domenica 27 agosto 2023

«La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»


Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli a sfondo culturale, storico e scientifico, desidera trasmettere un comunicato relativo al recente tumulto sollevato a proposito del testo pubblicato dal generale Roberto Vannacci.


Per prima cosa terrei a precisare di non aver letto «Il mondo al contrario» del generale Roberto Vannacci, che negli ultimi giorni ha fatto molto discutere scatenando peraltro un animato dibattito politico, di conseguenza ammetto di non essere in condizione di formulare una valutazione obiettiva in proposito. Coltivando un simile atteggiamento misurato in un Paese come l’ Italia, in cui si commentano gli articoli limitandosi a leggerne i titoli, sento di essere piuttosto controcorrente, eppure ho fatto mie le parole che il Buddha Śākyamuni espresse duemilacinquecento anni fa durante i suoi insegnamenti qua e là per la pianura indogangetica: «Limitatevi a parlare di ciò che avete visto e inteso.».

Pur senza aver letto il libro, mi viene spontaneo domandarmi il motivo del terremoto mediatico che ha sollevato. Certamente, le opinioni che espone possono essere messe in discussione e definite indegne dei tempi in cui noi tutti indistintamente viviamo, tuttavia l’ Articolo 21 della Costituzione della Repubblica così afferma: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.». Lo stesso Articolo procede attestando che sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume, pertanto la legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. Il generale Vannacci è stato destituito dal comando dell’ Istituto geografico militare, e in risposta alle reazioni provocate ha tentato di difendersi affermando che il libro è stato strumentalizzato con frasi estratte dal loro contesto per ricamare storie che non emergono dal testo stesso: «L’ odio è un sentimento come l’ amore. Penso sia lecito provare odio, disprezzo per qualcuno. Sono libero di provare odio per chi stupra i bambini? Certo che sì, ma facendolo non sto istigando ad un linciaggio. E’ un disprezzo che viene espresso nei confronti di un’ azione. Rivendicare la libertà di sentimento è lecito e legittimo. Nel mio libro non mi sono mai rivolto a delle categorie. Non vedo perché dovremmo vivere in un mondo che prova solo amore. La libertà di opinione e le idee si devono confrontare sul piano delle argomentazioni e non della gogna mediatica.».

Come persona politicamente neutrale a questo punto sorge un dubbio nella mia mente: il dibattito è dovuto veramente alla tesi che il generale Vannucci sostiene tra le pagine di «Il mondo al contrario» o piuttosto è stato prontamente aizzato dal proverbiale spirito di contestazione delle guide politiche della Sinistra, solite a gridare contro la tradizione portata avanti dalla reazione a suon di comizi in nome del nuovo e della giustizia sociale, nella convinzione di dover rompere con il passato per mezzo della rivoluzione perché unico antidoto all’ arretratezza e all’ oppressione? Nell’ ultimo decennio, infatti, i partiti di Sinistra hanno portato avanti la loro contestazione non tanto con la rivolta popolare e la lotta di classe contro un sistema per loro ingiusto, ma con l’ imposizione del politicamente corretto, portando alla negazione di antiche consuetudini ritenute discriminatorie anziché ad una più equa estensione delle pari opportunità per tutti.

 

Giacomo Ramella Pralungo

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