domenica 2 luglio 2023

UFO e alieni secondo un autore di fantascienza

 


Istituita in seguito al celeberrimo e dibattuto incidente di Roswell, avvenuto il 2 luglio 1947 dando vita alla convinzione secondo cui un’ astronave aliena si schiantò al suolo, dopo che proprio in quel periodo erano stati avvistati diversi oggetti volanti non identificati, la Giornata mondiale degli UFO è per molti un’ occasione speciale per affrontare l’ enigma della vita aliena.

Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli storici e scientifici, e personalmente affascinato da questo singolare e ampio argomento, ha accettato di condividere le proprie riflessioni in proposito.

Copertina di «L’ angelo custode»;

Giacomo osserva una copia di due suoi romanzi, «L’ angelo custode» e sfoglia alcune pagine di «Fantasma del passato»: «Sono assai appropriati, considerando la particolare ricorrenza di oggi. I fatti avvenuti nel 1947 nella remota cittadina di Roswell mi hanno sempre molto incuriosito fin da quando avevo dieci anni, da quella sera dell’ estate 1994 in cui vidi il filmato di Ray Santilli per la prima volta. Per quanto quella registrazione si rivelò un falso colossale e non vi sia certezza che a cadere nel Nuovo Messico fu effettivamente un’ astronave aliena, rimango fermamente convinto che nello spazio non siamo soli. La nostra sola Galassia si compone da così tanti pianeti abitabili che trovo irragionevole escludere a priori la vita aliena.». Il romanzo «Fantasma del passato» si basa narrativamente proprio sull’ incidente di Roswell, mentre in «L’ angelo custode» ha avuto modo di toccare il tema della vita nello spazio: «In questo racconto breve affronto l’ argomento dell’ osservazione che alcuni esploratori alieni riescono a condurre segretamente sul genere umano, in modo tale da non influenzarlo e quindi comprenderne meglio i valori culturali fondamentali e soprattutto il senso che attribuisce alla vita e alla morte.».

Gli domandiamo come si immagina la vita nell’ universo, e lo scrittore sorride riflettendo per qualche istante. Si dice sicuro che vi siano forme di vita intelligente sparpagliate nel cosmo, qualcuna più avanzata e qualcun’ altra più primitiva in confronto a noi: «Il cinema ci ha abituati ormai da molti anni al filone dell’ invasione, dei primi contatti, dei rapimenti e dell’ osservazione silenziosa, e a vedere alieni di tutte le sembianze e i colori possibili. Tuttavia occorre ricordare che sono prodotti della nostra immaginazione, e che la realtà è quasi certamente assai diversa, magari più complessa o addirittura più semplice.». Aggiunge che l’ umanità conosce ben poco della vita sulla Terra, il suo stesso mondo, e appena il quattro percento di ciò che riguarda lo spazio: «La nostra ignoranza è così tanta che volutamente non parlo di conoscenza (risata)! Pensando agli alieni, ad esempio, li immaginiamo di sembianze umanoidi, piccoli e di colore grigio oppure verde. I loro veicoli sarebbero a forma di disco o di sigaro. Molte descrizioni li rappresentano così e chissà che da qualche parte non vi sia veramente qualcosa del genere, ma per me le possibilità sono infinite e i non terrestri potrebbero persino esistere in forme che la nostra mente ora non concepisce nemmeno, per ovvie ragioni. Potremmo addirittura essere persino noi i più avanzati, dato che su altri mondi è possibile che esistano forme di ominidi e cavernicoli che ancora non conoscono il fuoco. Ai bordi della Galassia, per contro, potrebbero esserci mondi abitati da civiltà capaci di manipolare materia, spazio e tempo con la stessa facilità con cui noi ora ci accendiamo un sigaro. Chissà…».


Quanto agli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, gli UFO che tanto spesso vengono indicati come mezzi alieni, il romanziere tende a precisare: «Ho letto moltissimo su questi fenomeni, e con grande interesse. Il più delle volte sono spiegabili come eventi naturali, ad esempio giochi di luce, aurore boreali o piccole meteore che bruciano passando nell’ atmosfera, oppure tecnologici, prodotti dai nostri satelliti o mezzi aerei. Spesso addirittura viene confermato che sono montature create artisticamente da persone che vogliono attirare l’ attenzione con metodi pubblicitari. Occorre quindi fare una distinzione tra gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, lasciando la parola agli esperti, e la possibilità concreta di alieni intelligenti capaci di raggiungere la nostra Terra.».

Chiediamo se crede che qualche alieno sia già stato in visita su questo pianeta, e valutando con cura risponde: «Non lo so, ma lo ritengo possibile. In particolare vi è un settore dell’ archeologia secondo cui già migliaia di anni fa, al tempo degli Egizi, dei Sumeri, degli Indiani e delle civiltà americane precolombiane alcuni viaggiatori alieni siano giunti qui stabilendo un contatto e venendo adorati come divinità, perché in possesso di un potere tecnologico e scientifico che i nostri antenati non conoscevano. Quest’ ipotesi, che spiegherebbe ad esempio l’ esistenza di monumenti ciclopici e antichissimi come le piramidi egizie, mi ha sempre molto affascinato e la ritengo possibile benché non sia mai stata confermata come si conviene.». Spesso, aggiunge, a proposito della possibilità di contatti antichi tra umani e alieni parla del popolo dei Dogon: «Sono una minoranza etnica del Mali, e dai recenti censimenti pare si aggirino a circa duecentoquarantamila persone. Si tratta prevalentemente di coltivatori di miglio, caffè e tabacco e hanno una particolare abilità come fabbri e scultori. Venerano i Nommo, un genere di spiriti antropomorfi. Marcel Griaule e Germaine Dieterlen, due etnologi che tra il 1931 e il 1956 vissero tra di loro, riferirono che possedevano conoscenze astronomiche che ritenevano molto avanzate. Da oltre quattrocento anni i Dogon sarebbero al corrente del fatto che la stella Sirio ha una compagna che orbita attorno ad essa, effettivamente scoperta nel 1844 e nota come Sirio B. Questa popolazione sosterrebbe inoltre l’ esistenza di una terza stella compagna. Gli stessi autori dissero che conosceva molte cose anche sugli anelli di Saturno e le lune di Giove. L’ autore statunitense Robert K. G. Temple in seguito sostenne che la cosmologia Dogon sarebbe il frutto di un remoto contatto con una civiltà extraterrestre, quindi che i Nommo fossero in realtà alieni anfibi intelligenti provenienti da un pianeta orbitante attorno a Sirio C.». Alla domanda se ritenga ragionevole supporre che quest’ ipotesi abbia un fondamento afferma: «Potrebbe averne eccome. Ma potrebbe anche non averne. Non vi è la prova assoluta che sia vero e neppure falso, ragion per cui preferisco conservare il ragionevole dubbio. Comunque, sì: io sono aperto alla possibilità dell’ origine aliena delle conoscenze astronomiche dei Dogon.». E sui fatti di Roswell che cosa crede? «Non ne sono certo, potrebbe essere caduto un mezzo appartenente ad una tecnologia sperimentale tenuta segreta dai servizi segreti statunitensi così come avrebbe potuto effettivamente trattarsi di un’ astronave aliena con tre cadaveri alieni. Sta di fatto che proprio in quei giorni ebbero luogo altri avvistamenti, è ben nota ad esempio la testimonianza del pilota privato statunitense Kenneth Arnold, che riferì di aver visto mentre era in volo sullo Stato di Washington ben nove oggetti misteriosi. Era il 24 giugno, otto giorni prima dell’ incidente di Roswell, e questa coincidenza, se davvero possiamo chiamarla tale, fa molto pensare. Durante la Seconda Guerra Mondiale, prima ancora, ebbero luogo gli avvistamenti dei foo fighter, misteriosi oggetti luminosi descritti dai piloti dell’ Aeronautica militare britannica e statunitense nei cieli europei e nell’ Oceano Pacifico. E spesso, anche negli Anni Settanta e Ottanta, tanto negli Stati Uniti quanto in Gran Bretagna si è spesso parlato dei famosi uomini in nero, agenti speciali dei servizi segreti e dotati di grande potere che intimidirono i testimoni di determinati incidenti affinché tenessero il segreto. Io sono aperto a tutte le possibilità, quella aliena inclusa, e sono sicuro che in questo mondo vi siano governi a conoscenza di qualcosa su cui per ragioni strategiche abbiano imposto il segreto di Stato. Washington DC e Londra in testa, magari anche Mosca. E spero che non sia molto lontano il giorno in cui decideranno di declassificare i documenti ora riservati consentendoci una maggiore chiarezza in proposito.».


Insomma, Giacomo è un convinto sostenitore della possibilità di vita aliena intelligente, e ammette quella del paleocontatto e degli incontri ravvicinati pur non prendendo a priori per vero tutto ciò che viene riferito: «Sì, ho imparato ad avere un atteggiamento prudente e pratico. Se dovessi prestar fede a tutto ciò che sento e leggo, per il semplice fatto che viene detto e scritto, dovrei credere anche a versioni palesemente assurde e inverosimili. Peraltro, nel 1947, con la segnalazione dei primi avvistamenti di oggetti volanti non identificati e di dischi volanti, si è rapidamente diffuso in tutto il mondo il fenomeno del contattismo, un movimento vasto e sfaccettato portato avanti da persone in tutto il mondo che affermano di essere state scelte dai ‘fratelli dello spazio’ per diffondere sulla Terra il loro messaggio, una nuova rivelazione che spesso, si sostiene, svelerebbe il vero significato delle antiche scritture religiose, in particolare Bibbia e Veda, mostrando ad esempio che le grandi civiltà sono venute dallo spazio o che gli umani sono stati creati non da Dio, ma da extraterrestri. Il comportamento delle confraternite contattiste, e quello dei loro seguaci, presenta varie caratteristiche dei culti religiosi, al punto che con l’ andare del tempo hanno portato alla nascita di varie sette che vedono gli alieni come un segno di Dio, esseri infinitamente benevoli, perfetti e addirittura trascendenti, pionieri di un secondo Avvento. Il messianismo di tali fratellanze settarie si fonda sulla convinzione dell’ imminente manifestazione pubblica degli alieni sulla Terra, che però deve essere adeguatamente preparata con la trasmissione del messaggio illuminato di cui sono custodi, in modo tale da garantire un’ era di prosperità e abbondanza per l’ intero genere umano.». Si tratta di un fenomeno molto diffuso ancora oggi, e che vede tra i suoi sostenitori anche il popolare ex conduttore televisivo Marco Columbro: «Seguo le sue dichiarazioni da qualche tempo, e deduco che rientri proprio nel panorama del contattismo. In una lunga intervista del 2017 concessa a Giuseppe Cruciani e David Parenzo si è detto convinto che esistano milioni di razze aliene nell’ universo. Una di queste sarebbe molto vicina a noi per forma, i cosiddetti nordici, descritti come alti, biondi, molto filiformi e con gli occhi azzurri. Molti ufologi sostengono che questi alieni vivono già sulla Terra tra di noi da moltissimo tempo. Secondo Columbro, Papa Pio XII avrebbe avuto contatti con esseri di altri mondi, e il Presidente Eisenhower avrebbe invece incontrato un extraterrestre rimasto sulla Terra per un anno e mezzo.». Durante i suoi interventi, l’ apprezzato uomo televisivo aggiunge spesso che ci avrebbero chiesto di non utilizzare il nucleare e di non distruggere il nostro pianeta: «Non li chiama alieni ma fratelli cosmici, li reputa assolutamente innocui e portatori di messaggi d’ amore. Sostiene di aver studiato gli alieni per anni e di essere convinto che anche Gesù fosse un extraterrestre, e che anche Papa Francesco l’ avrebbe ammesso.».

Ma lo scrittore è ben più prudente: «Fare ipotesi e sviluppare pensieri alternativi è importante e utile, rappresenta un buon esercizio mentale capace di tenere vivo il nostro giudizio personale, ma una qualsivoglia argomentazione deve sempre basarsi su elementi precisi a proprio sostegno.».

Copertina di «Fantasma del passato»;


Se da una parte è convinto che la vita intelligente nello spazio sia ragionevole, dall’ altra Giacomo ragiona spesso e volentieri sulle reazioni ad un primo contatto aperto tra umani e alieni: «Sarebbe un avvenimento epocale, l’ umanità non rimarrebbe più la stessa. Con la loro stessa apparizione, gli alieni metterebbero alla prova il nostro senso di priorità nell’ universo. Partiamo da Copernico, che ha messo il Sole al centro dell’ universo conosciuto al posto della Terra, e arriviamo all’ evoluzione darwiniana per scoprire che siamo solo una fra le tante forme di vita su questa Terra. Ora verremmo ad avere la conferma che non siamo speciali neanche in tutto lo spazio, perché ci sono altre civiltà intelligenti. Sarebbe una vera rivoluzione, forse la più importante di tutte.». Ecco perché, spiega, alcuni ricercatori della NASA statunitense hanno pubblicato un articolo su Nature che propone linee guida su come raccontare al mondo una scoperta così importante, e in cui si afferma che la nostra generazione potrebbe essere quella che scoprirà prove di vita al di fuori della Terra: «Questo probabile privilegio ci pone di fronte anche ad alcune responsabilità, perché spesso dobbiamo fare i conti con un’ idea sbagliata che la gente ha a proposito di ciò che è alieno, ossia che la scoperta della vita extraterrestre sia una certezza acquisita al cento percento e che in caso contrario sarebbe una bufala. In altre parole ci si aspetta che nel momento in cui si dirà che abbiamo scoperto la vita extraterrestre l’ affermazione sarà così sicura che non si potrà tornare indietro.».

In realtà è quasi certo che le prove non arriveranno con l’ evidenza degli omini verdi che atterrano sulla Terra, ma che la vita extraterrestre si rivelerà solo per fasi successive e prolungate. La NASA sottolinea che questo concetto dovrebbe essere ben spiegato alla gente: «E’ improbabile che un giorno si arriverà ad annunciare in modo categorico la scoperta degli alieni, è più verosimile che si tratterà di uno sforzo progressivo, che rifletterà il modo di procedere della scienza. Questo è indispensabile soprattutto nel caso di falsi allarmi, in cui sarà necessario fare anche marcia indietro. Richiederà il coinvolgimento di scienziati ed esperti di comunicazione che si confronteranno tra loro innanzi tutto per stabilire quali sono le prove oggettive che consentiranno di affermare che si è davvero davanti a forme di vita aliena e, in secondo luogo, per determinare quale sia il modo migliore per comunicare queste prove. Tutto questo, si legge nello studio, dovrebbe essere fatto adesso, prima che venga rilevata la vita extraterrestre, per evitare di affannarsi quando sarà il momento.».

La parte più impegnativa e difficile, quella da affrontare con maggiore riguardo, sarebbe quindi l’ annuncio al mondo, in modo tale da gestirne opportunamente le reazioni della gente, e non la scoperta di per sé: «Alcuni psicologi affermano che la scoperta di vita aliena non ci manderebbe nel panico, ma ne saremmo entusiasti. Nella fantascienza, e io lo so bene (risata), spesso gli alieni sono raffigurati in maniera stereotipata, con un aspetto sgradevole e un animo malvagio, mossi dall’ intento di dominare la Terra, e chissà poi perché data la presenza di infiniti mondi possibili nella Galassia (risata)! Eppure, pare che l’ eventuale scoperta di una civiltà aliena sarebbe accolta bene dall’ umanità: è il risultato di ben tre studi della squadra di psicologi dell’ Università dell’ Arizona, benché sia bene valutarlo con cura dato che due di essi presentavano gli alieni come forma di vita batterica e non come civiltà intelligente.». Gli psicologi hanno utilizzato un programma che riconosce le parole legate a sentimenti negativi, come paura e ansia, da quelli positivi di felicità ed entusiasmo. Nel primo studio sono stati presi in esame i testi di quindici pubblicazioni scientifiche riguardanti la possibile scoperta di microbi alieni su Marte, la possibile megastruttura aliena attorno alla stella di Tabby e l’ ancor più recente scoperta di nuovi esopianeti abitabili. In totale, il numero delle parole positive è risultato tre volte superiore a quello delle parole negative. Nel secondo studio, cinquecento volontari hanno scritto un tema sull’ ipotetica scoperta di microrganismi alieni e su come sarebbe stata accolta la notizia, descrivendo sia la reazione personale che collettiva. Anche qui i sentimenti positivi sono stati la maggioranza, con cinque parole di entusiasmo per ogni parola di timore. Anche il terzo e ultimo studio è stato condotto sui testi di cinquecento volontari, ma questa volta i partecipanti sono stati divisi in due gruppi ed entrambi hanno dovuto commentare un diverso articolo del New York Times. Il primo articolo parlava dell’ evidenza di antichi microrganismi su Marte, il secondo raccontava il successo di alcuni scienziati nel creare la vita in laboratorio. Nel primo caso le parole positive hanno superato di dieci volte quelle negative, una risposta molto più ottimista rispetto a quella del secondo articolo, dove la percentuale di sentimenti negativi ha avuto un peso maggiore. E il parere comune è positivo, le ipotesi scientifiche e quelle economiche danno un avvertimento: secondo le conclusioni della teoria del Grande Filtro infatti, più è facile per la vita nascere ed evolversi fino al nostro livello, più sono scarse le nostre possibilità di sopravvivenza ed evoluzione in una superciviltà planetaria. Per questa teoria, trovare microbi su Marte significherebbe che la nostra specie è pertanto al capolinea.


Chiediamo a Giacomo che cosa farebbe se un giorno avvistasse un UFO e venisse trasportato a bordo di un disco volante, trovandosi di fronte a uno o più alieni. Ci pensa un po’, con attenzione, e tra il serio e il faceto risponde:

«Penso che cercherei il modo più educato di salutarli e avviare una conversazione, poi farei loro mille domande: vorrei sapere veramente tutto di loro, dalla provenienza ai principi che scientifici che hanno reso possibile la loro tecnologia astronavale, e come abbiano accumulato la loro conoscenza dello spazio, e in quanto tempo. Sarei veramente curioso, ai limiti della scortesia (risata)! Poi chiederei loro di portarmi in giro per la Galassia, vorrei davvero vedere cosa c’ è sui mondi abitati di loro conoscenza e magari fare qualche escursione in qualche area ancora inesplorata. Tornerei sulla Terra chissà quando, e con un bel po’ di fotografie e ricordini (risata)!».

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