Giacomo Ramella
Pralungo, autore di narrativa fantascientifica e di articoli a sfondo
culturale, storico e scientifico, desidera trasmettere un comunicato relativo
al recente tumulto sollevato a proposito del testo pubblicato dal generale
Roberto Vannacci.
Per
prima cosa terrei a precisare di non aver letto «Il mondo al contrario» del
generale Roberto Vannacci, che negli ultimi giorni ha fatto molto discutere
scatenando peraltro un animato dibattito politico, di conseguenza ammetto di
non essere in condizione di formulare una valutazione obiettiva in proposito.
Coltivando un simile atteggiamento misurato in un Paese come l’ Italia, in cui
si commentano gli articoli limitandosi a leggerne i titoli, sento di essere
piuttosto controcorrente, eppure ho fatto mie le parole che il Buddha Śākyamuni
espresse duemilacinquecento anni fa durante i suoi insegnamenti qua e là per la
pianura indogangetica: «Limitatevi a parlare di ciò che avete visto e inteso.».
Pur
senza aver letto il libro, mi viene spontaneo domandarmi il motivo del terremoto
mediatico che ha sollevato. Certamente, le opinioni che espone possono essere
messe in discussione e definite indegne dei tempi in cui noi tutti
indistintamente viviamo, tuttavia l’ Articolo 21 della Costituzione della
Repubblica così afferma: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La
stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.». Lo stesso
Articolo procede attestando che sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli
spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume, pertanto
la legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le
violazioni. Il generale Vannacci è stato destituito dal comando dell’ Istituto
geografico militare, e in risposta alle reazioni provocate ha tentato di
difendersi affermando che il libro è stato strumentalizzato con frasi estratte
dal loro contesto per ricamare storie che non emergono dal testo stesso: «L’
odio è un sentimento come l’ amore. Penso sia lecito provare odio, disprezzo
per qualcuno. Sono libero di provare odio per chi stupra i bambini? Certo che
sì, ma facendolo non sto istigando ad un linciaggio. E’ un disprezzo che viene espresso
nei confronti di un’ azione. Rivendicare la libertà di sentimento è lecito e
legittimo. Nel mio libro non mi sono mai rivolto a delle categorie. Non vedo
perché dovremmo vivere in un mondo che prova solo amore. La libertà di opinione
e le idee si devono confrontare sul piano delle argomentazioni e non della
gogna mediatica.».
Come
persona politicamente neutrale a questo punto sorge un dubbio nella mia mente: il
dibattito è dovuto veramente alla tesi che il generale Vannucci sostiene tra le
pagine di «Il mondo al contrario» o piuttosto è stato prontamente aizzato dal
proverbiale spirito di contestazione delle guide politiche della Sinistra, solite
a gridare contro la tradizione portata avanti dalla reazione a suon di comizi
in nome del nuovo e della giustizia sociale, nella convinzione di dover rompere
con il passato per mezzo della rivoluzione perché unico antidoto all’
arretratezza e all’ oppressione? Nell’ ultimo decennio, infatti, i partiti di
Sinistra hanno portato avanti la loro contestazione non tanto con la rivolta
popolare e la lotta di classe contro un sistema per loro ingiusto, ma con l’
imposizione del politicamente corretto, portando alla negazione di antiche
consuetudini ritenute discriminatorie anziché ad una più equa estensione delle
pari opportunità per tutti.
Giacomo Ramella Pralungo