Il 2 gennaio si
celebra la Giornata nazionale della fantascienza, una data scelta in ricordo del
compleanno di Isaac Asimov, figura di grande rilievo di questo genere
letterario. Una giornata che Giacomo Ramella Pralungo, autore di questo genere
narrativo che ama fin dall’ infanzia, sente con vivo entusiasmo.
Che cosa
rappresenta per lei la fantascienza?
«Non
è facile rispondere, ma ci provo. La fantascienza è un genere letterario e
cinematografico molto profondo e affascinante, che meglio di tutti parla dell’
essere umano a cui si rivolge. Come suggerisce il suo nome, valuta lo sviluppo
e le conseguenze che una scienza o tecnologia può avere sull’ individuo
immaginando appositamente determinate trame, e gode di una certa libertà
narrativa poiché la vicenda si può ambientare nel futuro, in un altro pianeta o
addirittura in una realtà alternativa. Quindi, per me la fantascienza è un
genere veramente notevole, in grado di esplorare meglio di tutti il nostro
infinito potenziale di esseri umani e ricordarci l’ esigenza di esercitarlo per
fini positivi, per il bene di tutti anziché per un interesse personale.».
Come l’ ha
scoperta?
«Ero
bambino, avevo otto anni, quando lessi un racconto sull’ antologia di scuola un
racconto breve su di un bambino che si risvegliava dall’ ibernazione in una
città del futuro. Questa storia non era compresa nel nostro programma di studi,
la notai per caso. Mi colpì molto l’ illustrazione, che raffigurava una
metropoli di palazzi di ferro e vetro, con mezzi volanti, e questo bambino in
una sorta di letto isolato dall’ esterno da un vetro, nel quale dormiva
serenamente. Cominciai a fantasticare e interrogarmi su come saremmo diventati
in futuro e che cosa avrei visto io crescendo. Mia madre, poi, mi raccontò di come
nella sua gioventù vide uscire al cinema i più grandi film di questo genere:
una vera fortuna per cui l’ ho sempre invidiata molto, dato che negli Anni
Cinquanta e Sessanta la fantascienza era al suo apice! Mi disse più volte che
quando vide un film che narrava di uno sbarco di astronauti sulla luna, lei e
tutti gli altri spettatori erano poi usciti dalla sala sicurissimi che fosse praticamente
impossibile che un’ idea del genere potesse avverarsi: poi, nel 1969… Quando
avevo dodici anni, vidi ‘Stargate’, film che parla di un alieno che nell’ 8000
prima di Cristo raggiunge la Terra e viene venerato come una divinità egizia,
il famoso Ra, per il semplice fatto che dispone di tecnologia e conoscenze
scientifiche che i primitivi umani invece ignorano. Poco dopo mi imbattei in
‘Star Trek’, serie ambientata nel XIII secolo e incentrata sull’ esplorazione
pacifica, e infine in ‘Guerre stellari’, basata sulla spiritualità, le antiche
leggende terrestri e l’ eterna lotta tra bene e male. La fantascienza mi entrò
nel cuore, e da allora mi accompagna con grande passione!».
Quali sono i suoi
autori di fantascienza e relativi testi preferiti?
«Herbert George Wells, Frank
Herbert e Michael Crichton. Il primo scrisse ‘La macchina del tempo’, ‘La guerra
dei mondi’, ‘L’ isola del dottor Moreau’ e ‘L’ uomo invisibile’. Il secondo
invece fu autore del leggendario ciclo di ‘Dune’ e l’ altro dei due romanzi di
‘Jurassic Park’.».
Lei afferma
abitualmente di essere «allievo» di queste grandi figure.
«Certamente,
questi tre grandissimi autori per me sono veri e propri maestri dinnanzi ai
quali chino il capo umilmente. Senza di loro sarei cieco, sordo e muto. Wells,
autore britannico nato in epoca vittoriana, periodo di per sé ricchissimo di
eventi fondamentali, fu pioniere del genere di analisi sociale, con le sue
opere affrontò i problemi della società in cui viveva per mezzo di viaggi nel
tempo, invasioni aliene e scienziati spregiudicati. Parlò con grande abilità di
lotta di classe, sfruttamento operaio, vanagloria dell’ umanità e impiego
amorale della scienza. Herbert invece fece molte riflessioni in tema di
politica, religione, abuso di potere, sviluppo e regresso culturale, fanatismo
e mentalità di gregge e, soprattutto, ecologia. Fu un vero genio da cui sono
rimasto sinceramente impressionato. Crichton, invece, si occupò di un filone
più scientifico, e valutò quanto l’ impiego di una scienza, come l’ ingegneria
genetica, sia in grado di procurare danni preoccupanti soprattutto se usata per
superficiali fini commerciali e di consumo anziché per migliorare le condizioni
della gente stimolando la ricerca contro le malattie o le imperfezioni. Grazie
alla loro guida, ho compreso quanto vasta e complessa sia la fantascienza,
quanto abbia da offrire a noi tutti. Dopo molti anni devo confessare che mi
rimane ancora da apprendere.».
Quanti libri ha
scritto? E quali temi affronta nei suoi libri?
«Finora
ho scritto nove libri, sette dei quali di fantascienza. In essi ho parlato di
ambiente, guerra, paradossi temporali, incontri ravvicinati e rapimenti alieni,
sette ufologiche e teocrazia. Ho parlato anche dell’ incidente di Roswell, il
misterioso incidente, presumibilmente di natura ufologica, avvenuto nel 1947
nel Nuovo Messico, e di quello avvenuto a Berwyn Mountain, in Galles, nel 1974.
Ogni volta che rimango toccato da un tema penso ad una storia con cui
affrontarlo, e nell’ insieme parlo sempre dell’ essere umano.».
Molte cose
descritte nella fantascienza sono divenute reali, e altre lo diverranno in un
futuro non molto lontano.
«E’
vero, senza
l’ immaginazione degli scrittori di fantascienza, le tecnologie digitali come i
telefoni cellulari, le videochiamate, i droni e altro ancora non esisterebbero.
Anche cose come le carte di credito, le stampanti 3D, i tablet, gli arti
protesici, la tecnologia biometrica, gli antidepressivi e Internet sono state
ispirate dalla fantascienza. Si ritiene infatti che molte storie degli Anni
Cinquanta e Sessanta abbiano ispirato gli scienziati della NASA a partecipare
alla corsa allo spazio! Per mezzo di film distopici o quelli che ritraggono il
potenziale della tecnologia, come la criopreservazione, la fantascienza ha
preso in considerazione molte possibilità. Il mondo è molto cambiato nel corso
dei secoli grazie all’ evoluzione della tecnologia, e nel Novecento abbiamo
fatto passi giganteschi! In base alle premesse oggi in corso, chi può sapere
dove saranno i nostri pronipoti alla fine di questo secolo? A volte spero,
grazie alle procedure di criopreservazione, di essere ancora vivo per vederlo (risata)!».
Per lei, scrivere
è una cosa davvero importante.
«Assolutamente
sì, e lo è per molte ragioni. Non solo perché ne ho la passione, ma anche e
soprattutto in quanto Madre Natura mi ha predisposto verso la conoscenza e la
comunicazione, quindi sento il preciso bisogno di esercitare la mia mente in
questa direzione: se passo del tempo senza leggere, accumulando conoscenza e
scrivere, mi sento inutile. E’ una questione di conformazione personale, come
nel caso di un muscolo che si atrofizza se non viene mai usato. E’ qualcosa di
cui sento il richiamo, non un banale capriccio. Inoltre, l’ applicazione stessa
della scrittura mi permette di mettermi alla prova in molti campi diversi, dalla
scelta degli argomenti alla preparazione della trama e del testo. Direi che
parlare e scrivere siano solo l’ atto finale: prima occorre avere ben presente
che cosa dire, e come. Un vaso serve infatti a contenere un fiore, ma se rimane
vuoto diventa inutile (risata)!
Scrivere un racconto o un romanzo significa inventare una storia, del tutto
oppure ispirandosi a qualcosa di vero, e raccontarla in modo chiaro, preciso,
dettagliato, sensato e interessante. Occorre inoltre evitare ripetizioni e
contraddizioni. Quindi, scrivere per me è importante perché costituisce la mia
capacità fondamentale, e mi permette di imparare sempre cose nuove e tenere in
esercizio la mia mente su più fronti diversi. E cerco di eccellere in ogni fase
della preparazione di un testo ricordandomi ogni volta che questo alla fine
verrà letto dal pubblico, con cui come autore stabilisco un preciso legame.».
Lei come si
percepisce? Come si descriverebbe a qualcuno che le chiedesse chi è?
«Mi
sento una persona indipendente, non conformista, portato a pensare e agire a
modo mio. Sono molto curioso e avido di conoscenza e comprensione, socievole,
cordiale, ironico, garbato e al tempo stesso so essere un po’ riservato e
solitario. Pur amando la compagnia non ho il particolare bisogno di appartenere
ad un gruppo. Ascoltare la mia coscienza e vivere secondo la mia esperienza,
senza lasciarmi mai influenzare dagli altri, fosse anche la persona più dotta e
saggia al mondo, è per me il valore più importante in assoluto. Non ho amicizie
strette, ma riconosco il valore dell’ amicizia. So per esperienza diretta che è
fondamentale non aderire agli schemi e alle convenzioni da cui siamo circondati,
ma applicare ciò che impariamo in base a ciò che siamo. Metto in pratica l’
insegnamento ricevuto dai miei genitori, e ricordo l’ esempio di mia madre,
persona particolare dai fermi principi e spontanea ed elegante nei manierismi
che sempre tendeva a fare a modo proprio.».
La ringraziamo, e
le auguriamo una buona Giornata nazionale della fantascienza.
«Grazie
a voi, e altrettanto a tutti!».