Oltre
ad esprimersi a sostegno della tutela dell’ ambiente, che definisce «casa
comune di tutte le forme di vita sulla Terra, nonché patrimonio essenziale da
custodire contrariamente a qualsivoglia interesse industriale e commerciale»,
Giacomo Ramella Pralungo, romanziere di fantascienza e articolista storico con
otto libri e numerosi articoli tra giornali locali e il suo sito personale al
suo attivo, è da sempre un animalista convinto, sebbene preferisca definirsi
più propriamente «amico degli animali». Come lui stesso afferma ridacchiando
ironicamente sedendosi su di uno sgabello in cortile e accarezzando i sue due
cani, che si avvicinano scodinzolando: «Se mi è consentito di parlare con
sincerità, credo proprio di essere assai più animalista e ambientalista delle
persone che vediamo abitualmente in televisione, ossia gente iscritta ad
associazioni che per quanto sensibilizzino l’ opinione pubblica sono soggette
all’ influenza di una o più correnti politiche, scagliandosi contro obiettivi
mirati a seconda delle esigenze del momento. Non dico che questi movimenti
siano a priori una cosa negativa, tutt’ altro, sono invece sicuro che la vita
animale, così come quella vegetale, vada sostenuta soprattutto nella quotidianità,
e con costanza, senza alcun bisogno di ricevere una tessera associativa: il
risultato sarebbe infinitamente superiore di quello abitualmente pronosticato dalle
leghe e le relative campagne trasmesse dai mezzi di comunicazione.».
Giacomo
Ramella Pralungo spiega che nel nostro vocabolario abituale, il termine «animale»
riveste un significato negativo, persino dispregiativo: tutto ciò che è animale
viene screditato, guardato con disapprovazione, in quanto rappresenta tutto ciò
che ci siamo lasciati alle spalle con l’ evoluzione: «Ora noi siamo umani,
assolutamente convinti di essere migliori delle scimmie da cui discendiamo, e
delle altre forme animali. Ahimè, temo proprio che invece dovremmo farci un
serio esame di coscienza e rivalutare l’ idea che abbiamo su noi stessi e sui
nostri fratelli animali!».
Lo
scrittore racconta di essere nato e vissuto allevando cani, analogamente al
padre, e afferma di avere avuto la fortuna di vivere in campagna, in mezzo a
due cascinali, ove ha osservato le mucche, le galline, i conigli, i maiali e
talvolta le anatre allevati dai prozii e i cugini contadini: «Osservando questi
allevamenti, fin da bambino ho compreso un po’ alla volta il nostro legame con
la natura e gli animali, da cui i miei lontani parenti traggono il latte, le
uova e la carne. Sono cose molto importanti per noi, ecco quindi l’ esigenza
pratica di trattare con rispetto e anche gratitudine gli animali, senza i quali
perderemmo una parte fondamentale della nostra alimentazione.».
Non
si tratta però soltanto di una questione materiale, ma anche e soprattutto di
principio: «Gli animali hanno il nostro stesso diritto di vivere bene, senza
soffrire. La natura infatti non ha mai dato la precedenza al genere umano, che
detto tra noi è l’ ultimo arrivato. Non esistono scale gerarchiche, le
distinzioni tra loro e noi si trovano solo nella nostra mente, dettate dalle
ingannevoli alchimie dell’ orgoglio.».
Crescendo
allevando nove cani, cosa di cui si definisce apertamente fiero e riconoscente,
e osservando il bestiame dei suoi parenti, Giacomo afferma senza mezzi termini
che gli animali rappresentano un grandissimo esempio di comportamento per l’ umanità:
«Consideriamo i cani: sono animali fedeli e leali al padrone fino alla morte.
Non vi è alcun rischio che ci abbandonino sul ciglio di una strada quando è ora
di andare al mare con la famiglia o che ci lascino per sempre ad un parente
perché sporchiamo il tappeto in salotto lasciatoci in eredità da una ricca zia.
Una volta che stabiliscono un legame di affetto sono capaci di qualcosa che
tutto sommato noi abbiamo ancora da qualche parte del nostro animo, ma che
preferiamo ignorare o nascondere per apparire più accettabili nel nostro
contesto umano. Siamo
davvero sicuri che divenendo quel che siamo oggi ci siamo realmente evoluti da
quel che eravamo come animali?».
Più
in generale, prosegue dicendo che le varie specie animali hanno esigenze pari
alle nostre: sentono la fame e la sete, il caldo e il freddo, e così via. Ma per
vivere sfruttano le risorse della natura senza però abusarne e neppure
distruggerle. Uccidono per mangiare oppure per difendersi, e hanno
istintivamente cura della propria prole finché questa non si trova in
condizione di fare da sola: «Noi abbiamo i governi, gli eserciti, le forze
dell’ ordine, la finanza, le religioni, le scuole e tutto quello che riteniamo
fondamentale per una società accettabile. Loro invece non hanno nulla di tutto
questo, eppure in tutti i contesti hanno un comportamento nettamente migliore
del nostro…».
Ecco
quindi che da anni sostiene apertamente che nel momento in cui siamo diventati
bipedi parlanti e senza pelo non ci siamo mai civilizzati davvero, pare
piuttosto vero il contrario, quindi l’ idea di coltivare un rapporto diretto
con gli animali costituisce un’ occasione particolarmente propizia, capace di
indurre più persone a comprenderne la meraviglia e l’ essenza diretta: «Anche
allevando animali di piccole dimensioni, come cani, gatti o polli con il tempo
ci si rende conto che non esistono barriere tra una forma di vita e l’ altra, giungendo
alla consapevolezza di essere parte della natura proprio come loro, senza
immaginari livelli di superiorità aizzati dalle religioni, soprattutto quella
ebraica, cristiana e musulmana, secondo i cui testi Dio avrebbe creato l’ uomo
a propria immagine separandolo dalle altre creature, dandogli autorità su di
esse. Un pensiero assolutamente ridicolo, promosso da guide spirituali umane!
In realtà, in questo mondo siamo tutti collegati a tutto, così come la Terra è
collegata all’ universo.».
Alla
domanda su che cosa pensi in tema di dieta vegetariana e di caccia, fornisce un
parere tutt’ altro che scontato: «Anche in questo campo posso fortunatamente
rispondere per esperienza diretta, essendo stato strettamente vegetariano tra
il 2009 e il 2012. La carne costituisce un alimento molto importante per noi
umani, ma è anche vero che per cibarsene occorre uccidere uno o più animali,
ecco perché io penso che ci si debba limitare ad un consumo dettato
essenzialmente dalla necessità, e non dalla golosità. Allevare, macellare e
cacciare gli animali non sono attività da demonizzare in quanto tali, perché
anche i vegetariani si nutrono di forme di vita, ma chi le esercita dovrebbe
regolarsi in base al reale fabbisogno della gente piuttosto che dal sogno di uno
spropositato profitto commerciale, e soprattutto agire senza mai trascurare il
benessere dell’ animale che cura e che in seguito sopprime.».
Oltre
a cani e gatti, Giacomo afferma di amare moltissimo l’ asino, con cui negli
ultimi anni ha stabilito un certo legame durante le sue scampagnate alla Trappa
di Sordevolo e in occasione della visita nel novembre 2016 alla Fondazione Il
Rifugio degli Asinelli ONLUS di Sala Biellese: «Ecco un esempio eclatante di animale
particolarmente disonorato. Chissà perché il suo nome è ormai sinonimo di
stupidità e ignoranza? Chi come me ha la fortuna di conoscere direttamente gli
asini può confermare in tutta evidenza che si tratta di una creatura
intelligente, mansueta, dolce e assai paziente, che trasmette serenità. E’ un
animale molto buono, che non smette mai di insegnarmi qualcosa proprio come il
cane. E mi ha sempre colpito molto che nel mito evangelico si riferisca che
Gesù entrò per l’ ultima volta a Gerusalemme proprio sul dorso di questo
animale, simbolo di umiltà e pace.».
Quello
riguardante gli animali è un tema sentito molto seriamente da Giacomo, che
afferma di avere perfino qualche idea su come riprenderlo nelle sue narrazioni
fantascientifiche:
«Noi umani siamo animali, discendenti da
altri animali, le scimmie. E ammettendo che la Terra sia uno degli infiniti
mondi abitabili di questo universo, ipotesi scientificamente riconosciuta dalla
comunità internazionale, alcuni ricercatori sostengono che la vita in tutto il
cosmo pur avendo un’ origine comune si sia evoluta autonomamente,
differenziandosi. Potrebbero quindi esserci pianeti popolati da generi umanoidi
di discendenza rettiliana, canide, felina oppure ittica. Le possibilità sono
illimitate, quindi per le mie storie fantascientifiche future ho preparato alcuni
appunti in cui ho immaginato determinate civiltà aliene discendenti da alcuni
animali che sul nostro piccolo mondo sono presenti ma rimasti a livelli
primordiali: l’ idea è quella di combattere lo sciovinismo umano!».
Insomma,
come dice l’ «inventore di storie», gli animali non
sono esseri inferiori e spregevoli, da sfruttare a libero piacimento, ma nostri
fratelli e compagni di viaggio in questo piccolo mondo, come noi figli della medesima
Madre Natura e dotati di bisogni e percezione del dolore, e della stessa
dignità che reclamiamo per noi stessi. E’ pertanto assurdo che patiscano tanto la
nostra arroganza e le sue disastrose conseguenze, come la deforestazione, l’
urbanizzazione e la commercializzazione di prodotti di provenienza faunesca,
destinate in futuro a rivoltarsi dolorosamente contro di noi: «Spero vivamente
che l’ umanità comprenda in fretta di dover mutare atteggiamento, perché in fin
dei conti siamo tuttora portati al bene nonostante la nostra miopia e ottusità,
ma spesso nella mia mente si fa strada il pensiero che se il nostro genere
dovesse estinguersi per gli animali sarebbe una vera liberazione…».
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