giovedì 15 settembre 2022

«La democrazia soffre del male del disinteresse»

Giacomo Ramella Pralungo;

La Giornata internazionale della democrazia viene celebrata il 15 settembre di ogni anno, ed è stata proclamata l’ 8 novembre 2007 dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite come occasione di riflessione sullo stato della democrazia nel mondo.

Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli storici, ha presentato una lettera incentrata sul tema della democrazia, nella quale ragiona su che cosa essa significhi e le cause fondamentali delle sue difficoltà di oggi.


Occhieppo Superiore, giovedì 15 settembre 2022

La mente umana sa essere veramente tortuosa. Quando una cosa si è imposta nella vita di tutti i giorni, la maggioranza delle persone tende a considerarla così normale da non riflettere neppure sul suo significato, tanto meno sulla sua importanza, arrivando a fraintenderla o addirittura ignorarla, con il risultato di svuotarla del suo valore, per quanto grande possa essere. Solo quando questa viene a mancare ci si rende conto della sua importanza. Tale negativa tendenza si nota praticamente in ogni contesto della nostra esistenza, in quanto non riflettiamo adeguatamente né su noi stessi né sul mondo che chi è venuto prima di noi ha creato e noi stessi stiamo modificando in ogni momento con pensieri, parole e azioni. Siamo sonnambuli, e ci lasciamo vincolare anziché mantenere il controllo svolgendo un ruolo coscientemente attivo nella grande esperienza che chiamiamo «vita». Siamo facili vittime del male del disinteresse, che come un’ ombra si estende nocivamente anche in ambito sociale e quindi politico, mettendo a repentaglio il buon funzionamento e la sopravvivenza della democrazia, di cui oggi si celebra la Giornata internazionale.

Il termine democrazia deriva dal greco antico δημοκρατία, dēmokratía, che significa «governo del popolo». Il modello che si impose ad Atene con le riforme di Clistene tra il 508 e il 507 prima di Cristo costituì un sistema pionieristico atto ad evitare che un gruppo di persone, o addirittura un singolo, riuscisse a detenere troppo potere, e per un periodo troppo lungo. Come in seguito disse il grande Pericle in un celebre discorso: «Nell’ amministrare si qualifica non rispetto ai pochi, ma alla maggioranza.». Questa grande visione politica ebbe notevole influenza non soltanto sull’ evoluzione delle altre póleis elleniche, ma anche di quella di Roma, che la adottò come fondamento per il progresso della Repubblica istituita nel 509 prima di Cristo a seguito della cacciata dell’ oppressivo e ingiusto Re Tarquinio il Superbo, divenendo nei secoli successivi un cardine della cultura politica occidentale giungendo fino ai giorni nostri. Nonostante le manchevolezze e i difetti, tipici di ogni sistema umano, la Democrazia ateniese rappresentò un notevole passo avanti nel contesto della Πολιτικά, la politikḗ, ossia «arte di governo», e i suoi valori fondamentali sono tuttora riconosciuti nel mondo attuale.

L’ Ecclesia di Atene;


La democrazia è un meccanismo, un vero e proprio procedimento costituzionale in cui i poteri dello Stato, ossia l’ esecutivo, il legislativo e il giudiziario, sono delegati rispettivamente ad organi collegiali quali Governo, Parlamento e Magistratura, e vengono amministrati per il bene di tutta la comunità, pertanto sta ad ogni soggetto coinvolto, dalle autorità incaricate al popolo, assicurarsi costantemente che esso funzioni come si conviene, e senza disonestà o esclusivismi. E’ un valore altamente positivo non solo perché prevede la partecipazione del popolo alle decisioni che riguardano sé stesso e il territorio in cui vive, ma anche perché intende assicurare la libertà del singolo individuo e un’ esistenza pacifica tra le persone, nonché la coesistenza delle diversità e la libera espressione di ciò che esse sono. Io penso che la democrazia sia una forma mentis, una mentalità, e che laddove sia veramente radicata e funzionante non senta il bisogno di essere sbandierata. Un esempio particolare è quella in vigore in Gran Bretagna, nettamente superiore al modello statunitense, ben più lodato a ragion assai poco veduta: la democrazia d’ Oltremanica, forte di una notevole stabilità ed efficienza, ha la particolarità di non basarsi su di una Costituzione scritta, ma sulle consuetudini e la saggezza. A differenza di molte altre nazioni, infatti, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord non possiede un singolo documento costituzionale, ma un insieme di leggi non codificate e regole sotto forma di usi, costumi, precedenti e una certa varietà di statuti e strumenti legali all’ insegna dell’ esperienza. Il Parlamento britannico è uno dei più antichi e consolidati al mondo, le cui radici affondano in un passato piuttosto remoto, con la concessione da parte di Re Giovanni Plantageneto, meglio noto come il Senzaterra, della Magna Carta libertatum nel 1215, carta reale dei diritti che limitava i poteri del monarca nei confronti dei signori feudali e della Chiesa. Eppure, le due Camere al Palazzo di Westminster sono notoriamente strette, spoglie ed essenziali, senza alcuna ostentazione di sfarzo. Si può tranquillamente affermare che proprio per la sua longevità e funzionalità la democrazia britannica sia in condizione di concedersi il vanto di ignorare le formalità: i sudditi di Sua Maestà sono infatti così sicuri di sé e del proprio sistema che non sentono alcun bisogno di esibirlo, quindi i deputati si radunano in aule in cui non c’ è neppure posto a sedere per tutti, e chi arriva per ultimo deve letteralmente rimanere in piedi oppure sedersi per terra.

Cicerone in Senato denuncia Catilina;

Sempre più spesso, io ho il presentimento che la democrazia sia in pericolo, soprattutto nel nostro beneamato Belpaese. Non tanto per il rischio dell’ avvento di un sistema dittatoriale e liberticida come quelli del passato, quanto per la noncuranza sempre più diffusa tra la comunità e la conseguente imposizione di un gruppo di delegati egoisti e incapaci, mossi più dalla brama personale che dallo spirito di servizio, con il risultato della creazione di un’ oligarchia, una cerchia di potenti esenti da qualsivoglia controllo e responsabilità. La democrazia soffre del male del disinteresse da parte del popolo sovrano, suo soggetto attivo e beneficiario: sta morendo perché tutti noi abbiamo smesso di prendercene cura, come succede ad un meraviglioso giardino pensile quando viene abbandonato a sé stesso. Come dice il XIV Dalai Lama del Tibet: «Ogni individuo ha la responsabilità di fare la sua parte, e guidare questa nostra famiglia umana nella giusta direzione.». Mikhail Gorbaciov, ultimo Presidente del Soviet Supremo dell’ URSS e Premio Nobel per la pace nel 1990, pensava che vivere in democrazia non significhi limitarsi a votare in occasione delle elezioni e poi tornarsene tranquillamente alla propria vita di tutti i giorni, ma seguire costantemente l’ operato dei funzionari eletti dello Stato e del Governo e assicurarsi che facciano regolarmente il loro dovere verso il Paese anziché agire per sé stessi, il proprio partito e ideologia. Se la sovranità è del popolo, allora siamo tutti compartecipi in un modo o nell’ altro del corretto funzionamento della Patria a cui noi tutti apparteniamo, al di là delle istituzioni e dei personalismi: questo è lo spirito della dēmokratía.

Il Parlamento britannico;

Purtroppo, in Italia stiamo assistendo ad una crescente inadeguatezza dei nostri dignitari politici, dal più importante a quello più periferico. Credo che da una parte sia sempre più abituale scegliere alla guida di ministeri o addirittura del Governo stesso persone dalla dubbia preparazione culturale e addirittura pregiudicate in ambito giudiziario, abili soprattutto nell’ affascinare l’ elettorato con buoni discorsi e forti di validi agganci con i poteri forti, ma che dall’ altra l’ istituzione stessa si stia sgretolando. Un esempio particolarmente indecoroso è l’ andamento del Parlamento: spesso, infatti, i provvedimenti su cui i parlamentari che siedono a Palazzo Madama e Montecitorio devono esprimersi non vengono neppure letti prima delle votazioni. Non è una questione di negligenza come sembra, ma più propriamente procedurale: se i parlamentari leggessero ogni singolo provvedimento in vista di un voto si rallenterebbe l’ azione legislativa, pertanto le votazioni parlamentari avvengono perlopiù sulla base delle indicazioni dei partiti che hanno un seggio nelle due Camere. In altre parole, un parlamentare vota favorevolmente oppure contrariamente in base a quanto stabilito dai suoi superiori di partito! E tanto per addentrarci ancor più nel ridicolo, la stragrande maggioranza dei parlamentari non è neppure capace di redigere un provvedimento legislativo, così come non lo sa leggere. Peggio ancora, la XVIII legislatura della Repubblica Italiana, iniziata il 23 marzo 2018, contava ben quarantaquattro parlamentari con una fedina penale non pulita, tra pregiudicati, indagati e imputati sotto processo. Individui simili hanno peraltro la riprovevole tendenza a pronunciare invano il termine «democrazia»: la politica è un servizio di altissimo livello nei riguardi del prossimo, non una professione da cui ricavare privilegi personali e profitti. Chi sceglie di intraprendere la carriera politica deve liberare sé stesso di qualsivoglia egoismo e incarnare le virtù riconosciute dalla società, esercitandole per il bene della comunità anziché per gloria personale. Guidare un popolo significa servirlo con precisione e costanza, al meglio delle proprie capacità. Che i disonesti non scomodino la democrazia.

L’ indebolimento della democrazia sta ahinoi continuamente peggiorando. Le stanze del potere sono luoghi caotici, dove centinaia di delegati discutono senza sosta un groviglio di leggi inestricabile ed inadeguato. In piena seduta, addirittura, spesso i parlamentari dormono, guardano la partita tramite il computer, giocano a carte con l’ iPad, consultano siti di accompagnatrici, votano per i colleghi assenti e si picchiano, perdendo oltre ogni ragionevole dubbio il diritto di essere chiamati «onorevoli». Burocrazia e quindi corruzione dilagano incontrastate, e gli interessi economici hanno precedenza su tutto. No, così non va: la democrazia è stata messa da parte, non c’ è più civiltà, solo la lotta tra i partiti. Lo Stato non è più quello di una volta, si è riempito di delegati avidi e litigiosi, nessuno dei quali è interessato al bene comune, unicamente al proprio e a quello del rispettivo gruppo di appartenenza. La res publica deve andare in mano a persone di comprovata preparazione ed onestà. Io sono fermamente convinto che la soluzione al decadimento della politikḗ e quindi la possibilità di ristabilire la dēmokratía sia nelle mani del démos, il popolo, a chiare lettere riconosciuto come sovrano nell’ Articolo 1 dell’ attuale Costituzione italiana: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.». L’ Articolo 4 prosegue affermando: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’ attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.». Pertanto, se passassimo meno tempo a lagnarci dei mali del Paese bevendo caffè o birra all’ osteria con gli amici ma adoperandoci di più votando con consapevolezza e facendo la nostra parte con maggiore senso civico nella nostra quotidianità, la democrazia guarirebbe dal male del disinteresse dalla mattina alla sera, e l’ Italia ritroverebbe finalmente l’ orgoglio di sé stessa.

Un parlamentare italiano dorme in servizio, 2014;


La politica è una cosa molto seria: è il mezzo abile per custodire la democrazia! E’ sporca soltanto perché l’ abbiamo sporcata noi, in prima persona o lasciando che lo facessero altri. Se i funzionari dello Stato hanno il compito di amministrare la democrazia, la comunità a cui tutti noi apparteniamo deve vigilare e intervenire affinché ciò avvenga concretamente. E’ proprio grazie alla democrazia se oggi deteniamo diritti che un tempo non esistevano, come quello all’ autodeterminazione, al voto, all’ istruzione, alla libertà religiosa, all’ adozione di uno stile di vita consono alle proprie inclinazioni e così via discorrendo, purché non ledano il prossimo. La democrazia è quindi un collante che riesce a collimare infinite diversità con la forza della civiltà e della saggezza. Per il fatto stesso che ognuno di noi ha determinati diritti, va da sé che vi è il preciso dovere di contribuire alla cura del meccanismo della democrazia. Tutti noi siamo chiamati, ciascuno a modo proprio, a contribuire alla sopravvivenza di questo grande valore che tanto celebriamo da migliaia di anni: il miglior modo di rispettare la democrazia è adoperarsi in pratica affinché funzioni correttamente, per noi stessi e per chi verrà in futuro. Tutti noi possiamo farcela, qualsivoglia problema reca in sé la possibilità di essere risolto per mezzo di infinite soluzioni.

Non lasciamo che la democrazia naufraghi nel male del disinteresse!


Giacomo Ramella Pralungo

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