giovedì 6 settembre 2018

Il legame di uno scrittore con gli animali



Oltre ad esprimersi a sostegno della tutela dell’ ambiente, che definisce «casa comune di tutte le forme di vita sulla Terra, nonché patrimonio essenziale da custodire contrariamente a qualsivoglia interesse industriale e commerciale», Giacomo Ramella Pralungo, romanziere di fantascienza e articolista storico con otto libri e numerosi articoli tra giornali locali e il suo sito personale al suo attivo, è da sempre un animalista convinto, sebbene preferisca definirsi più propriamente «amico degli animali». Come lui stesso afferma ridacchiando ironicamente sedendosi su di uno sgabello in cortile e accarezzando i sue due cani, che si avvicinano scodinzolando: «Se mi è consentito di parlare con sincerità, credo proprio di essere assai più animalista e ambientalista delle persone che vediamo abitualmente in televisione, ossia gente iscritta ad associazioni che per quanto sensibilizzino l’ opinione pubblica sono soggette all’ influenza di una o più correnti politiche, scagliandosi contro obiettivi mirati a seconda delle esigenze del momento. Non dico che questi movimenti siano a priori una cosa negativa, tutt’ altro, sono invece sicuro che la vita animale, così come quella vegetale, vada sostenuta soprattutto nella quotidianità, e con costanza, senza alcun bisogno di ricevere una tessera associativa: il risultato sarebbe infinitamente superiore di quello abitualmente pronosticato dalle leghe e le relative campagne trasmesse dai mezzi di comunicazione.».

Giacomo Ramella Pralungo spiega che nel nostro vocabolario abituale, il termine «animale» riveste un significato negativo, persino dispregiativo: tutto ciò che è animale viene screditato, guardato con disapprovazione, in quanto rappresenta tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle con l’ evoluzione: «Ora noi siamo umani, assolutamente convinti di essere migliori delle scimmie da cui discendiamo, e delle altre forme animali. Ahimè, temo proprio che invece dovremmo farci un serio esame di coscienza e rivalutare l’ idea che abbiamo su noi stessi e sui nostri fratelli animali!».
Lo scrittore racconta di essere nato e vissuto allevando cani, analogamente al padre, e afferma di avere avuto la fortuna di vivere in campagna, in mezzo a due cascinali, ove ha osservato le mucche, le galline, i conigli, i maiali e talvolta le anatre allevati dai prozii e i cugini contadini: «Osservando questi allevamenti, fin da bambino ho compreso un po’ alla volta il nostro legame con la natura e gli animali, da cui i miei lontani parenti traggono il latte, le uova e la carne. Sono cose molto importanti per noi, ecco quindi l’ esigenza pratica di trattare con rispetto e anche gratitudine gli animali, senza i quali perderemmo una parte fondamentale della nostra alimentazione.».
Non si tratta però soltanto di una questione materiale, ma anche e soprattutto di principio: «Gli animali hanno il nostro stesso diritto di vivere bene, senza soffrire. La natura infatti non ha mai dato la precedenza al genere umano, che detto tra noi è l’ ultimo arrivato. Non esistono scale gerarchiche, le distinzioni tra loro e noi si trovano solo nella nostra mente, dettate dalle ingannevoli alchimie dell’ orgoglio.».
Crescendo allevando nove cani, cosa di cui si definisce apertamente fiero e riconoscente, e osservando il bestiame dei suoi parenti, Giacomo afferma senza mezzi termini che gli animali rappresentano un grandissimo esempio di comportamento per l’ umanità: «Consideriamo i cani: sono animali fedeli e leali al padrone fino alla morte. Non vi è alcun rischio che ci abbandonino sul ciglio di una strada quando è ora di andare al mare con la famiglia o che ci lascino per sempre ad un parente perché sporchiamo il tappeto in salotto lasciatoci in eredità da una ricca zia. Una volta che stabiliscono un legame di affetto sono capaci di qualcosa che tutto sommato noi abbiamo ancora da qualche parte del nostro animo, ma che preferiamo ignorare o nascondere per apparire più accettabili nel nostro contesto umano. Siamo davvero sicuri che divenendo quel che siamo oggi ci siamo realmente evoluti da quel che eravamo come animali?».
Più in generale, prosegue dicendo che le varie specie animali hanno esigenze pari alle nostre: sentono la fame e la sete, il caldo e il freddo, e così via. Ma per vivere sfruttano le risorse della natura senza però abusarne e neppure distruggerle. Uccidono per mangiare oppure per difendersi, e hanno istintivamente cura della propria prole finché questa non si trova in condizione di fare da sola: «Noi abbiamo i governi, gli eserciti, le forze dell’ ordine, la finanza, le religioni, le scuole e tutto quello che riteniamo fondamentale per una società accettabile. Loro invece non hanno nulla di tutto questo, eppure in tutti i contesti hanno un comportamento nettamente migliore del nostro…».
Ecco quindi che da anni sostiene apertamente che nel momento in cui siamo diventati bipedi parlanti e senza pelo non ci siamo mai civilizzati davvero, pare piuttosto vero il contrario, quindi l’ idea di coltivare un rapporto diretto con gli animali costituisce un’ occasione particolarmente propizia, capace di indurre più persone a comprenderne la meraviglia e l’ essenza diretta: «Anche allevando animali di piccole dimensioni, come cani, gatti o polli con il tempo ci si rende conto che non esistono barriere tra una forma di vita e l’ altra, giungendo alla consapevolezza di essere parte della natura proprio come loro, senza immaginari livelli di superiorità aizzati dalle religioni, soprattutto quella ebraica, cristiana e musulmana, secondo i cui testi Dio avrebbe creato l’ uomo a propria immagine separandolo dalle altre creature, dandogli autorità su di esse. Un pensiero assolutamente ridicolo, promosso da guide spirituali umane! In realtà, in questo mondo siamo tutti collegati a tutto, così come la Terra è collegata all’ universo.».
Alla domanda su che cosa pensi in tema di dieta vegetariana e di caccia, fornisce un parere tutt’ altro che scontato: «Anche in questo campo posso fortunatamente rispondere per esperienza diretta, essendo stato strettamente vegetariano tra il 2009 e il 2012. La carne costituisce un alimento molto importante per noi umani, ma è anche vero che per cibarsene occorre uccidere uno o più animali, ecco perché io penso che ci si debba limitare ad un consumo dettato essenzialmente dalla necessità, e non dalla golosità. Allevare, macellare e cacciare gli animali non sono attività da demonizzare in quanto tali, perché anche i vegetariani si nutrono di forme di vita, ma chi le esercita dovrebbe regolarsi in base al reale fabbisogno della gente piuttosto che dal sogno di uno spropositato profitto commerciale, e soprattutto agire senza mai trascurare il benessere dell’ animale che cura e che in seguito sopprime.».

Oltre a cani e gatti, Giacomo afferma di amare moltissimo l’ asino, con cui negli ultimi anni ha stabilito un certo legame durante le sue scampagnate alla Trappa di Sordevolo e in occasione della visita nel novembre 2016 alla Fondazione Il Rifugio degli Asinelli ONLUS di Sala Biellese: «Ecco un esempio eclatante di animale particolarmente disonorato. Chissà perché il suo nome è ormai sinonimo di stupidità e ignoranza? Chi come me ha la fortuna di conoscere direttamente gli asini può confermare in tutta evidenza che si tratta di una creatura intelligente, mansueta, dolce e assai paziente, che trasmette serenità. E’ un animale molto buono, che non smette mai di insegnarmi qualcosa proprio come il cane. E mi ha sempre colpito molto che nel mito evangelico si riferisca che Gesù entrò per l’ ultima volta a Gerusalemme proprio sul dorso di questo animale, simbolo di umiltà e pace.».
Quello riguardante gli animali è un tema sentito molto seriamente da Giacomo, che afferma di avere perfino qualche idea su come riprenderlo nelle sue narrazioni fantascientifiche:
«Noi umani siamo animali, discendenti da altri animali, le scimmie. E ammettendo che la Terra sia uno degli infiniti mondi abitabili di questo universo, ipotesi scientificamente riconosciuta dalla comunità internazionale, alcuni ricercatori sostengono che la vita in tutto il cosmo pur avendo un’ origine comune si sia evoluta autonomamente, differenziandosi. Potrebbero quindi esserci pianeti popolati da generi umanoidi di discendenza rettiliana, canide, felina oppure ittica. Le possibilità sono illimitate, quindi per le mie storie fantascientifiche future ho preparato alcuni appunti in cui ho immaginato determinate civiltà aliene discendenti da alcuni animali che sul nostro piccolo mondo sono presenti ma rimasti a livelli primordiali: l’ idea è quella di combattere lo sciovinismo umano!».
Insomma, come dice l’ «inventore di storie», gli animali non sono esseri inferiori e spregevoli, da sfruttare a libero piacimento, ma nostri fratelli e compagni di viaggio in questo piccolo mondo, come noi figli della medesima Madre Natura e dotati di bisogni e percezione del dolore, e della stessa dignità che reclamiamo per noi stessi. E’ pertanto assurdo che patiscano tanto la nostra arroganza e le sue disastrose conseguenze, come la deforestazione, l’ urbanizzazione e la commercializzazione di prodotti di provenienza faunesca, destinate in futuro a rivoltarsi dolorosamente contro di noi: «Spero vivamente che l’ umanità comprenda in fretta di dover mutare atteggiamento, perché in fin dei conti siamo tuttora portati al bene nonostante la nostra miopia e ottusità, ma spesso nella mia mente si fa strada il pensiero che se il nostro genere dovesse estinguersi per gli animali sarebbe una vera liberazione…».

Giacomo Ramella Pralungo ai funerali di Vittorio Emanuele, ultimo erede al trono d’ Italia

Il feretro di Vittorio Emanuele condotto in Duomo; In virtù di problemi tecnici dei giorni scorsi, e scusandoci per il ritardo, pubblichia...