In occasione della lieta e sentita ricorrenza di oggi, rieditiamo un articolo che Giacomo Ramella Pralungo preparò in omaggio alla Donna e di cui ottenne la pubblicazione nel 2016 sul giornale «Il Biellese».
Porgendo
a tutte le signore un cordiale augurio di felice Festa della donna, ricorrenza
internazionale celebrata per la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti per poi
diffondersi gradualmente nel mondo allo scopo di ricordare le conquiste
sociali, politiche ed economiche del gentil sesso così come le discriminazioni
e le violenze che ha subìto in passato e tuttora patisce in alcune zone del
mondo, pare appropriato ricordare l’ esempio di Ipazia, filosofa, astronoma e
matematica di altissimo livello assassinata l’ 8 marzo 415 ad Alessandria d’
Egitto da una folla di cristiani in tumulto che non tolleravano la presenza di
una donna, peraltro pagana, dedita alle scienze e al sapere.
Ipazia
era figlia di Teone, geometra, filosofo e insegnante attivo ad Alessandria,
dedito soprattutto alla matematica e all’ astronomia, tra l’ altro esponente
dell’ onorato lignaggio culturale del Museo tolemaico, fondato quasi sette
secoli prima e andato distrutto al tempo della guerra condotta da Aureliano,
sebbene i relativi insegnamenti medici e matematici germogliati entro le sue
mura sopravvissero interamente. Grandemente erudita e convinta fautrice della
libertà di pensiero, succedette al padre e ottenne molta stima per i dibattiti
franchi e sinceri con i potenti quanto per la disinvoltura con cui appariva
alle riunioni dei saggi e degli anziani, tutti uomini, tra i quali in virtù
della sua spiccata intelligenza riscosse una simpatia generale, se non proprio
una grande venerazione. Era riverita tanto dai discepoli pagani quanto da
quelli cristiani, eppure sul suo capo non tardò ad ammassarsi una tempesta fatale:
in occasione della quaresima del 415 una folla inferocita e armata di cocci la
massacrò, la fece a pezzi e la diede alle fiamme. Alcune fonti sostengono che gli
assassini fossero una schiera di parabolani, monaci dediti alla cura dei malati
e alla sepoltura dei morti, mandata dal vescovo e patriarca alessandrino
Cirillo, uomo assai potente e fanatico sostenitore della pura tradizione
cristiana, che avrebbe aizzato i cristiani dell’ impero d’ oriente a vendicarsi
sugli ultimi pagani superstiti per le passate persecuzioni: la morte di Ipazia,
cardine della cultura e del pensiero libero, avrebbe posto fine al suo consenso
e alla sua influenza, consentendo al vescovo e alla Chiesa di colmare
saldamente il vuoto.
Ipazia di Alessandria; |
Comunque
siano andate le cose, è imperativo ricordare che fino a oggi non sono molte le
donne che hanno potuto porsi in evidenza negli ambienti sociali e culturali,
ritenuti un monopolio propriamente maschile. Per quanto amiamo definirci una
società civile, si deve ammettere che c’ è ancora molta strada da fare, che le
nostre donne continuano a vivere in una situazione precaria e insicura che le
frena socialmente e professionalmente. E quando hanno successo facciamo
commenti più o meno ironici su come ci siano riuscite. Peraltro sarebbe bene tenere
a mente che nemmeno negli ambienti del Cristianesimo originario sono mancate
vicende di violenza fanatica per molti versi affini a quanto sta accadendo attualmente
nel criticato Medio Oriente musulmano.
Molto interessante, grazie Giacomo.
RispondiEliminaGrazie a lei, caro amico o cara amica.
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