Giacomo Ramella Pralungo; |
Giacomo Ramella
Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli storici, culturali e
scientifici, ha inviato una lettera a Papa Francesco chiedendogli un parere
sull’ indagine storica riguardante Gesù di Nazareth e l’ origine del
Cristianesimo. Dopo due mesi, dal Vaticano è arrivata la risposta su carta
intestata…
Accomodandosi
alla scrivania, piena di libri e riviste soprattutto di storia, e qualcuna di
fisica, astrofisica e fantascienza, Giacomo racconta di come nel 2004 smise di
credere in Dio confutando rigorosamente la religione in cui fino ad allora
aveva creduto: «Avevo appena compiuto vent’ anni, e da quattro studiavo il
Cristianesimo di scuola cattolica con maggiore interesse in confronto all’
infanzia e alla prima giovinezza. Non sono cresciuto infatti in un ambiente di devoti.
Desideravo capire tante cose, ma i dubbi con il tempo aumentarono così tanto
che alla fine non resistetti e sconfessai la mia fede.». Per la prima volta
cominciò ad interrogarsi su chi veramente fosse stato Gesù di Nazareth, l’ uomo
da cui la Chiesa aveva successivamente tratteggiato il Christós, il Cristo della fede in greco: «Iniziai a considerarlo
sotto una prospettiva differente: che cosa pensava, cosa provava, cosa amava e
cosa invece disapprovava. Mi domandai che cosa avesse voluto cambiare del mondo
che lo circondava e come percepiva la divinità adorata da secoli dal suo
popolo, come fosse in grado di compiere i miracoli che gli vennero attribuiti,
se fosse sicuro di capire a dovere i valori ebraici fondamentali e così via
discorrendo. Adottai insomma una curiosità più propriamente storica, che mi
accompagna tuttora (risata)! Oggi
sono un ateo sbattezzato e considero il personaggio di Gesù esclusivamente
sotto questo profilo.».
Mostra
una lettera, datata 12 luglio 2023, in cui si è rivolto personalmente a Papa
Francesco in tema di storia della religione cristiana: «Conoscere l’ origine e
l’ evoluzione di una qualsivoglia religione è importante, perché prima di poter
dire di credere si deve poter dire di sapere e aver capito: solo dopo si può
scegliere se credere o no. Coloro che si fanno guidare dalla fede non
riflettuta e dalle consuetudini per me denotano un atteggiamento molto comune,
e piuttosto sbagliato. Le grandi figure spirituali della storia, come
Abramo, Mosè, Siddhattha Gotama, Gesù, Maometto e così avanti sono da sempre
ammantate di leggenda, ma negli ultimi cento anni sono state analizzate e con
una certa serietà anche in ambito storico e archeologico. Come dico nella mia
lettera, da qualche tempo io stesso sto seguendo una ricerca sulla storicità di
Gesù, un tema dibattuto dal Settecento in Europa e che attualmente vede
coinvolti non solo gli storici tradizionali ma anche teologi, scienziati e
semplici credenti. Ho spiegato al Sommo pontefice che vorrei scrivere un
articolo in proposito, e sviluppare l’ argomentazione in modo logico e tale da
contribuire costruttivamente alla discussione, ragion per cui mi piacerebbe
essere il più esatto e preciso possibile. Ho consultato il parere del celebre
professor Alessandro Barbero, il quale sostiene l’ esistenza storica di Gesù e l’
importanza riformatrice del suo pensiero in un’ epoca in cui la Giudea era
animata da una profonda rivoluzione spirituale, e tenendo conto della
preparazione sia culturale che spirituale del Papa, nonché della grande
importanza che accorda ai mezzi di comunicazione, avrei avuto il piacere di
porre anche a lui alcune domande, la cui risposta mi sarebbe stata di
particolare aiuto.».
Le
otto domande presentate a Francesco, prosegue lo scrittore, misurate con grande
attenzione, si basavano sull’ ebraicità di Gesù, in quanto nato ebreo ed
educato secondo la religione tradizionale del suo popolo, e la possibilità che
il Cristianesimo fosse sorto come corrente minoritaria dell’ Ebraismo,
divenendo qualcosa di autonomo nel momento in cui i primi missionari da San
Paolo in poi insegnarono ai non ebrei, soprattutto greci e romani. Affermazioni
trascritte nei Vangeli di San Marco e San Matteo paiono piuttosto precise: «Non
pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire,
ma per dare compimento.», «Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna
città dei samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’
Israele.», «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’
Israele.». Un’ altra domanda richiedeva una spiegazione ad affermazioni
spigolose riportate soprattutto nei Vangeli di San Matteo e San Luca, in cui a
Gesù vengono attribuite parole forti, se non addirittura aspre, che secondo
molti mettono in discussione la sua immagine di uomo di pace: «Non pensate che
io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma
spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua
madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’ uomo saranno quelli stessi di
casa sua.», e ancora: «I figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre,
ove sarà pianto e stridore di denti.».
Scorrendo
con attenzione la lettera, l’ autore sorride: «Una questione in particolare che
ho presentato all’ attenzione del Santo Padre riguarda l’ atipicità di Gesù
come personaggio storico, essendo divenuto famoso dopo la sua morte, a
differenza di altri come ad esempio Spartaco che, vissuto un secolo prima e
seppure in modo diametralmente opposto, ossia con una ribellione armata, sfidò
le autorità dell’ epoca. Intorno a Cristo vi è un particolare mistero, sia
storicamente che spiritualmente. Curiosamente, la maggior parte delle persone
pare poco interessata al suo personaggio, andando a messa con atteggiamento
abitudinario per celebrare le feste senza un atteggiamento consapevole, ma solo
perché è una consuetudine che le famiglie hanno sempre rispettato fin dall’
origine dei tempi. Siamo circondati dal Cristianesimo ma pensiamo poco a Gesù e
agli ideali che lo hanno animato. Sono molto pochi quelli che si interrogano su
chi davvero sia stato e cosa abbia fatto e insegnato. Ho domandato a Francesco
che cosa ne pensi.». Un altro aspetto toccato dalle sue domande riguarda la sua
natura di Messia promesso da Dio agli ebrei: «Questo è effettivamente un tema
difficile, ma su cui ultimamente ho molto riflettuto. I cristiani affermano che
Gesù sia il Messia promesso da Dio, mentre gli ebrei continuano tuttora a
negarlo, ragion per cui aspettano ancora oggi quello vero e praticando la loro antica
religione, la stessa dei tempi di Gesù. Secondo il popolo ebraico, infatti, il
Messia deve stabilire il suo regno e inaugurare un’ era di pace, ricostruire il
Tempio e rifondare il Sinedrio, ossia l’ assemblea dei sacerdoti, per poi
ricondurre gli israeliti nella terra promessa da Dio ad Abramo, dando vita ad
una nazione santa e rispettata da tutti i cui sacerdoti insegneranno la vera
religione. Queste cose, scritte nell’ Antico Testamento, con Gesù non sono
accadute e in più gli ebrei negano che lui fosse il figlio di Dio in rispetto
del monoteismo, secondo cui un uomo non può essere divino, e confutano persino
il principio che il Messia, in quanto inviato di Dio, possa essere ucciso dagli
uomini. Io quindi mi chiedo: com’ è possibile che i sacerdoti del Tempio di
Gerusalemme, che studiavano l’ Antico Testamento e le profezie relative al
Messia, contenute nei Libri di Isaia, Zaccaria, Ezechiele e Amos, e da secoli
vivevano nell’ attesa di questo Salvatore, prestando attenzione ai segni della
sua venuta, non abbiano compreso che proprio Gesù fosse il Messia, e che ne
abbiano persino preteso la condanna a morte da parte dei romani?».
Piazza San Pietro, sede del papato; |
Una
serie di riflessioni notevoli, sia storicamente che spiritualmente, a cui l’
autore non ha escluso una curiosità relativa agli anni mancanti: «Uno dei
misteri principali relativi alla figura di Gesù è quella dei cosiddetti anni omessi
dalle cronache evangeliche. I quattro testi di San Marco, San Matteo, San Luca
e San Giovanni ignorano infatti ben diciotto anni della sua vita, compresi tra
i dodici e i trenta. Sono il periodo della sua formazione, tra l’ apprendimento
del mestiere paterno di falegname e lo studio della Torah, la Legge data da Dio
agli uomini e che i rabbini da Mosè in poi hanno insegnato ad interpretare correttamente.
Come potrebbe aver vissuto in questo periodo? E’ rimasto in Galilea,
dividendosi tra lavoro, famiglia e studi religiosi presso la sinagoga di
Nazareth? C’ è una possibilità che abbia lasciato la Giudea per un viaggio in
Oriente, come si vocifera? Oppure che, come suo cugino San Giovanni Battista,
abbia vissuto tra gli Esseni?».
Giacomo
aggiunge poi un altro argomento su cui la ricerca si è concentrata, ossia il
nazireato, un fenomeno religioso ebraico molto antico e comune ai tempi di
Gesù: «Cristo è spesso chiamato Nazareno, in quanto la famiglia era di
Nazareth, ove lui stesso secondo la tradizione ha vissuto dal ritorno dall’
Egitto fino all’ inizio dell’ insegnamento. Alcuni studiosi però fanno notare
la somiglianza di questo termine con nazireo, dall’ ebraico Nazir, ossia ‘consacrato, separato’. Il
nazireato è la consacrazione di un ebreo a Dio con il conseguente voto di
seguire alcuni rigidi precetti di vita, come l’ astenersi dal consumo di uva e
derivati, dal tagliarsi i capelli e dal partecipare a funerali ed entrare in un
cimitero. Alcuni passi dei Vangeli fanno pensare che Gesù abbia effettivamente
fatto voto di nazireato: l’ esaltazione del consumo rituale del vino come parte
dell’ Eucaristia, e in particolare il bagno rituale purificatorio nel Vangelo
di Marco 14:22-25 indicano che Gesù osservasse questo aspetto del voto di
nazireato, quando disse: ‘In verità vi dico che io non berrò più del frutto
della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio.’. Il rituale
purificatorio del battesimo con cui Gesù inizia poi ad insegnare ed il suo voto
nel Vangelo di Marco 14:25 e Luca 22:15-18 alla fine di esso, rispettivamente
riflettono i passi finali ed iniziali di purificazione con immersione in acqua
e astensione dal vino inerenti al voto nazireo. Tali passi potrebbero indicare
che Gesù intendesse identificarsi come nazireo, non bevendo il frutto della
vigna prima della propria crocifissione e persino rifiutando il vino mescolato
con fiele quando è sulla croce, come riferito da San Matteo. E’ quindi
plausibile sostenere che Gesù fosse un nazireo?».
Un’
ultima curiosità tocca invece la questione dei luoghi di pellegrinaggio in
Israele, legati agli eventi più importanti della vita di Gesù: «I grandi luoghi
di pellegrinaggio cristiano, come la Basilica della Natività, quella del Santo
Sepolcro e infine l’ Edicola dell’ Ascensione, ritenuti il luogo esatto in cui
Gesù nacque, venne sepolto e infine ascese al cielo, vennero realizzati nel IV
secolo dall’ Imperatore Costantino, per iniziativa della madre, Sant’ Elena.
Questi posti vennero identificati tre secoli dopo la venuta di Gesù, quando
Gerusalemme era completamente cambiata, e soprattutto quando la gente dell’
epoca era già morta. A tutto questo poi occorre aggiungere che nessuno assistette
alla nascita di Gesù, che la posizione esatta della tomba offerta da Giuseppe
d’ Arimatea era nota a pochissime persone e peraltro fu posta a restrizioni da
un presidio di militari romani e che solo gli apostoli assistettero alla salita
al cielo di Gesù. Con quanta certezza si può quindi affermare che questi siano
il luogo effettivo in cui ebbero luogo le tappe fondamentali della vita di
Cristo, un personaggio che divenne celebre solo molto tempo dopo la sua morte?».
Da
tutte queste curiosità, conclude lo scrittore, ha avuto l’ idea di rivolgersi
al Papa della Chiesa cattolica, che fin dall’ inizio del suo pontificato si è
dimostrato molto comunicativo, costantemente attento nell’ impiego dei mezzi di
comunicazione al fine di trasmettere idee precise: «E’ un gesuita, e per il suo
ordine l’ istruzione è fondamentale: i singoli gesuiti vengono attentamente
preparati per essere esperti di teologia e diritto canonico, ma spesso anche linguisti,
storici e scienziati come strumento per diffondere il Cattolicesimo. Recita un
celebre motto gesuita: ‘Datemi un bambino nei primi sette anni di vita e io vi
mostrerò l’ uomo’. Tuttora esistono molte scuole che appartengono alla Compagnia
di Gesù e in molti Paesi dell’ America Latina sono quelle di più alto
livello. Mi sono rivolto a Francesco come uomo di cultura e comunicazione
sperando vivamente nella sua collaborazione. Trovavo infatti di estremo
interesse l’ idea di apprendere l’ opinione della massima autorità del mondo cattolico su questi avvincenti temi, così poco ovvi che, credo,
bisognerebbe incominciare a trattare con obiettività e senza opinioni settarie,
anzi avvicinandosi da più parti in un’ ottica di sforzo comune, confronto e
ragionevolezza: la Chiesa stessa ne gioverebbe molto per sopravvivere!». L’ autore
aggiunge di aver sempre saputo che dal Vaticano gli sarebbe giunta una
risposta, che attendeva con viva curiosità, cosa in effetti avvenuta poco dopo
la metà di settembre, con una missiva proveniente dalla Segreteria di Stato
vaticana e datata 31 agosto 2023, che ci mostra: «Sono rimasto meravigliato dai
toni della risposta, e trascorso qualche minuto, dopo averla letta due o tre volte,
ammetto d’ aver avuto un moto di ilarità. In essa, infatti, i delegati papali
mi dicono che il Santo Padre mi è riconoscente per ‘i sentimenti di filiale
devozione’, e che ‘mentre invoca la celeste protezione della Vergine Maria,
impartisce la Benedizione Apostolica, con l’ augurio di ogni bene nel Signore’.
Il bello è che circa l’ istanza avanzata, pur apprezzando le motivazioni che la
sostengono, gli stessi dignitari sono rammaricati ‘di dover comunicare che
purtroppo non è possibile darvi seguito’.».
Insomma,
nessuna risposta ufficiale dal papato. L’ autore ride compostamente: «Assolutamente
nessuna, infatti! Io ho sempre pensato che una guida spirituale di qualsivoglia
religione, non soltanto quella cristiana, debba vivere secondo i propri
insegnamenti, dando l’ esempio e portando avanti un atteggiamento coerente e
sincero, senza mentire sulle proprie qualità e conoscenze spirituali e neppure
paura di ammettere la propria ignoranza. Dovrebbe attenersi ai fatti, e
insegnare concetti e valori comprovati.». Mostra alcuni testi di Corrado
Augias, come «Inchiesta su Gesù - Chi era l’ uomo che ha cambiato il mondo» e «Inchiesta
sul Cristianesimo - Come si costruisce una religione», che dice di aver letto: «Sono
fermamente convinto che la ricerca e l’ analisi storica siano nell’ interesse
anche e soprattutto della comunità spirituale, per accertare ciò che le grandi
figure spirituali a cui fa riferimento abbiano effettivamente detto e compiuto,
poiché gli stessi sacerdoti ci dicono che proprio la loro vita è l’ esempio più
importante di tutti. Quindi mi stupisce che la Chiesa di Roma non incoraggi la
ricerca storica, guardandola piuttosto con diffidenza e ostacolandola laddove
le risulta possibile.».
Papa Francesco, primo pontefice gesuita; |
Gli
domandiamo come procederà ora con la sua ricerca: «In realtà ho già accumulato
materiale a sufficienza e dopo anni di letture e considerazioni ho maturato
alcune idee, che sono in grado di motivare. Come dicevo prima, ho anche avuto la fortuna di accedere alle
dichiarazioni del professor Alessandro Barbero, che negli anni ha parlato di
Gesù tra storia e mito presentando opinioni molto interessanti. Tra breve
vorrei iniziare a scrivere questo articolo, e in futuro vorrei preparare un
saggio più esteso. Sarebbe stato interessante aggiungere a tutto questo il
parere di un personaggio ecclesiastico, io lo trovavo addirittura equo da un
punto di vista pratico e argomentativo, ma purtroppo sento che è stato
confermato il proverbiale scetticismo che la Chiesa nutre da sempre verso la
scienza: pensiamo al Medioevo, quando la definiva a chiare note una maledizione
e un’ eresia condannando l’ Occidente ad oltre mille anni di arresto culturale
per mezzo dei suoi roghi in piazza: per il clero, infatti, tutto ciò che vale la pena di sapere era già riferito nella Bibbia, senza alcun bisogno della ricerca. Poi, nel Seicento, venne la rivoluzione scientifica,
un grande balzo in avanti che la Chiesa non ha saputo frenare come suppongo sperasse, e da cui sorsero l’ eliocentrismo copernicano e l’ evoluzionismo darwiniano, fino
alla teoria del Big Bang. La fede religiosa ha perduto molto terreno negli
ultimi quattrocento anni dinnanzi ai risultati degli studi scientifici, ed è sopravvissuta come semplice tradizione
culturale, relegando l’ ordine sacerdotale alla custodia di un sistema ormai
antiquato. Forse l’ impedimento della ricerca storica su Gesù rappresenta l’
ultima vera possibilità di difendere il proprio status di ‘detentori della pura dottrina e della parola di Dio’: pensiamo ad esempio al famoso detto secondo cui l’ Europa ha
radici cristiane, nulla di più storicamente sbagliato! L’ Europa esisteva già
prima della venuta di Gesù, e poggia su radici greco romane a cui il
Cristianesimo stesso successivamente si è adeguato. Possiamo dire pertanto che il
Cristianesimo ha radici europee (risata)…».
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