Un
insolito e affascinante connubio tra la fede e il più razionalista dei generi
letterari, da cui non può che venire fuori qualcosa di assai intrigante. La
fantascienza è infatti la categoria della scrittura letteraria più razionalista
per eccellenza, in cui si specula sulla scienza, si lavora sulla logica, sulla
coerenza, sulle cause e gli effetti dei fenomeni. Eppure, strano ma vero, spesso
e volentieri la fantascienza ha toccato l’ argomento religioso scaturendo opere
di livello altissimo. Sorseggiando una tazza dell’ amato caffè addolcito con
miele e corretto con Amaro Montenegro, la celebre bevanda spiritosa a base di
quaranta erbe aromatiche selezionate che nel 1896 venne dedicata alla
principessa reale Elena Petrović-Njegoš, della famiglia reale montenegrina e
futura Regina d’ Italia in quanto moglie di Re Vittorio Emanuele III, Giacomo
Ramella Pralungo, romanziere e articolista, scherza sulle sue simpatie
monarchiche: «Perfino da una tazza di caffè trapela il mio orientamento.». Ci
mostra una copia di «Fantasma del passato» e «Sotto il cielo della Porta
divina», suoi ultimi romanzi di fantascienza, affermando che si tratta di
produzioni molto importanti per lui: «Può sembrare contraddittorio data la
natura razionale della fantascienza, ma la religione è uno dei temi
maggiormente trattati e persino apprezzati in questo genere letterario e cinematografico,
e sotto quasi tutti gli aspetti. I punti di vista discordanti tra fede e
ragione rappresentano solamente la base di un dibattito che il genere a cui mi
dedico ha ampiamente contribuito ad alimentare, e senza spirito di polemica.».
Conoscendo
la sua posizione in tema di religione e la sua predilezione per le metafore
sociali, abbiamo approfittato della ricorrenza pasquale di quest’ anno per
conversare con sul legame tra religione e fantascienza e il suo modo personale
di trattarlo.
Innanzitutto,
possiamo chiederle di ricordare la sua posizione in tema di religione?
«Per
i primi vent’ anni della mia vita sono stato cattolico credente. Ero
assolutamente convinto che esistesse un Dio infinitamente buono e onnipotente.
Nel 2004, però, dopo alcuni eventi molto dolorosi della mia esistenza mi
allontanai dalla fede e tra il 2006 e il 2017 ho seguito il Buddhismo, dapprima
quello tibetano e poi lo Zen. Alla fine mi allontanai anche da quel celebre
credo, avendo riscontrato più o meno le stesse contraddizioni che avevo notato
già nel Cristianesimo. Ora mi sono definitivamente allontanato dalla religione,
che mi pare essenzialmente un sistema tradizionale di credenze, rituali e
preghiere fortemente legato alla mentalità di un popolo in una certa epoca, da
cui è influenzato. Ora sono legato più propriamente alla spiritualità. Nel 2015 feci persino annullare il mio battesimo.».
Lei
fa sempre una distinzione tra religione e spiritualità.
«Esatto. Come ho detto, la religione è un insieme di idee e valori a cui l’ individuo deve adeguarsi senza accertarsi della loro veridicità, mentre la spiritualità è la cura del nostro spirito. Tutti possono essere spirituali, perfino un ateo come me. La mia spiritualità si basa su ciò che mi rende felice, come stare in compagnia di un amico, scrivere, passeggiare nella natura, fare una mezz’ ora circa di meditazione ogni mattina, astenersi dal male, fare il bene e imparare dalle mie esperienze.
Io
dico sempre che si può fare a meno della religione ma non della spiritualità.».
Per
lei la religione da una parte è positiva perché dà tuttora conforto a milioni
di persone al mondo, ma dall’ altra reca in sé un aspetto più negativo.
«Direi
che si tratta di uno dei suoi aspetti più curiosi in assoluto. Conosco molte
persone che traggono conforto e beneficio dalla convinzione che YHWH, Dio, Allāh,
con i suoi angeli e profeti sia sempre con loro tutti i giorni, fino alla fine
del mondo. Eppure, al tempo stesso io noto tre problemi fondamentali: la fede,
il settarismo e la teodipendenza. La fede porta a credere a princìpi che non
possono e non devono mai essere messi in discussione, nemmeno nel caso in cui
urtano con la nostra coscienza. Il settarismo rende il credente orgoglioso di
vivere e praticare la sola realtà concepibile al mondo, quindi ritiene gli
altri una massa di infedeli. La teodipendenza, da parte sua, induce il devoto
ad affidarsi totalmente alla sua entità spirituale di riferimento, che supplica
per ricevere aiuto e protezione, domandandosi che cosa essa possa fare per lui
anziché credere in sé stesso e nelle proprie capacità interiori.».
Per
contro, lei ha sempre subito il fascino della scienza e del suo metodo, nonché
del suo fine ultimo, ossia la ricerca della verità.
«Come
diceva sempre mia madre, la religione afferma mentre la scienza dimostra. Il
metodo scientifico si basa sulla logica, che combina osservazione, deduzione e,
spesso, abduzione o sillogismo, ossia il ragionamento concatenato di tipo dimostrativo
teorizzato per la prima volta dal filosofo e scienziato Aristotele per arrivare
invariabilmente alla comprensione della verità per via sperimentale oltre ogni
ragionevole dubbio e opinione soggettiva. Quest’ analisi non finisce mai,
perché la ricerca scientifica procede costantemente e ogni scoperta può essere
confermata oppure superata da una nuova intuizione comprovata dai fatti. I
dogmi religiosi invece funzionano in maniera opposta, più ristagnante, quindi
io credo che la realtà della scienza sia più profonda e adatta alle esigenze
umane, in continua evoluzione.».
Lei
è appassionato di fantascienza fin da bambino, e molto di questa attrazione
viene da sua madre e suo zio.
Finto Dio in «Star Trek V»; |
«Oh,
sì! Mia madre, classe 1943, era estimatrice di Jules Verne, e insieme a suo
fratello maggiore vide uscire al cinema quando ancora erano ragazzini i grandi
classici della fantascienza degli Anni Cinquanta. Me ne parlava con grande
coinvolgimento come film che la colpirono molto e che le stimolarono l’
immaginazione. La cosa che più la impressionò fu il fatto che molti dei
concetti visti in quelle produzioni sarebbero state ammesse dalla scienza, soprattutto
la vita su altri mondi e i viaggi nello spazio. Credo che nessun genere al
mondo sappia offrire altrettanto al suo pubblico.».
La
sua forma mentis come autore deve
molto a scrittori quali Herbert George Wells e Michael Crichton, oltre che a registi
e produttori come George Lucas e Gene Roddenberry.
«La
fantascienza è soprattutto analisi sociale e umana. Vuole ipotizzare le
conseguenze che una scoperta scientifica o tecnologica può avere sulla società
o il singolo individuo. Io sono fermamente convinto che la migliore
fantascienza passi attraverso questi quattro grandi nomi. Wells, ad esempio,
parlava di viaggi nel tempo e invasioni aliene per criticare la società
vittoriana in cui nacque e si acculturò, un mondo i cui abitanti, infinitamente
soddisfatti di sé stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle
loro faccenduole, tranquilli nella loro sicurezza di essere padroni della
materia. Una società divisa in due classi, i borghesi e gli operai, destinate a
degenerare fino a perdere ogni barlume di umanità. Crichton, invece denunciava
i rischi dell’ impiego per ragioni commerciali e ricreative di grandi
discipline scientifiche come la genetica, che reputava in grado di fare più
danni della bomba atomica. George Lucas immaginava l’ antica ed eterna lotta
tra bene e male e tra democrazia e oppressione sulla base di antichi valori
epici e cavallereschi amalgamati a una visione mistica, mentre Gene Roddenberry
sognava un futuro di pace, uguaglianza, sviluppo tecnico e culturale, e di intercultura.
La
fantascienza si rivolge direttamente all’ essere umano, di cui parla.
Curiosamente, l’ elemento scientifico e tecnologico rappresenta semplicemente
uno strumento per riflettere sulla meravigliosa esperienza umana.».
Come
le è venuto in mente di argomentare a proposito di religione nei suoi libri di
fantascienza?
«Il
tema della religione in realtà non è una novità nella fantascienza, tutt’
altro. E’ stato trattato in determinati episodi delle varie serie di ‘Star Trek’
e soprattutto in quelle di ‘Guerre stellari’, ‘Stargate’ e ‘Dune’. Per non
dimenticare quella di ‘Il pianeta delle scimmie’. Buona parte dei queste
produzioni risalgono agli Anni Sessanta e Settanta. Io stesso, avendo avuto
trascorsi molto intensi con la religione, ho pensato di trattarla a modo mio,
indicandola come formidabile strumento di potere, magari supportata da
determinati trucchi tecnologici particolarmente avanzati. Con ‘Fantasma del
passato’ tratto il tema delle sette e delle religioni ufologiche, in quanto uno
dei personaggi è un alieno che ha assunto sembianze umane facendosi passare per
una divinità sfoggiando poteri particolari che derivano dai progressi tecnici
del suo mondo, mentre in ‘Sotto il cielo della Porta divina’ mi cimento con quello
della teocrazia, impostasi nella Terra del futuro, popolata dai discendenti di
una stirpe di ibridi umano-alieni i cui alti dignitari politici e religiosi
architettano con grande cura un mito religioso relativo alle origini del mondo
capace di mascherare la realtà storica.
Fantascienza
e religione sono più conciliabili di quanto si creda a una prima occhiata: tra
pianeti lontani, altri universi, viaggi nel tempo, futuro prossimo o remoto, è
molto facile chiedersi che cosa accadrebbe se, o anche cosa sarebbe accaduto se.
La fantascienza è il genere migliore per divertirsi, fare corse sfrenate nell’
immaginazione ma anche, se vogliamo, soffermarsi a pensare…».
Non
si può non tenere conto dell’ influenza che Frank Herbert ha avuto su di lei,
con l’ imprescindibile serie di «Dune».
Frank Herbert; |
«E’
vero, io devo moltissimo a quel grande genio che fu Frank Herbert con l’
esalogia di ‘Dune’, nella quale ha tratteggiato uno degli universi immaginari
più complessi, coerenti e dettagliati di tutta la fantascienza, affrontando
temi articolati quali la sopravvivenza umana, l’ evoluzione, l’ ecologia e
naturalmente la commistione di religione, politica e potere in generale.
Leggendo questa preziosa produzione letteraria mi si è aperto un mondo, e credo
proprio di non esagerare quando dico che senza questo magnifico esempio oggi
come autore sarei cieco, sordo, e muto.».
Inoltre,
lei ha sempre evidenziato il potere della scienza e della tecnologia e il loro
impatto sulle culture più primitive.
«Assolutamente
sì. Chiunque abbia tra le mani la tecnologia ha il controllo del mondo. Gli
antichi romani dominarono un Impero perché costruivano strade, mentre i mongoli
avevano l’ arco e la freccia, i britannici vantavano le navi, Stati Uniti e Unione
Sovietica la bomba atomica, e così via discorrendo. Agli occhi di una
popolazione più primitiva, una tecnologia avanzata e sconosciuta rappresenta
necessariamente qualcosa di mistico, di magico. E Arthur C. Clarke affermò che la
magia è una scienza che ancora non abbiamo compreso.».
E’
vero che lei ritiene verosimile la teoria del paleocontatto?
«Sì,
credo che non sia da rigettare a priori. A partire dalla metà del Novecento si sono
diffuse varie teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà aliene e gli
antichi popoli della Terra, come sumeri, egizi, indiani e precolombiani. E’
possibile che questi ipotetici antichi astronauti alieni siano stati venerati
come divinità dai nostri antenati, perché dotati di un potere tecnologico e
scientifico che sulla Terra era del tutto ignoto. Il tema calza a pennello con
il connubio tra fantascienza e religione, a ben pensare.».
Tratterà
ancora il tema della religione nei suoi libri?
«Sicuramente
in uno, di cui ho buttato giù qualche appunto nei mesi scorsi. A grandi linee
posso dire che racconterò di un mondo di umani discendenti di alcuni antichi
terrestri portati da un’ aliena il cui genere visitò la Terra migliaia di anni
fa ispirando il culto della Grande Madre, la celebre divinità femminile
primordiale, rinvenibile in forme molto diversificate in una vasta gamma di
culture, civiltà e popolazioni di varie aree del mondo a partire dalla Preistoria.
In questo mondo, scoperto per caso da un gruppo di astronauti terrestri, vige una
società matriarcale tuttora legato al culto della Grande Madre, che in realtà è
l’ ultima esponente della sua razza, impegnata nella sua ripopolazione e che ha
assunto caratteristiche analoghe al Custode visto nell’ episodio pilota di ‘Star
Trek: Voyager’.
Ma
credo che potrei sviluppare il tema anche in qualche altra narrazione, perché
no?».
Domenica
17 aprile ci si appresta a celebrare la Pasqua cristiana. E’ vero che questa è
una delle tante festività dalle origini pagane?
«Certamente,
anche per il periodo in cui ricade e non solo per il suo valore dottrinario. La
data di morte di Gesù non è determinabile con precisione, in quanto le
indicazioni presenti nei documenti a disposizione, a cominciare dai Vangeli,
sono insufficienti e persino in reciproca contraddizione. Sono concordi nel
collocarla di venerdì, ma mentre per i tre sinottici questo giorno coincideva
con la Pasqua ebraica, ossia il 15 Nisan, per Giovanni si trattava della
vigilia di Pasqua, il 14 Nisan. Tra il 26 e 36 dopo Cristo, gli anni del
mandato di Ponzio Pilato come Procurator Augusti in Giudea, vi sono solo tre
date in cui il 14 Nisan è caduto di venerdì, ossia il 22 marzo 26, il 3 aprile
33 e il 30 marzo 36 secondo il calendario giuliano, che nell’ attuale
calendario gregoriano corrispondono al 20 marzo, al 1º aprile e al 28 marzo. Ma
per gli alti dignitari della Chiesa cristiana la deduzione del giorno esatto non
è mai parso un problema urgente, e ne fecero una ricorrenza mobile.
La
domenica di Pasqua è una festa celebrata da milioni di persone in tutto il
mondo che onorano la Resurrezione di Gesù dalla morte, a tre giorni dalla sua Crocifissione
sul Gòlgota. La sua data viene calcolata
di anno in anno per corrispondere alla prima domenica successiva alla luna
piena dopo l’ equinozio di marzo, e si verifica in date diverse in tutto il
mondo poiché le Chiese occidentali usano il calendario gregoriano, mentre quelle
orientali usano il calendario giuliano. La maggior parte degli storici,
compresi gli studiosi della Bibbia, concorda sul fatto che la Pasqua cristiana
era in origine una festa pagana, non legata a Pesach, la festa che ricorda la
liberazione del popolo ebraico dall’ Egitto dei faraoni e il suo esodo verso la
Terra Promessa e viene erroneamente detta Pasqua ebraica. Una teoria sostiene
che la storia pasquale della Crocifissione e della Resurrezione sia un simbolo
di rinascita e rinnovamento e racconta il ciclo delle stagioni, la morte e il
ritorno del sole. Sarebbe in tono con la celebrazione di Eastra, dea germanica
della primavera, che ricadeva all’ equinozio di primavera, il 21 marzo, giorno
in cui la luce è uguale all’ oscurità e continuerà a crescere. Come il
portatore di luce, dopo un lungo inverno buio, la divinità era spesso
raffigurata insieme con la lepre, un animale che rappresentava l’ arrivo della
primavera e la fertilità della stagione.
Secondo
il dizionario biblico di New Unger’s, la parola Pasqua è di origine sassone, e
deriverebbe proprio dal nome di Eastra. Nell’ VIII secolo gli anglosassoni avrebbero
adottato questo nome per designare la celebrazione della Resurrezione di Gesù
quale Figlio di Dio.».
A
proposito, lei quest’ anno sarà coinvolto nella nuova edizione della Passione
di Cristo, a Sordevolo…
«Sì,
certamente. Si tratta di una rappresentazione di teatro popolare che dal 1815 viene
allestita con cadenza quinquennale dalla popolazione del paese di Sordevolo, a
pochi chilometri a da casa mia. E’ un evento a cui mi sento legato da ben
ventidue anni. Questa sarà la mia terza edizione, dopo quelle del 2000 e del
2005. Come nel 2000 sarò impegnato come comparsa, nei panni di un legionario
del presidio romano. E’ un ruolo che ho sempre molto amato. Nel 2005 invece
interpretavo Malco, personaggio citato nei Vangeli come servo del Gran
sacerdote Caifa, che accompagna Giuda Iscariota insieme ad altri uomini quando
vanno ad arrestare Gesù nel giardino del Getsemani. Non ditelo a nessuno, ma
durante l’ interrogatorio da parte dei sacerdoti del Tempio di Gerusalemme ero
proprio quel personaggio che dava uno schiaffo a Gesù per come osava rispondere
ai saggi del Sinedrio (risata)!».
Si sente di dire qualcosa a chi è rimasto cristiano credente?
«Auguro
una buona Pasqua a tutti, e spero che dopo due anni infernali, se non più di
due, si possa finalmente scorgere la luce alla fine del tunnel. Rivolgo inoltre
un pensiero alla tragedia della guerra in Ucraina. Esorto i governi di Russia e
Ucraina alla comprensione reciproca, quello degli Stati Uniti a cessare la sua
politica antirussa in Europa orientale e più in generale quelli occidentali a
interrompere i rifornimenti di armi, chiara mossa a sostegno della lotta armata,
in favore di un serio negoziato diplomatico, che per ovvie ragioni è l’ unica
vera soluzione a questo disastro.».
La
ringraziamo.
«Grazie
a voi, è sempre un grande piacere.».
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