venerdì 2 agosto 2024

Il viaggio di Giacomo nel «Mondo piccolo» di Don Camillo


Giacomo Ramella a Brescello;

Da anni appassionato della celeberrima serie cinematografica di Don Camillo, una produzione italofrancese, Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e articoli storici, culturali e scientifici, si è recato a Brescello e Busseto, ove ha visitato i luoghi delle riprese e incontrato il figlio di Giovannino Guareschi, Alberto, che gli ha concesso un’ intervista…


Giacomo Ramella Pralungo ha uno sguardo entusiasta e un largo sorriso nel mostrare le fotografie scattate a Brescello e quella che lo ritrae con Alberto Guareschi. E lo ammette sinceramente: «Sono i luoghi della serie cinematografica con Fernandel e Gino Cervi, che ho visto molte volte sullo schermo, e lui è il figlio di Giovannino, il celebre giornalista e umorista parmense passato alla storia per la serie di ‘Mondo piccolo’ che ha per protagonisti Don Camillo e Peppone. E’ una persona molto cordiale, disponibile e preparata, di cui ho molto apprezzato la semplicità, l’ impegno e la serietà. Porta avanti splendidamente l’ eredità culturale del padre, che è davvero vasta e articolata e negli anni ha richiesto grande attenzione e ricerca. In questo è molto aiutato dalle due figlie, di cui ho conosciuto Antonia che è venuta molte volte nella mia Biella e ne ha un ricordo così bello e sentito che mi sono commosso. Li ammiro molto, li considero un vero esempio della valorizzazione della cultura che in Italia dà risultati importanti se svolta come si deve, e mai mi sarei aspettato di conoscere di persona figlio e nipote del grande Giovannino! Lui stesso fu un grande della letteratura italiana e, prima di tutto, un uomo ammirevole in quanto spirito libero sempre pronto a dare ascolto alla propria coscienza anziché alle convenzioni: una preziosa qualità che ha trasmesso ai suoi più celebri personaggi, Don Camillo e Peppone.».

Libreria di Giovannino Guareschi, Roncole Verdi;


Gli chiediamo come si sia imbattuto nel famoso scrittore della Bassa, al che l’ autore biellese risponde: «Nel 2010, quando ancora vivevo in Africa occidentale e tornavo a Biella in occasione delle festività natalizie, un caro amico che ora è morto mi prestò il libro ‘Don Camillo’, edito nel 1948 e primo della fortunata serie che lo avrebbe reso tanto popolare. Purtroppo le circostanze non mi permisero di leggere quel testo, che peraltro era abbondante, ma mi ripromisi di rimediare al più presto perché ne conoscevo il pregio. Qualche anno dopo, nel 2014, un altro amico mi diede una chiave USB con alcuni film scaricati dalla rete, molti di essi classici del cinema italiano ma anche straniero. Tra questi vi era la serie cinematografica con Fernandel e Gino Cervi tratta dai libri di Guareschi. La vidi e rimasi definitivamente colpito dal riuscito ritratto dell’ Italia del secondo dopoguerra che ne emergeva, fatto di ironia, simpatia e buonsenso in tempi duri e di forte polemica sociale e politica portata avanti dai pilastri della vita nazionale, ossia democristiani, comunisti e clero cattolico.».

Visita al Museo Peppone e Don Camillo;


Una passione che lo accompagna ancora oggi, e che nel tempo lo ha portato a fare molta ricerca su chi fu Guareschi e, nel 2023, a leggere finalmente «Don Camillo», preso in prestito alla biblioteca civica di Pollone, paesello confinante con il suo, onorando il vecchio amico defunto nel frattempo, mentre tra la fine dello stesso anno e l’ inizio del 2024 acquistò la riedizione dei sette libri di «Mondo piccolo» uscita in edicola: «Venni casualmente a sapere che sarebbero usciti uno per settimana, e non potei resistere! Guareschi ha uno stile di scrittura semplice e gradevole, nei suoi libri tocca temi quotidiani e, più in generale, tipici della vita delle persone, in cui tutti i lettori possono riconoscersi. Nelle vicende di ‘Mondo piccolo’ in particolare io vedo molte cose vere sull’ Italia e gli italiani del tempo, di cui gli anziani che ho conosciuto mi hanno a lungo e piacevolmente parlato raccontandomi i loro ricordi. Questo grande scrittore della Bassa è stato abile nel pennellare un quadro vasto e dettagliato in chiave ironica, essendo convinto che si debba imparare a ridere di sé stessi e ad agire secondo la propria coscienza, senza attenersi alle consuetudini o addirittura voltare gabbana a seconda del momento.».

Sotto il crocifisso parlante;


Il 28 dicembre 2023, prosegue il romanziere e articolista, il professor Alessandro Barbero andò in visita alla biblioteca civica di Biella per la presentazione di un suo libro, e un caro amico che in quei giorni era assessore alla cultura del comune di Biella e aveva conosciuto Alberto, gli diede la possibilità di contattarlo: «Ho tentennato per qualche tempo, per ovvie ragioni. Volevo essere adeguatamente preparato prima di stabilire un contatto, non volevo passare per il solito semplice ammiratore. Il mio amico assessore mi ha detto che Alberto, dalla morte della sorella Carlotta nel 2015, era rimasto solo con le due figlie a curare la Casa - Archivio Guareschi di Roncole Verdi, frazione di Busseto, in provincia di Parma, la stessa ove nacque Giuseppe Verdi e il padre Giovannino è sepolto. Solo a giugno di quest’ anno l’ ho infine contattato telefonicamente, avendo la bella opportunità di parlare con la figlia Antonia, e durante la cordiale conversazione è nata l’ idea di realizzare un’ intervista da far uscire sui giornali di Biella, complice una visita di Alberto nel 1993 nella nostra città per un evento culturale in occasione della quale fu ospite della municipalità. Insieme all’ intervista, che ho fatto uscire sia su ‘Newsbiella’ che su ‘Il Biellese’, ho realizzato anche un pezzo sui biellesi che negli anni hanno visitato il Museo Peppone e Don Camillo di Brescello.». Proprio alla fine della preparazione di questo lavoro sui giornali, Giacomo ha saputo che a Brescello si sarebbero tenuti i provini in previsione di un film su Guareschi diretto da Andrea Porporati, regista e produttore: «Mi sono immediatamente recato in treno a Brescello martedì 30 luglio, partecipando al provino, e appena finito ho visitato il Museo Peppone e Don Camillo. Il giorno dopo sono stato da Alberto a Busseto.».

La tomba di Guareschi, a Roncole Verdi;


Alla domanda di come sia stato visitare il paese cinematografico del parroco irascibile e manesco ma buono e generoso, dalla forte vena anticonformista, a Giacomo brillano gli occhi: «E’ stata un’ esperienza fondamentale per me, ciò che ho più volte visto in televisione e letto nel primo libro è infatti divenuto reale! Per prima cosa ho partecipato al provino per il film biografico ‘Giovannino Guareschi’, prodotto da ANELE in collaborazione con la RAI e diretto da Andrea Porporati, e che ricoprirà il periodo dal 1943 al 1952, cioè dall’ arresto e la prigionia nel lager nazisti fino all’ uscita del film ‘Don Camillo’. Poi ho visitato il Museo Peppone e Don Camillo, ricco di materiale fotografico e di scena come gli scatti durante le riprese con didascalie che spiegano le tappe fondamentali della produzione e oggetti di scena come il tavolo che il parroco tira in testa ai giovani comunisti venuti dalla città, la grande tonaca del terzo film, il bastone di pioppo che si porta in Vaticano, il fucile, le biciclette e il sidecar, il simbolo della falce e martello che il gruppo comunista porta con sé in Unione Sovietica. La direzione del Museo ha cercato di avere anche il crocifisso parlante, ma il parroco è stato inflessibile e oggi è possibile scorgerlo in una saletta alla sinistra dell’ ingresso della chiesa parrocchiale. Dopo il Museo ho visitato la piazza, in cui la parrocchia e il comune che si guardano dai due lati opposti; sono stato in chiesa, ove ho visto e toccato il leggendario crocifisso parlante, esperienza molto forte! Ho visto poi le statue di Don Camillo e Peppone che si guardano da lontano, passeggiato nei celebri viali con i portici, sono stato sotto la campana Sputnik, ho visto il carro armato e la locomotiva, e infine ho visitato la Madonna del Borghetto. Quando sono arrivato al Bed and breakfast ove mi ero prenotato ho poi avuto una bella sorpresa: sorgeva nel luogo in cui in ‘Don Camillo e l’ onorevole Peppone’ partono con il carro armato che era rimasto nascosto sotto un cumulo di fascine fin dal 1945, e di cui ora devono urgentemente disfarsi per evitare guai con le autorità (risata)! Insomma, quando rivedrò i film e inizierò a leggere i libri sarò personalmente coinvolto, ricorderò luoghi che ho visto con i miei occhi! Questo viaggio è stata un’ opportunità di arricchimento che ogni vero estimatore di quest’ epopea dovrebbe fare, è un po’ come andare a Gerusalemme e dintorni o alla Mecca per ebrei, cristiani e musulmani.».

Con Alberto Guareschi, Roncole Verdi;


E, soprattutto, questo viaggio lo ha condotto all’ incontro con la famiglia Guareschi, che Giacomo narra sorridendo con entusiasmo: «E’ stato davvero un grande onore, ve lo garantisco! Non me lo sarei mai aspettato, sono sincero. Ho stretto la mano di Alberto e visitato la Casa - Archivio, posta nella vecchia osteria pensata e aperta da Giovannino nel 1957 e che oggi tramanda il ricordo della sua opera letteraria e culturale. Ho dialogato con Alberto ricordando suo papà e ciò che ha rappresentato: secondo lui fu molto apprezzato dal pubblico, e lo è tuttora, perché ebbe l’ idea geniale di ‘inventare il vero’, cioè di basarsi sui valori semplici e concreti della vita e ambientarli nelle realtà locali, in cui noi tutti viviamo, immaginando il meno possibile. Perfino i suoi personaggi erano basati su cose e persone vere. In questo abbiamo entrambi concordato che era molto vicino a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, che ironizzavano sulle cose quotidiane, ricche di significato, e addirittura interpretando sé stessi. Abbiamo anche toccato il tema della prigionia nei lager nazisti: Giovannino rifiutò di arruolarsi per la Repubblica Sociale Italiana e fu mandato a Częstochowa e Beniaminów, in Polonia, e poi a Wietzendorf e Sandbostel, in Germania, mentre il mio bisnonno paterno dopo l’ 8 settembre 1943 fu internato ad Auschwitz perché italiano residente in Francia, che allora era territorio del Terzo Reich. Questo ci ha portati a condividere il pensiero secondo cui le dittature o totalitarismi sono sempre fenomeni che coinvolgono più persone, sarebbe riduttivo dare tutta la colpa al solo dittatore perché non può agire da solo, senza una schiera di gerarchi anche più fanatici di lui o una folla osannante sempre pronta ad acclamarlo. Gandhi in India lo confermò con la disobbedienza civile contro l’ Impero britannico, la maggiore potenza dell’ epoca.». E una delle vignette più suggestive di Giovannino toccò proprio la contraddizione dell’ antifascismo italiano, dettaglio che Giacomo riferisce divertito: «Alberto mi ha raccontato di questa caricatura in cui Giovannino ritrasse due uomini in mongolfiera su due Italie distinte, una fascista e l’ altra antifascista. Questi due personaggi osservano dall’ alto e in sicurezza l’ evolversi della situazione, evidentemente in attesa di fare l’ atterraggio nel luogo più opportuno (risata)! Proprio come disse Sir Winston Churchill, che in quegli anni ironizzò sul fatto che un giorno in Italia vi fossero quarantacinque milioni di fascisti mentre il giorno successivo vi fossero quarantacinque milioni di antifascisti e partigiani benché dai censimenti non risultassero novanta milioni di italiani…».

Alberto dedica le copie dei libri di Don Camillo;


Ci mostra i sette libri della serie di ‘Mondo piccolo’, con una certa emozione: «Questo incontro mi ha veramente toccato il cuore. E’ stata innanzitutto un’ esperienza personale. Alberto ha firmato una dedica a tutte le mie copie dei libri di Don Camillo, che ora sento infinitamente arricchite. Io gli ho donato una copia del mio ‘L’ angelo custode’, che ho scelto con attenzione tra tutti gli altri, ovviamente accompagnato da dedica. Alberto mi ha detto che l’ avrebbe inserito nella biblioteca della sua associazione, il Club dei Trentatré di cui peraltro è membro Giuseppe Sacchi, il fondatore di Telebiella, la prima TV privata italiana, e guarda caso di Biella! Sacchi fu peraltro uno dei pochi a presenziare al funerale di Giovannino, che ovviamente fu evitato dalle persone importanti e famose. Ho davvero avuto un’ opportunità rara e preziosa, non mi sembra vero! Sono onorato davvero. Sua figlia Antonia è una piacevole conversatrice, mi ha parlato del bel ricordo di Biella e delle sue amicizie tra i biellesi, il mondo è davvero piccolo! Sono veramente lieto di aver incontrato persone magnifiche con cui ho toccato molti argomenti di grande interesse, sento di aver fatto un’ esperienza fondamentale nel mio percorso di vita e culturale: sono queste le cose che fanno crescere! Ho imparato molto e iniziato a comprendere di più la vastità del cosiddetto ‘Mondo piccolo’ che Giovannino ci presentò con entusiasmo e amore dal 1948 in poi.».

Il primo libro della serie, con dedica;


Dopo l’ incontro con Alberto e Antonia, il giovane autore di Biella si è recato al vicino cimitero, visitando la tomba di Giovannino. Ne parla con vivo coinvolgimento: «E’ stata una tappa assolutamente importante, che non poteva mancare. Ha davvero completato l’ esperienza del mio viaggio. Dopo aver calcato i luoghi della serie cinematografica sulla via di Fernandel e Gino Cervi e aver incontrato suo figlio, mi sono recato al suo luogo di sepoltura. Volete sapere che cosa ho provato alla sua tomba? Ho percepito una grande forza osservando la lapide con la scultura del suo volto dai tratti duri, gli occhi espressivi e i celebri folti baffoni. Ho avvertito quanto quest’ uomo dovesse essere saldo e convinto di ciò che pensava, faceva e diceva. Credo che la sua sola presenza imponesse rispetto, e al tempo stesso emanasse bontà, positività e simpatia.».

L’ intervista su «Il Biellese»;


Per il giovane autore di Biella, Guareschi è una firma di cui l’ Italia dovrebbe andare particolarmente fiera, un degno esempio del nostro importante e vasto patrimonio culturale e letterario, eppure, come spesso accade, non viene valorizzato quanto meriterebbe dalle istituzioni culturali e politiche: «Ne ho parlato con Alberto, che subito ha concordato aggiungendo che suo padre paga tuttora il fatto di non essersi mai piegato agli schemi e al sistema, dava infatti fastidio perché ragionava con la propria testa, non seguiva le consuetudini e diceva sempre quello che pensava, spesso esprimendo forti critiche alle alte personalità: è noto che con Alcide De Gasperi ebbe rapporti piuttosto tesi! Le sue opere hanno venduto venti milioni di copie e sono state tradotte in molte lingue. Hanno raggiunto tutta l’ Europa così come l’ America e l’ Asia. Insomma, parliamo di un autore arrivato ad un pubblico veramente vasto e variegato a cui ha saputo comunicare qualcosa di importante. Se i dignitari politici e culturali lo disdegnarono, la gente comune lo apprezzò molto. Fu uno spirito libero, un anticonformista, ma di fermi principi e sempre in polemica con i potenti, fossero essi democristiani, comunisti e sacerdoti cattolici: per lui infatti il primo dovere di una persona è ascoltare la propria coscienza, agire secondo la propria esperienza diretta anziché secondo le consuetudini o ciò che dicono gli altri. Amante della libertà, devoto cattolico, convinto monarchico e patriota, reduce dei lager nazisti: le sue molte opere toccarono tutti questi temi con semplice e gradevolissima ironia, era infatti convinto che ridere fosse importante e che far ridere fosse una cosa seria. Nelle nostre scuole, però, non viene mai insegnato come si dovrebbe, neppure al liceo se non in occasione di qualche rara eccezione costituita da qualche oculato insegnante o dirigente scolastico che prende l’ iniziativa! Dovrebbe invece avere un degno posto accanto ad Alessandro Manzoni e tanti altri autori classici italiani anche solo per l’ importanza che il principio dell’ umanità e del libero arbitrio riveste nelle sue narrazioni, specialmente l’ epopea di Don Camillo...».

2 commenti:

  1. non sono mai stata un'amante dei film di Don Camillo, ma ho amato i libri di Guareschi. La prima volta he lessi "Don Camillo" avevo 10 anni e mi piacque tantissimo e in seguito non ne persi uno. Apprezzo e ammiro Guareschi scrittore, così semplice, diretto, sincero e ironico. Dopo aver letto l'articolo ho scoperto qualcosa in più grazie all'entusiasmo con cui Giacomo ha raccontato la sua esperienza.

    RispondiElimina
  2. La serie cinematografica non suscitò molto l' entusiasmo di Giovannino, che disse spesso di trovarla leggera e impoverita a causa del volere della Chiesa e del PCI, che si intromisero nella produzione. Guareschi scrisse in modo semplice e diretto di un mondo fatto di maniere schiette eppure buono. Lui stesso era così! Grazie per l' apprezzamento, Maria. Se riesco ad avvicinare le persone al Piccolo mondo non posso che esserne lieto.

    RispondiElimina

«La fantascienza mi accompagna con grande passione»

Il 2 gennaio si celebra la Giornata nazionale della fantascienza, una data scelta in ricordo del compleanno di Isaac Asimov, figura di gra...