccioso e
sua madre era un’ ottima cuoca, eppure quando una cosa non gli piaceva era
particolarmente lento nel mangiare. Spesso lei gli raccontava quindi della
propria giovinezza, quando chi non finiva il proprio piatto o non si alzava finché
non era vuoto oppure se lo ritrovava riscaldato al pasto successivo: «Da una
corretta e regolare alimentazione deriva una buona salute sia fisica che
mentale. Curiosamente ci preoccupiamo molto della salute fisica, ma non di
quella mentale che al massimo ci limitiamo a nominare nelle conversazioni. Eppure
ha un’ importanza imprescindibile, se ricordiamo il noto proverbio latino: ‘Mens
sana in corpore sano’. Un buon modo per iniziare a curarla è proprio l’
alimentazione, poi viene l’ attività intellettiva vera e propria che deve
essere il più costante possibile.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglmcswcqDsRaX5JN5_VIyAHXfYGmRE4tr3b4JO_bhuoB4PaurLD2XRmdfsPOfgyfsVX8Zhibz17hvdLCZGFsKgLN9R3lEAntpV-miIvnlb-LELqalblOC24R_ityuWlxJHBP9FB9cfhNOMTZjk_MDmikMecfDWgg8x1lqMz-GpZTiT0qjpC3wsyE7Q/s813/2-%20Uovo%20fritto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglmcswcqDsRaX5JN5_VIyAHXfYGmRE4tr3b4JO_bhuoB4PaurLD2XRmdfsPOfgyfsVX8Zhibz17hvdLCZGFsKgLN9R3lEAntpV-miIvnlb-LELqalblOC24R_ityuWlxJHBP9FB9cfhNOMTZjk_MDmikMecfDWgg8x1lqMz-GpZTiT0qjpC3wsyE7Q/s320/2-%20Uovo%20fritto.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un uovo fritto;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Lo
scrittore afferma di non essere mai stato molto famelico in vita sua, ma che
per anni a tavola si è mosso più per golosità che per necessità fisica vera e
propria: «A me basta mangiare pochissimo ogni giorno. A vent’ anni pesavo oltre
novanta chili, sono sempre stato ghiotto di formaggio e roba dolce che
incameravo ben più del dovuto, per semplice piacere. Ora, invece, ho l’
abitudine di mangiare solo per necessità e mi basta veramente lo stretto
indispensabile per rimanere in piedi come si conviene. Mangio a colazione e
pranzo, poi tra le 17:00 e le 18:00 prendo il tè con qualche biscotto o
addirittura senza nulla mangiare. E tiro avanti tranquillamente fino al giorno
dopo (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!». Spiega di aver
recentemente scelto di nutrirsi costantemente di alimenti che potenziano le
capacità mentali e preservano il cervello in buona salute: «Era lo scorso mese
di dicembre, quando durante le mie ricerche per una serie di racconti di
fantascienza che vorrei iniziare a scrivere tra non molto ho seguito la serie
televisiva ‘Nero Wolfe’ del 2012, con l’ eccellente Francesco Pannofino, da cui
ho ricavato qualche utile appunto. Tra gli infiniti riferimenti all’ arte
culinaria, di cui il geniale e sovrappeso investigatore privato newyorkese
creato da Rex Stout è un noto estimatore, mi è venuto spontaneo ragionare sugli
effetti dell’ alimentazione sul fisico, e mi sono stupito a quanto poco si
parli di quelli sul cervello. Io che mi ritrovo a fare un regolare utilizzo di
quest’ organo fondamentale ho cominciato a domandarmi quali cibi in particolare
lo beneficiassero, e ho pensato di adeguare conseguentemente il mio regime
alimentare.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3bfNU3AvlNePCSKNp4YvTXwPx1x5SYAyTu5JKJOmXUwIuKx0kpclGFXtzFibmiew6Mh514viMojv7td24g42AKpuwQkUos3mBNWM-AJkUhEQZIx7aKE1FgCh7XqoVZSxEcqlmmTV4mM9oaCu8xc0BfNo9HcOaTHu-BEBTnKv20dbG0RHuG418MsWv/s600/3%20-%20Salmone%20scottato%20in%20padella.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3bfNU3AvlNePCSKNp4YvTXwPx1x5SYAyTu5JKJOmXUwIuKx0kpclGFXtzFibmiew6Mh514viMojv7td24g42AKpuwQkUos3mBNWM-AJkUhEQZIx7aKE1FgCh7XqoVZSxEcqlmmTV4mM9oaCu8xc0BfNo9HcOaTHu-BEBTnKv20dbG0RHuG418MsWv/s320/3%20-%20Salmone%20scottato%20in%20padella.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Salmone scottato in padella;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Alla
domanda su a quali cibi ricorra, risponde citando i pomodori, le uova, i
fagioli, il pesce, il tè, le arance, il latte, il cioccolato, la cannella e il
peperoncino. Sorseggia un po’ di vino: «In buona sostanza, parliamo di cibi
molto comuni e che sono famosi soprattutto per gli effetti benefici sul fisico.
Non ho pertanto dovuto apportare un drastico cambiamento, anzi. Ma dalla
ricerca che ho condotto sono rimasto stupito sugli effetti poco conosciuti, ma
molto potenti, che hanno sul cervello, il nostro organo più misterioso e
straordinario, culla della mente e centro di controllo delle nostre funzioni
fisiche.».<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfSIepP2NSi9QlevypPZZ9skXdZnSlMGMHQtv02vDVnjSMyKOJLHKM6PigX5MD6rSfuN5CCcRNzcVHW73Xp1a1fkYW9CgsGkcO3o0cQpZGH-r-YBo_uXAPC9D_Ag6DMRN8sQ4t4ycWIQ3SOfyhpzjeNNXmcINIs5gp2_TbYuZ_spvKv0vszf0u1PHg/s813/4%20-%20T%C3%A8%20al%20latte%20con%20cannella.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfSIepP2NSi9QlevypPZZ9skXdZnSlMGMHQtv02vDVnjSMyKOJLHKM6PigX5MD6rSfuN5CCcRNzcVHW73Xp1a1fkYW9CgsGkcO3o0cQpZGH-r-YBo_uXAPC9D_Ag6DMRN8sQ4t4ycWIQ3SOfyhpzjeNNXmcINIs5gp2_TbYuZ_spvKv0vszf0u1PHg/s320/4%20-%20T%C3%A8%20al%20latte%20con%20cannella.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tè al latte con cannella;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Terminata
l’ ultima forchettata e finito di bere, ci elenca i benefici degli alimenti che
ha deciso di adottare regolarmente: i pomodori prevengono i danni dai radicali
liberi e proteggono i neuroni dalla demenza, soprattutto la malattia di
Alzheimer; le uova ritardano l’ atrofia cerebrale e riducono i livelli nel
sangue di omocisteina, che aumenta il rischio di ictus, deterioramento
cognitivo e Alzheimer; i fagioli acuiscono la concentrazione e la memoria,
grazie al ferro che apporta molto ossigeno a ogni parte del corpo, cervello
compreso, e proteggono dalla demenza e favoriscono il rilassamento, allentano
la tensione e regolare l’ equilibrio del sistema nervoso; il pesce, soprattutto
salmone e trote, promuove una sana funzione cerebrale; il tè ha un effetto stimolante
che aumenta la concentrazione ed è più tollerabile del caffè: quello verde in
particolare contiene una serie di flavonoidi dall’ azione antiossidante che
previene malattie cardiovascolari e neurodegenerative; le arance riducono ansia
e stress e aumentano memoria e concentrazione; il latte fornisce sieroproteine
che promuovono la formazione di glutatione, uno degli antiossidanti più potenti
prodotti dall’ organismo, efficace contro lo stress ossidativo associato ad
alcune malattie come Alzheimer o malattia di Parkinson; il cioccolato stimola
la concentrazione per via della teobromina, ed è un ottimo regolatore dell’
umore, un antidepressivo naturale a tutti gli effetti; la cannella beneficia la
memoria, l’ apprendimento e lo stato neuronale, porta a cambiamenti biochimici
nel cervello agendo sulla sua plasticità, migliora le capacità dei neuroni di
cambiare sia nella struttura che nelle funzioni, aumentando le connessioni
cerebrali. Migliora la cognizione e ritarda l’ ossidazione del cervello nonché
i difetti cognitivi, che può persino invertire; il peperoncino rallenta i
processi degenerativi del cervello, incrementando le funzioni cognitive grazie
alla presenza di vitamina E.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUj-u4YWuR268PqVtcnXBg4za0lhTgFx4o63av468s5xwF6NNSwYL2Kg8-yiFF6aruaXPhc4HGG_1kQWGFuAcy6x1i1h0lzAkMFz3EFIb5i0LrAchg8p3BLM8iTBJeqfK1H6DmT7YNHyG3eIViJTS7A_TCmUn6O-vAhybuRlUO18bkGAmJTD2dARwo/s275/5%20-%20Arance.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="275" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUj-u4YWuR268PqVtcnXBg4za0lhTgFx4o63av468s5xwF6NNSwYL2Kg8-yiFF6aruaXPhc4HGG_1kQWGFuAcy6x1i1h0lzAkMFz3EFIb5i0LrAchg8p3BLM8iTBJeqfK1H6DmT7YNHyG3eIViJTS7A_TCmUn6O-vAhybuRlUO18bkGAmJTD2dARwo/s1600/5%20-%20Arance.jpg" width="275" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Arance;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Portando
via il piatto e preparandosi a servire mele cotte, aggiunge tra il serio e l’
ironico: «Ho saputo di molta gente che, ispirandosi a certe guide spirituali e
medium orientali piuttosto discussi e altri più convenzionali ma fraintesi,
affascinata dall’ idea di affinare le capacità della mente ha fatto ricorso
alle droghe nel desiderio di raggiungere uno stato di percezione e
consapevolezza superiore, dandosi poi a stati di sacra trance indotta da chissà
quale rimasticatura meditativa New Age ormai alla moda, con il risultato di
ritrovarsi ricoverata in ospedale (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!
Non sono rari i casi di stato vegetativo o addirittura di morte, purtroppo. Ma
io che per anni ho studiato il Buddhismo stringendo legami di amicizia con un lama
di scuola tibetana che ha il proprio gompa a Graglia e una maestra e un monaco
laico di scuola Sōtō-shū, i cui dojo si trovano rispettivamente a Torino e
Vercelli, posso riferire in tutta tranquillità che la meditazione non serve a
raggiungere l’ estasi mistica, e che lo stesso Buddha Śākyamuni disse
chiaramente che la ricerca di poteri miracolosi era qualcosa di assolutamente
superfluo.». La meditazione ha a sua volta effetti molto benefici sul cervello,
migliora infatti l’ apprendimento, la memoria e la consapevolezza di sé, e
praticarla a lungo termine aumenta la densità della materia grigia nelle aree
del cervello associate all’ apprendimento, la memoria, la consapevolezza di sé,
la compassione e l’ introspezione: «Io pratico la forma Vipaśyanā, che secondo
la tradizione fu praticata personalmente da Siddhattha Gotama per illuminarsi,
e quella Zazen, tra loro molto affini. La mia mente e il mio spirito ne
ricavano un beneficio più che evidente, ma questo è un altro discorso. Il fatto
è che potenziare la mente è possibile senza alcun bisogno di drogarsi o finire
nel pantano di ciarlatani che anziché essere tanto lodati andrebbero mandati in
gattabuia a suon di pedate: è sufficiente tenerla in esercizio leggendo,
scrivendo, analizzando logicamente tutto ciò che recepiamo e ovviamente
mangiando bene (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!». Una buona
dieta ed esercizi spirituali sono una combinazione formidabile, sostiene con
convinzione.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiFX-0o7ryiCa8p21YQF5VcuWJMWSDSg32aMUD_hAYYzOajF_XzDwtS4zaQc8fNLpsDbNQ6ESVj6C8BsAP42Zet4O4_4xdnmZX3vonC2wMrMuFG474DQSA6hoDKQSHMuibpdMva7VlIiv7U-Bnl9pOFbvlymiZftklgcHb6tLGj3g7_oTxfv_sCSez/s813/6%20-%20Latte.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiFX-0o7ryiCa8p21YQF5VcuWJMWSDSg32aMUD_hAYYzOajF_XzDwtS4zaQc8fNLpsDbNQ6ESVj6C8BsAP42Zet4O4_4xdnmZX3vonC2wMrMuFG474DQSA6hoDKQSHMuibpdMva7VlIiv7U-Bnl9pOFbvlymiZftklgcHb6tLGj3g7_oTxfv_sCSez/s320/6%20-%20Latte.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Latte;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Alla
domanda sull’ importanza che ha nella nostra vita, Giacomo afferma che il cibo
è rilevante non solo a livello fisico, ma anche culturale: «E’ un argomento
antico, ma sempre attuale. La quantità e la qualità del cibo che ingeriamo
influisce sia sulla nostra salute fisica che sul nostro benessere mentale e
spirituale. Mangiare bene aiuta a prevenire e trattare molte malattie croniche
come l’ obesità e il sovrappeso, l’ ipertensione arteriosa, le malattie dell’ apparato
cardiocircolatorio, le malattie metaboliche, il diabete e persino alcune forme
di tumori. Inoltre influenza i nostri pensieri e sentimenti, aiutandoci a
preservare un saldo equilibrio psichico da cui deriva una condotta retta.».
Tale concetto è da migliaia di anni sostenuto dalle dottrine yogiche, e di
recente è stato confermato dalla scienza.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIEopXmnM4EUKX8yUP1GsjUO0QAQhqOeIP4Pu0lOfLpfoJ4dFv4mvmVxHzwcdz5UAjqwKPgMZuAw5cBt8D6MAX-iSwzzVwnl2HWbnNmle0OjZ4W8sNeL1zxgKk5TZQOhZasGQH-QJaubqEAQhTF5R3ixQyGsW2_-Vjv5aCTNjLMy7n08Z6MoQx7ovO/s813/7%20-%20Cioccolato.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIEopXmnM4EUKX8yUP1GsjUO0QAQhqOeIP4Pu0lOfLpfoJ4dFv4mvmVxHzwcdz5UAjqwKPgMZuAw5cBt8D6MAX-iSwzzVwnl2HWbnNmle0OjZ4W8sNeL1zxgKk5TZQOhZasGQH-QJaubqEAQhTF5R3ixQyGsW2_-Vjv5aCTNjLMy7n08Z6MoQx7ovO/s320/7%20-%20Cioccolato.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cioccolato;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Mangiare
non è mai un atto banale, perché offrire del cibo e cucinarlo per gli altri
significa conoscenza e rispetto. Spesso e volentieri è preparato secondo
tradizioni millenarie. Il cibo è, per gran parte delle civiltà umane e le
relative religioni, un valore oltre che una sostanza o un prodotto: «Ieri come
oggi, le persone riconoscono nel mangiare e nel bere azioni cariche di
significato: il cibo viene inteso come un dono del divino o della natura, il
che dovrebbe richiamare tutti alla consapevolezza del nutrirsi, a non dare per
scontata la sua disponibilità e a non ridurre i pasti a una successione di
gesti automatici.». Nella Bibbia, prosegue facendo un esempio, si dispone la
cottura dell’ agnello secondo istruzioni ben precise. Quando alla sua tenda arrivarono
tre misteriosi visitatori, Abramo fece subito preparare tante focacce con fior
di farina ignorando di trovarsi in presenza di Dio e due angeli. E doveva
essere davvero straordinario il piatto di lenticchie cotte da Giacobbe, se Esaù
rinunciò alla primogenitura pur di farselo servire. Mosè offriva pasti
abbondanti ai visitatori che si presentavano alla sua tenda, e la manna nel
deserto, in realtà un’ escrescenza resinosa delle tamerici che oggi viene
venduta ai turisti in Giordania e Israele in scatoline da dolciumi, cadeva
ininterrottamente, ma ogni giorno se ne poteva raccogliere solo quanto bastava
per nutrirsi, sia pure con abbondanza: chi la voleva accumulare l’ avrebbe
vista marcire e divenire buona per i vermi. Re Davide portava grandi provviste
ai suoi miliziani perennemente in guerra, mentre Gesù sapeva fare il pane, avendo
visto costantemente la madre Maria preparare l’ impasto insieme alle altre
donne del villaggio galileo di Nazareth. Sapeva peraltro arrostire i pesci alla
brace, e non di rado cucinava per i suoi discepoli: «Nella Bibbia, il cibo non
è mai scarso: è nutrimento per un popolo ma con l’ avvertenza che mai dovrà
andare sprecato.». Anche nel Buddhismo il cibo ha la sua importanza: «Il Buddha
Śākyamuni viene spesso e volentieri figurato con una ciotola nella mano
sinistra, come segno di un’ alimentazione moderata ed essenziale e della sua
condizione di asceta mendicante, in virtù della quale ogni giorno compiva il
rito della questua nei villaggi ove si spostava per trasmettere il suo
insegnamento: non era un semplice modo per ottenere del cibo, ma un
atteggiamento verso la vita in pieno rispetto dei valori dell’ Ottuplice
Sentiero, secondo cui ci si deve procurare da vivere con corretti mezzi di
sussistenza.». I lama tibetani, oggi, aggiungono che un buon modo per fare
pratica spirituale attraverso il cibo è ricordarsi del contributo dato dagli
altri nella sua produzione e distribuzione, prima di arrivare alla nostra
tavola, e prendere atto che cibandoci nutriamo anche i miliardi di microorganismi
che vivono in noi: «Diversamente da ciò che pensiamo, anche il consumo di carne
può essere una parte molto importante dell’ attività spirituale: la carne che
mangiamo non dovrebbe provenire da un animale ucciso da noi, perché il Risvegliato
invitava a non uccidere, e sarebbe bene dividerla con il maggior numero
possibile di persone in quanto questo animale ha dato la sua vita per gli altri.
Eh sì, il cibo rappresenta qualcosa di molto importante da qualunque prospettiva
lo si consideri!».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-45428169943148812572022-09-15T01:21:00.000-07:002022-09-15T01:21:11.829-07:00«La democrazia soffre del male del disinteresse»<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjL4uxEnFIDfcUeAM-j1ZNct9fOCMhaB29DSr-gDPLRm2Ac1xsLJCYwJZFxBnVxfWRK4wFTrTEEDcqngB4ImrvwXwQWtKpnA60-d3zQqTEph-KjBtoo-lIASpHgO5N5hd-AuD2kinurdqxAowUTW1RmteK3hxz3lPF2NJmRlkG79afQJLklizz6j7qe/s610/1%20-%20Autore%20della%20lettera.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjL4uxEnFIDfcUeAM-j1ZNct9fOCMhaB29DSr-gDPLRm2Ac1xsLJCYwJZFxBnVxfWRK4wFTrTEEDcqngB4ImrvwXwQWtKpnA60-d3zQqTEph-KjBtoo-lIASpHgO5N5hd-AuD2kinurdqxAowUTW1RmteK3hxz3lPF2NJmRlkG79afQJLklizz6j7qe/s320/1%20-%20Autore%20della%20lettera.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella Pralungo;</td></tr></tbody></table><p><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"><i><span style="color: #ffa400;">La
Giornata internazionale della democrazia viene celebrata il 15 settembre di
ogni anno, ed è stata proclamata l’ 8 novembre 2007 dall’ Assemblea Generale
delle Nazioni Unite come occasione di riflessione sullo stato della democrazia
nel mondo.</span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Giacomo
Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli storici, ha
presentato una lettera incentrata sul tema della democrazia, nella quale
ragiona su che cosa essa significhi e le cause fondamentali delle sue difficoltà
di oggi.</span></i></span></p><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><br /></span></p><p class="MsoNoSpacing"></p><p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">Occhieppo
Superiore, giovedì 15 settembre 2022</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
mente umana sa essere veramente tortuosa. Quando una cosa si è imposta nella
vita di tutti i giorni, la maggioranza delle persone tende a considerarla così normale
da non riflettere neppure sul suo significato, tanto meno sulla sua importanza,
arrivando a fraintenderla o addirittura ignorarla, con il risultato di svuotarla
del suo valore, per quanto grande possa essere. Solo quando questa viene a
mancare ci si rende conto della sua importanza. Tale negativa tendenza si nota
praticamente in ogni contesto della nostra esistenza, in quanto non riflettiamo
adeguatamente né su noi stessi né sul mondo che chi è venuto prima di noi ha
creato e noi stessi stiamo modificando in ogni momento con pensieri, parole e
azioni. Siamo sonnambuli, e ci lasciamo vincolare anziché mantenere il
controllo svolgendo un ruolo coscientemente attivo nella grande esperienza che
chiamiamo «vita». Siamo facili vittime del male del disinteresse, che come un’
ombra si estende nocivamente anche in ambito sociale e quindi politico,
mettendo a repentaglio il buon funzionamento e la sopravvivenza della
democrazia, di cui oggi si celebra la Giornata internazionale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Il
termine democrazia deriva dal greco antico δημοκρατία, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dēmokratía</i>, che significa «governo del popolo». Il modello che si
impose ad Atene con le riforme di Clistene tra il 508 e il 507 prima di Cristo costituì
un sistema pionieristico atto ad evitare che un gruppo di persone, o
addirittura un singolo, riuscisse a detenere troppo potere, e per un periodo
troppo lungo. Come in seguito disse il grande Pericle in un celebre discorso: «Nell’
amministrare si qualifica non rispetto ai pochi, ma alla maggioranza.». Questa
grande visione politica ebbe notevole influenza non soltanto sull’ evoluzione
delle altre póleis elleniche, ma anche di quella di Roma, che la adottò come
fondamento per il progresso della Repubblica istituita nel 509 prima di Cristo
a seguito della cacciata dell’ oppressivo e ingiusto Re Tarquinio il Superbo,
divenendo nei secoli successivi un cardine della cultura politica occidentale
giungendo fino ai giorni nostri. Nonostante le manchevolezze e i difetti, tipici
di ogni sistema umano, la Democrazia ateniese rappresentò un notevole passo
avanti nel contesto della Πολιτικά, la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">politikḗ</i>,
ossia «arte di governo», e i suoi valori fondamentali sono tuttora riconosciuti
nel mondo attuale.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB1nsX8IovYVmzb5Eguvh3yvBNBBKnNEE8mKzP7aUmop5H_fRHLmQA_WEotuSos9r0D_ZU6MdtT_SZiqpSOly1724azJUQYZTZDYZCJRhgIBV7I7rGNcMb2sviyM5hLA-YOhc77ZNovXchZQsu3qo5GquIYNbEde4Bl8T9owihRxihdxhb1Zmc-LQ3/s480/2-%20L'%20Ecclesia%20di%20Atene.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="480" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB1nsX8IovYVmzb5Eguvh3yvBNBBKnNEE8mKzP7aUmop5H_fRHLmQA_WEotuSos9r0D_ZU6MdtT_SZiqpSOly1724azJUQYZTZDYZCJRhgIBV7I7rGNcMb2sviyM5hLA-YOhc77ZNovXchZQsu3qo5GquIYNbEde4Bl8T9owihRxihdxhb1Zmc-LQ3/s320/2-%20L'%20Ecclesia%20di%20Atene.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L’ Ecclesia di Atene;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
democrazia è un meccanismo, un vero e proprio procedimento costituzionale in
cui i poteri dello Stato, ossia l’ esecutivo, il legislativo e il giudiziario, sono
delegati rispettivamente ad organi collegiali quali Governo, Parlamento e
Magistratura, e vengono amministrati per il bene di tutta la comunità, pertanto
sta ad ogni soggetto coinvolto, dalle autorità incaricate al popolo,
assicurarsi costantemente che esso funzioni come si conviene, e senza disonestà
o esclusivismi. E’ un valore altamente positivo non solo perché prevede la
partecipazione del popolo alle decisioni che riguardano sé stesso e il
territorio in cui vive, ma anche perché intende assicurare la libertà del
singolo individuo e un’ esistenza pacifica tra le persone, nonché la
coesistenza delle diversità e la libera espressione di ciò che esse sono. Io
penso che la democrazia sia una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">forma
mentis</i>, una mentalità, e che laddove sia veramente radicata e funzionante
non senta il bisogno di essere sbandierata. Un esempio particolare è quella in
vigore in Gran Bretagna, nettamente superiore al modello statunitense, ben più lodato
a ragion assai poco veduta: la democrazia d’ Oltremanica, forte di una notevole
stabilità ed efficienza, ha la particolarità di non basarsi su di una
Costituzione scritta, ma sulle consuetudini e la saggezza. A differenza di
molte altre nazioni, infatti, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del
Nord non possiede un singolo documento costituzionale, ma un insieme di leggi
non codificate e regole sotto forma di usi, costumi, precedenti e una certa
varietà di statuti e strumenti legali all’ insegna dell’ esperienza. Il
Parlamento britannico è uno dei più antichi e consolidati al mondo, le cui
radici affondano in un passato piuttosto remoto, con la concessione da parte di
Re Giovanni Plantageneto, meglio noto come il Senzaterra, della Magna Carta
libertatum nel 1215, carta reale dei diritti che limitava i poteri del monarca
nei confronti dei signori feudali e della Chiesa. Eppure, le due Camere al
Palazzo di Westminster sono notoriamente strette, spoglie ed essenziali, senza
alcuna ostentazione di sfarzo. Si può tranquillamente affermare che proprio per
la sua longevità e funzionalità la democrazia britannica sia in condizione di concedersi
il vanto di ignorare le formalità: i sudditi di Sua Maestà sono infatti così
sicuri di sé e del proprio sistema che non sentono alcun bisogno di esibirlo,
quindi i deputati si radunano in aule in cui non c’ è neppure posto a sedere
per tutti, e chi arriva per ultimo deve letteralmente rimanere in piedi oppure
sedersi per terra.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZNm8Wx_jNaJgOK-eoF1vThADXQf6WnVp94u4V6BZbZEdMTA210YhvjjcwiGK_GywM4SaWDxHIy6NEFUH1PrVQaUhExJWeB-5Vr-H_BF8PR_0bF0Fw2Kzv3fhc9E4pyNI_L5Wn4IFb-SFY-Tv52vhNtmp9sf18VA9wScQnO7eYTWDjE7BFXgf3Nlnt/s1024/3-%20Cicerone%20denuncia%20Catilina.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="614" data-original-width="1024" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZNm8Wx_jNaJgOK-eoF1vThADXQf6WnVp94u4V6BZbZEdMTA210YhvjjcwiGK_GywM4SaWDxHIy6NEFUH1PrVQaUhExJWeB-5Vr-H_BF8PR_0bF0Fw2Kzv3fhc9E4pyNI_L5Wn4IFb-SFY-Tv52vhNtmp9sf18VA9wScQnO7eYTWDjE7BFXgf3Nlnt/s320/3-%20Cicerone%20denuncia%20Catilina.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cicerone in Senato denuncia Catilina;</td></tr></tbody></table><div style="text-align: right;"><br /></div>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Sempre
più spesso, io ho il presentimento che la democrazia sia in pericolo,
soprattutto nel nostro beneamato Belpaese. Non tanto per il rischio dell’
avvento di un sistema dittatoriale e liberticida come quelli del passato, quanto
per la noncuranza sempre più diffusa tra la comunità e la conseguente
imposizione di un gruppo di delegati egoisti e incapaci, mossi più dalla brama
personale che dallo spirito di servizio, con il risultato della creazione di
un’ oligarchia, una cerchia di potenti esenti da qualsivoglia controllo e
responsabilità. La democrazia soffre del male del disinteresse da parte del
popolo sovrano, suo soggetto attivo e beneficiario: sta morendo perché tutti
noi abbiamo smesso di prendercene cura, come succede ad un meraviglioso
giardino pensile quando viene abbandonato a sé stesso. Come dice il XIV Dalai
Lama del Tibet: «Ogni individuo ha la responsabilità di fare la sua parte, e
guidare questa nostra famiglia umana nella giusta direzione.». Mikhail
Gorbaciov, ultimo Presidente del Soviet Supremo dell’ URSS e Premio Nobel per
la pace nel 1990, pensava che vivere in democrazia non significhi limitarsi a
votare in occasione delle elezioni e poi tornarsene tranquillamente alla
propria vita di tutti i giorni, ma seguire costantemente l’ operato dei funzionari
eletti dello Stato e del Governo e assicurarsi che facciano regolarmente il
loro dovere verso il Paese anziché agire per sé stessi, il proprio partito e
ideologia. Se la sovranità è del popolo, allora siamo tutti compartecipi in un
modo o nell’ altro del corretto funzionamento della Patria a cui noi tutti
apparteniamo, al di là delle istituzioni e dei personalismi: questo è lo
spirito della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dēmokratía</i>.</span></p><p class="MsoNoSpacing"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxwHnUGKVhnMSiHeNAjF0BBtsJhyC3nHlhRNgLSbV8IyvHNChk3d-jksmiuTKXYW8LSZ2kYSxLRdJmTl28kpsW0T7jPLFKKKjzn1hZZ_Wfv67ulBWnId8ehfQkZ3W1zEzZ_Yo9jkLejA74uRxLeDxIYSY4IlSctUPhK6WsE4q9EAPkFHqRrFTUiqQv/s1300/4%20-%20Parlamento%20britannico.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="729" data-original-width="1300" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxwHnUGKVhnMSiHeNAjF0BBtsJhyC3nHlhRNgLSbV8IyvHNChk3d-jksmiuTKXYW8LSZ2kYSxLRdJmTl28kpsW0T7jPLFKKKjzn1hZZ_Wfv67ulBWnId8ehfQkZ3W1zEzZ_Yo9jkLejA74uRxLeDxIYSY4IlSctUPhK6WsE4q9EAPkFHqRrFTUiqQv/s320/4%20-%20Parlamento%20britannico.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Parlamento britannico;</td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><br /></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Purtroppo,
in Italia stiamo assistendo ad una crescente inadeguatezza dei nostri dignitari
politici, dal più importante a quello più periferico. Credo che da una parte sia
sempre più abituale scegliere alla guida di ministeri o addirittura del Governo
stesso persone dalla dubbia preparazione culturale e addirittura pregiudicate
in ambito giudiziario, abili soprattutto nell’ affascinare l’ elettorato con
buoni discorsi e forti di validi agganci con i poteri forti, ma che dall’ altra
l’ istituzione stessa si stia sgretolando. Un esempio particolarmente
indecoroso è l’ andamento del Parlamento: spesso, infatti, i provvedimenti su
cui i parlamentari che siedono a Palazzo Madama e Montecitorio devono
esprimersi non vengono neppure letti prima delle votazioni. Non è una questione
di negligenza come sembra, ma più propriamente procedurale: se i parlamentari
leggessero ogni singolo provvedimento in vista di un voto si rallenterebbe l’
azione legislativa, pertanto le votazioni parlamentari avvengono perlopiù sulla
base delle indicazioni dei partiti che hanno un seggio nelle due Camere. In
altre parole, un parlamentare vota favorevolmente oppure contrariamente in base
a quanto stabilito dai suoi superiori di partito! E tanto per addentrarci ancor
più nel ridicolo, la stragrande maggioranza dei parlamentari non è neppure
capace di redigere un provvedimento legislativo, così come non lo sa leggere. Peggio
ancora, la XVIII legislatura della Repubblica Italiana, iniziata il 23 marzo
2018, contava ben quarantaquattro parlamentari con una fedina penale non pulita,
tra pregiudicati, indagati e imputati sotto processo. Individui simili hanno
peraltro la riprovevole tendenza a pronunciare invano il termine «democrazia»:
la politica è un servizio di altissimo livello nei riguardi del prossimo, non
una professione da cui ricavare privilegi personali e profitti. Chi sceglie di
intraprendere la carriera politica deve liberare sé stesso di qualsivoglia
egoismo e incarnare le virtù riconosciute dalla società, esercitandole per il
bene della comunità anziché per gloria personale. Guidare un popolo significa
servirlo con precisione e costanza, al meglio delle proprie capacità. Che i
disonesti non scomodino la democrazia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">L’
indebolimento della democrazia sta ahinoi continuamente peggiorando. Le stanze
del potere sono luoghi caotici, dove centinaia di delegati discutono senza
sosta un groviglio di leggi inestricabile ed inadeguato. In piena seduta,
addirittura, spesso i parlamentari dormono, guardano la partita tramite il
computer, giocano a carte con l’ iPad, consultano siti di accompagnatrici,
votano per i colleghi assenti e si picchiano, perdendo oltre ogni ragionevole
dubbio il diritto di essere chiamati «onorevoli». Burocrazia e quindi
corruzione dilagano incontrastate, e gli interessi economici hanno precedenza
su tutto. No, così non va: la democrazia è stata messa da parte, non c’ è più
civiltà, solo la lotta tra i partiti. Lo Stato non è più quello di una volta,
si è riempito di delegati avidi e litigiosi, nessuno dei quali è interessato al
bene comune, unicamente al proprio e a quello del rispettivo gruppo di
appartenenza. La <i style="mso-bidi-font-style: normal;">res publica</i> deve
andare in mano a persone di comprovata preparazione ed onestà. Io sono
fermamente convinto che la soluzione al decadimento della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">politikḗ</i> e quindi la possibilità di ristabilire la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dēmokratía</i> sia nelle mani del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">démos</i>, il popolo, a chiare lettere
riconosciuto come sovrano nell’ Articolo 1 dell’ attuale Costituzione italiana:
«La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti
della Costituzione.». L’ Articolo 4 prosegue affermando: «Ogni cittadino ha il
dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’ attività
o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.».
Pertanto, se passassimo meno tempo a lagnarci dei mali del Paese bevendo caffè
o birra all’ osteria con gli amici ma adoperandoci di più votando con
consapevolezza e facendo la nostra parte con maggiore senso civico nella nostra
quotidianità, la democrazia guarirebbe dal male del disinteresse dalla mattina
alla sera, e l’ Italia ritroverebbe finalmente l’ orgoglio di sé stessa.<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvStlnQJR56nYLHPBL62JyiOSUaja6c2nAibJej9PkDjsL3scR1zRrlnGlBHVcv3Mg_XkcyCAsY9-Ie-4_zfhi0Blah_939UVASafgIVUy0auBt97aKA03Caa8sqoy87ChtcaAPlX3okHxN_Pis7xlb5_ODu1n1_98IO-JYOvOhz8f6xpy2h2G_sNL/s630/5%20-%20Senatore%20schiaccia%20un%20pisolino%20nel%202014.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="630" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvStlnQJR56nYLHPBL62JyiOSUaja6c2nAibJej9PkDjsL3scR1zRrlnGlBHVcv3Mg_XkcyCAsY9-Ie-4_zfhi0Blah_939UVASafgIVUy0auBt97aKA03Caa8sqoy87ChtcaAPlX3okHxN_Pis7xlb5_ODu1n1_98IO-JYOvOhz8f6xpy2h2G_sNL/s320/5%20-%20Senatore%20schiaccia%20un%20pisolino%20nel%202014.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un parlamentare italiano dorme in servizio, 2014;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
politica è una cosa molto seria: è il mezzo abile per custodire la democrazia!
E’ sporca soltanto perché l’ abbiamo sporcata noi, in prima persona o lasciando
che lo facessero altri. Se i funzionari dello Stato hanno il compito di
amministrare la democrazia, la comunità a cui tutti noi apparteniamo deve
vigilare e intervenire affinché ciò avvenga concretamente. E’ proprio grazie
alla democrazia se oggi deteniamo diritti che un tempo non esistevano, come
quello all’ autodeterminazione, al voto, all’ istruzione, alla libertà
religiosa, all’ adozione di uno stile di vita consono alle proprie inclinazioni
e così via discorrendo, purché non ledano il prossimo. La democrazia è quindi
un collante che riesce a collimare infinite diversità con la forza della
civiltà e della saggezza. Per il fatto stesso che ognuno di noi ha determinati
diritti, va da sé che vi è il preciso dovere di contribuire alla cura del
meccanismo della democrazia. Tutti noi siamo chiamati, ciascuno a modo proprio,
a contribuire alla sopravvivenza di questo grande valore che tanto celebriamo
da migliaia di anni: il miglior modo di rispettare la democrazia è adoperarsi in
pratica affinché funzioni correttamente, per noi stessi e per chi verrà in
futuro. Tutti noi possiamo farcela, qualsivoglia problema reca in sé la
possibilità di essere risolto per mezzo di infinite soluzioni.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Non
lasciamo che la democrazia naufraghi nel male del disinteresse!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo</span></p><p></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-35543068382319698902022-06-19T13:32:00.001-07:002022-06-19T13:32:25.949-07:00I 38 anni di uno scrittore<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk0VyfncPb2ShJdUP3P8Ry2CKN6YAUodZVskZuJiWSaK_Ac15I027BrckYLgzc4zDfhpLu0TrAkLJF8SuzQ1tRcALetj-1Pd6WT1sAs57tKLNA_B2e9dz8Zq1xByltC3dBYbaZ76mXs-5fdQvylauqVU9ELtbaMGOpBvG_VrU6dVswuNNHWAJUtUuf/s813/IMG_20220614_195526.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjk0VyfncPb2ShJdUP3P8Ry2CKN6YAUodZVskZuJiWSaK_Ac15I027BrckYLgzc4zDfhpLu0TrAkLJF8SuzQ1tRcALetj-1Pd6WT1sAs57tKLNA_B2e9dz8Zq1xByltC3dBYbaZ76mXs-5fdQvylauqVU9ELtbaMGOpBvG_VrU6dVswuNNHWAJUtUuf/s320/IMG_20220614_195526.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo Ramella all’ Anfiteatro di Sordevolo;</td></tr></tbody></table><p><br /></p><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Giacomo
Ramella Pralungo, autore di romanzi di fantascienza e articoli storici, oggi
compie trentotto anni. Lo abbiamo raggiunto al paese di Sordevolo, a cui è
molto legato da quando aveva sedici anni, ove è in scena come soldato del
Tempio di Gerusalemme presso la Passione di Cristo, rappresentazione di teatro
popolare che da duecento anni viene allestita con cadenza quinquennale dalla cittadinanza
locale.</span></i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Come
sta, Giacomo?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Bene,
molto bene. A Sordevolo si gode sempre di ottima salute, per fortuna.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Oggi
è il suo compleanno, ma anziché festeggiare è in scena qui alla Passione di Cristo…</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1lMP-rnjIIFjQtxI56nCZC_AFfSgMf_WZidQD0ngZloKhlln_vHAUIWiko40ZkZ9Pd-KP_gAXZrzo8LK7rmrcGkMC1z8NwOivZcKhDmQi0wN-oI4RqrjfTUwXfKaWVR7jJgq_rjsQElpR4AyPaoZQAeCJ5-VVZHhNQ763K9TxAwWMMNQRNhrei1kV/s600/289354720_1669466020104800_1194202244713914906_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="450" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1lMP-rnjIIFjQtxI56nCZC_AFfSgMf_WZidQD0ngZloKhlln_vHAUIWiko40ZkZ9Pd-KP_gAXZrzo8LK7rmrcGkMC1z8NwOivZcKhDmQi0wN-oI4RqrjfTUwXfKaWVR7jJgq_rjsQElpR4AyPaoZQAeCJ5-VVZHhNQ763K9TxAwWMMNQRNhrei1kV/s320/289354720_1669466020104800_1194202244713914906_n.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In posa con l’ interprete del Cristo;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Dopo
aver vissuto per quasi quindici anni in Africa occidentale ho avuto l’ invito
da parte del presidente dell’ associazione, che peraltro è un vecchio amico, a
partecipare nuovamente a questo spettacolo. In passato aderì a due edizioni,
nel 2000 e nel 2005, in cui feci la parte del soldato romano, che avrei dovuto
riprendere quest’ anno, e quella di Malco, giovane sacerdote del Tempio di
Gerusalemme. Quasi all’ ultimo momento sono stato riassegnato come soldato del
Tempio per una forte scarsezza di figuranti. Laddove c’ è bisogno di aiuto sono
sempre lieto di farmi avanti. Da ventidue anni la Passione è per me un evento
importante e sentivo di non poter mancare. Lo trovo un modo molto bello ed
insolito di trascorrere questo compleanno, il primo che trascorro nel patrio
Belpaese dal lontano 2006. Detto tra noi, mentre eravamo dietro le quinte l</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 20px;">’</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"> interprete del sommo sacerdote Caifa e io abbiamo brindato al mio traguardo di oggi, e poco fa ho posato con quello di Gesù, che a sua volta compie gli anni: dodici in più, però (</span><i style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">risata</i><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">), ma molto ben portati...».</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Con
oggi sono trentotto primavere. Che cosa vede guardandosi indietro?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Come
chiunque altro vedo alcune esperienze positive e altre più negative, ma tutte
importanti, fondamentali nello sviluppo del mio carattere e che quindi rifarei
con convinzione. Pochi giorni fa mi è capitato di rileggere alcuni stralci della
mia autobiografia, ‘Io sono Giacomo’, e sfogliandone certe pagine e capitoli si
può constatare quanto io abbia fatto la stessa trafila di tante altre persone
soprattutto in questi tempi molto, molto difficili. Un po’ sono cambiato,
crescendo e acquisendo maggiori esperienze, affrontando i problemi e le
sofferenze che si presentavano. Il risultato è l’ uomo che vedete ora (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>).».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Quando
pensa a sé stesso come si definisce?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_GPD0Gqh9pgxJfhzcy-PLXAP9IxdnYWApF3ubTNwG3CAOPxhEhEcj0Pp_YPl9_Svd_ciNO_iSw6iARxwhRaY0U4GZlNfp1lFgOF2WmhEUwNwZgbzuDXKyWkJ9DnjgoWgDTjUT7vq108nAoA-h0XCdlZZV6-1YshTceda_GuNdgPtnqGer8MhiuHzE/s2048/289372615_1669466126771456_2893727207721510297_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_GPD0Gqh9pgxJfhzcy-PLXAP9IxdnYWApF3ubTNwG3CAOPxhEhEcj0Pp_YPl9_Svd_ciNO_iSw6iARxwhRaY0U4GZlNfp1lFgOF2WmhEUwNwZgbzuDXKyWkJ9DnjgoWgDTjUT7vq108nAoA-h0XCdlZZV6-1YshTceda_GuNdgPtnqGer8MhiuHzE/s320/289372615_1669466126771456_2893727207721510297_n.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Brindisi con il Sommo sacerdote;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Io
mi considero un semplice essere umano. Sento che questo è il mio vero io, ciò a
cui appartengo di più. Nel profondo del mio cuore mi considero un soggetto
curioso, che vuole sempre sapere e capire tutto. In molti dicono che ho una
mente vasta e colta, ma io non saprei dirlo. Persino nei miei sogni mi sento
una persona molto comune, alle volte un po’ discolo. Cerco sempre il contatto
con la gente, senza la minima distinzione, di agire cordialmente e di non
estraniarmi mai.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Qual’
è l’ esperienza più bella che sente di aver fatto?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Accompagnare
mia madre al suo ultimo respiro e assistere mio padre nella sua depressione.
Trovo che siano state esperienze sia tristi che belle, che mi hanno permesso di
sviluppare ed esternare la mia modesta umanità.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Sente
che le è mancato qualcosa?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p><br /><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2xwME5nEYnakUbx9J6E-nS9LHVJESYY6uZx2wcPTqjDsDWFYqpkLcjifhXU2-1dVer1M8swXqtXbStJytqTKYviqQ_B9GOfnqfGQ5abNRumXIlb4kPB2BDe84YAt7qLmmrlUN9uusFEFtKNa6dPe0nYnNZ79JIhsoUL810jjzukbBVhNhcSa1GpxS/s2048/289540846_1669466080104794_5367000670453172306_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2xwME5nEYnakUbx9J6E-nS9LHVJESYY6uZx2wcPTqjDsDWFYqpkLcjifhXU2-1dVer1M8swXqtXbStJytqTKYviqQ_B9GOfnqfGQ5abNRumXIlb4kPB2BDe84YAt7qLmmrlUN9uusFEFtKNa6dPe0nYnNZ79JIhsoUL810jjzukbBVhNhcSa1GpxS/s320/289540846_1669466080104794_5367000670453172306_n.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Con il volto della Madonna;</td></tr></tbody></table></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«In
certi momenti credo di non aver avuto sufficienti contatti con le altre persone.
Ho vissuto da solo per molto tempo e forse questo mi ha portato ad un po’ di
incertezza nel relazionarmi con il prossimo benché dinnanzi ad un altro essere
umano sia portato a pensare di trovami di fronte a qualcuno che, tutto sommato,
mi è simile. Questa stessa mancanza ha fatto sì che potenziassi l’ interesse
per la cultura e la scrittura, che non mi abbandonano mai. Quindi tendo per
natura a vedere un po’ di bene anche laddove ho vissuto il male.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">C’
è qualcosa che sente il bisogno particolare di fare nella vita?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhF5FRxLgD_2VMV2xtKWw8Ufbjmwgc8V5iG5kPJfrF1kohC7vl3mNNsH33rFeEwbLL7-R3VMIMLv6xe4T1GkeUtBb0fPIl0lGjG2BrT2L9TuKz7YqMxFsxsZzBpWqofNpBWB1AVkbwrzI4HfxZDZgdSg-VxdR54YRIHBVYCyYgs_jm837cGRJQIdlk/s610/IMG_20220614_200759.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhF5FRxLgD_2VMV2xtKWw8Ufbjmwgc8V5iG5kPJfrF1kohC7vl3mNNsH33rFeEwbLL7-R3VMIMLv6xe4T1GkeUtBb0fPIl0lGjG2BrT2L9TuKz7YqMxFsxsZzBpWqofNpBWB1AVkbwrzI4HfxZDZgdSg-VxdR54YRIHBVYCyYgs_jm837cGRJQIdlk/s320/IMG_20220614_200759.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Come guardia del Tempio ebraico;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Ovviamente
studiare, scrivere e leggere (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!
Un sacerdote forse parlerebbe di vocazione, io invece lo vivo come un dono che
sento di dover esercitare per dare senso a quest’ esistenza. E anche come un
modo per calmare la mente, che da una parte mi ha salvato ma dall’ altra è come
un bambino iperattivo (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;"><b>Quali
sono i suoi impegni?</b></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«In
generale, dico sempre di avere assunto due impegni nella mia vita: il primo,
come essere umano, è il miglioramento di me stesso secondo virtù quali onestà e
giustizia, eroico coraggio, compassione, gentile cortesia, completa sincerità,
onore, dovere e lealtà. Come persona dedita alla cultura e alla comunicazione,
sono impegnato nell’ accumulo della conoscenza e soprattutto della sua
comprensione, per poi condividerla con il maggior numero possibile di persone.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">C’
è un pregio in particolare che sente di avere?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Per
me è difficile dirlo con chiarezza. Io non sono una persona speciale, ma tendo
a coltivare quello che ho di buono e a dividerlo con chi mi circonda. Se
proprio devo pensare ad un eventuale pregio direi di essere un buon
comunicatore, del resto parlo e scrivo così tanto che in effetti a quest’ ora
dovrei avere un po’ di padronanza (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)…».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;"><b>A
cosa si sta occupando, ora?</b></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihke_dQhy4KwVz6eCPsnws0JRtz8GnxMA6U_swAEGM8HsjrOD7gybJtLH4gILzW8YfkY4EmS2zxziWOKdbm-921jkd9Z5QbWpBGF9byYRYnCV_XgSZNH-R-4Xhq3FkZIlpgf9LjsHi3BjFFWHxmmKmY-AxekPEMJDPVe9FdsFlu7PfQuG6zBS9KKXe/s960/269616200_1544143222637081_190164826754417314_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihke_dQhy4KwVz6eCPsnws0JRtz8GnxMA6U_swAEGM8HsjrOD7gybJtLH4gILzW8YfkY4EmS2zxziWOKdbm-921jkd9Z5QbWpBGF9byYRYnCV_XgSZNH-R-4Xhq3FkZIlpgf9LjsHi3BjFFWHxmmKmY-AxekPEMJDPVe9FdsFlu7PfQuG6zBS9KKXe/s320/269616200_1544143222637081_190164826754417314_n.jpg" width="240" /></a></div><p></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Sto
lavorando alla creazione di una casa editrice, che si chiamerà Lumiel, insieme
ad un amico ed ex compagno di classe con cui ho sempre condiviso il piacere
della cultura. Tra un mese circa faremo la presentazione del progetto a Villa
Cernigliaro, qui a Sordevolo, e forse stabiliremo la sede legale
proprio in questo magnifico paese, le cui alte personalità tanto
entusiasticamente ci stanno aiutando. Dopo una lunga pausa dovuta alla mia
lontananza dall’ Italia, l’ amatissimo Sordevolo ha nuovamente bussato alla mia
porta, e proprio nel contesto della mia missione quale autore ed editore: non
avrei potuto chiedere di più e di meglio! Nel frattempo continuo a scrivere,
nei giorni scorsi ad esempio ho buttato giù qualche appunto su di una storia
fantascientifica sull’ eterna giovinezza, grande tema su cui tutti noi almeno
una volta abbiamo riflettuto, e sono pronto a iniziare a ritoccare i miei otto
racconti su di un agente segreto britannico alle prese con minacce alla Terra
provenienti dallo spazio. Peraltro sto iniziando a valutare un manoscritto
firmato da una mia vecchia conoscenza che vive proprio qui, e sarebbe davvero
interessante occuparsene direttamente. Ho molto lavoro da fare, vedete da voi
che pur avendo già dato disposizioni per la mia cremazione e dispersione delle
mie ceneri alla Trappa di Sordevolo spero di tutto cuore che il coperchio della
mia bara non venga sigillato tanto presto…».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Per
passare ad altra vita c’ è sempre tempo. Tanti auguri per i suoi progetti,
buona replica, e cento di questi giorni. Grazie.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Grazie
infinite! Grazie a voi.».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-69925807907649808362022-06-04T11:00:00.004-07:002022-06-04T11:38:32.313-07:00Giacomo incontra Casa Savoia a Superga<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEyf-2K9woPTGGVl2eku1R9q2ZhiUuikaj8VHTUgzNFjv5f4FCYKfof-eDch0DjpIbgqEbu-yUuPurnCF2KV7cNog_459eiw9RJ1aoVZsqt-Ylc0qFfzYqgsI0VlkXGHbst2uKbIQ4TLL1_WCiumD01AZXJ37GWty6ueQy_K-II__daLAsmwNrnhMr/s610/IMG_20220604_121220.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEyf-2K9woPTGGVl2eku1R9q2ZhiUuikaj8VHTUgzNFjv5f4FCYKfof-eDch0DjpIbgqEbu-yUuPurnCF2KV7cNog_459eiw9RJ1aoVZsqt-Ylc0qFfzYqgsI0VlkXGHbst2uKbIQ4TLL1_WCiumD01AZXJ37GWty6ueQy_K-II__daLAsmwNrnhMr/s320/IMG_20220604_121220.jpg" width="240" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><i><span style="color: #ffa400;">All’
indomani del 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana istituita per ricordare
l’ esito del referendum istituzionale del 1946 che chiamò gli italiani a votare
per la Monarchia o la Repubblica, Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa
fantascientifica a sfondo sociale e di articoli storici e culturali, Nobile di
Firenze e Biella e convinto monarchico legato al ramo dei Duchi d’ Aosta di
Casa Savoia, questa mattina ha raggiunto la Basilica di Superga ove ha
partecipato alla Messa solenne in occasione del primo anniversario della
scomparsa di Sua Altezza Reale il Principe Amedeo di Savoia Aosta, V Duca d’ Aosta
e riconosciuto dalla Consulta dei senatori del Regno quale erede al Trono d’ Italia,
in occasione della quale ha avuto modo di incontrare personalmente la Famiglia
Reale e rendere omaggio al Reale estinto.</span></i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Questo
è il suo primo «evento reale». Che effetto le fa essere qui oggi?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Sono
felice di esserci, è davvero un grande onore. Dove mi vuole il mio Re, lì devo
essere. E’ meraviglioso per me poter partecipare ad un evento così importante,
a cui ha presenziato addirittura la Famiglia Reale, che ho avuto il privilegio
di incontrare e salutare. Come storico, poi, devo aggiungere che in questo
celebre luogo mi pare davvero di vivere concretamente la nostra Storia, in ogni
senso. E’ un’ opportunità rara e preziosa, un vero dono che sento di aver
ricevuto dalla vita.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: red;"><b>Lei
avrebbe desiderato incontrare il Principe Amedeo quando era in vita, vero? Che
cosa gli avrebbe detto?</b></span><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhafOe0A7fsEk1xqXv7_Z285kHRW87qWTQdokqRtFjUiZbLZC5rkv9D2EnjeM-4qZFnVa8UN4rYet-IxOgvKHlHHSsLM94kmhWZn9v8VjSLJ8h4gBGSzlYB4mbazjYaBS3d_zV51Rf1jX7SQrkpX9rzOM69FHrwDXWIRaMUnfYg5u4KzOZHWJm300sL/s1251/amedeo_aosta_savoia_fg_0106.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1143" data-original-width="1251" height="292" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhafOe0A7fsEk1xqXv7_Z285kHRW87qWTQdokqRtFjUiZbLZC5rkv9D2EnjeM-4qZFnVa8UN4rYet-IxOgvKHlHHSsLM94kmhWZn9v8VjSLJ8h4gBGSzlYB4mbazjYaBS3d_zV51Rf1jX7SQrkpX9rzOM69FHrwDXWIRaMUnfYg5u4KzOZHWJm300sL/s320/amedeo_aosta_savoia_fg_0106.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Duca Amedeo di Savoia Aosta;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Sì,
sì! Avrei tanto voluto incontrarLo di persona ma il destino ha purtroppo deciso
diversamente. Morì lo scorso anno per arresto cardiaco a settantasette anni. In
qualità di italiano, ancor prima che come monarchico, Gli avrei espresso il mio
apprezzamento e stima. Lo avrei ringraziato nonostante i pregiudizi attualmente
diffusi tra le attuali generazioni sul ruolo di un’ antica Monarchia in un
moderno Stato democratico e quello di una Casa che, indipendentemente dalla
retorica, nelle persone di Re Carlo Alberto prima e di Vittorio Emanuele II poi
fu la sola a scendere in campo mettendo a disposizione i propri ministri,
diplomatici e soldati trovandosi spesso sulla sua strada ostacoli rappresentati
dalle altre dinastie italiane che, per quanto rispettabili e di antico
lignaggio, erano ancora saldamente legate ad altri interessi ormai superati dal
tempo. Avendo studiato un po’ la storia di Casa Savoia e dell’ Italia
prerisorgimentale, ho capito quanto sia stato serio il Suo impegno, e come lo abbia
svolto per così tanti anni in modo sempre impeccabile, rispondendo a un
altissimo senso del dovere di cui è difficile, oggi, trovare altri esempi in
eguale misura.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: red;"><b>Lei
è monarchico da molti anni. Che cosa rappresenta per lei la Monarchia?</b></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Una
Monarchia è un sistema istituzionale dal forte potere simbolico. Un Re è una
figura priva di orientamento politico, ragion per cui quando parla si rivolge a
tutto il suo popolo. Anche la Famiglia Reale suscita molta attenzione e
rispetto: quando un Reale, sia esso il Re o un Principe, si reca in visita per
il Paese trova sempre una moltitudine di persone che desiderano vederlo. Nei
Paesi monarchici c’ è molto interesse da parte del popolo per la vita pubblica,
c’ è più senso di coesione come in famiglia. Reali e aristocratici incarnano i
valori fondamentali della società, sono chiamati a dare il buon esempio secondo
un forte spirito di servizio. In un’ epoca di decadenza, in cui le guide
politiche vanno e vengono e sono sempre meno capaci, tocca quasi esclusivamente
al Re il compito di preservare alto il prestigio della nazione. Al contrario
dei politici, che spesso cambiano missione a seconda degli umori dell’
elettorato, il Sovrano è costante nella sua missione e nella visione delle
cose, che deve saper adattare ai cambiamenti. Sa esattamente che cosa deve fare
e che cosa invece deve evitare di occuparsi. Nel discorso di Natale del 1957,
ad esempio, Elisabetta II del Regno Unito disse ai Suoi sudditi: ‘Non posso
guidarvi in battaglia. Non posso darvi leggi o amministrare la giustizia, ma
posso fare qualcosa di diverso. Posso dare il mio cuore e la mia devozione a
queste vecchie isole, e alla nostra fratellanza di nazioni.’.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Quindi,
per lei la Monarchia supera la Repubblica perché più adatta a garantire l’
interesse generale.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeiH3dWFLZBLEhMJLSmky_HYifFJgWiZRT5i2hYpCBHRnkvbAn3IMb22ypDRkxtrIm-k470wofxydaYeb12VsvYw8U5qBZD-2UXRUbK6n4MgH7EuchYqYVHamPZlzd-tbcAP18SED2ifkmFSU-842MSLDBuXBbC22kbqmGKWaJ9Zy7dldBA1pL1oUi/s856/IMG_20220307_110602.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="642" data-original-width="856" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeiH3dWFLZBLEhMJLSmky_HYifFJgWiZRT5i2hYpCBHRnkvbAn3IMb22ypDRkxtrIm-k470wofxydaYeb12VsvYw8U5qBZD-2UXRUbK6n4MgH7EuchYqYVHamPZlzd-tbcAP18SED2ifkmFSU-842MSLDBuXBbC22kbqmGKWaJ9Zy7dldBA1pL1oUi/s320/IMG_20220307_110602.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La bandiera reale di Giacomo;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Certamente.
Grazie alla sua continuità, alla sua autonomia rispetto alle parti, alla sua
identificazione con lo Stato e le sue istituzioni fondanti, la Monarchia
ereditaria sottrae il vertice dello Stato al conflitto delle elezioni
ricorrenti e settarie. Il Re è preparato fin dalla giovinezza al suo ruolo di
custode dello Stato e della Costituzione, rivolto a tutti i Suoi sudditi,
mentre un Presidente della Repubblica viene scelto dal Parlamento per elezione,
e fin qui non ci vedo nulla di male, però arriva al vertice della Repubblica
dopo una lunga carriera in almeno un partito e una volta insediato deve rendere
qualcosa a chi lo ha sostenuto, quindi diventa una figura alquanto faziosa. Si
potrebbe mai chiamare un calciatore a metà partita e affidargli il ruolo di
arbitro? Pura follia… Alla Monarchia compete un ruolo di riflessione perché la
dinamica sociale, civile e istituzionale sia condotta entro limiti più pacati e
graduali. Indipendentemente dagli schieramenti e dalle ideologie. A questo io
aggiungo sempre il fatto che la Monarchia ha saputo garantire la democrazia più
a lungo dell’ attuale Repubblica: dalla concessione da parte di Re Carlo
Alberto dello Statuto Albertino nel 1848, che fu la prima costituzione scritta
apparsa tra i Regni italiani preunitari e la sola che non venne mai ritirata,
rimanendo in vigore per ben novantotto anni fino al 1946, vi fu un’
interruzione legata al solo ventennio fascista. Lo stesso Statuto Albertino
riconobbe agli ebrei pari diritti in confronto al resto della popolazione, e Re
Carlo Alberto ne nobilitò molti: una straordinaria novità storica!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">In
molti però accusano ancora oggi Re Vittorio Emanuele III e quindi la Monarchia
in generale di complicità con il Fascismo, tra la dittatura, le leggi razziali,
la guerra a fianco del Terzo Reich e la fuga da Roma.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjMLUilapSvJC5W4Qwp2dF8i8QAa9OMvp_mg93l-XiFJRooa1iU-2ouzlXmhZmClMw5z-DgrjnkQdTLr3CJ2CWIAI7eR0YaAdHZjeR1IQIDC0-gzBhb_TkIePUP101rN0JX6Xdo8zCWqyZjeW4e40oeEwakfZX4CkrPMud1aVKjiY1Byz5HrSaAA_V/s699/Re_Vittorio_Emanuele_III.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="699" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjMLUilapSvJC5W4Qwp2dF8i8QAa9OMvp_mg93l-XiFJRooa1iU-2ouzlXmhZmClMw5z-DgrjnkQdTLr3CJ2CWIAI7eR0YaAdHZjeR1IQIDC0-gzBhb_TkIePUP101rN0JX6Xdo8zCWqyZjeW4e40oeEwakfZX4CkrPMud1aVKjiY1Byz5HrSaAA_V/s320/Re_Vittorio_Emanuele_III.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Re Vittorio Emanuele III, penultimo sovrano italiano;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«In
realtà, la Monarchia subì il Fascismo pur cercando di moderarlo e rappresentando
un deterrente assai significativo alla trasformazione di questa dittatura in un
totalitarismo. Sua Maestà Vittorio Emanuele III era di formazione liberale ed
estremamente rispettoso delle procedure formali. In quanto monarca
costituzionale era soggetto ai dettami dello Statuto Albertino, che aveva reso possibile
la trasformazione della Monarchia costituzionale italiana in un sistema
parlamentare similmente alla Corona britannica. Come Sovrano deteneva i tre
poteri ma li delegava a Governo, Parlamento e Magistratura, che li esercitavano
in Sua vece. L’ Italia uscì vittoriosa dalla Grande Guerra, ma abbattuta
economicamente e moralmente, pertanto visse un periodo di forti tensioni
sociali e politiche. Tra il 1918 e il 1922 si susseguirono ben cinque governi
di brevissima durata. Le responsabilità dell’ ascesa al potere del Fascismo furono
dovute all’ incapacità delle forze partitiche liberali, democratiche,
cattoliche e socialiste di assicurare una corretta governabilità alla nostra
nazione, di perseguire forme pacifiche di convivenza sociale. Il Fascismo non
fu la causa ma il sintomo della crisi dell’ assetto politico rappresentativo
nell’ emergenza delle prime formazioni di massa. Nel 1922, Mussolini ebbe alla
Camera dei deputati trecentosei voti a favore e centosedici contrari, mentre in
Senato contò centonovantasei voti favorevoli e diciannove voti contrari. I
deputati fascisti erano solo trentacinque. Il nuovo Governo era formato da
nazionalisti, liberali e popolari, ossia gli esponenti dei partiti democratici
del tempo. Troppo comodo dare tutta la colpa al Re, non trovate? I partiti
democratici dell’ epoca, tra popolari e liberali, votarono la fiducia al futuro
Duce. Si accusò il Sovrano di debolezza e immobilismo dinnanzi al delitto
Matteotti e all’ instaurazione della dittatura, ma per potersi muovere contro
il Suo Capo di Governo aveva bisogno di un atto di sfiducia e di incriminazione
da parte del Parlamento, che non vennero mai. Nel 1938 firmò le leggi razziali
promulgate dal Governo come previsto dalla procedura costituzionale, e poi
queste furono largamente votate dal Parlamento. Certamente, avrebbe potuto
rifiutarsi e salvarsi la coscienza con l’ abdicazione, ma il dittatore aveva
sufficientemente spazio politico e forza materiale per fondare, sia con una
certa forzatura, una Repubblica fascista con la quale avrebbe ufficializzato
comunque le leggi razziali, e magari con conseguenze anche peggiori di quanto
noi oggi ricordiamo. Solo il voto del Gran Consiglio del Fascismo del 1943
permisero di mandare il Duce in disarmo in favore del maresciallo Pietro
Badoglio. E l’ abbandono di Roma da parte del Re e del Presidente del Consiglio
dei Ministri all’ alba del 9 settembre 1943 alla volta di Brindisi non fu una fuga
ma un trasferimento entro il territorio nazionale in una città libera dal
controllo tedesco e non occupata dagli angloamericani, dove avvenne il pieno
riconoscimento internazionale e continuarono a rappresentare lo Stato legittimo.
Si narra peraltro che il Re non volesse neppure lasciare la capitale,
sentendosi ormai vecchio, stanco e superato dalla storia, ma accettò dietro l’
insistenza del Suo nuovo capo di governo. Quella di Mussolini fu invece una
fuga in piena regola, peraltro alla volta dell’ estero, che si concluse con la
sua cattura ed esecuzione da parte dei partigiani. Senza il contrappeso
monarchico, la via verso la degenerazione totalitaria del Fascismo sarebbe stata
più semplice.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: red;"><b>Lei
ha più volte ricordato che sua madre, Gabriella Rosada, era di simpatie
monarchiche.</b></span><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYV32cEw0c5O-UdfWXc-f_UhtCu-NUNN67uv4U6fmU4tLxEGD0oHwA6MO9gJFCE5leCQl8MUEYmaMWFEum8jAZutXNgzLpw3dBSvPXvpCXQ87IB4PSSJuI3io8-xqSRKRlDUSp1TWxoMIHHIAK521z_nS4BR-AAVh-OSiQhKCP3H6L2aOypK0d5or_/s300/20160602_135633_308.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="206" data-original-width="300" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYV32cEw0c5O-UdfWXc-f_UhtCu-NUNN67uv4U6fmU4tLxEGD0oHwA6MO9gJFCE5leCQl8MUEYmaMWFEum8jAZutXNgzLpw3dBSvPXvpCXQ87IB4PSSJuI3io8-xqSRKRlDUSp1TWxoMIHHIAK521z_nS4BR-AAVh-OSiQhKCP3H6L2aOypK0d5or_/s1600/20160602_135633_308.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un giornale dell’ epoca dubita dei risultati del voto;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Esattamente,
lei parlava sempre favorevolmente e con passione della Monarchia, che riteneva
una parte molto importante della nostra tradizione. Ricordo ancora di quando
avevo tredici anni, correva l’ anno 1997, quando in televisione trasmisero un
servizio sul referendum del 1946 e la conseguente partenza per l’ esilio in
Portogallo di Sua Maestà Umberto II. Disse fumando una sigaretta: ‘In quei
giorni vinse il Re, ma Gli rubarono ben due milioni di voti!’. All’ epoca del
referendum aveva tre anni, e ricordava le discussioni che si erano tenute in
casa sua, anche nei periodi successivi. Poco tempo dopo alcuni giornalisti intervistarono
Sua Altezza Reale il Principe Vittorio Emanuele, figlio di Re Umberto,
chiedendoGli se sarebbe stato disposto a giurare fedeltà alla Repubblica per
poter rientrare in Italia. Lei mi disse che stavano cercando di tenderGli un
tranello, volevano metterlo in difficoltà tramite un tema spinoso e quindi
gettare discredito su Casa Savoia e la Monarchia: ‘La dittatura e la guerra non
furono colpa del Re o della Sua Famiglia, ma con la morte del Duce finirono con
il diventare il capro espiatorio di tutti i mali. E il Principe ha pagato per
colpe non Sue.’. Oggi, trovarmi qui mi fa un certo effetto perché ho avuto il
privilegio e l’ onore di incontrare personalmente i Reali in quella che
possiamo definire la Culla della Loro Casa, un’ opportunità che purtroppo lei
non ha mai avuto. Se fosse qui me lo direbbe senza mezzi termini: ‘Figlio,
guarda che ci sono monarchici che aspettano per tutta la vita questa
possibilità. Ora non ti resta che sperare in un veloce ritorno del Re al
Quirinale.’.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">La
sua presenza qui, oggi, conferma che sostiene il ramo dei Savoia Aosta.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSSyJxQf2at7snNYFS5O_oo_1sneJhs3WfByzBi6jlKGJvcTb9XqvhenVo0Z5so4G-xYFsyJOBvIrr-2ofRAwHcZlrp_ncKTx64aAr-y6veOJo-pOm2Hwcgq07YPlDQwA7_UYxyabvuVFIEe-Stv8NHrO9JV-yb7V5_js1mYQWe0_IqQ-Zv7cRAIh-/s828/Aimone_di_Savoia_1.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="828" data-original-width="550" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSSyJxQf2at7snNYFS5O_oo_1sneJhs3WfByzBi6jlKGJvcTb9XqvhenVo0Z5so4G-xYFsyJOBvIrr-2ofRAwHcZlrp_ncKTx64aAr-y6veOJo-pOm2Hwcgq07YPlDQwA7_UYxyabvuVFIEe-Stv8NHrO9JV-yb7V5_js1mYQWe0_IqQ-Zv7cRAIh-/s320/Aimone_di_Savoia_1.jpg" width="213" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I principi Amedeo e Aimone;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Oh
sì! Sono da sempre molto legato a questo particolare ramo di Casa Savoia, che
ebbe origine nel 1845 con il Principe Amedeo, terzogenito di Re Vittorio
Emanuele II. Credo che Sua Altezza il Duca Amedeo, con la Sua intelligenza e
cultura, la Sua cordialità e compostezza dei tempi perduti fosse il più consono
a portare la Corona. Peraltro, è stato sorprendente per me apprendere, come
ricordato il 9 giugno 1935 da Suo padre, Sua Altezza Reale il Duca Aimone,
durante la Sua visita a Biella, capoluogo della mia provincia, in occasione del
I Circuito Automobilistico, che il ramo degli Aosta è legato al Biellese ‘da
antichi vincoli di sangue’, come li definì, e che risalgono alla consorte del I
Duca di Aosta, Sua Altezza Reale la Principessa Maria Vittoria dal Pozzo della
Cisterna, appartenente ad un casato principesco che fiorì nel Quattrocento
proprio a Biella. Un mio amico mi ha peraltro informato che il compianto
Principe Amedeo era molto conosciuto a Santhià, nella vicina provincia di
Vercelli, in quanto detentore del castello di Vettignè, edificio medievale che
gli Aosta avevano acquisito in dote dal casato dei Dal Pozzo, e che Sua Altezza
Imperiale e Reale il Principe Martino d’ Austria-Este, cugino degli Aosta, oggi
vive tra Tronzano e Sartirana dove coltiva le risaie ereditate dalla comune
antenata: trovo assai piacevole sapere che la Casa Reale e i suoi parenti siano
in qualche modo legati alla mia terra. A tutto ciò si aggiunge anche la grande
attenzione che i Savoia hanno sempre avuto per il Santuario di Oropa, ai piedi
delle Alpi Biellesi e legato al culto della Madonna e che quindi hanno mirato
ad inserire nella più ampia religiosità piemontese, visitandolo spesso ed
destinandovi generose donazioni. Pur non essendo affatto un credente a me piace
molto recarmi visita ad Oropa ogni volta che posso: è un luogo semplice e
maestoso immerso tra enormi montagne, e mi fa piacere che costituisca un punto
di contatto con la Monarchia.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Lei
ha avuto la possibilità di salutare il Principe Aimone. Come le è sembrato?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDEtqm8rbTjiKxxvUOn3vMDd4dxuysVLxFWtxg2JyKjBioTEHH4jVK_5EQt0W8zBbpcFdBBHKNxe-fAqYgYm-PxBawAWLsLzP__LKQkalThuowHqjkBqonJbGYvrG0FBjc3o7uyscd-Z-dFaT2oOa2UVVrVv3Mzb4kEAhv9Ayelim3wQ5hmp74CzJ1/s610/IMG_20220604_124537.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDEtqm8rbTjiKxxvUOn3vMDd4dxuysVLxFWtxg2JyKjBioTEHH4jVK_5EQt0W8zBbpcFdBBHKNxe-fAqYgYm-PxBawAWLsLzP__LKQkalThuowHqjkBqonJbGYvrG0FBjc3o7uyscd-Z-dFaT2oOa2UVVrVv3Mzb4kEAhv9Ayelim3wQ5hmp74CzJ1/s320/IMG_20220604_124537.jpg" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giacomo e il Principe Aimone;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Credo
che sia una persona molto distinta e senza alcun desiderio di ostentazione.
ParlandoGli, ho percepito garbo e semplicità, e ho visto che ha volentieri
dedicato un po’ di tempo a tutti. Non cerca di intrattenere il pubblico, ma di
essere costante e dedito al dovere. Tenta di dare un esempio pacato, che
rifletta la vita della gente anziché delle alte caste. L’ ho visto comportarsi
come chi non ha bisogno di pubblicità e quindi sta al proprio posto svolgendo
la propria funzione senza badare al cambiamento delle mode e attirare l’
attenzione su di sé, il proprio abbigliamento o stile di vita. Altro che i
nostri attuali ministri e parlamentari, costantemente alle prese con interviste
televisive o radiofoniche, ben vestiti, truccati e pettinati, lasciando il
dubbio che si presentino ben poco in ufficio! In chiesa, peraltro, ha ricordato
Suo Padre in forma puramente personale e non politica, raccontando qualche
episodio di vita famigliare apparendo visibilmente commosso, finché ad un
tratto si è dovuto fermare guardando in alto: alta commozione! La Duchessa
Silvia, vedova di Sua Altezza Reale, a Sua volta si è interrotta due volte per
il pianto ricordandone l’ umanità, la gentilezza, l’ estroversione accompagnata
al tempo stesso da un tocco di riservatezza.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Lei
crede davvero che un giorno la Monarchia tornerà in Italia?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggEB4bgzropK9dtMUc1fR9hJWPhJYNwnZqJjQwQ4Otz2xvx-lEiBGWDu1EgCGKEl2UAA3XwibHY6YqX3EiRE7i6LdYlC1IzEpblKW7fR4cic-MQmT2zSL5AveBdlFx6AR2iHG9DhpgkFbrYHmNz2D-0WqHt3DdYV4oj-mM5VzKmandZdP-Lk0BAgws/s720/IMG-20220604-WA0009.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="720" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggEB4bgzropK9dtMUc1fR9hJWPhJYNwnZqJjQwQ4Otz2xvx-lEiBGWDu1EgCGKEl2UAA3XwibHY6YqX3EiRE7i6LdYlC1IzEpblKW7fR4cic-MQmT2zSL5AveBdlFx6AR2iHG9DhpgkFbrYHmNz2D-0WqHt3DdYV4oj-mM5VzKmandZdP-Lk0BAgws/s320/IMG-20220604-WA0009.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lo svolgimento della Messa di suffragio per Amedeo;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Sì,
lo credo fermamente. Tutto può succedere. A questo proposito occorre abrogare
l’ Articolo 139 della Costituzione della Repubblica, secondo cui la forma
repubblicana dello Stato non può essere oggetto di revisione, contraddicendo
quanto affermato dall’ Articolo 1, secondo cui la sovranità appartiene al
popolo. Di fatto, a settantasei anni dai dubbi risultati di quel referendum
all’ indomani della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra civile italiana, ci
viene impedito in modo antidemocratico di esprimere il nostro parere. Oggi, a
ben pensare, la nostra Costituzione, formulata nel 1947 ed entrata in vigore l’
anno dopo, conserva disposizioni e articoli che oggi, in un mondo profondamente
cambiato da allora, andrebbero rivisti o addirittura revocati. Dopo tutto, è
già stata abrogata la XIII disposizione transitoria e finale che vietava agli
ex Re sabaudi, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi l’ ingresso e il
soggiorno nel territorio nazionale, nonché di ricoprire uffici pubblici e
cariche elettive, ragion per cui un giorno ritengo effettivamente possibile che
il Quirinale ritrovi la sua dignità di Reggia.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">E
il Principe Aimone sarebbe all’ altezza del ruolo di Re, secondo lei?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj63uxCOfugnvFI3Lk16hSisv7ybPHx5URIuHxtvHcy5AOpTHKxI125t2rdReRxG-UMaYq5_gxHBkOORzmXRqrp7Gc4m_51hrPOLdQBiIKuIydCemPkLRFO7wwe1LW-MohSr8iad8TP-1688AFVMg4K_1liCy3l82pm3qCJB9HUE8XMW5z9LwCTK3F7/s813/IMG_20220604_111536.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj63uxCOfugnvFI3Lk16hSisv7ybPHx5URIuHxtvHcy5AOpTHKxI125t2rdReRxG-UMaYq5_gxHBkOORzmXRqrp7Gc4m_51hrPOLdQBiIKuIydCemPkLRFO7wwe1LW-MohSr8iad8TP-1688AFVMg4K_1liCy3l82pm3qCJB9HUE8XMW5z9LwCTK3F7/s320/IMG_20220604_111536.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Principe Aimone ricorda Suo Padre;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Credo
proprio di sì. Ho avuto l’ idea di una persona ferma, abituata alla semplicità
e all’ assennatezza. La Sua sola presenza è rassicurante e suscita grande
rispetto. Pensa sempre bene, prima di parlare. Grandi qualità alla portata di
tutti noi ma che i nostri politici curiosamente non si prendono la briga di
coltivare, purtroppo. Pare tipico dei più grandi signori. Io vedo in Lui una
certa continuità con Suo Padre. Un Capo dello Stato come Sua Altezza Reale
darebbe facilmente un tocco di classe e dignità alla nostra carissima Italia. Chi
Lo conosce Lo descrive come un signore riservato, quindi poco conosciuto al
grande pubblico. In rete non è facile trovare informazioni dettagliate su di
lui. Ha ricevuto un’ educazione rigosa e leggera al tempo stesso, basata sul
dovere e la libertà. E’ molto ben educato e poliglotta, non troppo rigido in
quanto un principe deve essere a suo agio in una corte come Buckingham Palace
quanto in una trattoria di campagna. E’ un uomo discreto che non ha mai fatto
parlare di Sé con scandali o gesti di troppo. Dovere e riservatezza sono le Sue
parole d’ ordine.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Per
un curioso gioco del destino, il Principe Amedeo morì un anno fa il 1° giugno,
esattamente un giorno prima della Festa della Repubblica Italiana. Lei come
vive il 2 giugno?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpYaFuedxLmQ3CENeAWD1EALP33eUSKR2bNhR_Q0QrvslT0I-6GyvGwnR6AykVI7D5TGnvXWO2wynIzYIpD6b_FU5dgP2ChZhnI7omr8HxGFSjiSByV8-B26BCiuIu4jzjFnb512HA2hcvlqC3mqs3hONc4J-Pi0GQ651_HKEjC-TVVjSde3k5ka1u/s813/IMG_20220604_121331.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="610" data-original-width="813" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpYaFuedxLmQ3CENeAWD1EALP33eUSKR2bNhR_Q0QrvslT0I-6GyvGwnR6AykVI7D5TGnvXWO2wynIzYIpD6b_FU5dgP2ChZhnI7omr8HxGFSjiSByV8-B26BCiuIu4jzjFnb512HA2hcvlqC3mqs3hONc4J-Pi0GQ651_HKEjC-TVVjSde3k5ka1u/s320/IMG_20220604_121331.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L’ ingresso della Basilica di Superga dopo la Messa;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«In
quanto italiano guardo sempre con piacere in TV la sfilata militare. Ne subisco
il fascino e penso che oggigiorno sia tra le poche cose che attualmente
sappiano avvicinare e unire il nostro popolo, a causa della sua valenza
simbolica. Ovviamente, però, dato il mio orientamento monarchico non vivo
serenamente la ricorrenza appena trascorsa ma neppure con spirito di polemica.
Mi si permetta soltanto di ricordare che le unità militari coinvolte nei
festeggiamenti del 2 giugno furono costituite dagli stessi Savoia, quindi le
attuali generazioni di italiani tengano presente che tutto in Italia iniziò ben
prima del referendum del 1946. Il 2 giugno si dovrebbe ricordare un po’ di più
Sua Maestà.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Ora
che ha finalmente visto la Basilica di Superga, come le pare questo posto?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwUaFaQeHqaSQI4M6yUriInYZeV18BCVy68DcaAzy3Rp2DlvugSrMDv6lJ3_w4sYI7ECx51mWOoeaj6UCrrrb7hL7DDm55pH8AjPfO7UH1ErCyovHrDVNclvzcveBPDtyfK4glNAR0USRG-vSYtsx6geVaBVMdnqYIBzX0ZCShJCuoJayvRrLphI-t/s750/superga_basilica_torino_fg_ipa.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="750" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwUaFaQeHqaSQI4M6yUriInYZeV18BCVy68DcaAzy3Rp2DlvugSrMDv6lJ3_w4sYI7ECx51mWOoeaj6UCrrrb7hL7DDm55pH8AjPfO7UH1ErCyovHrDVNclvzcveBPDtyfK4glNAR0USRG-vSYtsx6geVaBVMdnqYIBzX0ZCShJCuoJayvRrLphI-t/s320/superga_basilica_torino_fg_ipa.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Basilica di Superga;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«E’
un luogo meraviglioso che, monarchici o no, va visitato almeno una volta nella
propria vita. Qui si tocca con mano la storia sia subalpina che italiana, la si
vede ovunque e la si respira nell’ aria. Sono molto fortunato a vivere ad
appena cinquantotto chilometri da qui, e me ne rendo conto appieno solo ora che
sono reduce da quasi quindici anni nella lontana Africa occidentale. Sono
davvero un privilegiato!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><b><span style="color: red;">Lei
soffre il mal d’ Africa, a proposito?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Direi
proprio di no, sono un italiano abbastanza atipico (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)! Anche se devo confessare che avrei visitato ben più volentieri
quella settentrionale, come l’ Egitto o la Tunisia, e soprattutto le nostre ex
colonie, ossia Libia, Eritrea, Somalia e in particolare l’ Etiopia, terra unica
e ricchissima di tradizioni e una cultura millenaria.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><span style="color: red;"><b>Grazie
per il suo tempo, e buona giornata.</b></span></span></p><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><br /></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">«Grazie
infinite.». <o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-52805655940318774282022-05-20T05:27:00.002-07:002022-05-20T05:27:38.333-07:00Giacomo Ramella Pralungo contro Lulu: «Ecco perché non funziona.»<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4X52BoeSnBPhZ_ABn5adTsgOKWxEuU5fOIa99izoJecBDE0NWhvMXD12ECzTRZquRAPfVBvT1VLlx6dV8jdsI85Tw4SHDp8uVPgrTrxeIIBDbcYdmsaqooNG8b3C3hX6zQz-t5g2TK-fODeWgWFbzCwSBzZ0DyhhH9JPPunvhj8dRCydx8W-vNev5/s585/IMG_20220319_153630.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="585" data-original-width="439" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4X52BoeSnBPhZ_ABn5adTsgOKWxEuU5fOIa99izoJecBDE0NWhvMXD12ECzTRZquRAPfVBvT1VLlx6dV8jdsI85Tw4SHDp8uVPgrTrxeIIBDbcYdmsaqooNG8b3C3hX6zQz-t5g2TK-fODeWgWFbzCwSBzZ0DyhhH9JPPunvhj8dRCydx8W-vNev5/s320/IMG_20220319_153630.jpg" width="240" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Giacomo
Ramella Pralungo, autore di otto libri di narrativa fantascientifica e uno di
genere malavitoso, ha deciso di denunciare l’ opaco ambiente dell’ autopubblicazione
e i problemi avuti con il gruppo Lulu.com, a cui si è rivolto per editare i
suoi testi, tra le righe di questo articolo che ci ha inoltrato.</span></i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Occhieppo
Superiore, 20 maggio 2022</span></p><p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt; text-align: left;"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
truffa è il meccanismo con il quale si convince una persona di avere un
vantaggio di qualche genere in una determinata questione. E la certezza di disporre
di tale punto di forza riduce, o in certi casi annulla, le difese mentali del
soggetto truffato. Dopo l’ ennesimo rifiuto ricevuto da parte di una casa
editrice, molti autori decidono di tentare la strada dell’ autopubblicazione ed
editare il loro libro in rete, volendo farsi conoscere ad un pubblico
potenzialmente molto vasto spendendo poco o niente. I guadagni? Certamente
possono arrivare, ma la raccomandazione è di procedere a piccoli passi e
cominciare proponendo ai lettori un libro scaricabile gratuitamente o a prezzi
contenuti. La decisione allora è presa: ci si ritaglia qualche minuto di tempo
libero e si scopre come pubblicare un libro in rete grazie a precisi servizi
presentati come estremamente affidabili e facili da usare. Il fenomeno, fino a
qualche tempo fa limitato ai titoli in lingua inglese, sta dilagando anche in
Italia, e pare che le grandi piattaforme da una parte infarciscano di piccole
perle d’ astuzia la propria campagna pubblicitaria per procacciarsi gli autori,
generando ad esempio confusione ad arte tra il settore cartaceo e il digitale,
apparendo poi come simpatici paggetti che tengono ad arricchire gli autori, e
dall’ altra non vogliano decidersi ad avviare una seria campagna di
monitoraggio che possa limitare, se non impedire, l’ afflusso nei propri canali
distributivi di opere il cui contenuto è così inutile e raffazzonato che
definirle «di bassa qualità» è una gentile attenuazione. Prima di intraprendere
la via dell’ autopubblicazione ci sono più elementi da considerare. In essa non
ci si può improvvisare, e non è un’ editoria fai da te ma un settore
indipendente che ha meccanismi e processi propri e che non finisce con la
scrittura del libro, che non risolve l’ aspetto della distribuzione, in quanto
lo studio del mercato editoriale ricade direttamente sulle spalle dell’ autore,
che deve frequentare le librerie, siano esse fisiche o virtuali, controllare le
classifiche delle vendite dei libri e studiare i gusti del pubblico: tutti
aspetti che in condizioni normali spettano all’ editore, in quanto
distributore, mentre all’ autore compete più propriamente la funzione di
produttore. Autopubblicarsi significa essere editori di sé stessi: una forma di
editoria indipendente che negli ultimi anni si è molto diffusa anche nel Belpaese.
All’ estero, e soprattutto nei Paesi anglosassoni come Gran Bretagna e Stati
Uniti, l’ autopubblicazione rappresenta da anni un’ alternativa all’ editoria
tradizionale. E’ una via in cui si è chiamati ad occuparsi di tutto quanto
riguarda la propria opera: stesura, impaginazione, distribuzione, prezzo e
attività correlate. E’ un canale che per anni è apparso come la seconda scelta
da perseguire quando la via classica di pubblicazione non appare praticabile,
ma negli ultimi tempi le cose sono molto cambiate, anche in Italia, e l’ autopubblicazione
ha acquisito maggiore forza e considerazione. Se, da una parte, ci sono ancora
autori che scelgono questa soluzione perché si sono visti rifiutare l’ opera dagli
editori tradizionali, dall’ altra stanno aumentando gli autori che scelgono l’
autopubblicazione come preferenza, e in alcuni casi può anche essere il primo passo
per arrivare all’ editoria tradizionale.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
prima piattaforma di autopubblicazione che viene generalmente consigliata è
Lulu, una casa editrice sorta nel 2002 in Canada e ora con sede negli Stati
Uniti, la quale offre un servizio di stampa che prevede la realizzazione di un
libro dietro ordinazione anche di una singola copia, attraverso cui si possono
pubblicare le opere in rete sotto forma di libro digitale a nessun costo o di
libri cartacei a prezzi molto accessibili. Pubblicare su Lulu è gratuito, a
differenza di servizi quali la distribuzione, la commercializzazione del libro,
la stampa e altri costi. La spesa dei servizi di stampa dipende dalle
dimensioni, dal tipo di libro, dalla qualità della carta e così via. La stampa
di un libro per bambini colorato potrebbe essere più costosa. Quanto alla
distribuzione, la commissione di Lulu sull’ utile netto del libro è pari al
venti percento. Tuttavia, ogni volta che si pubblica un’ opera con questo
gruppo viene raccomandato all’ autore l’ acquisto di una copia come anteprima,
che invece dovrebbe essere offerta per una questione di etica professionale e,
peggio ancora, attualmente non mi è più possibile accedere al mio profilo,
ragion per cui non posso fare nulla, ma proprio nulla, che si tratti della
modifica dei dati di pagamento, che sono tuttora gli stessi di quando vivevo in
Africa occidentale, o del ritiro o modifica delle mie nove opere, di cui ho in
pratica perduto il controllo. Non vi è neppure un indirizzo di posta
elettronica a cui potrei scrivere per richiedere la soluzione, ma solo una
forma di trasmissione di messaggi preimpostati che di fatto non ottengono mai
una risposta. Lulu ha acquisito una reputazione negativa, e si vocifera che la
società stia adottando sostanziali tagli alle percentuali dell’ autore che
portano a prezzi elevati dei libri o, nel peggiore dei casi, al mancato
versamento all’ autore della sua percentuale. Un utente anonimo si è così
lamentato: «Sono stato con Lulu praticamente da quando hanno iniziato. Erano
fantastici per i libri a richiesta fino ad aprile 2020, quando hanno lanciato
la loro piattaforma migliorata. Nove mesi dopo non ho ancora accesso ai miei
libri, per non parlare delle statistiche di distribuzione o dei compensi...
Come scrittore, consiglio vivamente ai futuri clienti di stare alla larga da
Lulu. Sono disonesti...». Il 4 aprile 2021, un altro utente ha dichiarato: «Lulu
ha ricevuto i miei campionari entro 7 giorni. Qualsiasi imperfezione è dalla
mia parte. Perché sono stato io a fornire il PDF. La loro qualità di stampa è
incredibile! Nessun problema o altro! Meglio di Amazon o B&N.». Sono
tantissime le recensioni dei clienti su internet riguardanti la legittimità di
Lulu. La maggior parte sono negativi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Autopubblicarsi
non sempre è facile e ancora meno dà i suoi frutti: è costoso, l’ autore non ha
gli strumenti di promozione di una casa editrice ed è scarsamente considerato,
non solo dai mezzi di comunicazione, dai giornalisti e dai curatori di blog, ma
anche dai lettori: questa tendenza è dovuta soprattutto all’ opinione molto
diffusa che i libri autopubblicati siano sostanzialmente spazzatura, scritti
male, poco curati e brutte copie dei grandi testi veramente amati. E’ peraltro
una perdita di tempo, perché dopo aver pubblicato romanzi che hanno venduto due
copie l’ uno al mese si tende a scoraggiarsi. Rivolgendosi a un editore forse ora
le nostre vendite sarebbero il doppio. Sì, sarebbe stato meglio aspettare qualche
mese in più e cercare una casa editrice, al costo di spulciarne una per una:
sotto questo aspetto è proprio vero che si è perso tempo. Ma non solo: l’
autopubblicazione è una perdita di tempo soprattutto quando la consideriamo
come un gioco, perché investire nel proprio romanzo non lo è affatto! E’ di
gran lunga più produttivo cercare la tranquillità di un editore serio che curi
il nostro testo e lo promuova senza dover sudare sette camicie e pagare
spropositi tra revisione e messa a punto redazionale, grafiche e promozione,
cose che comunque hanno la loro difficoltà. Scrivere e pubblicare in proprio un
libro è un investimento, quindi quando si decide di farlo vanno valutati i pro
e contro e non buttarsi nella mischia pensando: «Ma sì, tanto è lo stesso.».
No, non è affatto lo stesso! Ed è questa consapevolezza che distingue un autore
serio da uno che lo fa per passatempo o per gioco.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Ma
gli autori e i lettori italiani possono ancora riporre fiducia in una realtà
che ha o dovrebbe avere come obiettivo quello di divulgare cultura? Certo, dato
che una casa editrice è un’ impresa a tutti gli effetti e i conti, alla fine,
devono per forza tornare. L’ editoria italiana è vasta, articolata, sono tante
le voci che la rappresentano. Esistono grandi editori, seri, impegnati, onesti,
che credono nel proprio lavoro, benché in questo Paese non sia facile. L’ Italia
non ha una legislazione che aiuti l’ editoria, non l’ ha mai avuta: lo sanno
tutti, non è un mistero. Non si è mai investito davvero in questo settore.
Forse non si è voluto, chissà. Abbiamo assistito alla chiusura di tante piccole
case editrici che producevano letteratura di qualità, schiacciate dai costi
della distribuzione. Poi ci sono i finti editori, quelli che propongo contratti
di vendita al posto dei contratti editoriali e chiedono agli autori, in modo
spudorato, l’ acquisto delle copie. Come se un produttore di scarpe si
comprasse le sue stesse calzature per poterle mettere sul mercato: prima ne
acquisti tu trecento paia, poi noi le diffondiamo. Che in altre parole può
voler dire: quanto credi nel mio prodotto, nelle mie scarpe? Se pensi che il
mio libro sia bello come dici perché non investi, perché non vuoi correre il
rischio? L’ affare è il libro, non l’ autore. Occorre quindi valutare con
attenzione a quale editore ci rivolgeremo: è un soggetto che diffonde cultura e
necessita comprensibilmente di avere un ritorno economico. Dovremmo comprendere
quanto sia importante sostenere una sana editoria, ed evitare a tutti i costi
di finire nel giro di soggetti avidi e astuti pronti a giocarci con tutti
questi «trucchi» che non vorrei qui definire con termini più appropriati.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-55521733594031624892022-04-13T23:38:00.000-07:002022-04-13T23:38:06.451-07:00Giacomo tra religione e fantascienza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT1ieAI98iAYLuT2-hIEvyrrqpPAYUzEairvuC6FyfgBGv0e_cyhQTHjhcYnXb84UEqwKnBF0E_K_65N_AA5b5YbN4pvI4PktHqb-CFW-CXPSb74cb3W_KVuGbt0N9dYUgOX4ZvQIYvQkurbxYRL3lixSOvc5g--ZcnfGUZvAApeXq_SQB5lTsW0nD/s960/272414392_1567581190293284_9161146723284802887_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT1ieAI98iAYLuT2-hIEvyrrqpPAYUzEairvuC6FyfgBGv0e_cyhQTHjhcYnXb84UEqwKnBF0E_K_65N_AA5b5YbN4pvI4PktHqb-CFW-CXPSb74cb3W_KVuGbt0N9dYUgOX4ZvQIYvQkurbxYRL3lixSOvc5g--ZcnfGUZvAApeXq_SQB5lTsW0nD/s320/272414392_1567581190293284_9161146723284802887_n.jpg" width="320" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Un
insolito e affascinante connubio tra la fede e il più razionalista dei generi
letterari, da cui non può che venire fuori qualcosa di assai intrigante. La
fantascienza è infatti la categoria della scrittura letteraria più razionalista
per eccellenza, in cui si specula sulla scienza, si lavora sulla logica, sulla
coerenza, sulle cause e gli effetti dei fenomeni. Eppure, strano ma vero, spesso
e volentieri la fantascienza ha toccato l’ argomento religioso scaturendo opere
di livello altissimo. Sorseggiando una tazza dell’ amato caffè addolcito con
miele e corretto con Amaro Montenegro, la celebre bevanda spiritosa a base di
quaranta erbe aromatiche selezionate che nel 1896 venne dedicata alla
principessa reale Elena Petrović-Njegoš, della famiglia reale montenegrina e
futura Regina d’ Italia in quanto moglie di Re Vittorio Emanuele III, Giacomo
Ramella Pralungo, romanziere e articolista, scherza sulle sue simpatie
monarchiche: «Perfino da una tazza di caffè trapela il mio orientamento.». Ci
mostra una copia di «Fantasma del passato» e «Sotto il cielo della Porta
divina», suoi ultimi romanzi di fantascienza, affermando che si tratta di
produzioni molto importanti per lui: «Può sembrare contraddittorio data la
natura razionale della fantascienza, ma la religione è uno dei temi
maggiormente trattati e persino apprezzati in questo genere letterario e cinematografico,
e sotto quasi tutti gli aspetti. I punti di vista discordanti tra fede e
ragione rappresentano solamente la base di un dibattito che il genere a cui mi
dedico ha ampiamente contribuito ad alimentare, e senza spirito di polemica.».<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Conoscendo
la sua posizione in tema di religione e la sua predilezione per le metafore
sociali, abbiamo approfittato della ricorrenza pasquale di quest’ anno per
conversare con sul legame tra religione e fantascienza e il suo modo personale
di trattarlo.<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Innanzitutto,
possiamo chiederle di ricordare la sua posizione in tema di religione?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA0yd4sKJpV0-SQViW2iUn5y_5FSUfFdBGiKIZ5jxGbxK12tBCvgoD587HMMVr1Qn4Rmfcr9rq_ui2YPVtNYHcZaGRIa7z4GWGwyCesVftd0xgrEiNdyR4LpEkXG4BY7BD5dm-mXfvAkbcBpcID6AzolajVc3P-L7KxQp3EYNaBxUDfYkt_WFRSXdb/s576/1y8rkd47-front-shortedge-384.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="384" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjA0yd4sKJpV0-SQViW2iUn5y_5FSUfFdBGiKIZ5jxGbxK12tBCvgoD587HMMVr1Qn4Rmfcr9rq_ui2YPVtNYHcZaGRIa7z4GWGwyCesVftd0xgrEiNdyR4LpEkXG4BY7BD5dm-mXfvAkbcBpcID6AzolajVc3P-L7KxQp3EYNaBxUDfYkt_WFRSXdb/s320/1y8rkd47-front-shortedge-384.jpg" width="213" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Per
i primi vent’ anni della mia vita sono stato cattolico credente. Ero
assolutamente convinto che esistesse un Dio infinitamente buono e onnipotente.
Nel 2004, però, dopo alcuni eventi molto dolorosi della mia esistenza mi
allontanai dalla fede e tra il 2006 e il 2017 ho seguito il Buddhismo, dapprima
quello tibetano e poi lo Zen. Alla fine mi allontanai anche da quel celebre
credo, avendo riscontrato più o meno le stesse contraddizioni che avevo notato
già nel Cristianesimo. Ora mi sono definitivamente allontanato dalla religione,
che mi pare essenzialmente un sistema tradizionale di credenze, rituali e
preghiere fortemente legato alla mentalità di un popolo in una certa epoca, da
cui è influenzato. Ora sono legato più propriamente alla spiritualità. Nel 2015 feci persino annullare il mio battesimo.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Lei
fa sempre una distinzione tra religione e spiritualità.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Esatto.
Come ho detto, la religione è un insieme di idee e valori a cui l</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 20px;">’</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"> individuo deve adeguarsi senza
accertarsi della loro veridicità, mentre la spiritualità è la cura del nostro
spirito. Tutti possono essere spirituali, perfino un ateo come me. La mia
spiritualità si basa su ciò che mi rende felice, come stare in compagnia di un
amico, scrivere, passeggiare nella natura, fare una mezz’ ora circa di
meditazione ogni mattina, astenersi dal male, fare il bene e imparare dalle mie
esperienze.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Io
dico sempre che si può fare a meno della religione ma non della spiritualità.».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLFSF9ycEDmH5HcEjle3r4vKBLK-BoIoIT-paX-knuKXmvzpLXLb3LK6E7rVYTLzNRIPxF4aMuXHV-c0cZ4OrBs4KeNfXiusRc6ZPoDm44e1hspLx9kP0m-B8jlTPyDPC2L-9_L5TiyCqG1EKp2Wfx3j_ItEVVcmH95zDwBgORhfBrPkeFDsx9cir8/s576/1e47mnk2-front-shortedge-384.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="384" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLFSF9ycEDmH5HcEjle3r4vKBLK-BoIoIT-paX-knuKXmvzpLXLb3LK6E7rVYTLzNRIPxF4aMuXHV-c0cZ4OrBs4KeNfXiusRc6ZPoDm44e1hspLx9kP0m-B8jlTPyDPC2L-9_L5TiyCqG1EKp2Wfx3j_ItEVVcmH95zDwBgORhfBrPkeFDsx9cir8/s320/1e47mnk2-front-shortedge-384.jpg" width="213" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Per
lei la religione da una parte è positiva perché dà tuttora conforto a milioni
di persone al mondo, ma dall’ altra reca in sé un aspetto più negativo.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Direi
che si tratta di uno dei suoi aspetti più curiosi in assoluto. Conosco molte
persone che traggono conforto e beneficio dalla convinzione che YHWH, Dio, Allāh,
con i suoi angeli e profeti sia sempre con loro tutti i giorni, fino alla fine
del mondo. Eppure, al tempo stesso io noto tre problemi fondamentali: la fede,
il settarismo e la teodipendenza. La fede porta a credere a princìpi che non
possono e non devono mai essere messi in discussione, nemmeno nel caso in cui
urtano con la nostra coscienza. Il settarismo rende il credente orgoglioso di
vivere e praticare la sola realtà concepibile al mondo, quindi ritiene gli
altri una massa di infedeli. La teodipendenza, da parte sua, induce il devoto
ad affidarsi totalmente alla sua entità spirituale di riferimento, che supplica
per ricevere aiuto e protezione, domandandosi che cosa essa possa fare per lui
anziché credere in sé stesso e nelle proprie capacità interiori.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;"><b>Per
contro, lei ha sempre subito il fascino della scienza e del suo metodo, nonché
del suo fine ultimo, ossia la ricerca della verità.</b></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Come
diceva sempre mia madre, la religione afferma mentre la scienza dimostra. Il
metodo scientifico si basa sulla logica, che combina osservazione, deduzione e,
spesso, abduzione o sillogismo, ossia il ragionamento concatenato di tipo dimostrativo
teorizzato per la prima volta dal filosofo e scienziato Aristotele per arrivare
invariabilmente alla comprensione della verità per via sperimentale oltre ogni
ragionevole dubbio e opinione soggettiva. Quest’ analisi non finisce mai,
perché la ricerca scientifica procede costantemente e ogni scoperta può essere
confermata oppure superata da una nuova intuizione comprovata dai fatti. I
dogmi religiosi invece funzionano in maniera opposta, più ristagnante, quindi
io credo che la realtà della scienza sia più profonda e adatta alle esigenze
umane, in continua evoluzione.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Lei
è appassionato di fantascienza fin da bambino, e molto di questa attrazione
viene da sua madre e suo zio.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLCDU6eh-ijD4IaXrIKWcwYscwjHaTSfS4Z7JtREpVlSM_2xEziIdcud4NujlbobIliLpw4HjwkF5NRAosHgVH_D_XgP_kuTDZCstHYdnbTzzo8GzP0YAkgNiELUx8h_HbGzoUnfFfp57jkYdHw26p8t__cTJHxi0rrXBAcW-G9CU-_ZVrLZ4nu6JY/s600/DIO.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="251" data-original-width="600" height="134" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLCDU6eh-ijD4IaXrIKWcwYscwjHaTSfS4Z7JtREpVlSM_2xEziIdcud4NujlbobIliLpw4HjwkF5NRAosHgVH_D_XgP_kuTDZCstHYdnbTzzo8GzP0YAkgNiELUx8h_HbGzoUnfFfp57jkYdHw26p8t__cTJHxi0rrXBAcW-G9CU-_ZVrLZ4nu6JY/s320/DIO.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Finto Dio in «Star Trek V»;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Oh,
sì! Mia madre, classe 1943, era estimatrice di Jules Verne, e insieme a suo
fratello maggiore vide uscire al cinema quando ancora erano ragazzini i grandi
classici della fantascienza degli Anni Cinquanta. Me ne parlava con grande
coinvolgimento come film che la colpirono molto e che le stimolarono l’
immaginazione. La cosa che più la impressionò fu il fatto che molti dei
concetti visti in quelle produzioni sarebbero state ammesse dalla scienza, soprattutto
la vita su altri mondi e i viaggi nello spazio. Credo che nessun genere al
mondo sappia offrire altrettanto al suo pubblico.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;"><b>La
sua <i style="mso-bidi-font-style: normal;">forma mentis</i> come autore deve
molto a scrittori quali Herbert George Wells e Michael Crichton, oltre che a registi
e produttori come George Lucas e Gene Roddenberry.</b></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«La
fantascienza è soprattutto analisi sociale e umana. Vuole ipotizzare le
conseguenze che una scoperta scientifica o tecnologica può avere sulla società
o il singolo individuo. Io sono fermamente convinto che la migliore
fantascienza passi attraverso questi quattro grandi nomi. Wells, ad esempio,
parlava di viaggi nel tempo e invasioni aliene per criticare la società
vittoriana in cui nacque e si acculturò, un mondo i cui abitanti, infinitamente
soddisfatti di sé stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle
loro faccenduole, tranquilli nella loro sicurezza di essere padroni della
materia. Una società divisa in due classi, i borghesi e gli operai, destinate a
degenerare fino a perdere ogni barlume di umanità. Crichton, invece denunciava
i rischi dell’ impiego per ragioni commerciali e ricreative di grandi
discipline scientifiche come la genetica, che reputava in grado di fare più
danni della bomba atomica. George Lucas immaginava l’ antica ed eterna lotta
tra bene e male e tra democrazia e oppressione sulla base di antichi valori
epici e cavallereschi amalgamati a una visione mistica, mentre Gene Roddenberry
sognava un futuro di pace, uguaglianza, sviluppo tecnico e culturale, e di intercultura.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
fantascienza si rivolge direttamente all’ essere umano, di cui parla.
Curiosamente, l’ elemento scientifico e tecnologico rappresenta semplicemente
uno strumento per riflettere sulla meravigliosa esperienza umana.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Come
le è venuto in mente di argomentare a proposito di religione nei suoi libri di
fantascienza?</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Il
tema della religione in realtà non è una novità nella fantascienza, tutt’
altro. E’ stato trattato in determinati episodi delle varie serie di ‘Star Trek’
e soprattutto in quelle di ‘Guerre stellari’, ‘Stargate’ e ‘Dune’. Per non
dimenticare quella di ‘Il pianeta delle scimmie’. Buona parte dei queste
produzioni risalgono agli Anni Sessanta e Settanta. Io stesso, avendo avuto
trascorsi molto intensi con la religione, ho pensato di trattarla a modo mio,
indicandola come formidabile strumento di potere, magari supportata da
determinati trucchi tecnologici particolarmente avanzati. Con ‘Fantasma del
passato’ tratto il tema delle sette e delle religioni ufologiche, in quanto uno
dei personaggi è un alieno che ha assunto sembianze umane facendosi passare per
una divinità sfoggiando poteri particolari che derivano dai progressi tecnici
del suo mondo, mentre in ‘Sotto il cielo della Porta divina’ mi cimento con quello
della teocrazia, impostasi nella Terra del futuro, popolata dai discendenti di
una stirpe di ibridi umano-alieni i cui alti dignitari politici e religiosi
architettano con grande cura un mito religioso relativo alle origini del mondo
capace di mascherare la realtà storica.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Fantascienza
e religione sono più conciliabili di quanto si creda a una prima occhiata: tra
pianeti lontani, altri universi, viaggi nel tempo, futuro prossimo o remoto, è
molto facile chiedersi che cosa accadrebbe se, o anche cosa sarebbe accaduto se.
La fantascienza è il genere migliore per divertirsi, fare corse sfrenate nell’
immaginazione ma anche, se vogliamo, soffermarsi a pensare…».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;"><b>Non
si può non tenere conto dell’ influenza che Frank Herbert ha avuto su di lei,
con l’ imprescindibile serie di «Dune».</b></span><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVVGNEPn_DpU4rnipeA9kbEnz-KXown0w69jOjT0yU6iGPNaf002A6FO8pK-4qOgGI9y1Ba-8AKdBWZ53N7LAEf_ZkhauaOOvXjWEJWOexl2lJq6COfPzaXUlFPjPlVDf66XFSJmqsKWi5Me_Hrf1MopF3EAZRqRXkAp4qRRVHoZ9Gl6bmf0UPz2Vt/s459/AVT_Frank-Herbert_464.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="459" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVVGNEPn_DpU4rnipeA9kbEnz-KXown0w69jOjT0yU6iGPNaf002A6FO8pK-4qOgGI9y1Ba-8AKdBWZ53N7LAEf_ZkhauaOOvXjWEJWOexl2lJq6COfPzaXUlFPjPlVDf66XFSJmqsKWi5Me_Hrf1MopF3EAZRqRXkAp4qRRVHoZ9Gl6bmf0UPz2Vt/s320/AVT_Frank-Herbert_464.jpg" width="209" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Frank Herbert;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«E’
vero, io devo moltissimo a quel grande genio che fu Frank Herbert con l’
esalogia di ‘Dune’, nella quale ha tratteggiato uno degli universi immaginari
più complessi, coerenti e dettagliati di tutta la fantascienza, affrontando
temi articolati quali la sopravvivenza umana, l’ evoluzione, l’ ecologia e
naturalmente la commistione di religione, politica e potere in generale.
Leggendo questa preziosa produzione letteraria mi si è aperto un mondo, e credo
proprio di non esagerare quando dico che senza questo magnifico esempio oggi
come autore sarei cieco, sordo, e muto.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Inoltre,
lei ha sempre evidenziato il potere della scienza e della tecnologia e il loro
impatto sulle culture più primitive.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Assolutamente
sì. Chiunque abbia tra le mani la tecnologia ha il controllo del mondo. Gli
antichi romani dominarono un Impero perché costruivano strade, mentre i mongoli
avevano l’ arco e la freccia, i britannici vantavano le navi, Stati Uniti e Unione
Sovietica la bomba atomica, e così via discorrendo. Agli occhi di una
popolazione più primitiva, una tecnologia avanzata e sconosciuta rappresenta
necessariamente qualcosa di mistico, di magico. E Arthur C. Clarke affermò che la
magia è una scienza che ancora non abbiamo compreso.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">E’
vero che lei ritiene verosimile la teoria del paleocontatto?<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Sì,
credo che non sia da rigettare a priori.</span> <span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">A partire dalla metà del Novecento si sono
diffuse varie teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà aliene e gli
antichi popoli della Terra, come sumeri, egizi, indiani e precolombiani. E’
possibile che questi ipotetici antichi astronauti alieni siano stati venerati
come divinità dai nostri antenati, perché dotati di un potere tecnologico e
scientifico che sulla Terra era del tutto ignoto. Il tema calza a pennello con
il connubio tra fantascienza e religione, a ben pensare.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">Tratterà
ancora il tema della religione nei suoi libri?<o:p></o:p></span></b></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Sicuramente
in uno, di cui ho buttato giù qualche appunto nei mesi scorsi. A grandi linee
posso dire che racconterò di un mondo di umani discendenti di alcuni antichi
terrestri portati da un’ aliena il cui genere visitò la Terra migliaia di anni
fa ispirando il culto della Grande Madre, la celebre divinità femminile
primordiale, rinvenibile in forme molto diversificate in una vasta gamma di
culture, civiltà e popolazioni di varie aree del mondo a partire dalla Preistoria.
In questo mondo, scoperto per caso da un gruppo di astronauti terrestri, vige una
società matriarcale tuttora legato al culto della Grande Madre, che in realtà è
l’ ultima esponente della sua razza, impegnata nella sua ripopolazione e che ha
assunto caratteristiche analoghe al Custode visto nell’ episodio pilota di ‘Star
Trek: Voyager’.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Ma
credo che potrei sviluppare il tema anche in qualche altra narrazione, perché
no?».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;"><b>Domenica
17 aprile ci si appresta a celebrare la Pasqua cristiana. E’ vero che questa è
una delle tante festività dalle origini pagane?</b></span><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Certamente,
anche per il periodo in cui ricade e non solo per il suo valore dottrinario. La
data di morte di Gesù non è determinabile con precisione, in quanto le
indicazioni presenti nei documenti a disposizione, a cominciare dai Vangeli,
sono insufficienti e persino in reciproca contraddizione. Sono concordi nel
collocarla di venerdì, ma mentre per i tre sinottici questo giorno coincideva
con la Pasqua ebraica, ossia il 15 Nisan, per Giovanni si trattava della
vigilia di Pasqua, il 14 Nisan. Tra il 26 e 36 dopo Cristo, gli anni del
mandato di Ponzio Pilato come Procurator Augusti in Giudea, vi sono solo tre
date in cui il 14 Nisan è caduto di venerdì, ossia il 22 marzo 26, il 3 aprile
33 e il 30 marzo 36 secondo il calendario giuliano, che nell’ attuale
calendario gregoriano corrispondono al 20 marzo, al 1º aprile e al 28 marzo. Ma
per gli alti dignitari della Chiesa cristiana la deduzione del giorno esatto non
è mai parso un problema urgente, e ne fecero una ricorrenza mobile.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">La
domenica di Pasqua è una festa celebrata da milioni di persone in tutto il
mondo che onorano la Resurrezione di Gesù dalla morte, a tre giorni dalla sua Crocifissione
sul Gòlgota. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La sua data viene calcolata
di anno in anno per corrispondere alla prima domenica successiva alla luna
piena dopo l’ equinozio di marzo, e si verifica in date diverse in tutto il
mondo poiché le Chiese occidentali usano il calendario gregoriano, mentre quelle
orientali usano il calendario giuliano. La maggior parte degli storici,
compresi gli studiosi della Bibbia, concorda sul fatto che la Pasqua cristiana
era in origine una festa pagana, non legata a Pesach, la festa che ricorda la
liberazione del popolo ebraico dall’ Egitto dei faraoni e il suo esodo verso la
Terra Promessa e viene erroneamente detta Pasqua ebraica. Una teoria sostiene
che la storia pasquale della Crocifissione e della Resurrezione sia un simbolo
di rinascita e rinnovamento e racconta il ciclo delle stagioni, la morte e il
ritorno del sole. Sarebbe in tono con la celebrazione di Eastra, dea germanica
della primavera, che ricadeva all’ equinozio di primavera, il 21 marzo, giorno
in cui la luce è uguale all’ oscurità e continuerà a crescere. Come il
portatore di luce, dopo un lungo inverno buio, la divinità era spesso
raffigurata insieme con la lepre, un animale che rappresentava l’ arrivo della
primavera e la fertilità della stagione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Secondo
il dizionario biblico di New Unger’s, la parola Pasqua è di origine sassone, e
deriverebbe proprio dal nome di Eastra. Nell’ VIII secolo gli anglosassoni avrebbero
adottato questo nome per designare la celebrazione della Resurrezione di Gesù
quale Figlio di Dio.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">A
proposito, lei quest’ anno sarà coinvolto nella nuova edizione della Passione
di Cristo, a Sordevolo…</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Sì,
certamente. Si tratta di una rappresentazione di teatro popolare che dal 1815 viene
allestita con cadenza quinquennale dalla popolazione del paese di Sordevolo, a
pochi chilometri a da casa mia. E’ un evento a cui mi sento legato da ben
ventidue anni. Questa sarà la mia terza edizione, dopo quelle del 2000 e del
2005. Come nel 2000 sarò impegnato come comparsa, nei panni di un legionario
del presidio romano. E’ un ruolo che ho sempre molto amato. Nel 2005 invece
interpretavo Malco, personaggio citato nei Vangeli come servo del Gran
sacerdote Caifa, che accompagna Giuda Iscariota insieme ad altri uomini quando
vanno ad arrestare Gesù nel giardino del Getsemani. Non ditelo a nessuno, ma
durante l’ interrogatorio da parte dei sacerdoti del Tempio di Gerusalemme ero
proprio quel personaggio che dava uno schiaffo a Gesù per come osava rispondere
ai saggi del Sinedrio (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">risata</i>)!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><span style="color: red;"><b>Si
sente di dire qualcosa a chi è rimasto cristiano credente?</b></span></span></p><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Auguro
una buona Pasqua a tutti, e spero che dopo due anni infernali, se non più di
due, si possa finalmente scorgere la luce alla fine del tunnel. Rivolgo inoltre
un pensiero alla tragedia della guerra in Ucraina. Esorto i governi di Russia e
Ucraina alla comprensione reciproca, quello degli Stati Uniti a cessare la sua
politica antirussa in Europa orientale e più in generale quelli occidentali a
interrompere i rifornimenti di armi, chiara mossa a sostegno della lotta armata,
in favore di un serio negoziato diplomatico, che per ovvie ragioni è l’ unica
vera soluzione a questo disastro.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><b><span style="color: red;">La
ringraziamo.</span></b><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">«Grazie
a voi, è sempre un grande piacere.».<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-60454761320154724022022-03-17T00:11:00.003-07:002022-04-04T06:20:00.738-07:0017 marzo 2022, i centosessantuno anni di una nazione<script async src="https://pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js?client=ca-pub-6206953545724805"
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiICDbguJp5vVOUi4ALVT5RCP2Oxr5fOSBf8WmV7lY2b2FiV-0Nsjfp0Mnb77dOXRJmvjZfuikgoC05BD_U-Q8K3QL3MpkYYMylVh3weYPzqkqvSUR-q76HjcM-Iy61Qd9YyaTPWM-6R_PqrqxIQiPI0g_CMoRFyQ1cmxQToUsz0Nmn46xzaPoPs87k=s585" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="585" data-original-width="439" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiICDbguJp5vVOUi4ALVT5RCP2Oxr5fOSBf8WmV7lY2b2FiV-0Nsjfp0Mnb77dOXRJmvjZfuikgoC05BD_U-Q8K3QL3MpkYYMylVh3weYPzqkqvSUR-q76HjcM-Iy61Qd9YyaTPWM-6R_PqrqxIQiPI0g_CMoRFyQ1cmxQToUsz0Nmn46xzaPoPs87k=s320" width="240" /></a></div><p><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Il
17 marzo in Italia si celebra la Giornata dell’ Unità nazionale, della
Costituzione, dell’ Inno e della Bandiera. E’ una ricorrenza molto importante,
che onora la nascita dello Stato in seguito alla proclamazione del Regno d’
Italia nel 1861. La sua istituzione fu approvata in maniera definitiva con la
Legge 222 del 23 novembre 2012. Pur rimanendo un giorno lavorativo, essa viene
considerata come «giornata promuovente i valori legati all’ identità nazionale».<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Quanto
segue è una lettera scritta da Giacomo Ramella Pralungo, autore di libri di
narrativa e articoli storici. Di orientamento monarchico e convinto sostenitore
del ramo dei Savoia-Aosta, che attualmente fa capo al Principe Aimone, responsabile
per la Federazione russa di Pirelli Tyre, di cui è vicepresidente, e
ambasciatore dell’ Ordine di Malta presso la stessa nazione, lo scrittore
sostiene da anni che il valore storico e simbolico di questo giorno sia una
valida occasione di riflessione sui valori di cittadinanza e, soprattutto, di identità
nazionale, sulla quale il popolo italiano pare tuttora seriamente discorde.</span></i><o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhHZm78GSOk63I_TcgbLObW_TCWyj-a46qQLhi37BnP7JlFADPqh24ZJmf1MHsKIU6PQfjvjpwQqNBsi0IX77mB55GhpfuRWaXtEd5UMTmkksuxIfz-bmh0gVQfHNGLPuTWmaS56Yq0NrVDct-fXZNfHxES2Oy7NLm6aojgrsslReAkOASBtlcWZLtF=s1200" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="871" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhHZm78GSOk63I_TcgbLObW_TCWyj-a46qQLhi37BnP7JlFADPqh24ZJmf1MHsKIU6PQfjvjpwQqNBsi0IX77mB55GhpfuRWaXtEd5UMTmkksuxIfz-bmh0gVQfHNGLPuTWmaS56Yq0NrVDct-fXZNfHxES2Oy7NLm6aojgrsslReAkOASBtlcWZLtF=s320" width="232" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La proclamazione del Regno italiano;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Il
17 marzo 1861, il Parlamento del Regno di Sardegna proclamò la nascita del R</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">egno
d’ Italia con la Legge 4671, presentata in Senato dal Conte Camillo Benso di
Cavour, allora Presidente del Consiglio dei ministri, e che dal successivo 21
aprile divenne la prima del nuovo Stato: Vittorio Emanuele II di Savoia assumeva
quindi per sé e per i propri discendenti e successori il titolo di Re d’
Italia. Quarantesimo signore della sua Casa, il Re galantuomo, così chiamato
perché una volta salito al trono non revocò lo Statuto Albertino promulgato dal
padre e predecessore Carlo Alberto, accettando il sistema costituzionale pur
essendo di idee reazionarie e rispettando le decisioni dei suoi ministri anche
quando non concordava, scelse di conservare in segno di continuità dinastica il
numerale «secondo», analogamente a Ivan IV Vasilyevich, noto come il Terribile,
Gran Principe di Mosca che nel 1547 assunse per primo il titolo di Zar di tutte
le Russie, e ai monarchi britannici, che preservarono lo stesso numerale in
vigore dai tempi del Regno d’ Inghilterra. All’ unità d’ Italia, suddivisa in
undici compartimenti territoriali, cinquantanove province, centonovantatré
circondari e settemilasettecentoventi comuni, mancavano ancora Veneto,
Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, Istria, </span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">Trieste
e Lazio, che vennero gradualmente annessi nel 1866 e nel 1870, quando </span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">Roma,
epicentro naturale del neonato Stato, venne espugnata dopo la famosa breccia di
Porta Pia divenendo capitale l’ anno seguente, dopo Torino e Firenze. Nel 1918
fu la volta del Trentino-Alto Adige, acquisito dal decaduto Impero
austroungarico. L’ ex Regno delle Due Sicilie era stato annesso nel 1860 a
seguito della Spedizione dei Mille, composta dai celebri volontari al comando
di Giuseppe Garibaldi, partiti nella notte tra il 5 e il 6 maggio dai pressi di
Genova alla volta della Sicilia.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">La
riunificazione d’ Italia, avvenuta a ben quattordici secoli dalla caduta di </span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">Roma
nell’ anno 476, è un valore al cento percento positivo e magnifico, noi tutti
dovremmo essere infinitamente grati a grandi personaggi quali Giuseppe Mazzini,
Re Vittorio Emanuele II, il Conte di Cavour e Giuseppe Garibaldi, senza
dimenticare quella grande schiera di persone che operarono anonimamente e
silenziosamente dietro le quinte senza mai ottenere il giusto tributo dalla
Storia, per essere scesi in campo in tempi e modi differenti al fine di lasciarci
in eredità un Paese libero e unito. Eppure, in quale modo quest’ unità venne
raggiunta? E quali conseguenze ebbe? Nel 1961, in occasione del primo
centenario dell’ unità, lo storico Ernesto Ragionieri rifletteva se il
Risorgimento fosse veramente finito. Oggi, a centosessantuno anni da quella
storica seduta parlamentare, l’ impressione è che sia ancora in pieno
svolgimento, dovendo assicurare difficili ma importanti obiettivi quali la costruzione
dell’ identità nazionale, la memoria e persino l’ imposizione di una politica
efficace e senza tanti sproloqui. Peraltro, a prescindere dalla propaganda
dell’ epoca e degli anni immediatamente successivi, esposta in modo abbellito e
pomposo, l’ unità nazionale non venne fatta completamente bene, e nemmeno a
furor di popolo: fu piuttosto un’ operazione di vertice dettata dalle esigenze
della nascente borghesia, che oltre mezzo secolo prima era stata la vera
vincitrice della cruenta Rivoluzione francese, di avere un mercato unico senza
il quale l’ economia non sarebbe decollata. In molti vi videro il carattere
annessionistico del casato sabaudo, nient’ altro che un allargamento degli
antichi confini, «una conquista regia» come polemicamente si sarebbe detto in
seguito. L’ Italia è un Paese notoriamente frammentato su tutti i fronti,
perché da sempre è frammentata la sua storia: gli italiani non sono come i
francesi che, dopo regni, rivoluzioni, imperi e repubbliche, si sentono un’
unica realtà al punto che l’ architettura e la lingua sono le stesse anche in
regioni come la Rhône-Alpes e la Normandia, che nel Medioevo erano del tutto
estranee, e hanno da tempo perduto l’ uso dei dialetti. Abbiamo alle spalle
profonde differenze sociali, politiche e di cultura che ci hanno portato ad un marcato
campanilismo e a un Risorgimento guidato tra mille difficoltà, pagine oscure e
sbagli, per quanto alla fine si rivelò un fatto positivo che pose il Belpaese
sotto l’ attenzione di tutti, specialmente in Europa, ove per la prima volta fu
considerato persino con stupore e ammirazione. La realtà politica della
penisola prerisorgimentale era intricata, un vero e proprio mosaico in cui
regnavano molte grandi Case dalla linea di sangue di tutto rispetto come gli
Asburgo d’ Austria, i Borbone-Parma, gli Asburgo-Este, gli Asburgo-Lorena e i Borbone
delle Due Sicilie, in una situazione in cui tutte avrebbero potuto cogliere l’
opportunità di conseguire l’ unità sotto la propria Corona, ma alla fine
rimasero soggette agli interessi delle potenze straniere e prive di iniziativa,
quindi la storia si compì per mezzo dei Savoia, antichi signori feudali alpini
di discendenza francese, in origine conti di Moriana e delle vie di Francia che
transitavano per il Moncenisio e il San Bernardo, poi duchi di Savoia e signori
delle terre tra il Rodano e il Po, e dal Settecento sovrani di Sardegna, che
per secoli avevano resistito alle ambizioni di vicini assai più potenti, come
francesi e austriaci, grazie ad una politica estera, dinastica e matrimoniale
spesso spregiudicata, muovendosi tra rischi, divisioni interne e alleanze
sorprendenti ricorrendo ai propri eserciti, statisti, ambasciatori e agenti
segreti.</span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhPg15oeJtcrDbMp0VlicDYdL2IeGR8ly8wA5TfJhDdN-ggv5ONsw7Ln4i0nr5cWhYXPF9WSJVQg4xPgyPcksrSdkTS36W4SVzTfPFZBp-5ncoxqlA8yhQEQBlWrwCH32SRHZO3w-BKw9Adc9NwJCuMQx-j5z5XFUZTp1un503qtixU_Z70zZLiqnZa=s1619" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1619" data-original-width="1170" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhPg15oeJtcrDbMp0VlicDYdL2IeGR8ly8wA5TfJhDdN-ggv5ONsw7Ln4i0nr5cWhYXPF9WSJVQg4xPgyPcksrSdkTS36W4SVzTfPFZBp-5ncoxqlA8yhQEQBlWrwCH32SRHZO3w-BKw9Adc9NwJCuMQx-j5z5XFUZTp1un503qtixU_Z70zZLiqnZa=s320" width="231" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una pubblicazione del 1961;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">L’
Italia è una nazione contorta, e venne al mondo dopo un parto molto difficile.
La tradizione attribuisce la paternità del Risorgimento al Conte di </span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">Cavour,
con la sua genialità politica e diplomatica, ai limiti dell’ intrigo; al
repubblicano Giuseppe Mazzini, con il vigore del suo idealismo; all’
anticlericale Giuseppe Garibaldi, con il suo carisma di condottiero militare e
capopopolo; e a Vittorio Emanuele II, che con il suo realismo politico rinunciò
all’ assolutismo a cui era fermamente orientato confermando quel sistema
costituzionale che aveva consentito la formazione di una classe politica di
levatura che negli altri regni italiani rimasti assoluti non si era invece
imposta, e che con le sue maniere da popolano colpì la sensibilità della
sudditanza italiana, da nord a sud, funzionando splendidamente come immagine
dell’ unità nazionale equanime, al di sopra delle parti.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Eppure,
dietro la rappresentazione patriottica vi fu un articolato processo di
trasformazione politica e sociale nel quale il ruolo di questi grandi
protagonisti e il loro reciproco rapporto furono ben più complessi e meno ovvi.
Tanto per cominciare, l’ unità culminata il 17 marzo 1861 zampillò come già
affermato da una scelta promossa dalle classi sociali più elevate e da un
antico disegno di espansione dinastica, come suggerito ad esempio dal titolo
del Re, che volle continuare a chiamarsi Vittorio Emanuele II: l’ esigenza di
avere un Paese unico e indipendente nacque dall’ intesa tra il ceto emergente
della borghesia, forte delle professioni in ogni campo, dall’ agricoltura alla
finanzia, di cui Cavour, detto il Tessitore per la capacità che ebbe nell’
unire l’ Italia, come tramando una tela, anche tramite astuzie e macchinazioni,
fu un ben noto esponente, e la vecchia aristocrazia, seppur non del tutto
convinta, per la quale la coscienza nazionale avanzava su precisi interessi
politici ed economici: bisognava andare oltre l’ ormai antiquata condizione
dello Stato patrimoniale, demanio cioè delle dinastie regnanti per diritto
divino, dando vita ad un più ampio mercato nazionale in cui sviluppare le
attività produttive e commerciali, accedendo ad un ruolo di classe dirigente
politica e confermando il passaggio all’ assetto costituzionale e parlamentare.
Vittorio Emanuele partecipò in prima persona a quest’ intesa, convinto che la
Corona impersonasse il ruolo dominante dell’ aristocrazia, e che i ceti
emergenti avessero bisogno della copertura reale per affermarsi: la borghesia
puntava quindi ad uno Stato nazionale che rispondesse ai suoi interessi, e la
Monarchia la aiutava a realizzarlo e si prestava a presiederlo. Il merito del
sovrano sabaudo fu di essere il solo regnante italiano a capire che il processo
costituzionale era irreversibile e occorreva adeguarvisi per sopravvivere incoraggiando
poi forze sociali vive. La prospettiva nazionale avrebbe premiato le secolari
ambizioni espansionistiche di una Casa che da otto secoli lottava per
sopravvivere in un angolo d’ Europa molto difficile. Nei ventidue anni dall’
esplosione rivoluzionaria del 1848 alla breccia di Porta Pia del 1870, il
Risorgimento procedette tra episodi gloriosi come la battaglia di Solferino e
San Martino, la più grande dopo quella di Lipsia del 1813 e che per perdite
superò quella di Waterloo, e l’ incontro di Teano, ma anche attraverso episodi
meno romantici quali il bombardamento di Genova nel 1849, i plebisciti combinati
per le annessioni dell’ Italia centrale, le agitazioni manovrate da carabinieri
infiltrati, la corruzione e gli appoggi malavitosi alla marcia trionfale di
Garibaldi in Meridione, l’ aspra repressione del brigantaggio e le leggi anticattoliche.
Addirittura, gli accordi verbali segreti stretti tra il Conte di Cavour e l’
Imperatore Napoleone III dei francesi nella cittadina termale di Plombières non
prevedevano neppure che tutta la penisola fosse unificata sotto la Corona
sabauda: ai Savoia sarebbe infatti toccato il Settentrione, mentre un regno nel
Centro, escluso il Lazio che sarebbe rimasto entro i confini dello Stato
Pontificio, e un altro in Meridione sarebbero stati retti da due cugini del
sovrano francese, ossia Gerolamo Bonaparte, consorte della principessa Maria
Clotilde, primogenita di Vittorio Emanuele II, e Luciano Murat, figlio del più
noto Gioacchino. Per volere del Tessitore, il Re Galantuomo fu costretto, e
assai a malincuore, a cedere alla Francia imperiale Nizza e, soprattutto, la
Savoia, quella regione storica nei pressi delle Alpi Occidentali che alla fine
del X secolo era stata culla della sua Casa, ponendo il confine sul crinale
alpino, secondo la linea delle «frontiere naturali».</span></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhf7aKAiyjQHxECWty2A8NAA4RPBI_nK9aCRJIKgqYXYC9hI5pCbHgQpvQQLd9a3FwSPs4dow9vg6dl6EkGNN2w5rrrlItkbhE3A3_DIAY1ElhvNq2qNBeojv3m6oMgiKXSts4DvbPh83aaOS0FlAoqgk0o02G5Iu60EOezX-AiKjf8LZTUoo6-jUbT=s1997" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1217" data-original-width="1997" height="195" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhf7aKAiyjQHxECWty2A8NAA4RPBI_nK9aCRJIKgqYXYC9hI5pCbHgQpvQQLd9a3FwSPs4dow9vg6dl6EkGNN2w5rrrlItkbhE3A3_DIAY1ElhvNq2qNBeojv3m6oMgiKXSts4DvbPh83aaOS0FlAoqgk0o02G5Iu60EOezX-AiKjf8LZTUoo6-jUbT=s320" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Casa Savoia in epoca risorgimentale;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Oltre
all’ indubbio e grande merito di averci consegnato un Paese, l’ unità ebbe
molte conseguenze poco rosee: il neonato Regno si presentò sulla scena europea
come ultima tra le maggiori potenze e prima tra le minori; era socialmente
arretrato; in politica estera doveva risolvere le questioni territoriali con l’
Austria imperiale e il papato, mentre in quella interna doveva mutare in un’ unica
realtà tante regioni molto diverse per consuetudini amministrative, economiche
e sociali. Si dovevano unire codici, bilanci e forze armate con un sistema
generale, stabilire una politica economica e una direzione governativa precise
oltre che valide alleanze. Questa complessa opera di costruzione fu attuata con
metodi spesso brutali, anche se in modo fluente e saldo nei diciassette anni di
regno di Vittorio Emanuele, innanzitutto tramite un rigoroso e oppressivo
accentramento da parte dei suoi dodici Presidenti del Consiglio dei ministri.
La piemontesizzazione dell’ Italia fu una soluzione all’ esigenza di unire
politicamente un sistema, ma poi non lasciò spazio alla decentralizzazione a
beneficio delle varie realtà territoriali. La centralizzazione politica e l’
estensione delle stesse leggi e sistemi amministrativi si accompagnarono alla
negazione di una politica riformista e democratica, temuta per le possibili
ripercussioni sociali, oltre che ad una dura repressione che per esempio vide
l’ esercito impegnato contro il brigantaggio nel Meridione e le manifestazioni
del nascente movimento operaio. Alla depressione economica, all’ alta natalità
e mortalità e all’ analfabetismo dovuto alla scarsezza di strutture e dell’
obbligo scolastico si aggiungeva una profonda divisione tra il Settentrione,
industrializzato e scolarizzato, e il Meridione, privo di risorse, strutture
finanziarie e infrastrutture, quindi arretrato al punto di essere rimasto fermo
al latifondismo. L’ Italia postrisorgimentale, monarchica e di destra, era
percepita in modo diverso dagli italiani: per alcuni era meravigliosa e aveva
tante belle speranze, tra la creazione di infrastrutture e la conquista
coloniale, ma per altri era orrenda, retta da una caotica classe politica che
negava le libertà fondamentali, retta con una gran retorica e in mezzo a
intrighi, scandali elettorali, bancari e tante piccole miserie che non avevano
più nulla a che fare con il patriottismo delle eroiche lotte delle guerre d’
indipendenza, con i contadini e i poveri che morivano negli stenti peggiori.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Altri
problemi nascevano dalla mancata unità linguistica e dalle regioni ancora
escluse dai confini nazionali: non si scelse mai uno Stato federale,
permettendo la progressiva integrazione dei sistemi locali, soprattutto a causa
dell’ incertezza delle basi unitarie e alla presenza di svariate potenze che
volevano ristabilire le condizioni precedenti, soprattutto l’ Austria del Kaiser
Franz Joseph I. Se l’ Italia esisteva da secoli come civiltà e culla di arte e
letteratura, continuava a penare sul piano statale e, ahinoi, le celebri parole
attribuite a Massimo d’ Azeglio poco dopo il 1861 suonano ancora oggi come un’
amara e innegabile verità: «Purtroppo s’ è fatta l’ Italia, ma non si fanno gli
italiani.». Si narra che persino Cavour morì sussurrando: «L’ Italia è fatta.»,
pur temendo che non fosse proprio così…<o:p></o:p></span></p>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgxyl9387ezvboXWRQ7P2EEaVW5wOsnaMaThqepz3R4NLtUs5fb7YJ-SnzvZQDaqR_FkP1vIka1JA5zxFysjdv4zNiuXAnmeGhrPbq_umAKKBZolwg4k7la7a1-iqOh7GyKJ7Op0SirWe_2ivA4IELeSb4KCV_rfFMJoSt6u7Oeg2TngNqu94tzR6vV=s245" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="206" data-original-width="245" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgxyl9387ezvboXWRQ7P2EEaVW5wOsnaMaThqepz3R4NLtUs5fb7YJ-SnzvZQDaqR_FkP1vIka1JA5zxFysjdv4zNiuXAnmeGhrPbq_umAKKBZolwg4k7la7a1-iqOh7GyKJ7Op0SirWe_2ivA4IELeSb4KCV_rfFMJoSt6u7Oeg2TngNqu94tzR6vV" width="245" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Re Vittorio Emanuele e Cavour;</td></tr></tbody></table><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">La
giornata di oggi dovrebbe essere un’ ottima occasione per riflettere su noi
stessi come popolo e nazione. Attualmente, la crisi italiana si è molto
aggravata, e lo si vede ovunque. Vi è una forte decadenza non politica ma di
sistema, l’ attuale Repubblica pare come una supernova, pronta a implodere per
un ristagno che non si risolve neanche con le elezioni. Peraltro, il 17 marzo è
stato festeggiato solamente nel 1911, nel 1961 e nel 2011, rispettivamente in
occasione del cinquantenario, del centenario e del centocinquantenario dall’
unità. Solo nel 2012 fu proclamato festa nazionale, eppure continua a non godere
dello stesso risalto attribuito al 25 aprile che, peraltro, da festa nazionale
è degenerato in una vera e propria celebrazione politica tanto cara agli
ambienti della sinistra, che sfila cantando «Bella ciao» all’ ombra della
bandiera rossa anziché l’ Inno di Mameli ai piedi del Tricolore: non è assurdo
festeggiare la liberazione di un Paese di cui invece mai si onora la
proclamazione? Questo anniversario dovrebbe avere un’ importanza analoga al 4
luglio statunitense, giorno dell’ Indipendenza dal Regno di Gran Bretagna, e
del 14 luglio francese, Festa della Federazione parigina del 1790, i cui
partecipanti giurano fedeltà alla Nazione, alla Legge e al Re.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Noi
italiani abbiamo sempre avuto scarso o nullo senso della storia, e oggi ci
presentiamo come un popolo senza gloria e memoria, che si nutre allegramente di
ideologia e settarismo senza curarsi della realtà dei fatti e della nostra
comune eredità. Addirittura, pare che il Paese sia nato soltanto il 2 giugno
1946, a seguito di quel controverso referendum a cui neppure si votò in tutta
quanta la nazione, con ben tre milioni di italiani esclusi dal suffragio, e il
cui spoglio delle schede e annuncio dell’ esito furono gestiti in maniera così
incerta e pasticciata da far parlare fin da subito di brogli, esibendo ancora
una volta un’ Italia divisa tra Settentrione e Meridione. Siamo una nazione
impossibile e macchinosa, ben ardua da gestire, in cui prevale la cultura del
«contro» e del «no», e alla lotta per migliorare le cose si è sostituita quella
più facile del non fare, tanto che se oggi un incosciente volesse provare a
cambiare le cose verrebbe frenato in partenza: in Italia ha più senso cambiare
tutto per non cambiare niente, in un puro gattopardismo. Nel Belpaese montano
in sella uno dopo l’ altro i moderni soloni, maestri di pensiero che vantano il
monopolio delle soluzioni a situazioni difficili o compromesse e che blaterano
sulla scarsa cultura del popolo, mentre sindacati contrari a priori istigano ad
eterni scioperi e proteste in piazza contro le vane promesse dei padroni, e la
cittadinanza accetta passivamente tutto ciò limitandosi a lamentare la
situazione con gli amici al bar bevendo caffè o birra. La frustrazione
collettiva e la sfiducia verso la pubblica amministrazione sono a livelli
vertiginosi, condite da una burocrazia che porta acqua ai mulini dei potentati
e da un intricato groviglio di leggi che mina la funzionalità dello Stato e
incatena la società civile. La Repubblica venne edificata in nome di ideali
quali libertà, solidarietà e uguaglianza, tanto che Pietro Nenni disse: «O la
Repubblica o il caos.». Oggi, curiosamente, abbiamo sia la Repubblica che il
caos, e nessuno dei suoi valori fondanti è garantito a dovere!<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>L’ Italia è pericolosamente impantanata nella
palude delle sue contraddizioni e dell’ inefficienza, con una classe politica
ai limiti del farsesco che anziché il prodotto interno lordo ha aumentato il
debito pubblico! La Repubblica ha innegabilmente fallito la sua missione, non ha
saputo rispondere ai bisogni essenziali del nostro popolo e neppure assicurare
la democrazia a cui teneva tanto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Forse
la causa fondamentale di questa decadenza e la conseguente ascesa di delegati
avidi e litigiosi, nessuno dei quali interessato al bene comune e in grado di vantare
una vera preparazione sia culturale che civica, è la sua mancanza di simboli e
valori forti nei quali la gente possa riconoscersi, che invece in una Monarchia
sono fortemente presenti. Il 17 marzo 1861, infatti, avevamo un Re che di fatto
catturò facilmente l’ immaginario collettivo dei vari popoli che vennero annessi
alla sua sudditanza: Vittorio Emanuele era tarchiato e di colore rubizzo, dalle
fattezze e le maniere ruvide, più da popolano che da nobile, dal vigore virile,
gioviale, disinvolto e impetuoso, aperto e affabile, un vero e proprio uomo del
popolo con cui si intratteneva sempre volentieri nelle sue amate scorribande
campagnole e venatorie. Amava la compagnia e l’ allegria e avversava i salotti,
era molto sensibile alla buona cucina delle Langhe, ai vini invecchiati e al
fascino femminile, concedendosi un’ amante dopo l’ altra e mettendo al mondo chissà
quanti figli illegittimi che poi si preoccupò di sistemare. Insomma, era ben
lontano dagli ambienti, dai gusti e dalle sottigliezze della politica considerati
dai suoi trentanove predecessori e persino dal figlio e successore, freddo e
compassato, che si sforzò per tutta la vita di impersonare davanti al popolo l’
autorità e, peraltro, pur essendo il quarto Savoia a regnare con il nome di
Umberto, decise di chiamarsi Umberto I per rispetto verso la Patria. Il Re
Galantuomo fu in pratica ben altro in confronto all’ immagine tradizionale che
la sudditanza ha di un monarca, ma forse proprio per questo seppe ritagliarsi
splendidamente un ruolo fondamentale in molti contesti diversi: simbolo vivente
dell’ unità nazionale e garante imparziale del carattere parlamentare italiano
comunque al centro di considerevoli iniziative politiche. Quando, tra il 30
novembre e il 6 dicembre 1855, ancora trentacinquenne e sovrano subalpino, fu
ospite della corte britannica, venne immortalato tra le pagine del diario della
leggendaria Regina Vittoria, non senza una punta di ironia quanto di
ammirazione: «Il Re di Sardegna ha un modo di esprimersi rapido e brusco.
Indossa un’ uniforme azzurra, di cui la giubba, piuttosto corta, ricorda quella
degli ussari, ed è guarnita di pelliccia.». Poi: «Il Re ha uno strano aspetto,
non è molto alto, ma di corporatura massiccia; ha due occhi azzurri sporgenti,
che fa roteare in modo particolare quando si imbarazza, si compiace o è colpito
da qualcosa di particolare. E’ un uomo rozzo. Spesso è sfrenato nelle passioni,
soprattutto con le donne. Balla come un orso, parla in modo sconveniente: ma
se entrasse il drago sono sicura che tutti fuggirebbero tranne lui.
Sguainerebbe la spada e mi difenderebbe. E’ un cavaliere medievale, un soldato,
questo Savoia!». E ancora: «Quando lo si conosce bene, non si può fare a meno
di amarlo. Egli è così franco, aperto, retto, giusto, liberale e tollerante e ha
molto buon senso. Non manca mai alla sua parola e si può fare assegnamento su
di lui.».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgrYJ2Zx0W1K_rBZuC59kWJlaydyLM7JAS3TaskKdZ1QWSZ104ns04IfA457d-JalFo89SMC56M0_PrACwgiWrKgbO6cIdF9d7ELO3QerHWFZ92GWLmdIKmZaqRgEGNrHZrVxWGzmMtWWWLqn-MKb36s3DIwFMAGFfBrOv5oP1feNHo7vbWedS6YBm5=s585" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="585" data-original-width="439" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgrYJ2Zx0W1K_rBZuC59kWJlaydyLM7JAS3TaskKdZ1QWSZ104ns04IfA457d-JalFo89SMC56M0_PrACwgiWrKgbO6cIdF9d7ELO3QerHWFZ92GWLmdIKmZaqRgEGNrHZrVxWGzmMtWWWLqn-MKb36s3DIwFMAGFfBrOv5oP1feNHo7vbWedS6YBm5=s320" width="240" /></a></div><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Oggi,
invece, la Repubblica e la sua politica possono vantare anche solo un uomo
altrettanto degno di stima e simpatia attorno al quale ci si possa schierare? La
democrazia ha bisogno di aiuto, qui e ora, e in tutto questo si può credere
fermamente che il ritorno della Monarchia giocherebbe un ruolo di tutto rispetto:
i Paesi più progrediti e democratici in Europa sono infatti Regni parlamentari
o costituzionali. La Monarchia è come una grande famiglia, sia nei momenti
lucenti che in quelli bui, e i vari membri della famiglia reale sono sempre
vicini alla popolazione condividendone felicità e tristezze: anche nella
maggior parte delle Repubbliche le famiglie reali godono di un certo alone di
prestigio e ammirazione! Un Re è imparziale e rappresenta l’ unità della
nazione, indipendentemente dalle battaglie politiche, mentre un Presidente è
come un giocatore di una delle due squadre chiamato a fare da arbitro a metà partita.
Peraltro, il sovrano, che detiene anche altri titoli favorendo l’
identificazione nella sua figura della maggioranza della popolazione, è
preparato fin dai primi anni di vita a svolgere il suo compito e una volta
intronizzato sa come comportarsi e rappresentare il suo Paese. Vincola forze
armate, diplomazia, magistratura e alta amministrazione alla Corona
proteggendole dagli interessi delle fazioni e assicurando la neutralità politica
dello Stato. Avendo un mandato a vita, ha una visione sul lungo termine anziché
sul breve come quella di un normale politico, che una volta eletto si concentra
sul proprio breve mandato e pensa solo ad essere riconfermato. La Monarchia è
un sistema dal fortissimo potere simbolico, in cui il Re incarna lo Stato, che
viene visto più favorevolmente, con un misto di curiosità e ammirazione da
parte del popolo: lui e la sua famiglia sono il simbolo per eccellenza dell’
identità nazionale, e ovunque vadano la gente si accalca per vederli e sente lo
Stato più presente e vicino. La Monarchia aiuta l’ economia: un matrimonio, un
anniversario ed anche un funerale sono fonte di attrazione per moltissime
persone che sul posto consumano, dormono, acquistano ricordini. Tutto questo in
una Repubblica non succede affatto. Essa porta turismo, peraltro: se a Londra
le persone fanno la fila per andare a visitare Buckingham Palace e a Montecarlo
per andare a vedere Palais Princier, molte meno vanno a vedere l’ Eliseo o la
sede presidenziale di una qualsivoglia capitale repubblicana. Addirittura, una
Monarchia costa meno della Repubblica: in Europa, le residenze più care sono il
l’ Eliseo e il Quirinale! Un sovrano, titolare dei tre poteri che delega a
governo, parlamento e magistratura, e non può e non deve schierarsi mai
politicamente, racchiude in sé storia e tradizione e promuove una visione di Patria
ed Europa scevra dagli intriganti poteri economici. E’ un imparagonabile freno
al dilagare dei vecchi e nuovi saloni delle banche che spadroneggiano sempre di
più.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Se
l’ Italia di oggi rispettasse davvero la propria storia, il 17 marzo sarebbe
una ricorrenza molto più conosciuta, sentita e universale. Nonostante il lato
rovescio del Risorgimento, l’ unità fu un vero e proprio miracolo perché nella
frammentazione politica che da troppo tempo caratterizzava l’ Italia era tutt’
altro che facile costruire un unico Stato laddove, appena un paio d’ anni
prima, ve ne erano addirittura sette. E se finalmente si decidesse ad
abbandonare il proprio campanilismo locale in nome di un passato frammentato,
unendo le proprie diversità interne come le dita di una mano anziché usarle
come scusa per rimanere divisi, il Belpaese diverrebbe finalmente una realtà
politica fondamentale sia in Europa che nel Mediterraneo, mediandone i numerosi
contrasti in una prospettiva che lo stesso Conte di Cavour già nel 1846 aveva
indicato valutando l’ importanza dei porti di Napoli e Palermo per il suo
sviluppo economico: «L’ Italia sarà chiamata a nuovi e alti destini
commerciali. La sua posizione al centro del Mediterraneo, o, come un immenso
promontorio, sembra destinata a collegare l’ Europa all’ Africa.». Una magnifica
intuizione che però mai fu compresa dalla politica! Se solo questo ineguagliabile
Presidente del Consiglio non fosse venuto a mancare ad appena una decina di
settimane dalla proclamazione del Regno d’ Italia a soli cinquantuno anni nella
sua residenza di famiglia, ucciso dalla malaria contratta per l’ assidua cura
delle sue amate risaie, la nazione avrebbe continuato a beneficiare delle sue illuminazioni
nell’ ora più bisognosa, e la difficile opera di unificazione dello Stato in
una realtà variegata per esperienze politiche e culturali sarebbe stata ben più
facilitata a vantaggio sia della generazione di allora che di quelle
successive, fino a noi oggi. Possa quindi questo giorno aiutarci a riflettere
sul valore e la vastità della nostra ricchissima e sfaccettata eredità: l’
Italia è una sola grande realtà, ma è anche molte preziose realtà
contemporaneamente, e se queste finalmente imparassero a convivere e
interagire, avremmo solo da guadagnarci.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Vi
è un’ ulteriore grave mancanza da evidenziare. E’ noto che siamo un popolo
distratto, tanto da vivere nell’ unico Paese al mondo in cui il ricordo dei
suoi Padri fondatori, Re Vittorio Emanuele II e il Conte di Cavour, non è
affatto considerato. Il giorno della loro nascita e quello della loro morte non
rientra nel novero delle festività nazionali, e il bicentenario della loro venuta
al mondo non è stato oggetto di alcuna ricorrenza ufficiale. Dopo il 1946, la
classe dirigente repubblicana, antimonarchica analogamente a quella fascista,
addossò alla Monarchia tutte le colpe del decaduto regime, che essa aveva
subìto così come in Germania la Repubblica aveva patito il Nazismo, portando ad
una vera e propria azione di distacco nei riguardi del passato. Un Savoia come
Padre della Patria era considerato inammissibile e, per riflesso, anche il
retaggio del Tessitore ne ha pesantemente risentito. Lo statista è stato
dimenticato dallo Stato, come ebbe a dire per esempio Nerio Nesi, politico,
banchiere e partigiano a lungo dirigente del Partito Socialista Italiano: «E’
una rimozione in atto da tempo, e lo dimostra il fatto che vie e piazze sono
molte meno di quelle che ha Garibaldi, personaggio ‘più facile’, più popolare,
anche nel senso più populista. Ma il vero Padre della Patria è Cavour. E quasi
tutti se lo sono dimenticato. Al punto che non si trovano neanche i pochi soldi
che sono necessari per mantenere il patrimonio cavouriano nel paese natale di
Santena: il castello settecentesco, col parco all’ inglese, la tomba di famiglia,
la biblioteca e l’ archivio ricco di documenti.». Il Conte di Cavour non è
raccomandato, dunque non riceve appoggi: troppo liberale per la sinistra,
troppo torinese e troppo poco populista per la destra, troppo italiano per i
movimenti secessionisti e federalisti come quello della Lega. Meglio dunque
ignorarlo, nello smemoramento più sconcertante, evitando che politici e
intellettuali improvvisati riacquistino il ricordo del passato portando a
starnazzanti baruffe televisive che fanno tanto bene a quegli indici di ascolto
che fanno gola alle emittenti televisive anziché ad un ricordo storico alla
base di un dibattito chiarificatore e sereno. Questo è ciò che promuove il
culturame di questo nostro mondo contemporaneo. Che Cavour non pensasse ad una
sola Italia ma a tre è un fatto comprovato. Il suo disegno originario
presentato ai Bonaparte era essenzialmente una Confederazione italica, formata
dai tre regni dell’ Italia settentrionale, centrale e meridionale e presieduta
in forma onoraria dal pontefice, come compensazione del potere temporale di cui
sarebbe stato privato. Imprevisti e miopie politiche mutarono il corso degli
eventi, e il progetto federalista del Conte tramontò. Pesò moltissimo l’
inconsistenza degli alleati, e il risultato fu il personaggio che conosciamo,
non più federalista, ma paladino dell’ Unione nazionale. Come scrisse
Montanelli: «Solo dopo l’ Unificazione Cavour scese a visitare Bologna, Firenze
e Pisa, ma oltre l’ Arno non andò mai. E al ritorno disse al suo segretario:
‘Meno male che abbiamo fatto l’ Italia prima di conoscerla.’.». L’ incuria del
patrimonio spirituale e politico di questo valente governante, nostro grande
vanto, ha raggiunto livelli così imbarazzanti che, nel 2020, nel corso della
puntata di Natale del programma televisivo «L’Eredità» ebbe luogo un madornale
scivolone per mezzo di una delle domande del conduttore Flavio Insinna ai
concorrenti: «Nel 1869 con quale frase Cavour avvertì l’ ambasciatore
piemontese che Garibaldi era arrivato a Napoli?». Peccato però che, nel 1869,
il Presidente del Consiglio fosse morto da ben otto anni, essendo passato ad
altra vita il 6 giugno del 1861! Altro esempio inequivocabile è il problema del
degrado in cui versa il suo monumento in Piazza Carlina, una delle più belle di
tutta Torino: inaugurato nel 1873 e realizzato dall’ architetto senese Giovanni
Duprè, oggi versa in pessimo degrado a causa di fattori chimici e fisici, e del
crescente vandalismo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">C’
è una forte censura nella trasmissione del ricordo della nostra storia come Paese
unito. Più semplicemente e drammaticamente, il 17 marzo 1861 il Re Galantuomo e
il Tessitore unirono e crearono un Paese che i politici repubblicani odierni
stanno portando inesorabilmente alla dissoluzione, pezzo per pezzo, sullo
stesso destino dell’ Impero romano d’ Occidente nel 476…</span></p><p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;"> </span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Buon
17 marzo a tutti. L’ Italia innanzitutto, W il Re!<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Giacomo Ramella Pralungo<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-49045243843340559822022-03-08T00:05:00.001-08:002022-04-04T06:20:15.879-07:00Il martirio della filosofa Ipazia di Alessandria<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgt4a6zB7EErlZPRLABBdKqfatdIharIrUC8SuZIesxRDs2qlX477wDvMFCSHBQdTd8hC1ZrD0WsuryS_VAPy3_XYjGkoJZs0ad9vQp1U_ylB-1ADeUHpHjt_T43ERSBstiWmFX6n21VMFuw5FG5snUTxj9oirU6wDN0p6rWqNfeGgr3XlsYdF1r-ci=s960" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgt4a6zB7EErlZPRLABBdKqfatdIharIrUC8SuZIesxRDs2qlX477wDvMFCSHBQdTd8hC1ZrD0WsuryS_VAPy3_XYjGkoJZs0ad9vQp1U_ylB-1ADeUHpHjt_T43ERSBstiWmFX6n21VMFuw5FG5snUTxj9oirU6wDN0p6rWqNfeGgr3XlsYdF1r-ci=s320" width="320" /></a></div><p><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 14pt;"><span style="color: #ffa400;"><i>In
occasione della lieta e sentita ricorrenza di oggi, rieditiamo un articolo che
Giacomo Ramella Pralungo preparò in omaggio alla Donna e di cui ottenne la
pubblicazione nel 2016 sul giornale «Il Biellese».</i></span></span></p>
<script async src="https://pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js?client=ca-pub-6206953545724805"
crossorigin="anonymous"></script>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Porgendo
a tutte le signore un cordiale augurio di felice Festa della donna, ricorrenza
internazionale celebrata per la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti per poi
diffondersi gradualmente nel mondo allo scopo di ricordare le conquiste
sociali, politiche ed economiche del gentil sesso così come le discriminazioni
e le violenze che ha subìto in passato e tuttora patisce in alcune zone del
mondo, pare appropriato ricordare l’ esempio di Ipazia, filosofa, astronoma e
matematica di altissimo livello assassinata l’ 8 marzo 415 ad Alessandria d’
Egitto da una folla di cristiani in tumulto che non tolleravano la presenza di
una donna, peraltro pagana, dedita alle scienze e al sapere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Ipazia
era figlia di Teone, geometra, filosofo e insegnante attivo ad Alessandria,
dedito soprattutto alla matematica e all’ astronomia, tra l’ altro esponente
dell’ onorato lignaggio culturale del Museo tolemaico, fondato quasi sette
secoli prima e andato distrutto al tempo della guerra condotta da Aureliano,
sebbene i relativi insegnamenti medici e matematici germogliati entro le sue
mura sopravvissero interamente. Grandemente erudita e convinta fautrice della
libertà di pensiero, succedette al padre e ottenne molta stima per i dibattiti
franchi e sinceri con i potenti quanto per la disinvoltura con cui appariva
alle riunioni dei saggi e degli anziani, tutti uomini, tra i quali in virtù
della sua spiccata intelligenza riscosse una simpatia generale, se non proprio
una grande venerazione. Era riverita tanto dai discepoli pagani quanto da
quelli cristiani, eppure sul suo capo non tardò ad ammassarsi una tempesta fatale:
in occasione della quaresima del 415 una folla inferocita e armata di cocci la
massacrò, la fece a pezzi e la diede alle fiamme. Alcune fonti sostengono che gli
assassini fossero una schiera di parabolani, monaci dediti alla cura dei malati
e alla sepoltura dei morti, mandata dal vescovo e patriarca alessandrino
Cirillo, uomo assai potente e fanatico sostenitore della pura tradizione
cristiana, che avrebbe aizzato i cristiani dell’ impero d’ oriente a vendicarsi
sugli ultimi pagani superstiti per le passate persecuzioni: la morte di Ipazia,
cardine della cultura e del pensiero libero, avrebbe posto fine al suo consenso
e alla sua influenza, consentendo al vescovo e alla Chiesa di colmare
saldamente il vuoto.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNoSpacing"><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg4E3ASjUDqHcMrwKFr6sYutJXJOCdHEcbVZCu6H8ka1EhcexQYvGNLvrSU-aUz_ZchpHQtwlHzjdip3J5lDrGnhtnPQz6W1BU36zeM9fsEpTaD-e9zPtf6j55cqTmRH0SxdzKOAiaVsGeYRaCjHumC7f7nK6YiboEmoZi55_HG8GgRrUmiULrIFHMy=s320" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="240" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg4E3ASjUDqHcMrwKFr6sYutJXJOCdHEcbVZCu6H8ka1EhcexQYvGNLvrSU-aUz_ZchpHQtwlHzjdip3J5lDrGnhtnPQz6W1BU36zeM9fsEpTaD-e9zPtf6j55cqTmRH0SxdzKOAiaVsGeYRaCjHumC7f7nK6YiboEmoZi55_HG8GgRrUmiULrIFHMy" width="240" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ipazia di Alessandria;</td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;"><br /></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 14.0pt;">Comunque
siano andate le cose, è imperativo ricordare che fino a oggi non sono molte le
donne che hanno potuto porsi in evidenza negli ambienti sociali e culturali,
ritenuti un monopolio propriamente maschile. Per quanto amiamo definirci una
società civile, si deve ammettere che c’ è ancora molta strada da fare, che le
nostre donne continuano a vivere in una situazione precaria e insicura che le
frena socialmente e professionalmente. E quando hanno successo facciamo
commenti più o meno ironici su come ci siano riuscite. Peraltro sarebbe bene tenere
a mente che nemmeno negli ambienti del Cristianesimo originario sono mancate
vicende di violenza fanatica per molti versi affini a quanto sta accadendo attualmente
nel criticato Medio Oriente musulmano.<o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-40859292809725063612022-03-02T06:07:00.003-08:002022-04-04T06:20:29.238-07:00Messaggio di Giacomo Ramella Pralungo a proposito della guerra in Ucraina<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhhpKAJ-__rQ6xREN2HWqwMUj67uxAmejbFarcHkJKQVIqUJzixgCshCv1Fgm4njMccSrCDy0gMoIjJ-CMV5nPProYW_Y45C35nfG99HXcNbVg8wBRpiyBSCDUCGs9fPH7aOTz6Hqae24MZcyINqPEOO5GixMW78ZGed58z09FZUA_YjpeupMbA1aHy=s856" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="642" data-original-width="856" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhhpKAJ-__rQ6xREN2HWqwMUj67uxAmejbFarcHkJKQVIqUJzixgCshCv1Fgm4njMccSrCDy0gMoIjJ-CMV5nPProYW_Y45C35nfG99HXcNbVg8wBRpiyBSCDUCGs9fPH7aOTz6Hqae24MZcyINqPEOO5GixMW78ZGed58z09FZUA_YjpeupMbA1aHy=s320" width="320" /></a></div><br /><p></p>
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<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"><i><span style="color: #ffa400;">L’
esercito russo ha invaso l’ Ucraina la notte tra il 23 e 24 febbraio scorso. Da
allora si sono susseguite reazioni di solidarietà al Paese dell’ Europa
orientale e di severo sdegno verso la Russia, tra sanzioni economiche e aiuti
militari all’ Ucraina. Questa crisi politica, diplomatica, militare ed
economica preoccupa molto Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa e di
articoli storici e culturali, che ha desiderato trasmettere un messaggio in cui
espone la propria panoramica su quanto sta accadendo.</span></i><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"> </span></p>
<p align="right" class="MsoNoSpacing" style="text-align: right;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Occhieppo
Superiore, 2 marzo 2022;<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Per
capire quello che sta succedendo in queste ore occorre partire da molto
lontano: l’ identità russa, infatti, ebbe origine attorno a Kiev, e non nei
pressi di Mosca o San Pietroburgo. Le popolazioni Rus si aggregarono verso l’ anno
1000 nei territori che sono oggi in Ucraina orientale, in opposizione fin da
allora a un regime polacco-lituano che comprendeva Leopoli, conquistata nel
1349 da Casimiro il Grande, Re di Polonia. Come ha detto nei giorni scorsi lo
stimato professor Alessandro Barbero: «Non c’ è mai stato alcun dubbio che l’ identità
russa, il popolo russo, la cultura russa nascono nella Rus di Kiev.». Più
tardi, questi protorussi convertiti al Cristianesimo ortodosso si espansero
verso nord e il centro di gravità si spostò verso Mosca mentre l’ Ucraina divenne
gradualmente la periferia dell’ Impero russo, consolidato da Ivan il Terribile
che per primo assunse il titolo di Zar di tutte le Russie. Mosca e Kiev rimasero
però inseparabili, dal punto di vista religioso, politico ed economico: l’
Ucraina si confermò come il granaio della Russia, e oggi lo è anche dell’
Europa se pensiamo che i produttori di pasta italiani in questi giorni si sono
lamentati per il blocco delle forniture causato dall’ invasione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Leopoli
fu invece per secoli parte dell’ Impero austriaco e quindi cattolica: i confini
attuali dell’ Ucraina vennero tracciati alla fine della Seconda Guerra
Mondiale, con la sconfitta del Nazismo e l’ espansione verso ovest dell’ Unione
Sovietica, mossa che faceva parte dell’ ossessione per la sicurezza di tutti i
regimi politici di Mosca, dagli Zar a Stalin e da Krusciov a Putin. Per sua
sfortuna, l’ Ucraina è estesa, andando da Luhansk nel Donbass a Leopoli, presso
il confine polacco, milleduecento chilometri più in là. La conseguenza
inevitabile è che Leopoli gravita verso la cattolica Polonia e l’ Europa
occidentale, mentre Luhansk è ortodossa, parla russo e guarda verso Mosca. Sono
le radici di un nazionalismo ucraino e di un nazionalismo russo che si sono
combattuti sotterraneamente ma cruentemente per tutto il Novecento, come negli
anni Trenta, quando in Ucraina ci fu una terribile carestia, con milioni di
morti, ricordata oggigiorno come un genocidio deliberatamente attuato da
Stalin. Negli stessi anni, Stepan Bandera, nazionalista ucraino, organizzò l’
assassinio del Ministro degli Interni polacco nel 1934, e nel 1941 si mise al
servizio dei nazisti quando Hitler invase l’ Unione Sovietica. Dopo la guerra,
movimenti separatisti di guerriglia rimasero attivi in Ucraina orientale per
molti anni, mentre nel 1991, al momento della dissoluzione dell’ Unione
Sovietica, il Presidente degli Stati Uniti Bush e il Cancelliere tedesco Kohl
erano preoccupatissimi della possibilità di una superpotenza dotata di armi
nucleari frammentata in undici Stati indipendenti in preda al caos politico e
spesso ostili fra loro, come Armenia e Azerbaigian. Quindi Stati Uniti e
Germania trattarono diplomaticamente per bilanciare la potenza militare propria
e quella della Russia, allora presieduta dal filooccidentale Boris Eltsin, e
promisero di non espandere verso Oriente la NATO, organizzazione militare
creata nel 1949 per contrapporsi alla potenza sovietica. Se un calcolo va
fatto, la stessa NATO, essendo stata concepita in funzione difensive contro uno
Stato che non esisteva più, si sarebbe dovuta estinguere a sua volta, ma questo
non accadde e, al contrario, fece rapidamente aderire le tre repubbliche
baltiche Estonia, Lettonia e Lituania, oltre alla Polonia. Nonostante gli
ammonimenti del diplomatico e storico George Kennan, gli Stati Uniti cercarono
di coinvolgere anche Georgia e Ucraina, Stati di confine che la Russia non
poteva accettare come avamposti di potenze straniere. La situazione rimase
fluida finché queste due repubbliche conservarono governi più o meno amici di
Mosca, ma era destinata a precipitare quando a Kiev e a Tbilisi arrivarono
regimi antirussi, sull’ onda di una rivoluzione popolare come accadde nel 2014
in Ucraina. D</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 15pt;">a
allora, a Kiev si sono succeduti vari governi di breve durata, in genere legati
agli oligarchi che si erano spartiti le ricchezze sovietiche al momento del
crollo del Comunismo, mentre a Mosca si consolidava il potentato di Vladimir
Putin. Forse una soluzione diplomatica si sarebbe potuta trovare sulla base di
una neutralizzazione dell’ Ucraina, come proposto recentemente dall’ ex
ambasciatore italiano a Mosca Sergio Romano, ma nessuno si fidava di nessuno e dalle
parole si è passati alle armi.</span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Ora
rimangono solo il sibilo dei missili e le sofferenze delle popolazioni. La
motivazione ufficiale di questo conflitto è la protezione degli ucraini filorussi,
suddivisi in due zone dell’ Ucraina autoproclamatesi repubbliche indipendenti
di Donetsk e Lugansk, e la smilitarizzazione del Paese che Putin vorrebbe
neutrale e fuori dall’ orbita dell’ Europa occidentale. Le motivazioni reali
sono invece la volontà della Russia di riportare l’ Ucraina nella propria
orbita, creare in Ucraina un governo filo russo che la allontani dall’ Europa
occidentale e impedire un ulteriore spostamento della NATO verso est e quindi
tornare a creare dei «Paesi cuscinetto» tra Russia ed Europa occidentale.<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg_BO-sCthIqhcPLzHRAUVW-oHKlYtJ3Qgs8C2tKZ_NufGdforJinA5fyeLya7S4FxILrWV15dj0pkkzLzmxEWm9zxsJ7r0T6gUyhOGJhv7VptX0RVEhKY7OOLLO0ByppwRGGWLG7SM1LoKs9_h627of5kCdz2TMCqPk2fDN-ANNN6O3Q4TKSIKhUBt=s488" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="354" data-original-width="488" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg_BO-sCthIqhcPLzHRAUVW-oHKlYtJ3Qgs8C2tKZ_NufGdforJinA5fyeLya7S4FxILrWV15dj0pkkzLzmxEWm9zxsJ7r0T6gUyhOGJhv7VptX0RVEhKY7OOLLO0ByppwRGGWLG7SM1LoKs9_h627of5kCdz2TMCqPk2fDN-ANNN6O3Q4TKSIKhUBt=s320" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Sono
profondamente addolorato a causa del conflitto in Ucraina, che in tutta
evidenza non può vincere questa guerra. Il diritto all’ autodeterminazione dei
popoli, lo sdegno nei confronti di chi invade un altro Paese non cambiano il
fatto che l’ Ucraina non ha la forza per resistere all’ assalto di una potenza
tanto vasta e forte come la Russia. Non può vincere senza la discesa in campo
delle potenze occidentali, ma ciò significherebbe la Terza Guerra Mondiale, una
guerra nucleare. E se dovesse accadere non avrebbe più importanza chi aveva
ragione, non varrebbero più gli ideali, la ragion di Stato, l’ eroismo della
lotta contro l’ oppressore. Intere città sarebbero distrutte, le vittime sarebbero
milioni. Il tributo umano sarebbe talmente alto da annientare qualunque
ragione. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Per
quanto privi di senno, i capi di Stato non si spingeranno fino a questo punto.
Non sarebbe conveniente per nessuno e in fondo tutti lo sanno. Ma non possono
neanche perdere la faccia al cospetto del ciclope russo, mostrare al mondo che
non siamo noi ad essere i più forti. Così si sta scegliendo la terza
possibilità: aiutare l’ Ucraina a resistere e nel frattempo logorare Putin
colpendone l’ economia, la finanza, le banche. Ma lui non cederà, almeno non
subito. Perché il popolo russo patirà la fame ma i potenti non ne saranno toccati.
Non così profondamente. L’ opinione pubblica si schiererà contro il governo, ma
questo farà ciò che ha sempre fatto davanti al malcontento e alle sofferenze
del popolo: lo ignorerà. Il malumore si diffonderà nell’ esercito, alla fine
colpirà anche gli oligarchi che vedranno diminuiti i loro beni e privilegi ma
questa strategia impiegherà tempo per dare i suoi frutti. Nel frattempo noi
continueremo ad inviare armi al popolo ucraino. Già da giorni donne, ragazzi e
bambini raccolgono bottiglie di vetro per costruire bombe incendiarie, Kiev è una
trincea a cielo aperto e in Occidente i giornali esaltano il loro eroismo. Sono
loro l’ ultima difesa. Resisteranno e combatteranno, migliaia saranno le
vittime e un giorno un fotografo immortalerà per la commozione delle future
generazioni il ritratto di una ragazza che imbraccia un fucile per resistere
all’ invasore. Alla fine, dopo questa logorante guerriglia, entrambe le parti
saranno più disposte a trovare un accordo. E qualcuno forse esulterà, perché
Putin è stato fermato, il grande malvagio è stato sconfitto, ma per fermare un
male noi nel frattempo avremmo contribuito a creare un male anche peggiore.
Perché non importa quante saranno le vittime, non importa la devastazione e la
carneficina che provoca la guerra, l’ Occidente non poteva perdere la faccia...<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj6RZOxLtZKy22CDTBqmAYfxdkxr4GlgQpGYcql7bmfnT7lAezgPSwE7cdEX4dAT-ormo1k4BamQMVbUL4BtnR3IeIKrJurs1TjBqq7Gqurl3UQbYiHTe1BaZW2J5aHgCZo9ie4dRu0Z9iVuXux9Ilke95bZsDJp_7wwabQjMX9vp8d82_VFzgNwHM4=s1920" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1920" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj6RZOxLtZKy22CDTBqmAYfxdkxr4GlgQpGYcql7bmfnT7lAezgPSwE7cdEX4dAT-ormo1k4BamQMVbUL4BtnR3IeIKrJurs1TjBqq7Gqurl3UQbYiHTe1BaZW2J5aHgCZo9ie4dRu0Z9iVuXux9Ilke95bZsDJp_7wwabQjMX9vp8d82_VFzgNwHM4=s320" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Il
nostro mondo è diventato così interdipendente che il violento conflitto tra due
Paesi ha inevitabilmente un impatto notevole sul resto del mondo. La guerra si
combatte sul campo, eppure i suoi risvolti si manifestano con altrettanta
crudeltà in tutto il mondo, tra aumento dei costi dell’ energia e del
riscaldamento, della benzina, dei beni alimentari e crollo dell’ economia già
zoppicante a causa del COVID-19, delle speculazioni e perfino degli attentati
dell’ 11 settembre 2001 al Centro di Commercio Mondiale di New York. Il Novecento
è stato notoriamente il secolo che ha visto due guerre mondiali, il Duemila
deve essere quello del dialogo, come alternativa alla pericolosità della guerra
moderna, che oggi per sua natura si combatte senza quartiere e provocando danni
devastanti su più fronti, e non soltanto su quello militare. Basti pensare a
quello intricato e delicato della diplomazia, un’ arte subdola e raffinata da
cui dipende la pace per mezzo di trattative e accordi che fungeranno da base
per le successive decisioni internazionali.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;">Mi
auguro vivamente che la pace venga ristabilita il più velocemente possibile, e
che i responsabili di questa indecente crisi si assumano le loro responsabilità.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15.0pt;"> </span></p>
<span style="font-family: "Edwardian Script ITC"; font-size: 25.0pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><div style="text-align: right;"><span style="font-size: 25pt;">Giacomo Ramella Pralungo</span></div></span>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-38845159437126261792021-05-09T01:21:00.004-07:002024-01-17T23:05:36.949-08:00Giacomo ricorda sua madre<script async src="https://pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js?client=ca-pub-6206953545724805"
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDcuQQ8VbfeRWTmhCg10Pm1LDHvhtoRPbmorNbYqkefF1EkbjjUdEbXEDfsRp40sTR4Mi3eAA8yu4CdWQaTt-tGMzXBvR6WG8XplXg7ukWq5EkF_crbBO1ZuH5DoWnL7H7cMT0ekGJgxg/s1280/IMG_20210106_103846.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDcuQQ8VbfeRWTmhCg10Pm1LDHvhtoRPbmorNbYqkefF1EkbjjUdEbXEDfsRp40sTR4Mi3eAA8yu4CdWQaTt-tGMzXBvR6WG8XplXg7ukWq5EkF_crbBO1ZuH5DoWnL7H7cMT0ekGJgxg/s320/IMG_20210106_103846.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><i><span style="color: #ffa400;">Oggi,
9 maggio 2021, si celebra la Festa della Mamma, una delle ricorrenze più note e
decantate del mondo moderno, insieme a quella del Papà del 19 marzo, con cui è
a buon diritto entrata nella tradizione occidentale. Quest’ anno, Giacomo
Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli storici e
critica letteraria sui giornali e in rete, ha colto l’ occasione per esprimere
un commento su questa celebrazione e ricordare la propria madre, Gabriella Rosada.<o:p></o:p></span></i></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Davanti
ad una tazza di tè da poco preparata, una copia di un volume raccogliente la
serie completa di Sherlock Holmes e alcune pagine di appunti scritti a mano in
previsione di una storia di fantascienza incentrata su di una squadra di cosmonauti
terrestri in esplorazione su di un lontano mondo matriarcale, lo scrittore
afferma: «Innanzitutto, mi si permetta di fare gli auguri a tutte le madri e le
signore che desiderano la maternità, in questo giorno così speciale per loro.
Ho sentito con le mie orecchie molte donne parlare del periodo della gravidanza
come di un evento del tutto particolare, assolutamente buono e meraviglioso: un
uomo può ritenersi creativo finché vuole, ma sentirsi crescere dentro una vita,
come appunto capita a una donna, è qualcosa che va oltre le parole. E lo dice
uno che con le parole ci lavora! E più di una mi ha personalmente riferito di
averne sentito un forte bisogno, che poi per fortuna è stato esaudito. La
famiglia è importante. Può sembrare una delle tante ovvietà in cui la nostra società
ormai è sempre più goffamente impantanata, ma io nella vita ho imparato che non
si deve mai dare nulla per scontato: la società si compone di individui, i
quali nascono e crescono sani o meno specialmente in conseguenza dell’ ambiente
che li circonda. La famiglia è la prima società e ambiente con cui l’ individuo
si confronta, e noi tutti conosciamo il valore delle fondamenta su cui ogni
cosa deve poter maturare.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Aggiunge
di trovare splendido che in festività come questa i figli si ricordino di procurare
un dono ai genitori o che rivolgano loro anche solo un pensiero, ma ciò di per sé
non basta, occorre infatti capire l’ importanza dei genitori nella vita di
tutti i giorni: «Secondo l’ antico mito biblico, tra i comandamenti che Dio
diede al profeta Mosè sul monte Sinai ce n’ è uno, il quarto, che esorta ad onorare
il padre e la madre affinché si prolunghino i giorni nel Paese che scelse per il
suo popolo. Indipendentemente dalla leggenda o dalla realtà storica, ampiamente
discusse, trovo queste parole molto belle e più che condivisibili, anche se non
sempre convenientemente comprese e quindi messe in pratica.». Per Giacomo, infatti,
un figlio è la prosecuzione di entrambi i suoi genitori, dai quali ha ricevuto
la vita e i mezzi per divenire un individuo unico e irripetibile, e a cui in
cambio deve amore e lealtà in ogni momento. Solo così la Festa della Mamma e
quella del Papà possono acquisire effettivamente il giusto valore.<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm2uNHxDcY-T2GvPB-EIHzFBugsL34Vv1KAZw5ZnRIne8vhO7ro518uqfC2GYiZ8rLAHn8nwlPxjJIsWSuv5eFup9JQDTbgnzsEATA0pb5kleP0Pxh7iARv0dNEU0cDli3HVt2Id2NszY/s945/132190881_393982135191548_8447679459849102716_n.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="945" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm2uNHxDcY-T2GvPB-EIHzFBugsL34Vv1KAZw5ZnRIne8vhO7ro518uqfC2GYiZ8rLAHn8nwlPxjJIsWSuv5eFup9JQDTbgnzsEATA0pb5kleP0Pxh7iARv0dNEU0cDli3HVt2Id2NszY/s320/132190881_393982135191548_8447679459849102716_n.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">A
proposito della celebrazione di oggi, l’ autore ha scelto di raccontare della
propria madre: «Morì ventuno anni fa, il 5 febbraio 2000, dopo una malattia
durata sette anni anche se in realtà la sua salute non era mai stata
completamente buona a causa di problemi alle vie respiratorie. Soltanto nove
giorni dopo, a San Valentino, avrebbe compiuto cinquantasette anni. Secondo le
previsioni dei medici si sarebbe dovuta fermare a soli cinquant’ anni, invece
tenne duro finché poté!». Aggiunge che per lui è stata per molti aspetti un
esempio di vita molto importante, e ancora lo è. Nata a Voghera nel 1943, nel
pieno della Seconda Guerra Mondiale, in una famiglia di discendenza argentina e
prima ancora spagnola, che peraltro vantava un antico titolo nobiliare, con l’ avvento
della Repubblica Sociale Italiana si ritrovò a vivere in una zona fortemente presidiata
dalle forze armate tedesche, e nell’ inverno del 1944, a poco più di un anno,
rischiò di essere catturata e passata per le armi da un plotone nazista: «Ricordava
molto bene quel giorno, nonostante la tenerissima età, e più volte mi raccontò il
fatto: era la prima volta che vedeva la neve, e giocava con un amato zio e il
fratello maggiore in un campo che durante la bella stagione era adibito alla
coltivazione del mais, quando all’ improvviso udirono il passo cadenzato dei
soldati avvicinarsi lungo la vicina strada. Lo zio seppellì prontamente i due
bambini sotto la neve raccomandandosi di non muoversi e restare in silenzio,
per non farsi notare da quei macellai della Wehrmacht. Mia madre riuscì comunque
a vedere due drappelli di soldati, i cui comandanti parlavano tra loro. Le
rimasero impresse nella memoria le divise, mi disse. Quello che pareva il più
alto in grado agitava le braccia e sbraitava in tedesco, poi entrambi fecero il
saluto nazista e girarono sui tacchi, e insieme alle formazioni tornarono da
dove erano venuti. Zio e nipotini tornarono subito a casa guardandosi sempre le
spalle, e nei giorni seguenti in famiglia si seppe che i partigiani, tra cui vi
erano alcuni parenti, avevano abbattuto alcuni ufficiali tedeschi di cui ora si
stava organizzando la rappresaglia. Un tedesco valeva dieci italiani, che venivano
scelti a casaccio tra i civili per essere fucilati: perfino vecchi, donne e
bambini andavano bene, dato che per loro era una semplice questione di razza,
quindi mio prozio, mio zio e mia madre corsero davvero un grave rischio…Io
stesso ho visitato personalmente quel campo nel 2004, quando avevo vent’ anni,
e non vi dico che effetto mi ha fatto sapendo quel che vi era accaduto sessant’ anni
prima!».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Ma
purtroppo quello non fu il solo triste episodio della sua vita: nel dicembre 1947
Gabriella, di appena quatto anni, perse la madre Jolanda per tubercolosi, e soltanto
un mese dopo, nel gennaio 1948, anche il padre Pietro, colpito dallo stesso
male. Lei aveva appena ventisei anni, lui trentaquattro: «Ricordava ben poche
cose di loro, come il pianto disperato del padre ormai vedovo al funerale della
madre e il volto sorridente di lei nella bara, poco prima che la sigillassero.
Venne quindi cresciuta dai nonni materni, Ida e Mario.». Tuttavia, negli anni
non ebbe mai un rapporto sereno con la nonna, autoritaria e severa, sempre
pronta a picchiarla, ma amò moltissimo il nonno, un uomo tranquillo e benevolo,
piuttosto sottomesso alla consorte eppure sempre pronto a darle l’ amore di un
genitore. «All’ inizio degli Anni Sessanta venne nel Biellese.» prosegue Giacomo
finendo il tè «Non amava parlare di quel periodo, ma direi che appena poté abbandonò
quella nonna con lei così dura e distaccata ma sempre amorevole e prodiga con
il fratello maggiore, il suo favorito, per farsi finalmente una vita diversa,
tutta sua, lontana da un luogo che per lei significava solo drammi e
sofferenze.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Poco
dopo il trasferimento a Biella incontrò un uomo di sei anni più vecchio, un
commerciante d’ arte appartenente ad una famiglia aristocratica, che sposò nel
1964 tra i bei colli del paese di Mosso Santa Maria, oggi Valdilana, e da cui
quattro anni dopo ebbe una figlia. L’ unione era iniziata sotto molte belle speranze,
tuttavia poco dopo tra i due coniugi iniziarono a manifestarsi incomprensioni
destinate a peggiorare: «I biellesi vivono in una zona isolata, non di
passaggio, ragion per cui sono un po’ freddi e riservati, sicuri di sé stessi e
del loro modo di vivere e lavorare, quindi poco espansivi con i forestieri. Sanno anche
rasentare il formalismo, persino tra di loro. E in una stirpe di rango comitale
come quella in cui lei era entrata a far parte tutto questo era accentuato per
via del ceto sociale e dell’ immagine pubblica che si voleva presentare.». Il
marito, prosegue, era profondamente rigido e severo, conformista e legato all’
etichetta, pronto a doni così generosi da far intuire un tentativo di asservimento,
e spesso faceva capire persino che il dovere verso i propri genitori precedeva quello
verso la consorte, e la madre, così allegra e amante della compagnia, spontanea
e anticonformista, con la passione per la pittura, le carte e la cultura, finì
presto per patire tutto quel peso. Nemmeno la nascita di un secondo figlio nel
1973, purtroppo, poté fare molto per alleggerire la situazione, anzi: «Parlava
ben poco di quei giorni, e io non ho mai osato farle troppe domande per una
questione di tatto. Capivo al primo colpo d’ occhio che erano ricordi
estremamente dolorosi, che era meglio non riesumare. Lasciavo che fosse lei ad
affrontare l’ argomento quando e come voleva, e alle volte diceva con una certa ironia
di essere stata tra le prime persone in Italia ad aver divorziato.». A pochi
anni dallo storico referendum abrogativo del 1974 sul divorzio, già introdotto
nel 1970 ma suscitando controversie e opposizioni, marito e moglie avviarono la
pratica per porre fine al loro matrimonio. Ovviamente, il problema maggiore
riguardava i due figli ancora bambini, che vennero consultati prima dagli avvocati
e poi dal magistrato in persona vista la bufera coniugale: «I miei fratellastri
avevano affermato di essere stati maltrattati da nostra madre. Tuttavia, quando
vennero presentati al giudice per confermare la loro dichiarazione, mio fratello
ad un certo punto ebbe un vuoto di memoria e si rivolse a nostra sorella chiedendole
di ricordargli ‘che cosa gli era stato detto di raccontare’. Fu la prova
evidente che erano stati indottrinati dal padre, come ripicca verso una moglie
da cui si era sentito non adeguatamente rispettato, al punto che si era parlato
di divorzio.». Il magistrato fece sapere che vi erano gli estremi per privarlo
della potestà genitoriale in favore esclusivo di lei: «Ma nostra madre diede
prova di essere veramente una grande anima, io al suo posto non so se avrei
saputo fare altrettanto: rifiutò di ricorrere a questo estremo nella convinzione
che anche l’ uomo più spregevole al mondo avesse il diritto di essere padre per
i propri figli, e anzi preferì che crescessero con lui perché disponeva di
ottime risorse finanziarie. Lei, invece, sapeva che si sarebbe preparata a
vivere tempi molto difficili sul piano materiale.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Dopo
il divorzio, avvenuto in modo piuttosto sofferto, i figli le
furono negati con ogni mezzo possibile. Era tutto finito, ogni volta che
telefonava e tentava di vederli veniva respinta categoricamente, e tramite
amici comuni venne a sapere che l’ ormai ex marito li aveva convinti di essere
stati abbandonati senza una spiegazione da una madre che non li amava: «Tutto
ciò ovviamente ebbe effetti assai deleteri su di lei, e presto cadde nell’
alcolismo. Non so nel dettaglio come e quando, ma fu allora che conobbe mio padre. I due si
avvicinarono subito molto, fino a innamorarsi, e lui la aiutò a uscire da quell’
incubo. Quante volte mi disse che senza di lui non ce l’ avrebbe mai fatta a
rialzarsi!». Qualche tempo dopo, nel 1984, nacque Giacomo, che a questo punto
finalmente può riferire ricordi diretti: «Non si sposarono mai. Mia
nonna le fu amica, ma vi furono alcuni parenti, un po’ avanti con l’ età e di ambienti bigotti, che non la videro di buon
occhio e si presero la libertà di spettegolare facendo brutti commenti. Ho sentito con le mie orecchie una prozia acquisita, che purtroppo ora è morta, dire che era più vecchia di mio padre e
che aveva un brutto passato alle sue spalle, quindi su era certi ‘che non fosse
giusta per lui’. Come se mio padre non fosse capace di fare la scelta giusta. Ma i miei genitori si infischiarono
delle maldicenze vane promosse dai perbenisti che si credevano
brava gente dotata di un senso profondo dell’ umanità, e vissero il loro
rapporto alla luce del sole dimostrando di non avere nulla di cui vergognarsi. Io
stesso non ho mai goduto di alcuna considerazione da parte di questa cerchia, ma valutando le voci su mia madre la cosa non mi è mai pesata
affatto, anzi (<i>risata</i>)! Pensate che mio padre un giorno dovette rivolgersi
alla Benemerita pur di zittire una cugina che diceva peste e corna su mia madre,
e facendole sapere che se non si fosse fermata l’ avrebbe denunciata…». Quando
nacque lui, sua madre in qualche modo sentì di aver avuto una seconda
opportunità: «I miei fratellastri le mancavano, e niente e nessuno avrebbe mai
potuto sostituirli. Io stesso ho sempre saputo di non essere il suo solo figlio,
ma capivo che con me avrebbe potuto avere tutte quelle possibilità che un amaro
destino le aveva precedentemente negato. Per lei era importante fare la madre.
Un giorno mi disse che dopo di me avrebbe tanto voluto avere un altro figlio, per
non lasciarmi da solo, ma aveva rinunciato perché la sua salute
cominciava a degenerare e alla mia nascita aveva già quarantuno anni, che all’
epoca erano tanti per una donna. Non come oggi, che molte amiche del gentil
sesso cominciano proprio a quest’ età, tra la crisi economica e sociale e le
esigenze della carriera, quando c’ è!». Mostrando una fotografia che li ritrae
insieme quando aveva quattro o cinque anni a passeggio con Bijoux, un bel
cucciolo di Yorkshire, aggiunge: «Spesso mi pare ancora di vederla seduta a
tavola dopo i lavori domestici, alle prese con un bel Solitario oppure con una
telenovela, sempre con una sigaretta o un bicchier di vino a portata di mano. Mia
madre era un personaggio del tutto fuori del comune. Aveva sofferto molto,
eppure non faceva mai la vittima. Era intelligente, sensibile ma forte e
profondamente ostinata: quando aveva in testa qualcosa, così doveva essere!
Amava moltissimo la compagnia, il confronto e la discussione. Avrebbe potuto
conversare amabilmente per ore, ma guai a quello sprovveduto che avesse osato pestarle
i piedi: sapeva accontentare chiunque fosse in cerca di problemi!». Era una
persona pacata, fa capire, ma le sue esplosioni di rabbia erano davvero
notevoli. Essendo di antica discendenza aristocratica, nata in una famiglia risalente
al Cinquecento circa i cui avi spagnoli e poi argentini detenevano un titolo ducale,
e che verso la fine dell’ Ottocento si era imborghesita e suddivisa in vari
rami, uno rimasto in Argentina, un altro rientrato nell’ originaria Spagna e l’
ultimo stabilitosi in Italia, insieme al padre lo crebbe in accordo con il
valore delle buone maniere, del rispetto e dell’ istruzione: «Mi diceva sempre
che comportarsi con educazione è importante, perché così si può andare ovunque
e ci si relaziona con tutti. Noi non siamo soli al mondo, quindi bisogna vivere
senza urtare gli altri. Sostenere le proprie ragioni è altrettanto rilevante, perché
se non lo si fa il prossimo si convince di poterci schiacciare a volontà, e
anche questo può essere fatto con classe e dignità. Studiare, poi, è un
patrimonio incalcolabile per la persona perché se siamo sufficientemente intelligenti
ci aiuta a capire meglio il mondo e noi stessi. Quando si crede in qualcosa bisogna
sempre dare l’ esempio per primi, e mai nascondersi dietro i formalismi: si
deve saper essere spontanei, quel che si è, perché un comportamento veramente
educato non si basa su comportamenti meccanici. Lei stessa era beneducata, per
molti versi alla maniera dei signori di una volta, eppure piuttosto
anticonformista!».<o:p></o:p></span></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDIJpi_JspAL00FfdUvIQKAcDWah7kBb9nqrOfSLCm7Qd0sNGEfaEx_KXNmbEebEzwghUJlI02BzFCBucLpKfmnRVBVbl2Bg15w3780XqWoRmeQMxUXUi-ylLD-qmCfPIG73I9gJRLSYI/s945/132189305_717428605876083_8600973504948536006_n.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="945" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDIJpi_JspAL00FfdUvIQKAcDWah7kBb9nqrOfSLCm7Qd0sNGEfaEx_KXNmbEebEzwghUJlI02BzFCBucLpKfmnRVBVbl2Bg15w3780XqWoRmeQMxUXUi-ylLD-qmCfPIG73I9gJRLSYI/s320/132189305_717428605876083_8600973504948536006_n.jpg" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNoSpacing"><br /></p>
<p class="MsoNoSpacing"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Alla
domanda su che rapporto avesse con lei, sorride: «Meraviglioso. L’ ho sempre
trovata un esempio molto particolare di persona forte, nonostante le molte e
gravi difficoltà non si arrese mai, e non divenne pessimista. Non l’ ho mai sentita
parlare di cose sconvenienti, spettegolare su nessuno o augurare il male a
chicchessia. Pur essendosi limitata alla scuola dell’ obbligo in tono con le
disponibilità delle famiglie comuni negli Anni Cinquanta, visto che i nonni
erano persone semplici, aveva una certa cultura e amava i classici, passione
che ha saputo trasmettere anche a me. Era una vera signora, e poco prima di
morire mi disse che la nobiltà nasce nel cuore, mai da un titolo. Aggiunse che
agire contro la propria coscienza è la cosa più sbagliata al mondo, che se
anche tutti mi dovessero dire che una cosa sbagliata è giusta invitandomi a
spostarmi sarebbe mio dovere restare con i piedi ben piantati in terra e
guardarli negli occhi dicendo: ‘No, spostati tu!’.». A proposito di ciò che sente
di avere in comune con lei, corruga la fronte e si immerge per qualche istante
in una profonda riflessione: <a name="_Hlk58000194">«</a>La testardaggine è senz’
altro la prima cosa che mi viene in mente, come mio padre e mio zio materno
hanno spesso confermato. Anche l’ anticonformismo è qualcosa che mi accomuna a
lei, sento infatti il costante bisogno di pensare con la mia testa e agire in base
alla mia esperienza personale: non riuscirei mai ad adeguarmi al pensiero di un’
altra persona, fosse anche l’ uomo più saggio, importante e riverito al mondo. Come
lei perdo la pazienza quando cercano di prevaricare, sento l’ importanza delle buone
maniere pur senza diventare formalista e subisco il fascino della storia e della
cultura classica. E crescendo ho maturato i suoi stessi dubbi in tema di religione,
che da quando avevo vent’ anni vedo come un semplice sistema, un prodotto
culturale e sociale umano, niente di più, niente di meno. Era estimatrice di Jules
Verne e Charles Dickens, oggi tra i miei autori favoriti, mi fece scoprire il
piacere del tè, che come vedete non mi faccio mancare tuttora, ed era una
convinta monarchica: quante volte mi parlò del referendum truccato del 1946, e
della triste partenza di Sua Maestà e della Real Casa dall’ Italia. E come già
abbiamo avuto modo di chiarire in questo sito tempo addietro, sono divenuto
monarchico io stesso (<i>risata</i>)! Aveva visto al cinema i più grandi film
di fantascienza, che poi io stesso avrei seguito con grande interesse, e me ne
parlò con tale fascino che oggi devo soprattutto a lei la mia forte passione per
il genere fantascientifico. Soprattutto, intuì la mia propensione a scrivere e
mi sospinse ad assecondarla, facendomi promettere poco prima di passare ad altra
vita di continuare a farlo con diligenza: lei mi avrebbe seguito ovunque fosse
andata.». Sorride ricordando qualcosa, e dopo un momento aggiunge: «Solitamente
non parlo di faccende così personali in un contesto tanto pubblico, ma stavolta
mi concederò volentieri un’ eccezione. Mia madre non odiava nessuno, neppure
quell’ ex marito che le aveva dato tanti dolori così acuti. Mi diceva sempre
che non sapeva odiare, e quante volte mi sono chiesto come ci riuscisse!
Ebbene, nel dicembre 2017 ebbi una dolente delusione sentimentale da una donna.
Alcuni amici che la conoscevano bene avevano chiaramente tentato di mettermi in
guardia da lei, dicendomi di sapere di altri uomini a cui aveva provocato solo
un mucchio di dispiaceri, ma ormai il buon Cupido mi aveva già colpito e in
tono con il mio carattere non li avevo ascoltati, facendo di testa mia. Mi vezzeggiò
in ogni modo, e dopo pochissimo tempo, peraltro con una certa malagrazia, mi
gettò via dicendomi che ‘si divertiva a far impazzire gli uomini’ e ‘a cambiare
idea’. Ovviamente penai molto per questo, e provai una certa rabbia nei suoi
confronti, eppure non l’ ho mai odiata proprio perché c’ è stato un tempo in
cui l’ ho amata: soltanto allora finalmente compresi il grande esempio di mia
madre. Il mio unico dispiacere è di non poterglielo più dire…». Circa il
significato della perdita di un genitore, specie in così giovane età, lo
scrittore usa parole semplici, ma esprimenti un significato assai potente: «Al
posto mio, filosofi, santi e preti si perderebbero in lunghi e astrusi sermoni circa
i misteri della vita e della morte, ma io che non appartengo a nessuna di queste
categorie preferisco ricordare un insegnamento ricevuto dalla mia docente di
lettere e storia all’ I.P.S.I.A. di Biella, l’ indimenticata professoressa
Luisa Terzago: un giorno di fine 1999 commentò un passo particolare dell’
Eneide, il celeberrimo poema epico di Virgilio, nel quale il giovane principe
troiano Enea scappa da Troia, ormai espugnata dai greci e data alle fiamme, insieme
al vecchio padre Anchise, che si era caricato sulle spalle, e tenendo per mano
il figlioletto Ascanio: passato, presente e futuro sono racchiusi in questi personaggi
che incarnano le tre età della vita. Parlando di Ascanio in particolare, la
professoressa Terzago riferì che come figlio rappresenta il futuro dei propri
genitori, e confermò il principio citando un suo amico coetaneo, venuto a
mancare proprio in quei giorni dopo pochi anni di matrimonio e con un figlio
piccolo, il quale costituiva l’ avvenire della coppia. Quando mia madre morì,
poco dopo quell’ affascinante lezione, tali parole mi tornarono alla mente e
solo allora le compresi anche con il cuore: capivo finalmente di essere la
prosecuzione di mia madre.». Dopo qualche istante di silenzio, e con espressione
che tradisce un po’ di mestizia, aggiunge di essere sempre stato curioso di conoscere
il parere dei propri fratellastri, che non parteciparono al funerale: «Credo
che a loro sia andata un pochino peggio che a me. Io posso lamentarmi a volontà
di aver vissuto questo lutto prima del tempo, ma almeno ho conosciuto nostra
madre di persona, direttamente, mentre loro hanno udito solo voci di seconda mano
opportunamente confezionate. Papà e io facemmo in modo che sapessero della
sua morte, ma non li ho mai biasimati della loro assenza alla sepoltura:
piuttosto, ho sempre pensato che ogni loro possibilità di conoscerla senza
filtri fosse svanita una volta per tutte<a name="_Hlk57357558">.».</a> Furono
altri, piuttosto, a deluderlo con la propria diserzione: «Certi amici
di entrambi i miei genitori, con cui avevano vuto rapporti stretti, ma uno per uno erano venuti meno durante
l’ aggravarsi della salute di mia madre, senza neppure una
telefonata una volta ogni tanto. Nemmeno dopo la sua morte. Ora, quando raramente
li incontro, non si ricorda mai il passato: un comportamento che proprio va oltre la mia
capacità di comprensione! Peggio ancora, qualcuno in particolare nella parentela nei
mesi scorsi mi ha inviato un messaggio su WhatsApp in risposta ad
una pubblicazione su questo sito in cui l’ ho brevemente citata, scrivendomi che fosse stata ‘una persona che non sapeva dare niente a nessuno, che rispose
male alle offerte di aiuto dei parenti’, e aggiungendo ‘di sentirsi con la coscienza
tranquilla perché aveva sempre fatto quel che poteva con lei, anche se non fu
facile’. Questo non mi ha fatto proprio piacere, almeno nella morte non la si vituperi. I morti andrebbero lasciati in pace, capisco l’ antipatia ma almeno il rispetto non dovrebbe venire meno: io non mi sento in condizione di avere alcuna relazione, al di là dei rapporti formali di educazione, con chi vuole rispetto ma non lo dà. Mia madre
mi ha sempre insegnato a non odiare e a non portare rancore, ma al tempo stesso faccio farica a soprassedere</span>
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">‘per conto
terzi’, mi è più facile per ciò che subisco in prima persona. La storia non si cancella e
non si dimentica, e il silenzio calato in una vera e
propria <i>damnatio memoriae</i>, è molto triste. Piuttosto, si sappia
che la mia più grande ambizione è quella di vivere e morire come un figlio
degno della madre che mi ha partorito, e che quando avrò una compagna mia la
presenterò più che altro alle persone più importanti e vicine come papà, evitando occhi indiscreti tipici dei paesi e una seconda inquisizione della Camera stellata.».<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNoSpacing"><a name="_Hlk57294588"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">Oggi è la Festa della Mamma, e il
romanziere e articolista riflette sull’ importanza della famiglia in generale e
della figura materna in particolare senza tralasciare riferimenti storici e culturali:
«La madre è una componente molto particolare della vita, è una persona molto
speciale che non smette mai di amarci e darci tutto quel che può anche dopo i
nove mesi di gravidanza. Per quanto ne so, nessuno sa amare quanto una madre, è
un esempio unico di amore puro e totale al punto che perfino le antiche
religioni l’ hanno sempre adottato come modello. Una delle più remote venerazioni,
sorta addirittura nella Preistoria, è proprio quella famosa della Dea Madre:
nei tempi più lontani, molti popoli credettero che il mondo fosse stato creato
da una dea femminile, che aveva portato il mondo in grembo da sola o con un
coniuge maschile alle volte identificato con suo figlio, avendolo creato per
partenogenesi, quindi le donne furono venerate dagli uomini a conferma della
riverenza verso quest’ entità, e il corpo femminile venne raffigurato nell’
arte come un potente simbolo di vita, con seni, ventre, fianchi e vagina accentuati.
Poi, gli uomini si civilizzarono e si passò alla Storia, e la società, fino ad
allora ginocratica, egualitaria, democratica, pacifista e agricola, divenne
gradualmente androgina, classista e dedita al lavoro, al commercio e alla guerra.
Il potere della Dea Madre diminuì sempre di più, e si impose la convinzione che
a dare la vita fosse il maschio soltanto, senza alcun bisogno della femmina,
ampiamente diffusasi anche nel contesto religioso, con l’ imposizione degli dèi
maschili. Eppure, il culto della Dea Madre non si estinse mai veramente,
venendo piuttosto assimilato dalle controparti maschili, e persistette tra i popoli
lontani dai centri di potere sopravvivendo tuttora in forme differenti, anche nelle
religioni più recenti,</span> </a><span style="mso-bookmark: _Hlk57294588;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;">come avvenuto ad
esempio con il culto cristiano della Madonna, presenza costante nella cultura e
nell’ arte: durante il Medioevo, nel tentativo di attrarre sempre nuovi fedeli
e in un’ epoca in cui le donne aristocratiche vantavano un certo potere in
alternativa a quello degli uomini spesso impegnati in guerra o qua e là per i
domini fino alla degenerazione con la caccia alle streghe voluta dall’
Inquisizione, la Chiesa modellò il culto di Maria ispirandosi proprio a quello
della Dea Madre, persino adattandone le raffigurazioni artistiche con il figlio-amante
in grembo. Nella tradizione ebraica, poi, il ruolo della donna e della madre è
notoriamente fondamentale, sebbene per consuetudine siano sempre state soggette
all’ autorità di padre, marito e figli maschi: ebrei si nasce per trasmissione
matrilineare, ossia se si è figli di madre ebrea. Il ruolo dell’ uomo deriva
dall’ aspetto maschile del Creatore, e si concentra più sulle azioni e il ruolo
pubblico, mentre quello femminile proviene dalla Shekinah, l’ aspetto femminile
di Dio, ed è una funzione interna, meno visibile ma molto presente proprio quanto
la Shekinah, che si trova ovunque senza essere vista. Sono due aspetti
inscindibili della stessa essenza, e re Salomone scrisse che una donna di valore
è la corona del marito. Nel Buddhismo tibetano, invece, i lama insegnano che la
compassione di cui parlò il Buddha Śākyamuni è sinonimo di amore assoluto, desiderio
che gli altri siano felici e costante propensione ad agire affinché ciò avvenga,
proprio sull’ esempio di una madre nei riguardi dei suoi figli, di cui si occupa
più che di sé stessa. Nei suoi discorsi dottrinali, lo stesso XIV Dalai Lama cita
abitualmente la propria madre, una povera contadina tibetana nata e vissuta in
un piccolo, remoto e povero villaggio lungo il confine cinese, come esempio impareggiabile
di gentilezza e amorevolezza malgrado la costante lotta contro una vita dura influenzata
da un habitat molto difficile. E nello stesso pantheon di esseri risvegliati del
Buddismo svetta Tara, la Liberatrice, un Buddha femminile molto amato in quanto
manifestazione di amore e capacità di agire, il cui culto, specie tra i tibetani,
è tra i più praticati e sentiti in quanto ‘Madre di tutti i Buddha, dalla cui saggezza
nascono tutti i risvegliati, fonte di felicità e crescita spirituale, com’ è
tipico di una Madre’.».</span></span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 15pt;"><o:p></o:p></span></p>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-343035299792441030.post-61276160140566632182020-10-17T01:33:00.070-07:002022-04-04T06:21:28.294-07:00I conti che non tornano sul COVID-19<script async src="https://pagead2.googlesyndication.com/pagead/js/adsbygoogle.js?client=ca-pub-6206953545724805"
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<div><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh8u4M49Nn9_9Fn7V6rRaWfmL1iKtbAJlkyGlioTVblF0TQZEbh9zT4I0LPBAF9qW7Sc8b71FmmHXjBx54vTIFDhxdAx79Bu7gN9Or8pndI_zQiUtTBDWG9V31EVSbFT8pgFCE59aVocE/s960/Ritratto.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhh8u4M49Nn9_9Fn7V6rRaWfmL1iKtbAJlkyGlioTVblF0TQZEbh9zT4I0LPBAF9qW7Sc8b71FmmHXjBx54vTIFDhxdAx79Bu7gN9Or8pndI_zQiUtTBDWG9V31EVSbFT8pgFCE59aVocE/s320/Ritratto.jpg" /></a></div><span style="color: #ffa400;"><br /></span></i></div><i><span style="color: #ffa400;">
Il rapporto settimanale del Ministero della Salute e dell’ Istituto superiore di sanità evidenzia una situazione allarmante, con un’ esplosione di contagi da COVID-19 in Italia che ha raggiunto una criticità ormai riguardante anche la tenuta dei servizi sanitari. L’ epidemia è in una fase acuta e presto potrebbero riscontrarsi importanti criticità, ragion per cui si pensa a misure maggiormente restrittive. Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli storici sulla stampa tradizionale e in rete, commenta: «Abbiamo un problema, eppure sono molti i conti che non tornano nel modo in cui è stato affrontato in tutti questi mesi. Non sono poche le persone che, me compreso, sospettano che tutto ciò costituisca una crisi pilotata per qualche fine poco limpido.».</span></i><div><br /></div><div>Mettendo da parte i fogli degli appunti su di una nuova storia che sta buttando giù con una penna nera, Giacomo affronta il tema del COVID-19, di cui parla molto ponderatamente: «Il dibattito sul COVID-19 si è fondato su due tesi rigidamente opposte: da una parte vi è chi si appella allo stato di eccezione e alla necessità di ottemperare a qualsiasi disposizione del governo, e dall’ altra si schiera invece chi invoca l’ immunità di gregge o addirittura nega la gravità della pandemia. Io penso ad un’ alternativa, cioè accostarsi criticamente alla gestione di questa emergenza pur senza respingere o minimizzare i fatti drammatici ed epocali che stiamo vivendo in questo periodo. Lo reputo utile e adeguato sia al bisogno di agire rapidamente contro il contagio che a quello di custodire la democrazia e la sua funzione.». Prosegue dicendo che un’ emergenza non si risolve sospendendo la libertà e il governo collegiale, ma coltivandoli, cosa che nella Repubblica Popolare Cinese non si è fatta, in quanto entro i confini del gigante asiatico ha prevalso la ragion di Stato senza alcuna mezza misura. Eppure, l’ insindacabilità del potere governativo cinese non ha evitato i disastrosi errori che il mondo ricorda all’ alba della pandemia: «Quando la campagna di informazione riguardante il COVID-19 è cominciata con una certa forza, ho personalmente cercato di mantenere la calma, osservando gli eventi, approfondendo le questioni, verificando le notizie e continuando a farmi domande. Questo è ovviamente un fatto storico assai inusuale, e solo in futuro potremo sperare di comprenderlo appieno e formulare giudizi il più possibile corretti. Eppure, qualcosa che già intravedo all’ orizzonte mi inquieta, e non soltanto in tema sanitario.».
Lo scrittore si dice assolutamente convinto che quella in corso sia una guerra vera e propria, combattuta con mezzi nuovi, più subdoli e raffinati di quelli passati, e che buona parte della politica internazionale ne abbia approfittato per qualche regolamento di conti: «Lungo tutta la storia del genere umano, ovviamente le epidemie sono sempre esistite, anche se con impatto variabile, come nel caso della peste del Trecento e del Seicento, del vaiolo e dell’ influenza spagnola. Prima ancora, durante l’ Impero romano, vi fu la peste antonina, all’ epoca di Marco Aurelio, che in realtà pare fosse vaiolo, ed ebbe un impatto devastante spopolando l’ Impero e causando un periodo di drammatica crisi, lasciando Roma senza i suoi soldati.». Venendo a oggi, spiega che la reazione dei governi di fronte al COVID-19 è stata nel solco dei protocolli di epoca medievale e dell’ inizio dell’ età moderna, con l’ individuazione e l’ isolamento dei focolai, l’ interruzione delle comunicazioni con il luogo circoscritto, la messa in quarantena dei soggetti nelle zone infette e l’ informazione della popolazione: «Naturalmente, all’ epoca non si sapeva ancora nulla di virus e batteri, ma lo schema adottato oggi è sempre quello di allora e la differenza sta nel tasso di letalità enormemente inferiore.». Tuttavia, oggi sono stati sigillati Paesi interi, finché mezzo mondo si è praticamente fermato. Si sono perduti posti di lavoro, con famiglie senza reddito che si sono trovate a gravare sulle spalle dello Stato, chiamato ad intervenire con ammortizzatori sociali come i sussidi o la cassa integrazione: «I crolli e i rimbalzi di questo effetto catastrofico hanno travolto le borse di tutto il mondo, con perdite percentuali seguite a poche ore di distanza da importanti impennate al rialzo degli indici, i cosiddetti rimbalzi. Non ha precedenti nella storia della finanza, è stato ancora più devastante del crollo di Wall Street nel 1929: allora gli indici impiegarono quarantadue giorni per perdere il venti percento mentre questa volta ne sono bastati sedici.».
Per Giacomo vi sono troppe cose che non tornano, specialmente la mancanza di un parere unico sul piano scientifico benché oggi si viva nell’ era della scienza, della medicina e delle informazioni; la malattia si è diffusa particolarmente in fretta nel mondo ma ancora non vi è un’ ortodossia su di essa, con ogni virologo convinto di un parere in opposizione a quello degli altri: «La gente ha paura perché siamo di fronte a qualcosa rimasto sconosciuto, e alle prese con una serie di disposizioni che, in un modo o nell’ altro, influiscono grandemente sulla nostra vita quotidiana e sociale limitando le nostre consuete libertà generando un evento dalle conseguenze anche sul piano sociale e giuridico.».
Circa il sospetto che questa crisi sia stata sfruttata, se addirittura non creata come in molti già hanno ipotizzato, Giacomo parla di una campagna di vero e proprio terrorismo mediatico dovuto all’ abbondanza di informazioni in contrasto tra loro: in tempo di crisi la gente rinuncia alla propria libertà in cambio della sicurezza. Continua poi sostenendo che tale pressione psicologica potrebbe rientrare in un vasto confronto tra nazioni concorrenti sparse tra Occidente e Oriente, Settentrione e Meridione, impegnati in una tenzone dagli importanti effetti geopolitici, tecnologici e ambientali temuti dagli esperti, quasi la metà dei quali infatti afferma che le restrizioni ai movimenti internazionali di beni e persone si faranno più dure. Si prevede infatti un crollo dal tredici al trentadue percento del commercio internazionale, e dal trenta al quaranta percento degli investimenti diretti esteri: «Circa un quinto degli analisti teme inoltre che la crisi umanitaria si inasprirà a causa della riduzione degli aiuti ai Paesi più poveri. Si parla poi di possibili attacchi informatici e furti di dati sensibili, a causa dell’ aumento del telelavoro. Curiosamente, la tecnologia che ha salvato il posto di lavoro a molti durante la passata quarantena, ora potrebbe rivoltarcisi contro: un quarto degli osservatori è preoccupato che il lavoro di numerosi dipendenti possa essere sostituito da processi sempre più automatizzati, con un conseguente aumento della disoccupazione.». In questa classifica di grandi rischi, non va scordata la crisi climatica. Il più grande timore degli esperti è che i governi, preoccupati dalla situazione economica globale e col prezzo del petrolio stabilmente basso, mettano da parte le politiche ambientali e smettano di investire in energie alternative: «Gli iniziali crolli nelle emissioni di alcuni inquinanti atmosferici a causa della quarantena, oggi sono per molti Paesi un lontano ricordo e la ripresa delle attività potrebbe avere un effetto molto negativo sulla nostra Terra, già provata da anni di emissioni inquinanti.».
Mostrando alcune copie dei romanzi di James Bond firmati da Ian Fleming, a cui tiene molto, il romanziere e articolista storico si dice molto preoccupato al pensiero che tali storie di fantasia non siano molto lontane dal vero: «Mentre noi ammiravamo Sean Connery e Roger Moore per la loro abilità sul campo e con le belle donne, forse dietro le quinte già iniziavano manovre simili a quelle della SPECTRE…».</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDPAHU7U8UH2pstopShonqHWVgr1aFuwUrYccxFhupuAuHMK4-cdTF7-vJ-eB5plpFzBUqG0w7_zoucACIeM3lYLowvw3000dL2jOFPMUtKw7b4nD3AXs1ym6o8Ey-_AmHf-t3ntfYi_0/s770/120997978_1227743847610355_8324558902054977263_n.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="513" data-original-width="770" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDPAHU7U8UH2pstopShonqHWVgr1aFuwUrYccxFhupuAuHMK4-cdTF7-vJ-eB5plpFzBUqG0w7_zoucACIeM3lYLowvw3000dL2jOFPMUtKw7b4nD3AXs1ym6o8Ey-_AmHf-t3ntfYi_0/s320/120997978_1227743847610355_8324558902054977263_n.jpg" width="320" /></a></div><div><br /></div><div>Molti tra i provvedimenti adottati sono stati discutibili, se non proprio irrazionali in quanto hanno richiesto ai cittadini adempimenti assurdi. In una chiesa, ad esempio, potevano entrare settanta persone nel rispetto delle distanze interpersonali di sicurezza, ma in occasione di un funerale non si doveva essere in più di sedici: «In un clima che oscillava tra la farsa e la tragedia, siamo andati verso un coprifuoco il cui unico precedente nella storia appartiene a poco prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. Dalle 18.00 alle ore 06.00 siamo stati obbligati sull’ intero territorio nazionale ad usare protezioni delle vie respiratorie all’ aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici ove è più agevole il formarsi di assembramenti, spontanei o occasionali. Perché hanno imposto un simile orario, se pensiamo che le epidemie non vanno a dormire? A me pare una scelta semplicemente politica, per nulla scientifica…».
In seguito vi è poi stata una lunga e pesante quarantena, attuata in modo profondamente disfunzionale e con un impatto assai negativo sulla salute mentale della popolazione, tra cui non sono mancati episodi di panico e suicidio per disperazione, in un clima intimorito da un apparato sanzionatorio particolarmente duro, da una narrativa colpevolizzante, dal tono enfatico dei mezzi di comunicazione politicizzati. Il modo migliore per persuadere è quello di esercitare il potere in modo razionale e trasparente, poiché più saranno ragionevoli e chiare le disposizioni, tanto più avranno presa sulla coscienza collettiva e saranno così efficaci nel loro ultimo scopo, quello di risolvere la crisi sanitaria il più velocemente possibile: «Eppure, la formulazione di molte regole sarebbe stata burocraticamente comica, se non fossimo stati in una situazione in cui non c’ è proprio niente da ridere!». Peraltro, tra infettività e mortalità, i conti sulle vittime del COVID-19 non sono mai tornati: «Io non sono un virologo e neppure un negazionista. Il problema di questa pandemia è reale e va risolto, ma cerco di capire la situazione al meglio con i dati contraddittori che vengono trasmessi.». I numeri descrivono la situazione, peraltro ingannando: le statistiche non sono solo la fotografia della situazione, visti da una prospettiva o da un’ altra possono assumere significati opposti. Lo stesso numero può essere usato sia per allarmare che per tranquillizzare. I decessi crescono tra trenta e quarantacinque giorni, e poi decrescono tra i sessanta e i novanta in modo meno rapido. Questo è stato vero in Europa, in singoli Stati statunitensi e brasiliani, in Svezia e in tutte le nazioni del Sudamerica che hanno visto le maggiori diffusioni di casi e decessi finora. L’ incidenza dei decessi sulla popolazione, cioè i morti per milione di abitanti, arriva a un numero compreso tra cinquecento e ottocento, per poi fermarsi. Incidentalmente gli unici casi al mondo dove l’ incidenza dei decessi è significativamente superiore ad oggi sono la Lombardia, New York e gli Stati della costa orientale statunitense, e Madrid: tutti questi luoghi condividono un errore gravissimo ormai capito ed evitato, ossia il ricovero anche temporaneo di casi conclamati nelle residenze sanitarie assistite. In questo caso i decessi per milione di abitanti schizzano oltre i millecinquecento, e fino a duemila. Sarà un caso, ma in tutti i territori al mondo senza questo errore i decessi si fermano sotto i settecento per milione, e non salgono più: «Non mi permetterei di fare conclusioni, perché non sono uno scienziato, ma osservando i dati, visto che è sempre così e non lo si può contestare, vorrei che i virologi ne spiegassero il motivo.».
Il rapporto tra tamponi, casi e decessi è un altro aspetto opaco. Ci sono alcuni Paesi al mondo molto piccoli o molto ricchi, come le isole Faer Oer, Lussemburgo, Islanda, Bahrein ed Emirato di Dubai, che hanno fatto tamponi a tutta la popolazione e anche più volte: la capacità di rilevare i casi se si tampona il cento percento della popolazione cresce o arriva molto vicina alla realtà. Se prendiamo per buono il rapporto tra decessi e casi rilevati in queste nazioni, l’ indice di mortalità da COVID-19 è tra lo 0.25 e lo 0.50 percento. La mortalità per influenza normale è intorno allo 0.10 percento cioè un terzo o un quinto rispetto al COVID-19 con distribuzione del tutto analoga per fascia di età, vale a dire fortemente concentrata su anziani e su comorbilità varie. In Italia, ad aprile, i dati dell’ Istituto superiore di sanità dicevano che il novantasei percento dei morti erano dovuti ad altre patologie, specie infarto e cancro. Non è vero che sono morte tante persone di COVID-19 in Italia: è stato un modo per terrorizzare la popolazione e imporre una dittatura del consenso, come ribadito da Vittorio Sgarbi nel suo celebre discorso in Parlamento. Nella stragrande maggioranza dei casi, questo virus è più esattamente una concausa di morte, il classico colpo di grazia a danno di persone già fortemente debilitate da altre malattie, e allora l’ attribuzione diventa più incerta. E qui probabilmente sta il principale motivo della diversità dei numeri, dati troppo discordanti per non far nascere domande e dubbi: «Siamo sicuri che si usi lo stesso metro per le diagnosi e per le cause di morte? Certamente anche le strategie di contrasto al virus possono avere il loro peso, ma le differenze sono talmente grosse che si fa fatica a pensare che sia solo questo. In ogni caso è clamoroso il dato italiano, quasi il doppio della mortalità rispetto alla Cina: in Italia la popolazione è più anziana, ma non basta certo a spiegare questa differenza! E la Germania è nelle stesse condizioni...».</div><div><br /></div><div>Giacomo scuote la testa, estremamente dubbioso ma anche preoccupato, spiegando uno dei principi fondamentali dell’ attività di uno scrittore: «Quando un autore si occupa di una storia, questa deve essere coerente, verosimile, dettagliata e chiaramente descritta. Io stesso mi attengo a questo valore ogni volta che pubblico un libro di narrativa oppure un più semplice articolo. Ma tale vicenda mi pare tutto fuorché ben strutturata. Piuttosto, la trovo opaca e discontinua, una bomba dagli effetti inquietanti e destinati a fare infiniti danni su più di un fronte.». E ancora: «Come dicevo prima, mezzo mondo si è ritrovato in gabbia dalla mattina alla sera, con l’ economia e la finanza che frattanto colavano a picco come successe nel 1912 al Titanic dopo l’ impatto con il celebre blocco di ghiaccio vagante tra le gelide acque atlantiche. Ebbene, per dirlo semplicemente, io credo che questa sia una crisi abilmente sfruttata e destinata a proseguire oltre, tramutata in una guerra combattuta con mezzi nuovi. Una testata atomica non fa distinzioni, ma con un’ epidemia si possono avere alcune speranze di controllo in più. Dobbiamo cominciare a chiederci quale ruolo vi abbia avuto la reazione dei politici, e quali conseguenze vi saranno sulle sorti della democrazia. Che si volesse compiere una manipolazione psicologica a fini totalitari, arrivando a tenere meglio sotto controllo la vita di noi tutti, trasformandoci in una sudditanza ridotta all’ ortodossia?». Tra le cose relative al COVID-19 che non capisce, come puntualizza, vi è il termine «distanza sociale»: «Perché nessuno parla mai di ‘distanza di sicurezza’ o ‘sanitaria’? Quella prevista in Gran Bretagna dal protocollo reale è una vera e propria distanza sociale, in quanto non è permesso ad un cittadino qualunque di avvicinarsi troppo al sovrano, come forma di rispetto verso l’ istituzione regia che questi incarna. Perfino il principe Filippo l’ ha sempre osservata tenendosi pubblicamente un passo o due indietro ad Elisabetta. Non l’ ha mai neppure tenuta per mano o cinta affettuosamente con un braccio. Nel caso di questa malattia si dovrebbe parlare di altro, o forse la scelta del termine non è causale e tradisce il possibile e poco limpido movente alla base di questa crisi?».</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdPxF5gofKkFE18_LjSmst2gU2cHfyHoR-07bPGTQ4hh6zK8mWWbhljUQL-I53U561khvHxtDVyMf1si4RgSVbahumVL54g6Nq9zGvFcoWtzuZciL9K4UTsrL5R-56Pd3c97yj_Ul8pIU/s512/RSA+Sordevolo.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="384" data-original-width="512" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdPxF5gofKkFE18_LjSmst2gU2cHfyHoR-07bPGTQ4hh6zK8mWWbhljUQL-I53U561khvHxtDVyMf1si4RgSVbahumVL54g6Nq9zGvFcoWtzuZciL9K4UTsrL5R-56Pd3c97yj_Ul8pIU/s320/RSA+Sordevolo.jpg" width="320" /></a></div><div><br /></div><div>In conclusione, lo scrittore rivolge un pensiero al paese di Sordevolo e alla Casa Ospitaliera Nostra Signora d’ Oropa ONLUS, la residenza sanitaria assistita ove per anni ha fatto volontariato: «Sono di Occhieppo Superiore, e frequento Sordevolo dal 2000, quando partecipai all’ edizione della Passione di Cristo, noto spettacolo di teatro popolare. Dal 2002 in poi sono stato volontario alla casa di risposo, dedicandomi all’ animazione e alla compagnia degli anziani, con cui ho stabilito un bel rapporto di amicizia personale. Ora, sia la struttura che il paesello hanno problemi con il COVID-19, essendo divenuti un focolaio nel Biellese. La mia casa è ad appena cinque chilometri da lassù, e a Sordevolo ho camminato, fatto amicizie e partecipato a manifestazioni, mentre alla residenza sanitaria assistita ho svolto un’ attività meravigliosa da cui molto ho ricavato sul piano umano. Mi auguro che il problema venga adeguatamente e velocemente debellato, per il bene di tutti.».
</div>Giacomo Ramella Pralungohttp://www.blogger.com/profile/11061501317145736525noreply@blogger.com2