Leggere fa bene
alla mente. Sembra una delle solite affermazioni dei nostri vecchi e
bacchettoni insegnanti di scuola, così rigorosi e lagnosi che anziché
convincerci ottennero l’ esatto contrario, allontanandoci clamorosamente da
questa particolare e affascinante attività.
Quando
ero alle elementari, la mia maestra di italiano dedicava parte delle sue
lezioni a leggerci fiabe da libri vecchi ma molto ben conservati, che amavo
osservare con attenzione dal mio banco, e in previsione del nuovo anno
scolastico sceglieva per noi belle antologie di racconti su cui in un secondo
momento svolgevamo i relativi esercizi di comprensione. Era un modo
meraviglioso di avvicinarci alla lettura, tramite il quale molti miei compagni
e io ne scoprirono inevitabilmente il lato più suggestivo. In seguito, mentre
frequentavo le medie, la professoressa di storia ci fece notare che leggere è
particolarmente utile perché ci aiuta facilmente a imparare a parlare e
scrivere correttamente. Negli anni quest’ indicazione non mi ha mai
abbandonato, e dal momento che per me la lettura rappresenta un piacere
personale, a cui dedico molto tempo, sono in condizione di confermarne
pienamente la validità: devo molto della mia capacità di parlare e scrivere al
meglio delle mie possibilità proprio ad una costante lettura, e benché abbia
effettivamente raggiunto qualche risultato sento che mi rimane ancora qualcosa
da apprendere, pertanto proseguo con entusiasmo in questo esercizio.
Con mia grande
sorpresa, ho recentemente scoperto che i recenti studi condotti in ambito
scientifico su alcune persone abituate a leggere quotidianamente hanno
evidenziato risultati davvero sbalorditivi: la lettura non ha soltanto il
potere di aprire la nostra mente a nuovi orizzonti, svelandoci altre realtà e
rendendoci più colti, ma rappresenta un allenamento e un ottimo esercizio con
cui il nostro cervello stimola le connessioni neuronali. La lettura fa davvero
molto bene alla nostra testa, e i suoi benefici sono vasti quanto il cielo
infinito, così tanti che la spiegazione non finirebbe mai.
I
principali benefici della lettura sono dieci: stimola la mente, riduce lo
stress, migliora le conoscenze, espande il vocabolario, migliora la memoria, rende
più forte la capacità analitica del pensiero, migliora il livello di attenzione
e di concentrazione, nonché le abilità di scrittura, induce alla tranquillità ed
è una forma di intrattenimento gratuito. Esattamente come tutti i muscoli, il
cervello ha infatti bisogno di tenersi in esercizio per rimanere in forma, e
poiché costituisce la dimora della nostra mente è fondamentale evitarne l’
atrofizzazione. Analogamente ai rompicapi e agli scacchi, leggere mantiene il
cervello sempre impegnato, prevenendo o rallentando lo sviluppo delle demenze
senili. Quando si è immersi in una lettura, ci si ritrova in una diversa realtà,
in cui ci si dimentica dei problemi quotidiani e lavorativi: un testo scritto
bene aiuta ad allontanarsi dalle tensioni e a concedersi un po’ di rilassamento.
Leggere è peraltro un ottimo metodo per nutrire il pensiero: quando si è in
circostanze difficili, si può perdere il denaro, il lavoro, la casa e anche la salute,
ma non le proprie conoscenze. Quello che si apprende leggendo si aggiunge
invariabilmente al proprio bagaglio culturale, e tornerà utile nei momenti più
inaspettati.
Più
si legge, più il proprio modo di esprimersi migliora: le parole nuove vanno ad
aggiungersi a quelle che costituiscono il vocabolario quotidiano, e
naturalmente esprimersi bene e in modo articolato viene in aiuto anche nel
contesto lavorativo, e stimola la propria autostima. Anche la memoria ha i suoi
limiti, ma il cervello, nella sua meraviglia, può ricordare tutto con una certa
disinvoltura: leggendo un libro occorre ricordare un certo novero di personaggi,
di retroscena, storie e sfumature, dato che tutti i dettagli si intrecciano con
la trama, e tale allenamento rappresenta un notevole beneficio per le sinapsi, spingendo
la qualità della nostra memoria verso nuovi traguardi. Leggere con attenzione
un libro giallo aiuta a sviluppare la capacità critica e analitica del
pensiero, così da analizzare i dettagli e valutando la trama, determinando se
sia stata scritta in modo soddisfacente o se i personaggi sono appropriati.
Tale stimolo può estendersi anche alla vita quotidiana e lavorativa, recando enormi vantaggi proprio grazie alla tendenza a
osservare e stimare gli elementi. Quando si legge un libro, un racconto o
un articolo, l’ attenzione si riversa sul contenuto del testo, mentre il resto
del mondo rimane fuori lasciandoci immersi in ogni dettaglio. Se si legge per
almeno un quarto d’ ora prima di andare a lavoro si raggiungerà un maggiore
livello di concentrazione, che senz’ altro sarà di aiuto sul posto di lavoro. Nello
stesso modo in cui i musicisti si influenzano a vicenda, stabilendo dapprima
chi è il maestro e chi l’ apprendista, gli scrittori imparano come scrivere in
prosa proprio leggendo le opere degli altri: io stesso ho subito l’ influenza
di grandi autori come Herbert George Wells, Frank Herbert e Michael Crichton,
dei quali mi considero un discepolo, e posso confermare pienamente la verità di
questo questo principio! Oltre al rilassamento che accompagna la lettura, l’ argomento
può letteralmente condurre in un mondo di pace interiore e tranquillità: i
testi spirituali fanno abbassare la pressione sanguigna dando un senso di calma
estrema, mentre leggere libri incentrati sul come aiutare sé stessi aiuta
profondamente chi soffre di determinati disturbi comportamentali o malattie
mentali. Allontanandosi per qualche tempo dai convenzionali sistemi di
intrattenimento, come la televisione, gli spettacoli teatrali o musicali in
città, piuttosto che il cinema, è possibile aprire un libro e passando
degnamente una parte del proprio tempo, riempiendo il proprio spirito e
tornando a sé stessi nel qui e ora senza bisogno di immergersi nel caos urbano
o di spendere cifre astronomiche. Naturalmente non sto invitando nessuno a
boicottare abitualmente le tradizionali forme di spettacolo, come fanno i
monaci, in favore della sola lettura, ma a scegliere una sana via di mezzo
capace di toccare entrambe le realtà.
Quindi,
possiamo concludere con una certa sicurezza che leggere sia un gran bel modo di
avere cura di sé stessi!
Eppure, nonostante
la piacevolezza, l’ utilità e gli immensi benefici della lettura sulla salute,
la nostra Italia risulta un Paese che proprio nella lettura ha uno dei suoi punti
più deboli: l’ Istituto nazionale di statistica afferma che nel 2016 il 57.6%
degli italiani non ha letto nemmeno un libro di carta in un anno. Si tratta
certamente di uno dei problemi più urgenti con cui siamo alle prese. All’ inizio
degli Anni Sessanta solo il 16.3% degli italiani leggeva libri, ma allora tre
quarti della popolazione nazionale aveva soltanto la licenza elementare, e l’ 8%
soffriva ancora di analfabetismo.
Ma
oggi perché zoppichiamo ancora così tanto nella lettura, registrando i livelli
più bassi rispetto ad altri Paesi europei, e con grandi differenze sia
territoriali che sociali? Leggere non è sufficiente, in quanto occorre capire
appieno ciò che si sta recependo: tale abilità è molto bassa nella popolazione
adulta italiana, non perché siamo un popolo di stupidi, tutt’ altro, ma in
quanto non coltiviamo tale capacità, scegliendo più comodamente di limitarci a
ripetere come pappagalli le parole, e il conseguimento di un semplice titolo di
studio basta! Dietro qualsivoglia diploma o laurea vi è infatti una mente che
deve essere costantemente coltivata e tenuta sveglia. Come disse il celebre
linguista Tullio De Mauro, Ministro della pubblica istruzione tra il 2000 e il
2001, recentemente venuto a mancare, l’ analfabetismo di ritorno, in Italia
piuttosto comune, va assolutamente sconfitto insistendo soprattutto sulla
formazione degli adulti e la riduzione delle disuguaglianze: solo così la
lettura potrà degnamente crescere. Peraltro occorre ricordare che tra i
giovanissimi si è diffuso un forte calo della lettura nel contesto del
tradizionale formato cartaceo in favore del formato digitale, che consente una
lettura più rapida e meno impegnativa, ma molto discontinua. Rapidità ed
efficacia non sono forse divenute le parole d’ ordine della società moderna,
tutta dedita alla competizione?
A
proposito del rapporto tra formato cartaceo e quello digitale, che comprende il
libro elettronico, il telefono intelligente e il PC tavoletta, la maggior parte
degli italiani, pur facendone un certo uso, continua a preferire il consueto
libro di carta: normalmente, infatti, ci rivolgiamo al formato digitale per i testi
più semplici, ma per i romanzi e gli scritti più complessi continuiamo a
riconoscere al tradizionale formato cartaceo una posizione nettamente
privilegiata.
Fatto piuttosto
strano per un Paese come il nostro, noto e invidiato a livello mondiale per essere
stato ed essere tuttora culla di una delle culture più vaste e sfaccettate di
tutta la storia, in cui si sono generati fiotti di grandi scrittori, poeti,
saggisti e filosofi dai tempi più antichi a quelli più attuali, noi italiani
leggiamo poco, e non insegniamo abbastanza alle nuove generazioni il piacere
della lettura, sia essa fine a sé stessa o finalizzata al miglioramento di noi
stessi: la maggior parte delle persone riconosce di non aver letto un libro
nell’ ultimo anno, e alcuni addirittura non ne hanno mai letto uno in tutta la
vita! Peraltro risulta in costante aumento chi non legge il giornale, sebbene occorra
precisare che le testate italiane di oggi non sono più qualificate come in
passato.
Il
problema deriva principalmente da una crisi sociale e culturale ormai talmente
estesa che non possiamo nascondere fingendo che non esista, legata soprattutto
all’ abbandono scolastico e all’ analfabetismo di ritorno piuttosto che all’
impiego del mezzo televisivo, vissuto come unico grande polo attrattivo e
ricreativo passivo, per nulla impegnativo. In un certo senso si può affermare
che anche il costo dei singoli libri non incoraggia ad imbarcarsi nella
lettura, dal momento che molti testi hanno raggiunto prezzi elevati: in Francia
i tascabili riscuotono invece un grande successo nelle vendite con circa
centrotrenta milioni di pezzi venduti, vantando una qualità soddisfacente e un
prezzo che oscilla al massimo tra i tre e i dieci euro. Forse è il caso di
rifletterci sopra.
Se leggere, e
soprattutto riflettere con intelligenza su ciò che si legge, beneficia la
nostra mente rifornendola di nuovi dati che stimolano la comprensione della
realtà e affinano il pensiero, e addirittura influisce positivamente sulle
condizioni fisiche del nostro cervello, perché negarsene scivolando in un uno
stato di progressiva pigrizia e intorpidimento mentale, finendo con il
diventare esseri in condizioni vegetative? In passato ci è stato più volte
ricordato che un popolo di ignoranti si governa più facilmente, attraendolo e
seducendolo con quelle che lo stesso De Mauro chiamava «corbellerie e
mistificazioni», ma oggi siamo talmente impantanati nello stagno dell’
ignoranza da aver votato politici a loro volta grandemente ignoranti: meno del
30% della nostra popolazione capisce come funziona la politica italiana, e il
70% vota possedendo scarse informazioni e con un’ elementare capacità di
analisi. Conseguentemente, il 90% dei parlamentari casualmente intervistati
all’ ingresso in aula non hanno saputo rispondere a semplici domande di cultura
generale o di politica attuale! A complicare ulteriormente le cose, i
principali tagli alle spese che i vari governi hanno compiuto negli ultimi anni
sono proprio a danno della cultura.
Tutto
ciò è rivoltante, assolutamente indegno di quella nazione civile che l’ Italia
può e deve essere di fronte al mondo, e pur non volendo essere pessimista temo
davvero che la crisi culturale che stringe la nostra meravigliosa nazione come
in una morsa sia destinata a creare guai di gran lunga peggiori di quella
economica e finanziaria. Perché un futuro sia possibile dovremo rimboccarci le
maniche fin da questo momento e migliorare le nostre menti leggendo, leggendo e
ancora leggendo!
Giacomo Ramella
Pralungo
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