Giacomo Ramella Pralungo; |
Nella giornata del Natale, Giacomo Ramella Pralungo,
autore di narrativa e articolista a sfondo storico e culturale, ex cristiano
cattolico ed ex buddhista prima di scuola tibetana e poi Zen giapponese, oggi
irreligioso, trasmette le proprie considerazioni in tema di religione e
spiritualità.
Oggi si festeggia
il Natale cristiano. Lei un tempo era credente, ora non più. Che cosa
percepisce maggiormente in questi giorni di festa?
«Quando
vengono viste dal di fuori, da una posizione equanime, le cose di solito
vengono percepite con una maggiore chiarezza. Con l’ andare del tempo,
guardandomi intorno, ho notato che appena si fa l’ ora di celebrare le
ricorrenze religiose vi è una grande cura per l’ apparenza, tra addobbi, scambi
di auguri e regali, pranzi e cenoni. Ben poche persone festeggiano con la
giusta consapevolezza la ricorrenza del giorno, la maggioranza si limita
infatti a portare avanti le consuetudini. Si dice che è sempre stato così (risata), a che serve ragionarci su? Io
invece ho sempre pensato che se qualcuno segue una fede religiosa, qualunque
essa sia, dovrebbe sapere con esattezza tutto ciò che fa e perché. Purtroppo,
però, esistono persone che credono a tutto quanto ciò che viene loro detto, dicendo
che ‘così dicono le scritture e insegnano i sacerdoti’, e altre che invece
festeggiano senza mai pensare in alcun modo alla religione, solo perché tutti
lo fanno da sempre. Sono atteggiamenti molto comuni, ma altrettanto sbagliati!».
Un tempo lei era
credente ma poi si è allontanato dalla fede.
«Vero,
sono stato cristiano cattolico ma smisi di credere quando avevo vent’ anni. Era
l’ estate 2004. In realtà avevo qualche dubbio che mi portavo dietro da qualche
anno sull’ invisibilità di Dio nel mondo e la presenza del dolore benché
scritture e ordine sacerdotale lo descrivano come buono e onnipotente. Ricordo
che cercai di capire studiando e discutendo con un amico parroco, ma alla fine
mi resi conto che la religione non fa al caso mio. Nel 2015 richiesi e ottenni
addirittura l’ annullamento del mio battesimo. Dal 2006 al 2016 circa sono
stato buddhista, ma pur essendomi allontanato anche da quest’ altra fede, che
per molti aspetti si basa sulle tipiche dinamiche di tutte le altre, sento che
per molti altri ha fatto sue determinate idee profonde e concrete.».
Ora dice spesso
che si può fare a meno della religione ma non della spiritualità.
«Sì,
esattissimo. Può sembrare una contraddizione, ma in realtà è un concetto molto
logico. La religione è un insieme di credenze, riti e preghiere, mentre la
spiritualità è la cura dello spirito, che tutti noi abbiamo e va oltre le
religioni. Anche molti atei sono dediti a forme di spiritualità. Io vedo
qualcosa di spirituale in varie cose della vita quotidiana, forse addirittura
tutte: cucinare, mangiare, andare per i boschi, accudire gli animali, scrivere,
leggere. Tutto ciò che facciamo può essere spiritualità ad altissimo livello, e
senza bisogno di ricorrere a entità spirituali divine o angeliche.».
Lei dice anche che
se venisse confermata l’ esistenza di un Dio, la cosa non avrebbe la minima
importanza per l’ umanità.
«E’
proprio così. Noi siamo esseri completi, nella nostra caducità. Siamo dotati di
mente e cuore, quindi siamo padroni di noi stessi. Che cosa potrebbe conseguire
la presenza di una qualsivoglia divinità? Si può anche partire dal principio di
un Dio creatore e di un angelo custode, ma anche così la sofferenza e le
difficoltà rimangono una realtà che neppure loro hanno saputo evitare. Non
esiste altro che la nostra lotta contro il dolore, che ognuno di noi porta
avanti da solo e con mezzi umani. Tutti noi abbiamo a disposizione la nostra
intelligenza per trovare una via che ci porti oltre il dolore. Solo noi
possiamo liberare noi stessi, con la forza del nostro spirito e l’ esercizio
costante: solo così la nostra essenza, legata all’ essenza del tutto, emerge
con chiarezza. Io penso che la vita consista nell’ opportunità di evolvere in
qualcosa di meglio, e di conoscerci. Abbiamo già tutto ciò che occorre dentro
noi stessi, questioni come la presenza o meno di una divinità non fa
differenza.».
Il tema della religione
rappresenta un argomento di grande interesse storico e culturale per lei, tanto
che ne ha parlato in due suoi romanzi.
«Assolutamente
sì, è un tema che nelle mie ricerche mi ha portato a considerazioni poco ovvie
che ho espresso in ‘Fantasma del passato’ e ‘Sotto il cielo della Porta
divina’. La religione è un prodotto umano che ci accompagna da sempre, e da un
lato ha sicuramente portato all’ avvento di sistemi tradizionali custoditi
dagli ordini sacerdotali, che spesso si sono occupati anche di politica, come
la Chiesa cattolica al tempo dello Stato Pontificio, del lamaismo buddhista in
Tibet e Mongolia o dell’ Iran degli ayatollah piuttosto che dell’ Afghanistan
dei talebani. Dall’ altro, è anche vero che dà rifugio e conforto a molte
persone che affrontano svariate difficoltà esistenziali. Il discorso è davvero
molto ampio, come è tipico dei prodotti umani.».
Su che cosa si
fonda la sua spiritualità?
«La
mia spiritualità si fonda sulla mia esperienza personale e quotidiana. Faccio
una ventina di minuti di meditazione ogni mattina, e in ogni cosa che faccio giornalmente
cerco sempre di essere attento e consapevole, scoprendo cose nuove laddove mi è
possibile. Credo di avere una spiritualità semplice e diretta, molto concreta (risata)!».
Che cosa pensa
della religione nel mondo di oggi?
«Credo
che oggi abbia i presupposti per vivere una rivoluzione, dato che siamo nell’
era delle informazioni. La gente di oggi è più colta, perché può accedere più
facilmente alle notizie e addirittura immetterne, stimolando la discussione. La
religione stessa, quindi, ha l’ opportunità di cambiare ed evolversi per
adattarsi ai tempi come ogni altra cosa di questo mondo costantemente mutevole,
svecchiandosi e facendo a meno del superfluo.».
Che cosa si sente
di dire a chi è religioso?
«Se qualcuno si trova bene seguendo una religione, allora la segua con diligenza, e senza mai dimenticare di ragionare con la propria testa e con il proprio cuore. Non si commetta mai l’ errore di seguire un valore solo perché lo seguono tutti o perché viene insegnato da un maestro famoso e affascinante: ognuno di noi ha infatti una mente e un cuore che per nessun motivo deve mai tralasciare! C’ è un passo del Kalama Sutta, un famoso e apprezzato testo buddhista, in cui il Buddha Śākyamuni dice una cosa molto bella: ‘Non fatevi guidare da dicerie, tradizioni o dal sentito dire. Non fatevi guidare dall’ autorità delle sacre scritture né solo dalla logica o dall’ inferenza né dalla considerazione delle apparenze né dal piacere della speculazione né dalla verosimiglianza né dalla considerazione: ‘Il monaco è il nostro maestro’. Ma quando capite da voi stessi: ‘Queste cose non sono salutari, ma sono sbagliate e cattive, bandite dai saggi’, allora abbandonatele... e quando capite da voi stessi: ‘Queste cose sono salutari e buone, portano beneficio e felicità’ allora accettatele e seguitele.’.».
La ringraziamo per
il bel tema affrontato con noi.
«Grazie
a voi, è sempre un grande piacere. E buon Natale a tutti.».