La
lettura e la scrittura rappresentano valori di grande importanza per Giacomo
Ramella Pralungo, scrittore di fantascienza e articolista storico che afferma
di dovere molto soprattutto come persona a queste due grandi conquiste del
genere umano, sottolineando spesso che andrebbero vissute con maggiore coscienza,
come ogni altra tappa fondamentale della nostra esistenza personale: «Sono l’
occhio destro e sinistro della civiltà, ci hanno permesso di custodire molti
ricordi della nostra storia passata e i segreti delle scoperte scientifiche e
culturali, ma il più delle volte le guardiamo con noia, aspettando di poter
passare rapidamente ad altro. Eppure, gli scienziati hanno dimostrato che sia
leggere che scrivere hanno benefici infiniti come il cielo, e più in generale si
può affermare che rappresentano un passatempo molto gradevole e, soprattutto,
una fonte unica di miglioramento personale e persino una terapia.».
Mostrandoci
alcuni pipistrelli dormienti a testa in giù in un angolo della terrazza coperta,
poco prima di entrare in salotto, l’ «inventore di storie» afferma di aver
sempre trovato simpatico ed interessante questo particolare animale, benché
generalmente descritto come macabro e sinistro, tanto che nei secoli è stato
indelebilmente abbinato a determinate pratiche di magia nera e stregoneria.
Ridacchiando in modo composto si concede una battuta: «Il
solo problema è che questi piccoli esemplari somigliano alle galline per la
tendenza a fare ovunque e in abbondanza i loro bisogni, ma se penso che sono
grandi divoratori di zanzare non mi lamento, anzi, grazie a loro non devo
ricorrere agli spray o agli zampironi…».
Poco
dopo, mentre sfoglia l’ immancabile libro con accanto alcune pagine di appunti che
recano quelli che lui chiama ironicamente «i suoi scarabocchi», spiega che verso
gli otto anni si è appassionato alla fantascienza, a dieci alla storia e alla
mitologia, a dodici alla scrittura e alla lettura regolare a quindici. Nel
corso del tempo, lo studio in generale, e la lettura e la scrittura in
particolare sono stati elementi fondamentali per lui: «Ho avuto determinati
problemi personali, come la morte di un genitore, la sofferenza dell’ altro, il
fatto di essere figlio unico e la mancanza di relazioni amicali stabili,
soprattutto con i miei coetanei, a cui in particolare ho trovato una bella
alternativa nel rapporto con i miei cani e nelle mie escursioni nei boschi e
tra colline e monti. Ho passato molto tempo da solo e ho sofferto di
depressione, ma sono riuscito a stare meglio proprio grazie alla lettura e alla
scrittura, che hanno assunto per me una grande funzione di guarigione e
comprensione, in grado di aiutarmi a superare il confine tra stabilità e squilibrio
mentale, serenità e perturbazione. In un certo modo si sono rivelate un bel
modo per compensare quel che da bambino e ragazzino mi mancava.».
Peraltro,
varie personalità del mondo sia scientifico che accademico hanno spesso evidenziato
precisi benefici della pratica sia della lettura che della scrittura, che Giacomo
sente di poter fermamente confermare tanto come persona che come autore. Lui
stesso dedica molto tempo alla lettura, soprattutto di libri e articoli, di cui
esamina forma e contenuti, e ovviamente alla scrittura, e sostiene che entrambe
queste attività presentano una quantità così elevata di benefici che sarebbe
impossibile elencarli tutti: «Nel contesto della lettura, da cui bisogna
necessariamente cominciare prima di passare direttamente alla scrittura, i più
importanti sono dieci: stimola la mente, riduce lo stress, favorisce la tranquillità,
migliora la conoscenza, espande il vocabolario, migliora la memoria, rende più
forte la capacità analitica del pensiero, migliora il livello di attenzione e
di concentrazione, e, infine affina le abilità di scrittura.».
Come
tutti gli altri muscoli del corpo, spiega lo scrittore, anche il cervello ha
bisogno di fare esercizio per restare in forma, ragion per cui il detto «o lo
usi o lo perdi» è particolarmente adatto in riferimento alla mente, e la lettura
è un mezzo privilegiato per stimolarla aiutando a prevenire o rallentare lo
sviluppo di malattie come la sindrome di Alzheimer e le altre forme di demenza
senile. Quando si è immersi in un testo ci si ritrova in un’ altra dimensione,
una sorta di mondo parallelo in cui ci dimentica dei problemi, facendo vivere
il presente, lasciando al di fuori le tensioni e concedendo un po’ di rilassamento.
Qualsiasi cosa si legga, questa si va ad aggiungere al proprio bagaglio culturale,
ampliandolo e tornando utile quando meno ce lo aspettiamo. Più conoscenze si
hanno, più si sarà pronti ad affrontare le sfide che la vita presenta, peraltro
nutrendo il pensiero. Le parole nuove inoltre si andranno ad aggiungere a
quelle che costituiscono il proprio vocabolario quotidiano, esprimersi bene e
in modo articolato è infatti importante anche in ambito lavorativo, e sapere
che si sa parlare con sicurezza davanti ad una persona importante può essere
stimolante anche per la propria autostima. Per quanto la memoria abbia un
limite, il cervello è qualcosa di meraviglioso e può ricordare moltissime cose
con una certa disinvoltura. E’ quindi straordinario come le dinamiche della
memoria che si innescano nel lettore rinforzino le sinapsi, influendo in modo importante
anche sull’ umore. Quando si legge un libro, tutta l’ attenzione si riversa sul
testo, il resto del mondo rimane fuori e ci si ritrova immersi in ogni
dettaglio: la stessa abilità utilizzata per analizzare i dettagli ritornerà
utile per criticare il contenuto, determinando se è stato scritto un brano
accettabile, se gli argomenti sono stati sviluppati in modo appropriato, se la
forma è scorrevole e così via.
«Soprattutto, leggere molto aiuta a
scrivere bene.» precisa ad un certo punto Giacomo «Solo
i grandi scrittori possono essere veri maestri, e io stesso ho stabilito un
preciso rapporto, una sorta di lignaggio tra maestro e discepolo, con nomi
leggendari quali Charles Dickens, Herbert George Wells, Frank Herbert, Thich
Nhat Hanh, Tenzin Gyatso, Michael Crichton, Antonio Spinosa e Valerio Massimo
Manfredi.».
Scrivere
non è affatto facile, aggiunge, ma si può imparare a farlo bene soprattutto attraverso
l’ esperienza pratica, non vi sono infatti tirocini, diplomi o qualifiche. Non
significa solo rispettare le regole grammaticali, usare in modo appropriato i
segni di punteggiatura e conoscere le tecniche di scrittura. Sono certamente
tutte cose importanti, ma non è tutto: «Io non posso mostrare un certificato, non
esistono specializzazioni per questo. Tutto quello che so viene dall’ esperienza,
e tutto quello che ho scritto è stato una grande esperienza. Pertanto, io tendo
a diffidare di chi si vanta di essere uno scrittore professionista solo perché
ha un attestato, anche bello a vedersi, ricavato al termine di un corso di
scrittura creativa. Il solo modo per migliorare la propria scrittura, qualunque
siano i nostri scopi, è leggere, leggere e ancora leggere! Solo sfogliando i
grandi maestri possiamo provare ad essere buoni scrittori. Come dice Stephen
King, se non hai tempo per leggere, non ce l’ hai neppure per scrivere.».
Quindi
la lettura costante, anche di giornali e riviste, è il veicolo privilegiato per
migliorare il proprio scrivere, perché rende sensibili alle tematiche attuali e
al linguaggio a cui la gente è probabilmente abituata. Quanto alla scrittura,
Giacomo afferma da subito che come la lettura presenta inesauribili benefici, il
più importante dei quali è la capacità di stimolare un pensiero chiaro e l’ abilità
di argomentare: «Scrivendo con parole proprie, si assimila e si consolida la
conoscenza appena acquisita. Si migliora il livello di attenzione, focalizzandola
più lucidamente sui pensieri. Ci aiuta a comunicare bene, e come la lettura aiuta
a eliminare lo stress poiché è un modo per sfogarsi. Peraltro, favorisce la produttività:
scrivendo si attivano i neuroni e ci si prepara a superare tutte le sfide,
imparando a comprendere sé stessi, guardando le proprie riflessioni dall’
esterno, quindi imparando a prendere le decisioni migliori.». Grazie alla scrittura,
prosegue, si riescono a superare momenti difficili in modo più veloce, perché
scrivendo in proposito aiuta a metabolizzare le sofferenze e il dolore voltando
pagina più facilmente.
Ad
un certo punto, il narratore solleva una questione che gli sta molto a cuore,
ossia l’ importanza di salvaguardare la scrittura manuale: «Questa è l’ era dell’
informatica e degli apparecchi elettronici. Battere i testi al computer e
comunicare tramite posta elettronica sono cose certamente utili e vantaggiose,
io stesso lo faccio, ma sono assolutamente convinto che non si debba abbandonare
la scrittura manuale per nessun motivo al mondo: piuttosto, occorre salvarla!».
La società in cui viviamo, spiega, ci permette di velocizzare i tempi, grazie ad
una forma di scrittura multimediale più veloce e immediata, soprattutto grazie
a cellulari e computer. WhatsApp, Messenger e le conversazioni sulle reti
sociali come Facebook, che rifiuta categoricamente di chiamare con i termini «chat»
e «social networks» non volendo mischiare l’ italiano con l’ inglese, ci
permettono di scrivere in maniera più immediata, semplice e diretta, rischiando
però di farci disimparare le regole grammaticali e le basi stesse della lingua
italiana. Se è vero che vivere nella società odierna permette di avere un
linguaggio istantaneo, non possiamo correre il rischio di dimenticare l’ importanza
della scrittura manuale: «La scrittura a mano va riscoperta e salvata dall’
estinzione, e non soltanto per motivi estetici, per quanto la calligrafia di
una persona rimanga ovviamente più bella dei caratteri stampati tipici di una
qualsivoglia tecnologia. Questo tipo di scrittura ci permette di memorizzare le
cose più facilmente, rispetto a quelli che scrivono al computer: scrivere a
mano ci aiuta a memorizzare più in fretta, in questo modo possiamo
immagazzinare i dati più in fretta nella nostra memoria. Come spiega la professoressa
Gabriella Bottini, docente di neuropsicologia all’ Università di Pavia, scrivere
a mano può essere vantaggioso per l’ attenzione, la cognizione e la memoria. La
stessa insegnante sottolinea che il computer e i cellulari hanno il correttore
automatico, che non permette di riconoscere gli sbagli, rischiando di
commetterli nuovamente senza neppure rendersene conto. La difesa della
scrittura manuale quindi non diventa solo un sostegno a beneficio della
tradizione, ma rappresenta un aiuto che facciamo a noi stessi.».
Rispetto
allo scrivere al computer, insiste Giacomo, la scrittura manuale attiva aree
del cervello che sono coinvolte nella comprensione del linguaggio e nella
memoria. Inoltre, scrivendo si stimola il reticolare attivatore ascendentale
che permette di selezionare i dati più importanti e stimola l’ attenzione. Gli
scienziati, inoltre, concordano tutti nell’ affermare che rispetto alla
testiera la scrittura manuale fa imparare meglio e di più, concentrandosi più
facilmente e ricordando per più tempo. Scrivere con la penna aiuta a ricordare
e coinvolge persino i muscoli della mano in un’ attività che richiede
attenzione e precisione, come confermato dal professor Daniel Oppenheimer,
docente di psicologia all’ Università della California: «Quando prendiamo
appunti a mano durante una lezione, la lentezza dell’ atto ci obbliga a
selezionare molto. E questo è fondamentale per fare propria la lezione.». Alla
domanda su quanto tempo dedichi alla scrittura manuale, Giacomo non nasconde
una punta di soddisfazione: «Preferisco sporcarmi le mani con l’ inchiostro, assolutamente!
Scrivo sempre volentieri a mano tutto quello che posso, soprattutto le dediche
sui libri e i biglietti di auguri o di accompagnamento di un dono, in occasione
di qualche festa o di un compleanno. Per quanto riguarda i miei dati e appunti,
ad un certo punto inevitabilmente arriva il momento della trascrizione sul
computer. Scrivo molto, ma purtroppo per la mia maestra elementare sono rimasto
zampe di gallina come quando avevo sei anni (risata)…».
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