Istituita
in seguito al celeberrimo e dibattuto incidente di Roswell, avvenuto il 2
luglio 1947 dando vita alla convinzione secondo cui un’ astronave aliena si
schiantò al suolo, dopo che proprio in quel periodo erano stati avvistati diversi
oggetti volanti non identificati, la Giornata mondiale degli UFO è per molti
un’ occasione speciale per affrontare l’ enigma della vita aliena.
Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli storici e scientifici, e personalmente affascinato da questo singolare e ampio argomento, ha accettato di condividere le proprie riflessioni in proposito.
Copertina di «L’ angelo custode»; |
Giacomo osserva una copia di due suoi romanzi, «L’ angelo custode» e sfoglia alcune pagine di «Fantasma del passato»: «Sono assai appropriati, considerando la particolare ricorrenza di oggi. I fatti avvenuti nel 1947 nella remota cittadina di Roswell mi hanno sempre molto incuriosito fin da quando avevo dieci anni, da quella sera dell’ estate 1994 in cui vidi il filmato di Ray Santilli per la prima volta. Per quanto quella registrazione si rivelò un falso colossale e non vi sia certezza che a cadere nel Nuovo Messico fu effettivamente un’ astronave aliena, rimango fermamente convinto che nello spazio non siamo soli. La nostra sola Galassia si compone da così tanti pianeti abitabili che trovo irragionevole escludere a priori la vita aliena.». Il romanzo «Fantasma del passato» si basa narrativamente proprio sull’ incidente di Roswell, mentre in «L’ angelo custode» ha avuto modo di toccare il tema della vita nello spazio: «In questo racconto breve affronto l’ argomento dell’ osservazione che alcuni esploratori alieni riescono a condurre segretamente sul genere umano, in modo tale da non influenzarlo e quindi comprenderne meglio i valori culturali fondamentali e soprattutto il senso che attribuisce alla vita e alla morte.».
Gli
domandiamo come si immagina la vita nell’ universo, e lo scrittore sorride
riflettendo per qualche istante. Si dice sicuro che vi siano forme di vita
intelligente sparpagliate nel cosmo, qualcuna più avanzata e qualcun’ altra più
primitiva in confronto a noi: «Il cinema ci ha abituati ormai da molti anni al filone
dell’ invasione, dei primi contatti, dei rapimenti e dell’ osservazione
silenziosa, e a vedere alieni di tutte le sembianze e i colori possibili.
Tuttavia occorre ricordare che sono prodotti della nostra immaginazione, e che
la realtà è quasi certamente assai diversa, magari più complessa o addirittura
più semplice.». Aggiunge che l’ umanità conosce ben poco della vita sulla
Terra, il suo stesso mondo, e appena il quattro percento di ciò che riguarda lo
spazio: «La nostra ignoranza è così tanta che volutamente non parlo di
conoscenza (risata)! Pensando agli
alieni, ad esempio, li immaginiamo di sembianze umanoidi, piccoli e di colore
grigio oppure verde. I loro veicoli sarebbero a forma di disco o di sigaro.
Molte descrizioni li rappresentano così e chissà che da qualche parte non vi
sia veramente qualcosa del genere, ma per me le possibilità sono infinite e i
non terrestri potrebbero persino esistere in forme che la nostra mente ora non
concepisce nemmeno, per ovvie ragioni. Potremmo addirittura essere persino noi
i più avanzati, dato che su altri mondi è possibile che esistano forme di
ominidi e cavernicoli che ancora non conoscono il fuoco. Ai bordi della
Galassia, per contro, potrebbero esserci mondi abitati da civiltà capaci di
manipolare materia, spazio e tempo con la stessa facilità con cui noi ora ci
accendiamo un sigaro. Chissà…».
Quanto
agli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, gli UFO che tanto spesso
vengono indicati come mezzi alieni, il romanziere tende a precisare: «Ho letto
moltissimo su questi fenomeni, e con grande interesse. Il più delle volte sono
spiegabili come eventi naturali, ad esempio giochi di luce, aurore boreali o
piccole meteore che bruciano passando nell’ atmosfera, oppure tecnologici,
prodotti dai nostri satelliti o mezzi aerei. Spesso addirittura viene
confermato che sono montature create artisticamente da persone che vogliono
attirare l’ attenzione con metodi pubblicitari. Occorre quindi fare una
distinzione tra gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, lasciando
la parola agli esperti, e la possibilità concreta di alieni intelligenti capaci
di raggiungere la nostra Terra.».
Chiediamo
se crede che qualche alieno sia già stato in visita su questo pianeta, e valutando
con cura risponde: «Non lo so, ma lo ritengo possibile. In particolare vi è un settore
dell’ archeologia secondo cui già migliaia di anni fa, al tempo degli Egizi,
dei Sumeri, degli Indiani e delle civiltà americane precolombiane alcuni
viaggiatori alieni siano giunti qui stabilendo un contatto e venendo adorati
come divinità, perché in possesso di un potere tecnologico e scientifico che i
nostri antenati non conoscevano. Quest’ ipotesi, che spiegherebbe ad esempio l’
esistenza di monumenti ciclopici e antichissimi come le piramidi egizie, mi ha
sempre molto affascinato e la ritengo possibile benché non sia mai stata
confermata come si conviene.». Spesso, aggiunge, a proposito della possibilità
di contatti antichi tra umani e alieni parla del popolo dei Dogon: «Sono una
minoranza etnica del Mali, e dai recenti censimenti pare si aggirino a circa
duecentoquarantamila persone. Si tratta prevalentemente di coltivatori di
miglio, caffè e tabacco e hanno una particolare abilità come fabbri e scultori.
Venerano i Nommo, un genere di spiriti antropomorfi. Marcel Griaule e Germaine
Dieterlen, due etnologi che tra il 1931 e il 1956 vissero tra di loro, riferirono
che possedevano conoscenze astronomiche che ritenevano molto avanzate. Da oltre
quattrocento anni i Dogon sarebbero al corrente del fatto che la stella Sirio
ha una compagna che orbita attorno ad essa, effettivamente scoperta nel 1844 e
nota come Sirio B. Questa popolazione sosterrebbe inoltre l’ esistenza di una
terza stella compagna. Gli stessi autori dissero che conosceva molte cose anche
sugli anelli di Saturno e le lune di Giove. L’ autore statunitense Robert K. G.
Temple in seguito sostenne che la cosmologia Dogon sarebbe il frutto di un
remoto contatto con una civiltà extraterrestre, quindi che i Nommo fossero in
realtà alieni anfibi intelligenti provenienti da un pianeta orbitante attorno a
Sirio C.». Alla domanda se ritenga ragionevole supporre che quest’ ipotesi
abbia un fondamento afferma: «Potrebbe averne eccome. Ma potrebbe anche non
averne. Non vi è la prova assoluta che sia vero e neppure falso, ragion per cui
preferisco conservare il ragionevole dubbio. Comunque, sì: io sono aperto alla
possibilità dell’ origine aliena delle conoscenze astronomiche dei Dogon.». E
sui fatti di Roswell che cosa crede? «Non ne sono certo, potrebbe essere caduto
un mezzo appartenente ad una tecnologia sperimentale tenuta segreta dai servizi
segreti statunitensi così come avrebbe potuto effettivamente trattarsi di un’
astronave aliena con tre cadaveri alieni. Sta di fatto che proprio in quei
giorni ebbero luogo altri avvistamenti, è ben nota ad esempio la testimonianza
del pilota privato statunitense Kenneth Arnold, che riferì di aver visto mentre
era in volo sullo Stato di Washington ben nove oggetti misteriosi. Era il 24
giugno, otto giorni prima dell’ incidente di Roswell, e questa coincidenza, se
davvero possiamo chiamarla tale, fa molto pensare. Durante la Seconda Guerra
Mondiale, prima ancora, ebbero luogo gli avvistamenti dei foo fighter,
misteriosi oggetti luminosi descritti dai piloti dell’ Aeronautica militare
britannica e statunitense nei cieli europei e nell’ Oceano Pacifico. E spesso,
anche negli Anni Settanta e Ottanta, tanto negli Stati Uniti quanto in Gran
Bretagna si è spesso parlato dei famosi uomini in nero, agenti speciali dei
servizi segreti e dotati di grande potere che intimidirono i testimoni di
determinati incidenti affinché tenessero il segreto. Io sono aperto a tutte le
possibilità, quella aliena inclusa, e sono sicuro che in questo mondo vi siano
governi a conoscenza di qualcosa su cui per ragioni strategiche abbiano imposto
il segreto di Stato. Washington DC e Londra in testa, magari anche Mosca. E
spero che non sia molto lontano il giorno in cui decideranno di declassificare
i documenti ora riservati consentendoci una maggiore chiarezza in proposito.».
Insomma,
Giacomo è un convinto sostenitore della possibilità di vita aliena
intelligente, e ammette quella del paleocontatto e degli incontri ravvicinati
pur non prendendo a priori per vero tutto ciò che viene riferito: «Sì, ho
imparato ad avere un atteggiamento prudente e pratico. Se dovessi prestar fede
a tutto ciò che sento e leggo, per il semplice fatto che viene detto e scritto,
dovrei credere anche a versioni palesemente assurde e inverosimili. Peraltro, nel
1947, con la segnalazione dei primi avvistamenti di oggetti volanti non
identificati e di dischi volanti, si è rapidamente diffuso in tutto il mondo il
fenomeno del contattismo, un movimento vasto e sfaccettato portato avanti da
persone in tutto il mondo che affermano di essere state scelte dai ‘fratelli
dello spazio’ per diffondere sulla Terra il loro messaggio, una nuova
rivelazione che spesso, si sostiene, svelerebbe il vero significato delle
antiche scritture religiose, in particolare Bibbia e Veda, mostrando ad esempio
che le grandi civiltà sono venute dallo spazio o che gli umani sono stati
creati non da Dio, ma da extraterrestri. Il comportamento delle confraternite
contattiste, e quello dei loro seguaci, presenta varie caratteristiche dei
culti religiosi, al punto che con l’ andare del tempo hanno portato alla
nascita di varie sette che vedono gli alieni come un segno di Dio, esseri
infinitamente benevoli, perfetti e addirittura trascendenti, pionieri di un
secondo Avvento. Il messianismo di tali fratellanze settarie si fonda sulla
convinzione dell’ imminente manifestazione pubblica degli alieni sulla Terra,
che però deve essere adeguatamente preparata con la trasmissione del messaggio
illuminato di cui sono custodi, in modo tale da garantire un’ era di prosperità
e abbondanza per l’ intero genere umano.». Si tratta di un fenomeno molto
diffuso ancora oggi, e che vede tra i suoi sostenitori anche il popolare ex
conduttore televisivo Marco Columbro: «Seguo le sue dichiarazioni da qualche
tempo, e deduco che rientri proprio nel panorama del contattismo. In una lunga
intervista del 2017 concessa a Giuseppe Cruciani e David Parenzo si è detto
convinto che esistano milioni di razze aliene nell’ universo. Una di queste
sarebbe molto vicina a noi per forma, i cosiddetti nordici, descritti come
alti, biondi, molto filiformi e con gli occhi azzurri. Molti ufologi sostengono
che questi alieni vivono già sulla Terra tra di noi da moltissimo tempo.
Secondo Columbro, Papa Pio XII avrebbe avuto contatti con esseri di altri
mondi, e il Presidente Eisenhower avrebbe invece incontrato un extraterrestre rimasto
sulla Terra per un anno e mezzo.». Durante i suoi interventi, l’ apprezzato
uomo televisivo aggiunge spesso che ci avrebbero chiesto di non utilizzare il
nucleare e di non distruggere il nostro pianeta: «Non li chiama alieni ma
fratelli cosmici, li reputa assolutamente innocui e portatori di messaggi d’ amore.
Sostiene di aver studiato gli alieni per anni e di essere convinto che anche
Gesù fosse un extraterrestre, e che anche Papa Francesco l’ avrebbe ammesso.».
Ma
lo scrittore è ben più prudente: «Fare ipotesi e sviluppare pensieri
alternativi è importante e utile, rappresenta un buon esercizio mentale capace
di tenere vivo il nostro giudizio personale, ma una qualsivoglia argomentazione
deve sempre basarsi su elementi precisi a proprio sostegno.».
Copertina di «Fantasma del passato»; |
Se
da una parte è convinto che la vita intelligente nello spazio sia ragionevole,
dall’ altra Giacomo ragiona spesso e volentieri sulle reazioni ad un primo contatto
aperto tra umani e alieni: «Sarebbe un avvenimento epocale, l’ umanità non
rimarrebbe più la stessa. Con la loro stessa apparizione, gli alieni metterebbero
alla prova il nostro senso di priorità nell’ universo. Partiamo da Copernico,
che ha messo il Sole al centro dell’ universo conosciuto al posto della Terra,
e arriviamo all’ evoluzione darwiniana per scoprire che siamo solo una fra le
tante forme di vita su questa Terra. Ora verremmo ad avere la conferma che non
siamo speciali neanche in tutto lo spazio, perché ci sono altre civiltà
intelligenti. Sarebbe una vera rivoluzione, forse la più importante di tutte.».
Ecco perché, spiega, alcuni ricercatori della NASA statunitense hanno
pubblicato un articolo su Nature che
propone linee guida su come raccontare al mondo una scoperta così importante, e
in cui si afferma che la nostra generazione potrebbe essere quella che scoprirà
prove di vita al di fuori della Terra: «Questo probabile privilegio ci pone di
fronte anche ad alcune responsabilità, perché spesso dobbiamo fare i conti con
un’ idea sbagliata che la gente ha a proposito di ciò che è alieno, ossia che
la scoperta della vita extraterrestre sia una certezza acquisita al cento percento
e che in caso contrario sarebbe una bufala. In altre parole ci si aspetta che
nel momento in cui si dirà che abbiamo scoperto la vita extraterrestre l’ affermazione
sarà così sicura che non si potrà tornare indietro.».
In
realtà è quasi certo che le prove non arriveranno con l’ evidenza degli omini
verdi che atterrano sulla Terra, ma che la vita extraterrestre si rivelerà solo
per fasi successive e prolungate. La NASA sottolinea che questo concetto
dovrebbe essere ben spiegato alla gente: «E’ improbabile che un giorno si
arriverà ad annunciare in modo categorico la scoperta degli alieni, è più
verosimile che si tratterà di uno sforzo progressivo, che rifletterà il modo di
procedere della scienza. Questo
è indispensabile soprattutto nel caso di falsi allarmi, in cui sarà necessario
fare anche marcia indietro. Richiederà il coinvolgimento di scienziati ed
esperti di comunicazione che si confronteranno tra loro innanzi tutto per
stabilire quali sono le prove oggettive che consentiranno di affermare che si è
davvero davanti a forme di vita aliena e, in secondo luogo, per determinare
quale sia il modo migliore per comunicare queste prove. Tutto questo, si legge
nello studio, dovrebbe essere fatto adesso, prima che venga rilevata la vita
extraterrestre, per evitare di affannarsi quando sarà il momento.».
La
parte più impegnativa e difficile, quella da affrontare con maggiore riguardo,
sarebbe quindi l’ annuncio al mondo, in modo tale da gestirne opportunamente le
reazioni della gente, e non la scoperta di per sé: «Alcuni psicologi affermano
che la scoperta di vita aliena non ci manderebbe nel panico, ma ne saremmo
entusiasti. Nella fantascienza, e io lo so bene (risata), spesso gli alieni sono raffigurati in maniera stereotipata,
con un aspetto sgradevole e un animo malvagio, mossi dall’ intento di dominare la
Terra, e chissà poi perché data la presenza di infiniti mondi possibili nella
Galassia (risata)! Eppure, pare che
l’ eventuale scoperta di una civiltà aliena sarebbe accolta bene dall’ umanità:
è il risultato di ben tre studi della squadra di psicologi dell’ Università
dell’ Arizona, benché sia bene valutarlo con cura dato che due di essi
presentavano gli alieni come forma di vita batterica e non come civiltà
intelligente.». Gli psicologi hanno utilizzato un programma che riconosce le
parole legate a sentimenti negativi, come paura e ansia, da quelli positivi di
felicità ed entusiasmo. Nel primo studio sono stati presi in esame i testi di quindici
pubblicazioni scientifiche riguardanti la possibile scoperta di microbi alieni
su Marte, la possibile megastruttura aliena attorno alla stella di Tabby e l’ ancor
più recente scoperta di nuovi esopianeti abitabili. In totale, il numero delle
parole positive è risultato tre volte superiore a quello delle parole negative.
Nel secondo studio, cinquecento volontari hanno scritto un tema sull’ ipotetica
scoperta di microrganismi alieni e su come sarebbe stata accolta la notizia, descrivendo
sia la reazione personale che collettiva. Anche qui i sentimenti positivi sono
stati la maggioranza, con cinque parole di entusiasmo per ogni parola di
timore. Anche il terzo e ultimo studio è stato condotto sui testi di cinquecento
volontari, ma questa volta i partecipanti sono stati divisi in due gruppi ed
entrambi hanno dovuto commentare un diverso articolo del New York Times. Il primo articolo parlava dell’ evidenza di antichi
microrganismi su Marte, il secondo raccontava il successo di alcuni scienziati
nel creare la vita in laboratorio. Nel primo caso le parole positive hanno
superato di dieci volte quelle negative, una risposta molto più ottimista
rispetto a quella del secondo articolo, dove la percentuale di sentimenti
negativi ha avuto un peso maggiore. E il parere comune è positivo, le ipotesi
scientifiche e quelle economiche danno un avvertimento: secondo le conclusioni
della teoria del Grande Filtro infatti, più è facile per la vita nascere ed
evolversi fino al nostro livello, più sono scarse le nostre possibilità di
sopravvivenza ed evoluzione in una superciviltà planetaria. Per questa teoria,
trovare microbi su Marte significherebbe che la nostra specie è pertanto al
capolinea.
Chiediamo
a Giacomo che cosa farebbe se un giorno avvistasse un UFO e venisse trasportato
a bordo di un disco volante, trovandosi di fronte a uno o più alieni. Ci pensa
un po’, con attenzione, e tra il serio e il faceto risponde:
«Penso
che cercherei il modo più educato di salutarli e avviare una conversazione, poi
farei loro mille domande: vorrei sapere veramente tutto di loro, dalla
provenienza ai principi che scientifici che hanno reso possibile la loro
tecnologia astronavale, e come abbiano accumulato la loro conoscenza dello
spazio, e in quanto tempo. Sarei veramente curioso, ai limiti della scortesia (risata)! Poi chiederei loro di portarmi
in giro per la Galassia, vorrei davvero vedere cosa c’ è sui mondi abitati di
loro conoscenza e magari fare qualche escursione in qualche area ancora
inesplorata. Tornerei sulla Terra chissà quando, e con un bel po’ di fotografie
e ricordini (risata)!».
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