Giacomo Ramella a Brescello;
Da anni
appassionato della celeberrima serie cinematografica di Don Camillo, una
produzione italofrancese, Giacomo Ramella Pralungo, autore di narrativa
fantascientifica e articoli storici, culturali e scientifici, si è recato a
Brescello e Busseto, ove ha visitato i luoghi delle riprese e incontrato il
figlio di Giovannino Guareschi, Alberto, che gli ha concesso un’ intervista…
Giacomo
Ramella Pralungo ha uno sguardo entusiasta e un largo sorriso nel mostrare le
fotografie scattate a Brescello e quella che lo ritrae con Alberto Guareschi. E
lo ammette sinceramente: «Sono i luoghi della serie cinematografica con
Fernandel e Gino Cervi, che ho visto molte volte sullo schermo, e lui è il
figlio di Giovannino, il celebre giornalista e umorista parmense passato alla
storia per la serie di ‘Mondo piccolo’ che ha per protagonisti Don Camillo e
Peppone. E’ una persona molto cordiale, disponibile e preparata, di cui ho
molto apprezzato la semplicità, l’ impegno e la serietà. Porta avanti
splendidamente l’ eredità culturale del padre, che è davvero vasta e articolata
e negli anni ha richiesto grande attenzione e ricerca. In questo è molto
aiutato dalle due figlie, di cui ho conosciuto Antonia che è venuta molte volte
nella mia Biella e ne ha un ricordo così bello e sentito che mi sono commosso.
Li ammiro molto, li considero un vero esempio della valorizzazione della
cultura che in Italia dà risultati importanti se svolta come si deve, e mai mi
sarei aspettato di conoscere di persona figlio e nipote del grande Giovannino!
Lui stesso fu un grande della letteratura italiana e, prima di tutto, un uomo
ammirevole in quanto spirito libero sempre pronto a dare ascolto alla propria
coscienza anziché alle convenzioni: una preziosa qualità che ha trasmesso ai
suoi più celebri personaggi, Don Camillo e Peppone.».
Libreria di Giovannino Guareschi, Roncole Verdi; |
Gli
chiediamo come si sia imbattuto nel famoso scrittore della Bassa, al che l’
autore biellese risponde: «Nel 2010, quando ancora vivevo in Africa occidentale
e tornavo a Biella in occasione delle festività natalizie, un caro amico che
ora è morto mi prestò il libro ‘Don Camillo’, edito nel 1948 e primo della
fortunata serie che lo avrebbe reso tanto popolare. Purtroppo le circostanze
non mi permisero di leggere quel testo, che peraltro era abbondante, ma mi
ripromisi di rimediare al più presto perché ne conoscevo il pregio. Qualche
anno dopo, nel 2014, un altro amico mi diede una chiave USB con alcuni film
scaricati dalla rete, molti di essi classici del cinema italiano ma anche
straniero. Tra questi vi era la serie cinematografica con Fernandel e Gino
Cervi tratta dai libri di Guareschi. La vidi e rimasi definitivamente colpito
dal riuscito ritratto dell’ Italia del secondo dopoguerra che ne emergeva,
fatto di ironia, simpatia e buonsenso in tempi duri e di forte polemica sociale
e politica portata avanti dai pilastri della vita nazionale, ossia
democristiani, comunisti e clero cattolico.».
Visita al Museo Peppone e Don Camillo; |
Una
passione che lo accompagna ancora oggi, e che nel tempo lo ha portato a fare
molta ricerca su chi fu Guareschi e, nel 2023, a leggere finalmente «Don
Camillo», preso in prestito alla biblioteca civica di Pollone, paesello
confinante con il suo, onorando il vecchio amico defunto nel frattempo, mentre
tra la fine dello stesso anno e l’ inizio del 2024 acquistò la riedizione dei
sette libri di «Mondo piccolo» uscita in edicola: «Venni casualmente a sapere
che sarebbero usciti uno per settimana, e non potei resistere! Guareschi ha uno
stile di scrittura semplice e gradevole, nei suoi libri tocca temi quotidiani
e, più in generale, tipici della vita delle persone, in cui tutti i lettori possono
riconoscersi. Nelle vicende di ‘Mondo piccolo’ in particolare io vedo molte
cose vere sull’ Italia e gli italiani del tempo, di cui gli anziani che ho
conosciuto mi hanno a lungo e piacevolmente parlato raccontandomi i loro
ricordi. Questo grande scrittore della Bassa è stato abile nel pennellare un
quadro vasto e dettagliato in chiave ironica, essendo convinto che si debba
imparare a ridere di sé stessi e ad agire secondo la propria coscienza, senza
attenersi alle consuetudini o addirittura voltare gabbana a seconda del
momento.».
Sotto il crocifisso parlante; |
Il
28 dicembre 2023, prosegue il romanziere e articolista, il professor Alessandro
Barbero andò in visita alla biblioteca civica di Biella per la presentazione di
un suo libro, e un caro amico che in quei giorni era assessore alla cultura del
comune di Biella e aveva conosciuto Alberto, gli diede la possibilità di
contattarlo: «Ho tentennato per qualche tempo, per ovvie ragioni. Volevo essere
adeguatamente preparato prima di stabilire un contatto, non volevo passare per
il solito semplice ammiratore. Il mio amico assessore mi ha detto che Alberto, dalla
morte della sorella Carlotta nel 2015, era rimasto solo con le due figlie a
curare la Casa - Archivio Guareschi di Roncole Verdi, frazione di Busseto, in
provincia di Parma, la stessa ove nacque Giuseppe Verdi e il padre Giovannino è
sepolto. Solo a giugno di quest’ anno l’ ho infine contattato telefonicamente, avendo
la bella opportunità di parlare con la figlia Antonia, e durante la cordiale
conversazione è nata l’ idea di realizzare un’ intervista da far uscire sui
giornali di Biella, complice una visita di Alberto nel 1993 nella nostra città
per un evento culturale in occasione della quale fu ospite della municipalità.
Insieme all’ intervista, che ho fatto uscire sia su ‘Newsbiella’ che su ‘Il
Biellese’, ho realizzato anche un pezzo sui biellesi che negli anni hanno
visitato il Museo Peppone e Don Camillo di Brescello.». Proprio alla fine della
preparazione di questo lavoro sui giornali, Giacomo ha saputo che a Brescello
si sarebbero tenuti i provini in previsione di un film su Guareschi diretto da
Andrea Porporati, regista e produttore: «Mi sono immediatamente recato in treno
a Brescello martedì 30 luglio, partecipando al provino, e appena finito ho
visitato il Museo Peppone e Don Camillo. Il giorno dopo sono stato da Alberto a
Busseto.».
La tomba di Guareschi, a Roncole Verdi; |
Alla
domanda di come sia stato visitare il paese cinematografico del parroco
irascibile e manesco ma buono e generoso, dalla forte vena anticonformista, a
Giacomo brillano gli occhi: «E’ stata un’ esperienza fondamentale per me, ciò
che ho più volte visto in televisione e letto nel primo libro è infatti
divenuto reale! Per prima cosa ho partecipato al provino per il film biografico
‘Giovannino Guareschi’, prodotto da ANELE in collaborazione con la RAI e diretto
da Andrea Porporati, e che ricoprirà il periodo dal 1943 al 1952, cioè dall’
arresto e la prigionia nel lager nazisti fino all’ uscita del film ‘Don
Camillo’. Poi ho visitato il Museo Peppone e Don Camillo, ricco di materiale
fotografico e di scena come gli scatti durante le riprese con didascalie che
spiegano le tappe fondamentali della produzione e oggetti di scena come il
tavolo che il parroco tira in testa ai giovani comunisti venuti dalla città, la
grande tonaca del terzo film, il bastone di pioppo che si porta in Vaticano, il
fucile, le biciclette e il sidecar, il simbolo della falce e martello che il
gruppo comunista porta con sé in Unione Sovietica. La direzione del Museo ha
cercato di avere anche il crocifisso parlante, ma il parroco è stato
inflessibile e oggi è possibile scorgerlo in una saletta alla sinistra dell’
ingresso della chiesa parrocchiale. Dopo il Museo ho visitato la piazza, in cui
la parrocchia e il comune che si guardano dai due lati opposti; sono stato in
chiesa, ove ho visto e toccato il leggendario crocifisso parlante, esperienza
molto forte! Ho visto poi le statue di Don Camillo e Peppone che si guardano da
lontano, passeggiato nei celebri viali con i portici, sono stato sotto la
campana Sputnik, ho visto il carro armato e la locomotiva, e infine ho visitato
la Madonna del Borghetto. Quando sono arrivato al Bed and breakfast ove mi ero
prenotato ho poi avuto una bella sorpresa: sorgeva nel luogo in cui in ‘Don
Camillo e l’ onorevole Peppone’ partono con il carro armato che era rimasto
nascosto sotto un cumulo di fascine fin dal 1945, e di cui ora devono
urgentemente disfarsi per evitare guai con le autorità (risata)! Insomma, quando rivedrò i film e inizierò a leggere i
libri sarò personalmente coinvolto, ricorderò luoghi che ho visto con i miei
occhi! Questo viaggio è stata un’ opportunità di arricchimento che ogni vero
estimatore di quest’ epopea dovrebbe fare, è un po’ come andare a Gerusalemme e
dintorni o alla Mecca per ebrei, cristiani e musulmani.».
Con Alberto Guareschi, Roncole Verdi; |
E,
soprattutto, questo viaggio lo ha condotto all’ incontro con la famiglia Guareschi,
che Giacomo narra sorridendo con entusiasmo: «E’ stato davvero un grande onore,
ve lo garantisco! Non me lo sarei mai aspettato, sono sincero. Ho stretto la
mano di Alberto e visitato la Casa - Archivio, posta nella vecchia osteria
pensata e aperta da Giovannino nel 1957 e che oggi tramanda il ricordo della
sua opera letteraria e culturale. Ho dialogato con Alberto ricordando suo papà
e ciò che ha rappresentato: secondo lui fu molto apprezzato dal pubblico, e lo
è tuttora, perché ebbe l’ idea geniale di ‘inventare il vero’, cioè di basarsi
sui valori semplici e concreti della vita e ambientarli nelle realtà locali, in
cui noi tutti viviamo, immaginando il meno possibile. Perfino i suoi personaggi
erano basati su cose e persone vere. In questo abbiamo entrambi concordato che
era molto vicino a Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, che ironizzavano sulle
cose quotidiane, ricche di significato, e addirittura interpretando sé stessi.
Abbiamo anche toccato il tema della prigionia nei lager nazisti: Giovannino
rifiutò di arruolarsi per la Repubblica Sociale Italiana e fu mandato a
Częstochowa e Beniaminów, in Polonia, e poi a Wietzendorf e Sandbostel, in Germania,
mentre il mio bisnonno paterno dopo l’ 8 settembre 1943 fu internato ad
Auschwitz perché italiano residente in Francia, che allora era territorio del
Terzo Reich. Questo ci ha portati a condividere il pensiero secondo cui le
dittature o totalitarismi sono sempre fenomeni che coinvolgono più persone,
sarebbe riduttivo dare tutta la colpa al solo dittatore perché non può agire da
solo, senza una schiera di gerarchi anche più fanatici di lui o una folla
osannante sempre pronta ad acclamarlo. Gandhi in India lo confermò con la
disobbedienza civile contro l’ Impero britannico, la maggiore potenza dell’
epoca.». E una delle vignette più suggestive di Giovannino toccò proprio la
contraddizione dell’ antifascismo italiano, dettaglio che Giacomo riferisce
divertito: «Alberto mi ha raccontato di questa caricatura in cui Giovannino
ritrasse due uomini in mongolfiera su due Italie distinte, una fascista e l’
altra antifascista. Questi due personaggi osservano dall’ alto e in sicurezza
l’ evolversi della situazione, evidentemente in attesa di fare l’ atterraggio
nel luogo più opportuno (risata)!
Proprio come disse Sir Winston Churchill, che in quegli anni ironizzò sul fatto
che un giorno in Italia vi fossero quarantacinque milioni di fascisti mentre il
giorno successivo vi fossero quarantacinque milioni di antifascisti e partigiani
benché dai censimenti non risultassero novanta milioni di italiani…».
Alberto dedica le copie dei libri di Don Camillo; |
Ci
mostra i sette libri della serie di ‘Mondo piccolo’, con una certa emozione: «Questo
incontro mi ha veramente toccato il cuore. E’ stata innanzitutto un’ esperienza
personale. Alberto ha firmato una dedica a tutte le mie copie dei libri di Don
Camillo, che ora sento infinitamente arricchite. Io gli ho donato una copia del
mio ‘L’ angelo custode’, che ho scelto con attenzione tra tutti gli altri,
ovviamente accompagnato da dedica. Alberto mi ha detto che l’ avrebbe inserito
nella biblioteca della sua associazione, il Club dei Trentatré di cui peraltro
è membro Giuseppe Sacchi, il fondatore di Telebiella, la prima TV privata
italiana, e guarda caso di Biella! Sacchi fu peraltro uno dei pochi a
presenziare al funerale di Giovannino, che ovviamente fu evitato dalle persone
importanti e famose. Ho davvero avuto un’ opportunità rara e preziosa, non mi
sembra vero! Sono onorato davvero. Sua figlia Antonia è una piacevole
conversatrice, mi ha parlato del bel ricordo di Biella e delle sue amicizie tra
i biellesi, il mondo è davvero piccolo! Sono veramente lieto di aver incontrato
persone magnifiche con cui ho toccato molti argomenti di grande interesse,
sento di aver fatto un’ esperienza fondamentale nel mio percorso di vita e
culturale: sono queste le cose che fanno crescere! Ho imparato molto e iniziato
a comprendere di più la vastità del cosiddetto ‘Mondo piccolo’ che Giovannino
ci presentò con entusiasmo e amore dal 1948 in poi.».
Il primo libro della serie, con dedica; |
Dopo
l’ incontro con Alberto e Antonia, il giovane autore di Biella si è recato al
vicino cimitero, visitando la tomba di Giovannino. Ne parla con vivo
coinvolgimento: «E’ stata una tappa assolutamente importante, che non poteva
mancare. Ha davvero completato l’ esperienza del mio viaggio. Dopo aver calcato
i luoghi della serie cinematografica sulla via di Fernandel e Gino Cervi e aver
incontrato suo figlio, mi sono recato al suo luogo di sepoltura. Volete sapere che
cosa ho provato alla sua tomba? Ho percepito una grande forza osservando la
lapide con la scultura del suo volto dai tratti duri, gli occhi espressivi e i
celebri folti baffoni. Ho avvertito quanto quest’ uomo dovesse essere saldo e
convinto di ciò che pensava, faceva e diceva. Credo che la sua sola presenza
imponesse rispetto, e al tempo stesso emanasse bontà, positività e simpatia.».
L’ intervista su «Il Biellese»; |
Per
il giovane autore di Biella, Guareschi è una firma di cui l’ Italia dovrebbe
andare particolarmente fiera, un degno esempio del nostro importante e vasto
patrimonio culturale e letterario, eppure, come spesso accade, non viene
valorizzato quanto meriterebbe dalle istituzioni culturali e politiche: «Ne ho parlato
con Alberto, che subito ha concordato aggiungendo che suo padre paga tuttora il
fatto di non essersi mai piegato agli schemi e al sistema, dava infatti
fastidio perché ragionava con la propria testa, non seguiva le consuetudini e
diceva sempre quello che pensava, spesso esprimendo forti critiche alle alte
personalità: è noto che con Alcide De Gasperi ebbe rapporti piuttosto tesi! Le
sue opere hanno venduto venti milioni di copie e sono state tradotte in molte
lingue. Hanno raggiunto tutta l’ Europa così come l’ America e l’ Asia.
Insomma, parliamo di un autore arrivato ad un pubblico veramente vasto e
variegato a cui ha saputo comunicare qualcosa di importante. Se i dignitari
politici e culturali lo disdegnarono, la gente comune lo apprezzò molto. Fu uno
spirito libero, un anticonformista, ma di fermi principi e sempre in polemica
con i potenti, fossero essi democristiani, comunisti e sacerdoti cattolici: per
lui infatti il primo dovere di una persona è ascoltare la propria coscienza,
agire secondo la propria esperienza diretta anziché secondo le consuetudini o
ciò che dicono gli altri. Amante della libertà, devoto cattolico, convinto
monarchico e patriota, reduce dei lager nazisti: le sue molte opere toccarono
tutti questi temi con semplice e gradevolissima ironia, era infatti convinto
che ridere fosse importante e che far ridere fosse una cosa seria. Nelle nostre
scuole, però, non viene mai insegnato come si dovrebbe, neppure al liceo se non
in occasione di qualche rara eccezione costituita da qualche oculato insegnante
o dirigente scolastico che prende l’ iniziativa! Dovrebbe invece avere un degno
posto accanto ad Alessandro Manzoni e tanti altri autori classici italiani
anche solo per l’ importanza che il principio dell’ umanità e del libero
arbitrio riveste nelle sue narrazioni, specialmente l’ epopea di Don Camillo...».