mercoledì 13 aprile 2022

Giacomo tra religione e fantascienza


Un insolito e affascinante connubio tra la fede e il più razionalista dei generi letterari, da cui non può che venire fuori qualcosa di assai intrigante. La fantascienza è infatti la categoria della scrittura letteraria più razionalista per eccellenza, in cui si specula sulla scienza, si lavora sulla logica, sulla coerenza, sulle cause e gli effetti dei fenomeni. Eppure, strano ma vero, spesso e volentieri la fantascienza ha toccato l’ argomento religioso scaturendo opere di livello altissimo. Sorseggiando una tazza dell’ amato caffè addolcito con miele e corretto con Amaro Montenegro, la celebre bevanda spiritosa a base di quaranta erbe aromatiche selezionate che nel 1896 venne dedicata alla principessa reale Elena Petrović-Njegoš, della famiglia reale montenegrina e futura Regina d’ Italia in quanto moglie di Re Vittorio Emanuele III, Giacomo Ramella Pralungo, romanziere e articolista, scherza sulle sue simpatie monarchiche: «Perfino da una tazza di caffè trapela il mio orientamento.». Ci mostra una copia di «Fantasma del passato» e «Sotto il cielo della Porta divina», suoi ultimi romanzi di fantascienza, affermando che si tratta di produzioni molto importanti per lui: «Può sembrare contraddittorio data la natura razionale della fantascienza, ma la religione è uno dei temi maggiormente trattati e persino apprezzati in questo genere letterario e cinematografico, e sotto quasi tutti gli aspetti. I punti di vista discordanti tra fede e ragione rappresentano solamente la base di un dibattito che il genere a cui mi dedico ha ampiamente contribuito ad alimentare, e senza spirito di polemica.».

Conoscendo la sua posizione in tema di religione e la sua predilezione per le metafore sociali, abbiamo approfittato della ricorrenza pasquale di quest’ anno per conversare con sul legame tra religione e fantascienza e il suo modo personale di trattarlo.


Innanzitutto, possiamo chiederle di ricordare la sua posizione in tema di religione?


«Per i primi vent’ anni della mia vita sono stato cattolico credente. Ero assolutamente convinto che esistesse un Dio infinitamente buono e onnipotente. Nel 2004, però, dopo alcuni eventi molto dolorosi della mia esistenza mi allontanai dalla fede e tra il 2006 e il 2017 ho seguito il Buddhismo, dapprima quello tibetano e poi lo Zen. Alla fine mi allontanai anche da quel celebre credo, avendo riscontrato più o meno le stesse contraddizioni che avevo notato già nel Cristianesimo. Ora mi sono definitivamente allontanato dalla religione, che mi pare essenzialmente un sistema tradizionale di credenze, rituali e preghiere fortemente legato alla mentalità di un popolo in una certa epoca, da cui è influenzato. Ora sono legato più propriamente alla spiritualità. Nel 2015 feci persino annullare il mio battesimo.».


Lei fa sempre una distinzione tra religione e spiritualità.


«Esatto. Come ho detto, la religione è un insieme di idee e valori a cui l individuo deve adeguarsi senza accertarsi della loro veridicità, mentre la spiritualità è la cura del nostro spirito. Tutti possono essere spirituali, perfino un ateo come me. La mia spiritualità si basa su ciò che mi rende felice, come stare in compagnia di un amico, scrivere, passeggiare nella natura, fare una mezz’ ora circa di meditazione ogni mattina, astenersi dal male, fare il bene e imparare dalle mie esperienze.

Io dico sempre che si può fare a meno della religione ma non della spiritualità.».


Per lei la religione da una parte è positiva perché dà tuttora conforto a milioni di persone al mondo, ma dall’ altra reca in sé un aspetto più negativo.


«Direi che si tratta di uno dei suoi aspetti più curiosi in assoluto. Conosco molte persone che traggono conforto e beneficio dalla convinzione che YHWH, Dio, Allāh, con i suoi angeli e profeti sia sempre con loro tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Eppure, al tempo stesso io noto tre problemi fondamentali: la fede, il settarismo e la teodipendenza. La fede porta a credere a princìpi che non possono e non devono mai essere messi in discussione, nemmeno nel caso in cui urtano con la nostra coscienza. Il settarismo rende il credente orgoglioso di vivere e praticare la sola realtà concepibile al mondo, quindi ritiene gli altri una massa di infedeli. La teodipendenza, da parte sua, induce il devoto ad affidarsi totalmente alla sua entità spirituale di riferimento, che supplica per ricevere aiuto e protezione, domandandosi che cosa essa possa fare per lui anziché credere in sé stesso e nelle proprie capacità interiori.».


Per contro, lei ha sempre subito il fascino della scienza e del suo metodo, nonché del suo fine ultimo, ossia la ricerca della verità.


«Come diceva sempre mia madre, la religione afferma mentre la scienza dimostra. Il metodo scientifico si basa sulla logica, che combina osservazione, deduzione e, spesso, abduzione o sillogismo, ossia il ragionamento concatenato di tipo dimostrativo teorizzato per la prima volta dal filosofo e scienziato Aristotele per arrivare invariabilmente alla comprensione della verità per via sperimentale oltre ogni ragionevole dubbio e opinione soggettiva. Quest’ analisi non finisce mai, perché la ricerca scientifica procede costantemente e ogni scoperta può essere confermata oppure superata da una nuova intuizione comprovata dai fatti. I dogmi religiosi invece funzionano in maniera opposta, più ristagnante, quindi io credo che la realtà della scienza sia più profonda e adatta alle esigenze umane, in continua evoluzione.».


Lei è appassionato di fantascienza fin da bambino, e molto di questa attrazione viene da sua madre e suo zio.

Finto Dio in «Star Trek V»;


«Oh, sì! Mia madre, classe 1943, era estimatrice di Jules Verne, e insieme a suo fratello maggiore vide uscire al cinema quando ancora erano ragazzini i grandi classici della fantascienza degli Anni Cinquanta. Me ne parlava con grande coinvolgimento come film che la colpirono molto e che le stimolarono l’ immaginazione. La cosa che più la impressionò fu il fatto che molti dei concetti visti in quelle produzioni sarebbero state ammesse dalla scienza, soprattutto la vita su altri mondi e i viaggi nello spazio. Credo che nessun genere al mondo sappia offrire altrettanto al suo pubblico.».


La sua forma mentis come autore deve molto a scrittori quali Herbert George Wells e Michael Crichton, oltre che a registi e produttori come George Lucas e Gene Roddenberry.


«La fantascienza è soprattutto analisi sociale e umana. Vuole ipotizzare le conseguenze che una scoperta scientifica o tecnologica può avere sulla società o il singolo individuo. Io sono fermamente convinto che la migliore fantascienza passi attraverso questi quattro grandi nomi. Wells, ad esempio, parlava di viaggi nel tempo e invasioni aliene per criticare la società vittoriana in cui nacque e si acculturò, un mondo i cui abitanti, infinitamente soddisfatti di sé stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro faccenduole, tranquilli nella loro sicurezza di essere padroni della materia. Una società divisa in due classi, i borghesi e gli operai, destinate a degenerare fino a perdere ogni barlume di umanità. Crichton, invece denunciava i rischi dell’ impiego per ragioni commerciali e ricreative di grandi discipline scientifiche come la genetica, che reputava in grado di fare più danni della bomba atomica. George Lucas immaginava l’ antica ed eterna lotta tra bene e male e tra democrazia e oppressione sulla base di antichi valori epici e cavallereschi amalgamati a una visione mistica, mentre Gene Roddenberry sognava un futuro di pace, uguaglianza, sviluppo tecnico e culturale, e di intercultura.

La fantascienza si rivolge direttamente all’ essere umano, di cui parla. Curiosamente, l’ elemento scientifico e tecnologico rappresenta semplicemente uno strumento per riflettere sulla meravigliosa esperienza umana.».


Come le è venuto in mente di argomentare a proposito di religione nei suoi libri di fantascienza?


«Il tema della religione in realtà non è una novità nella fantascienza, tutt’ altro. E’ stato trattato in determinati episodi delle varie serie di ‘Star Trek’ e soprattutto in quelle di ‘Guerre stellari’, ‘Stargate’ e ‘Dune’. Per non dimenticare quella di ‘Il pianeta delle scimmie’. Buona parte dei queste produzioni risalgono agli Anni Sessanta e Settanta. Io stesso, avendo avuto trascorsi molto intensi con la religione, ho pensato di trattarla a modo mio, indicandola come formidabile strumento di potere, magari supportata da determinati trucchi tecnologici particolarmente avanzati. Con ‘Fantasma del passato’ tratto il tema delle sette e delle religioni ufologiche, in quanto uno dei personaggi è un alieno che ha assunto sembianze umane facendosi passare per una divinità sfoggiando poteri particolari che derivano dai progressi tecnici del suo mondo, mentre in ‘Sotto il cielo della Porta divina’ mi cimento con quello della teocrazia, impostasi nella Terra del futuro, popolata dai discendenti di una stirpe di ibridi umano-alieni i cui alti dignitari politici e religiosi architettano con grande cura un mito religioso relativo alle origini del mondo capace di mascherare la realtà storica.

Fantascienza e religione sono più conciliabili di quanto si creda a una prima occhiata: tra pianeti lontani, altri universi, viaggi nel tempo, futuro prossimo o remoto, è molto facile chiedersi che cosa accadrebbe se, o anche cosa sarebbe accaduto se. La fantascienza è il genere migliore per divertirsi, fare corse sfrenate nell’ immaginazione ma anche, se vogliamo, soffermarsi a pensare…».


Non si può non tenere conto dell’ influenza che Frank Herbert ha avuto su di lei, con l’ imprescindibile serie di «Dune».

Frank Herbert;


«E’ vero, io devo moltissimo a quel grande genio che fu Frank Herbert con l’ esalogia di ‘Dune’, nella quale ha tratteggiato uno degli universi immaginari più complessi, coerenti e dettagliati di tutta la fantascienza, affrontando temi articolati quali la sopravvivenza umana, l’ evoluzione, l’ ecologia e naturalmente la commistione di religione, politica e potere in generale. Leggendo questa preziosa produzione letteraria mi si è aperto un mondo, e credo proprio di non esagerare quando dico che senza questo magnifico esempio oggi come autore sarei cieco, sordo, e muto.».


Inoltre, lei ha sempre evidenziato il potere della scienza e della tecnologia e il loro impatto sulle culture più primitive.


«Assolutamente sì. Chiunque abbia tra le mani la tecnologia ha il controllo del mondo. Gli antichi romani dominarono un Impero perché costruivano strade, mentre i mongoli avevano l’ arco e la freccia, i britannici vantavano le navi, Stati Uniti e Unione Sovietica la bomba atomica, e così via discorrendo. Agli occhi di una popolazione più primitiva, una tecnologia avanzata e sconosciuta rappresenta necessariamente qualcosa di mistico, di magico. E Arthur C. Clarke affermò che la magia è una scienza che ancora non abbiamo compreso.».


E’ vero che lei ritiene verosimile la teoria del paleocontatto?


«Sì, credo che non sia da rigettare a priori. A partire dalla metà del Novecento si sono diffuse varie teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà aliene e gli antichi popoli della Terra, come sumeri, egizi, indiani e precolombiani. E’ possibile che questi ipotetici antichi astronauti alieni siano stati venerati come divinità dai nostri antenati, perché dotati di un potere tecnologico e scientifico che sulla Terra era del tutto ignoto. Il tema calza a pennello con il connubio tra fantascienza e religione, a ben pensare.».


Tratterà ancora il tema della religione nei suoi libri?


«Sicuramente in uno, di cui ho buttato giù qualche appunto nei mesi scorsi. A grandi linee posso dire che racconterò di un mondo di umani discendenti di alcuni antichi terrestri portati da un’ aliena il cui genere visitò la Terra migliaia di anni fa ispirando il culto della Grande Madre, la celebre divinità femminile primordiale, rinvenibile in forme molto diversificate in una vasta gamma di culture, civiltà e popolazioni di varie aree del mondo a partire dalla Preistoria. In questo mondo, scoperto per caso da un gruppo di astronauti terrestri, vige una società matriarcale tuttora legato al culto della Grande Madre, che in realtà è l’ ultima esponente della sua razza, impegnata nella sua ripopolazione e che ha assunto caratteristiche analoghe al Custode visto nell’ episodio pilota di ‘Star Trek: Voyager’.

Ma credo che potrei sviluppare il tema anche in qualche altra narrazione, perché no?».


Domenica 17 aprile ci si appresta a celebrare la Pasqua cristiana. E’ vero che questa è una delle tante festività dalle origini pagane?


«Certamente, anche per il periodo in cui ricade e non solo per il suo valore dottrinario. La data di morte di Gesù non è determinabile con precisione, in quanto le indicazioni presenti nei documenti a disposizione, a cominciare dai Vangeli, sono insufficienti e persino in reciproca contraddizione. Sono concordi nel collocarla di venerdì, ma mentre per i tre sinottici questo giorno coincideva con la Pasqua ebraica, ossia il 15 Nisan, per Giovanni si trattava della vigilia di Pasqua, il 14 Nisan. Tra il 26 e 36 dopo Cristo, gli anni del mandato di Ponzio Pilato come Procurator Augusti in Giudea, vi sono solo tre date in cui il 14 Nisan è caduto di venerdì, ossia il 22 marzo 26, il 3 aprile 33 e il 30 marzo 36 secondo il calendario giuliano, che nell’ attuale calendario gregoriano corrispondono al 20 marzo, al 1º aprile e al 28 marzo. Ma per gli alti dignitari della Chiesa cristiana la deduzione del giorno esatto non è mai parso un problema urgente, e ne fecero una ricorrenza mobile.

La domenica di Pasqua è una festa celebrata da milioni di persone in tutto il mondo che onorano la Resurrezione di Gesù dalla morte, a tre giorni dalla sua Crocifissione sul Gòlgota.  La sua data viene calcolata di anno in anno per corrispondere alla prima domenica successiva alla luna piena dopo l’ equinozio di marzo, e si verifica in date diverse in tutto il mondo poiché le Chiese occidentali usano il calendario gregoriano, mentre quelle orientali usano il calendario giuliano. La maggior parte degli storici, compresi gli studiosi della Bibbia, concorda sul fatto che la Pasqua cristiana era in origine una festa pagana, non legata a Pesach, la festa che ricorda la liberazione del popolo ebraico dall’ Egitto dei faraoni e il suo esodo verso la Terra Promessa e viene erroneamente detta Pasqua ebraica. Una teoria sostiene che la storia pasquale della Crocifissione e della Resurrezione sia un simbolo di rinascita e rinnovamento e racconta il ciclo delle stagioni, la morte e il ritorno del sole. Sarebbe in tono con la celebrazione di Eastra, dea germanica della primavera, che ricadeva all’ equinozio di primavera, il 21 marzo, giorno in cui la luce è uguale all’ oscurità e continuerà a crescere. Come il portatore di luce, dopo un lungo inverno buio, la divinità era spesso raffigurata insieme con la lepre, un animale che rappresentava l’ arrivo della primavera e la fertilità della stagione.

Secondo il dizionario biblico di New Unger’s, la parola Pasqua è di origine sassone, e deriverebbe proprio dal nome di Eastra. Nell’ VIII secolo gli anglosassoni avrebbero adottato questo nome per designare la celebrazione della Resurrezione di Gesù quale Figlio di Dio.».


A proposito, lei quest’ anno sarà coinvolto nella nuova edizione della Passione di Cristo, a Sordevolo…


«Sì, certamente. Si tratta di una rappresentazione di teatro popolare che dal 1815 viene allestita con cadenza quinquennale dalla popolazione del paese di Sordevolo, a pochi chilometri a da casa mia. E’ un evento a cui mi sento legato da ben ventidue anni. Questa sarà la mia terza edizione, dopo quelle del 2000 e del 2005. Come nel 2000 sarò impegnato come comparsa, nei panni di un legionario del presidio romano. E’ un ruolo che ho sempre molto amato. Nel 2005 invece interpretavo Malco, personaggio citato nei Vangeli come servo del Gran sacerdote Caifa, che accompagna Giuda Iscariota insieme ad altri uomini quando vanno ad arrestare Gesù nel giardino del Getsemani. Non ditelo a nessuno, ma durante l’ interrogatorio da parte dei sacerdoti del Tempio di Gerusalemme ero proprio quel personaggio che dava uno schiaffo a Gesù per come osava rispondere ai saggi del Sinedrio (risata)!».


Si sente di dire qualcosa a chi è rimasto cristiano credente?


«Auguro una buona Pasqua a tutti, e spero che dopo due anni infernali, se non più di due, si possa finalmente scorgere la luce alla fine del tunnel. Rivolgo inoltre un pensiero alla tragedia della guerra in Ucraina. Esorto i governi di Russia e Ucraina alla comprensione reciproca, quello degli Stati Uniti a cessare la sua politica antirussa in Europa orientale e più in generale quelli occidentali a interrompere i rifornimenti di armi, chiara mossa a sostegno della lotta armata, in favore di un serio negoziato diplomatico, che per ovvie ragioni è l’ unica vera soluzione a questo disastro.».


La ringraziamo.


«Grazie a voi, è sempre un grande piacere.».

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