lunedì 25 settembre 2023

Giacomo consulta Papa Francesco circa il «Gesù storico»: la risposta del Vaticano

Giacomo Ramella Pralungo;


Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli storici, culturali e scientifici, ha inviato una lettera a Papa Francesco chiedendogli un parere sull’ indagine storica riguardante Gesù di Nazareth e l’ origine del Cristianesimo. Dopo due mesi, dal Vaticano è arrivata la risposta su carta intestata…


Accomodandosi alla scrivania, piena di libri e riviste soprattutto di storia, e qualcuna di fisica, astrofisica e fantascienza, Giacomo racconta di come nel 2004 smise di credere in Dio confutando rigorosamente la religione in cui fino ad allora aveva creduto: «Avevo appena compiuto vent’ anni, e da quattro studiavo il Cristianesimo di scuola cattolica con maggiore interesse in confronto all’ infanzia e alla prima giovinezza. Non sono cresciuto infatti in un ambiente di devoti. Desideravo capire tante cose, ma i dubbi con il tempo aumentarono così tanto che alla fine non resistetti e sconfessai la mia fede.». Per la prima volta cominciò ad interrogarsi su chi veramente fosse stato Gesù di Nazareth, l’ uomo da cui la Chiesa aveva successivamente tratteggiato il Christós, il Cristo della fede in greco: «Iniziai a considerarlo sotto una prospettiva differente: che cosa pensava, cosa provava, cosa amava e cosa invece disapprovava. Mi domandai che cosa avesse voluto cambiare del mondo che lo circondava e come percepiva la divinità adorata da secoli dal suo popolo, come fosse in grado di compiere i miracoli che gli vennero attribuiti, se fosse sicuro di capire a dovere i valori ebraici fondamentali e così via discorrendo. Adottai insomma una curiosità più propriamente storica, che mi accompagna tuttora (risata)! Oggi sono un ateo sbattezzato e considero il personaggio di Gesù esclusivamente sotto questo profilo.».

Mostra una lettera, datata 12 luglio 2023, in cui si è rivolto personalmente a Papa Francesco in tema di storia della religione cristiana: «Conoscere l’ origine e l’ evoluzione di una qualsivoglia religione è importante, perché prima di poter dire di credere si deve poter dire di sapere e aver capito: solo dopo si può scegliere se credere o no. Coloro che si fanno guidare dalla fede non riflettuta e dalle consuetudini per me denotano un atteggiamento molto comune, e piuttosto sbagliato. Le grandi figure spirituali della storia, come Abramo, Mosè, Siddhattha Gotama, Gesù, Maometto e così avanti sono da sempre ammantate di leggenda, ma negli ultimi cento anni sono state analizzate e con una certa serietà anche in ambito storico e archeologico. Come dico nella mia lettera, da qualche tempo io stesso sto seguendo una ricerca sulla storicità di Gesù, un tema dibattuto dal Settecento in Europa e che attualmente vede coinvolti non solo gli storici tradizionali ma anche teologi, scienziati e semplici credenti. Ho spiegato al Sommo pontefice che vorrei scrivere un articolo in proposito, e sviluppare l’ argomentazione in modo logico e tale da contribuire costruttivamente alla discussione, ragion per cui mi piacerebbe essere il più esatto e preciso possibile. Ho consultato il parere del celebre professor Alessandro Barbero, il quale sostiene l’ esistenza storica di Gesù e l’ importanza riformatrice del suo pensiero in un’ epoca in cui la Giudea era animata da una profonda rivoluzione spirituale, e tenendo conto della preparazione sia culturale che spirituale del Papa, nonché della grande importanza che accorda ai mezzi di comunicazione, avrei avuto il piacere di porre anche a lui alcune domande, la cui risposta mi sarebbe stata di particolare aiuto.».

Le otto domande presentate a Francesco, prosegue lo scrittore, misurate con grande attenzione, si basavano sull’ ebraicità di Gesù, in quanto nato ebreo ed educato secondo la religione tradizionale del suo popolo, e la possibilità che il Cristianesimo fosse sorto come corrente minoritaria dell’ Ebraismo, divenendo qualcosa di autonomo nel momento in cui i primi missionari da San Paolo in poi insegnarono ai non ebrei, soprattutto greci e romani. Affermazioni trascritte nei Vangeli di San Marco e San Matteo paiono piuttosto precise: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento.», «Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’ Israele.», «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’ Israele.». Un’ altra domanda richiedeva una spiegazione ad affermazioni spigolose riportate soprattutto nei Vangeli di San Matteo e San Luca, in cui a Gesù vengono attribuite parole forti, se non addirittura aspre, che secondo molti mettono in discussione la sua immagine di uomo di pace: «Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia da sua madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’ uomo saranno quelli stessi di casa sua.», e ancora: «I figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti.».

Scorrendo con attenzione la lettera, l’ autore sorride: «Una questione in particolare che ho presentato all’ attenzione del Santo Padre riguarda l’ atipicità di Gesù come personaggio storico, essendo divenuto famoso dopo la sua morte, a differenza di altri come ad esempio Spartaco che, vissuto un secolo prima e seppure in modo diametralmente opposto, ossia con una ribellione armata, sfidò le autorità dell’ epoca. Intorno a Cristo vi è un particolare mistero, sia storicamente che spiritualmente. Curiosamente, la maggior parte delle persone pare poco interessata al suo personaggio, andando a messa con atteggiamento abitudinario per celebrare le feste senza un atteggiamento consapevole, ma solo perché è una consuetudine che le famiglie hanno sempre rispettato fin dall’ origine dei tempi. Siamo circondati dal Cristianesimo ma pensiamo poco a Gesù e agli ideali che lo hanno animato. Sono molto pochi quelli che si interrogano su chi davvero sia stato e cosa abbia fatto e insegnato. Ho domandato a Francesco che cosa ne pensi.». Un altro aspetto toccato dalle sue domande riguarda la sua natura di Messia promesso da Dio agli ebrei: «Questo è effettivamente un tema difficile, ma su cui ultimamente ho molto riflettuto. I cristiani affermano che Gesù sia il Messia promesso da Dio, mentre gli ebrei continuano tuttora a negarlo, ragion per cui aspettano ancora oggi quello vero e praticando la loro antica religione, la stessa dei tempi di Gesù. Secondo il popolo ebraico, infatti, il Messia deve stabilire il suo regno e inaugurare un’ era di pace, ricostruire il Tempio e rifondare il Sinedrio, ossia l’ assemblea dei sacerdoti, per poi ricondurre gli israeliti nella terra promessa da Dio ad Abramo, dando vita ad una nazione santa e rispettata da tutti i cui sacerdoti insegneranno la vera religione. Queste cose, scritte nell’ Antico Testamento, con Gesù non sono accadute e in più gli ebrei negano che lui fosse il figlio di Dio in rispetto del monoteismo, secondo cui un uomo non può essere divino, e confutano persino il principio che il Messia, in quanto inviato di Dio, possa essere ucciso dagli uomini. Io quindi mi chiedo: com’ è possibile che i sacerdoti del Tempio di Gerusalemme, che studiavano l’ Antico Testamento e le profezie relative al Messia, contenute nei Libri di Isaia, Zaccaria, Ezechiele e Amos, e da secoli vivevano nell’ attesa di questo Salvatore, prestando attenzione ai segni della sua venuta, non abbiano compreso che proprio Gesù fosse il Messia, e che ne abbiano persino preteso la condanna a morte da parte dei romani?».

Piazza San Pietro, sede del papato;


Una serie di riflessioni notevoli, sia storicamente che spiritualmente, a cui l’ autore non ha escluso una curiosità relativa agli anni mancanti: «Uno dei misteri principali relativi alla figura di Gesù è quella dei cosiddetti anni omessi dalle cronache evangeliche. I quattro testi di San Marco, San Matteo, San Luca e San Giovanni ignorano infatti ben diciotto anni della sua vita, compresi tra i dodici e i trenta. Sono il periodo della sua formazione, tra l’ apprendimento del mestiere paterno di falegname e lo studio della Torah, la Legge data da Dio agli uomini e che i rabbini da Mosè in poi hanno insegnato ad interpretare correttamente. Come potrebbe aver vissuto in questo periodo? E’ rimasto in Galilea, dividendosi tra lavoro, famiglia e studi religiosi presso la sinagoga di Nazareth? C’ è una possibilità che abbia lasciato la Giudea per un viaggio in Oriente, come si vocifera? Oppure che, come suo cugino San Giovanni Battista, abbia vissuto tra gli Esseni?».

Giacomo aggiunge poi un altro argomento su cui la ricerca si è concentrata, ossia il nazireato, un fenomeno religioso ebraico molto antico e comune ai tempi di Gesù: «Cristo è spesso chiamato Nazareno, in quanto la famiglia era di Nazareth, ove lui stesso secondo la tradizione ha vissuto dal ritorno dall’ Egitto fino all’ inizio dell’ insegnamento. Alcuni studiosi però fanno notare la somiglianza di questo termine con nazireo, dall’ ebraico Nazir, ossia ‘consacrato, separato’. Il nazireato è la consacrazione di un ebreo a Dio con il conseguente voto di seguire alcuni rigidi precetti di vita, come l’ astenersi dal consumo di uva e derivati, dal tagliarsi i capelli e dal partecipare a funerali ed entrare in un cimitero. Alcuni passi dei Vangeli fanno pensare che Gesù abbia effettivamente fatto voto di nazireato: l’ esaltazione del consumo rituale del vino come parte dell’ Eucaristia, e in particolare il bagno rituale purificatorio nel Vangelo di Marco 14:22-25 indicano che Gesù osservasse questo aspetto del voto di nazireato, quando disse: ‘In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio.’. Il rituale purificatorio del battesimo con cui Gesù inizia poi ad insegnare ed il suo voto nel Vangelo di Marco 14:25 e Luca 22:15-18 alla fine di esso, rispettivamente riflettono i passi finali ed iniziali di purificazione con immersione in acqua e astensione dal vino inerenti al voto nazireo. Tali passi potrebbero indicare che Gesù intendesse identificarsi come nazireo, non bevendo il frutto della vigna prima della propria crocifissione e persino rifiutando il vino mescolato con fiele quando è sulla croce, come riferito da San Matteo. E’ quindi plausibile sostenere che Gesù fosse un nazireo?».

Un’ ultima curiosità tocca invece la questione dei luoghi di pellegrinaggio in Israele, legati agli eventi più importanti della vita di Gesù: «I grandi luoghi di pellegrinaggio cristiano, come la Basilica della Natività, quella del Santo Sepolcro e infine l’ Edicola dell’ Ascensione, ritenuti il luogo esatto in cui Gesù nacque, venne sepolto e infine ascese al cielo, vennero realizzati nel IV secolo dall’ Imperatore Costantino, per iniziativa della madre, Sant’ Elena. Questi posti vennero identificati tre secoli dopo la venuta di Gesù, quando Gerusalemme era completamente cambiata, e soprattutto quando la gente dell’ epoca era già morta. A tutto questo poi occorre aggiungere che nessuno assistette alla nascita di Gesù, che la posizione esatta della tomba offerta da Giuseppe d’ Arimatea era nota a pochissime persone e peraltro fu posta a restrizioni da un presidio di militari romani e che solo gli apostoli assistettero alla salita al cielo di Gesù. Con quanta certezza si può quindi affermare che questi siano il luogo effettivo in cui ebbero luogo le tappe fondamentali della vita di Cristo, un personaggio che divenne celebre solo molto tempo dopo la sua morte?».

Da tutte queste curiosità, conclude lo scrittore, ha avuto l’ idea di rivolgersi al Papa della Chiesa cattolica, che fin dall’ inizio del suo pontificato si è dimostrato molto comunicativo, costantemente attento nell’ impiego dei mezzi di comunicazione al fine di trasmettere idee precise: «E’ un gesuita, e per il suo ordine l’ istruzione è fondamentale: i singoli gesuiti vengono attentamente preparati per essere esperti di teologia e diritto canonico, ma spesso anche linguisti, storici e scienziati come strumento per diffondere il Cattolicesimo. Recita un celebre motto gesuita: ‘Datemi un bambino nei primi sette anni di vita e io vi mostrerò l’ uomo’. Tuttora esistono molte scuole che appartengono alla Compagnia di Gesù e in molti Paesi dell’ America Latina sono quelle di più alto livello. Mi sono rivolto a Francesco come uomo di cultura e comunicazione sperando vivamente nella sua collaborazione. Trovavo infatti di estremo interesse l’ idea di apprendere l’ opinione della massima autorità del mondo cattolico su questi avvincenti temi, così poco ovvi che, credo, bisognerebbe incominciare a trattare con obiettività e senza opinioni settarie, anzi avvicinandosi da più parti in un’ ottica di sforzo comune, confronto e ragionevolezza: la Chiesa stessa ne gioverebbe molto per sopravvivere!». L’ autore aggiunge di aver sempre saputo che dal Vaticano gli sarebbe giunta una risposta, che attendeva con viva curiosità, cosa in effetti avvenuta poco dopo la metà di settembre, con una missiva proveniente dalla Segreteria di Stato vaticana e datata 31 agosto 2023, che ci mostra: «Sono rimasto meravigliato dai toni della risposta, e trascorso qualche minuto, dopo averla letta due o tre volte, ammetto d’ aver avuto un moto di ilarità. In essa, infatti, i delegati papali mi dicono che il Santo Padre mi è riconoscente per ‘i sentimenti di filiale devozione’, e che ‘mentre invoca la celeste protezione della Vergine Maria, impartisce la Benedizione Apostolica, con l’ augurio di ogni bene nel Signore’. Il bello è che circa l’ istanza avanzata, pur apprezzando le motivazioni che la sostengono, gli stessi dignitari sono rammaricati ‘di dover comunicare che purtroppo non è possibile darvi seguito’.».

Insomma, nessuna risposta ufficiale dal papato. L’ autore ride compostamente: «Assolutamente nessuna, infatti! Io ho sempre pensato che una guida spirituale di qualsivoglia religione, non soltanto quella cristiana, debba vivere secondo i propri insegnamenti, dando l’ esempio e portando avanti un atteggiamento coerente e sincero, senza mentire sulle proprie qualità e conoscenze spirituali e neppure paura di ammettere la propria ignoranza. Dovrebbe attenersi ai fatti, e insegnare concetti e valori comprovati.». Mostra alcuni testi di Corrado Augias, come «Inchiesta su Gesù - Chi era l’ uomo che ha cambiato il mondo» e «Inchiesta sul Cristianesimo - Come si costruisce una religione», che dice di aver letto: «Sono fermamente convinto che la ricerca e l’ analisi storica siano nell’ interesse anche e soprattutto della comunità spirituale, per accertare ciò che le grandi figure spirituali a cui fa riferimento abbiano effettivamente detto e compiuto, poiché gli stessi sacerdoti ci dicono che proprio la loro vita è l’ esempio più importante di tutti. Quindi mi stupisce che la Chiesa di Roma non incoraggi la ricerca storica, guardandola piuttosto con diffidenza e ostacolandola laddove le risulta possibile.».

Papa Francesco, primo pontefice gesuita;


Gli domandiamo come procederà ora con la sua ricerca: «In realtà ho già accumulato materiale a sufficienza e dopo anni di letture e considerazioni ho maturato alcune idee, che sono in grado di motivare. Come dicevo prima, ho anche avuto la fortuna di accedere alle dichiarazioni del professor Alessandro Barbero, che negli anni ha parlato di Gesù tra storia e mito presentando opinioni molto interessanti. Tra breve vorrei iniziare a scrivere questo articolo, e in futuro vorrei preparare un saggio più esteso. Sarebbe stato interessante aggiungere a tutto questo il parere di un personaggio ecclesiastico, io lo trovavo addirittura equo da un punto di vista pratico e argomentativo, ma purtroppo sento che è stato confermato il proverbiale scetticismo che la Chiesa nutre da sempre verso la scienza: pensiamo al Medioevo, quando la definiva a chiare note una maledizione e un’ eresia condannando l’ Occidente ad oltre mille anni di arresto culturale per mezzo dei suoi roghi in piazza: per il clero, infatti, tutto ciò che vale la pena di sapere era già riferito nella Bibbia, senza alcun bisogno della ricerca. Poi, nel Seicento, venne la rivoluzione scientifica, un grande balzo in avanti che la Chiesa non ha saputo frenare come suppongo sperasse, e da cui sorsero l’ eliocentrismo copernicano e l’ evoluzionismo darwiniano, fino alla teoria del Big Bang. La fede religiosa ha perduto molto terreno negli ultimi quattrocento anni dinnanzi ai risultati degli studi scientifici, ed è sopravvissuta come semplice tradizione culturale, relegando l’ ordine sacerdotale alla custodia di un sistema ormai antiquato. Forse l’ impedimento della ricerca storica su Gesù rappresenta l’ ultima vera possibilità di difendere il proprio status di ‘detentori della pura dottrina e della parola di Dio’: pensiamo ad esempio al famoso detto secondo cui l’ Europa ha radici cristiane, nulla di più storicamente sbagliato! L’ Europa esisteva già prima della venuta di Gesù, e poggia su radici greco romane a cui il Cristianesimo stesso successivamente si è adeguato. Possiamo dire pertanto che il Cristianesimo ha radici europee (risata)…».

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