Giacomo Ramella Pralungo; |
Da
anni interessato al fenomeno mafioso, Giacomo Ramella Pralungo, autore di
narrativa e articoli storici, ha seguito la grande notizia di oggi relativa all’
arresto del pericoloso capomafia Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, che
ha deciso di commentare con questa lettera che pubblichiamo.
Occhieppo
Superiore, 16 gennaio 2023
Poche
ore fa, Matteo Messina Denaro, il temuto e potente capo di Cosa Nostra che per
circa trent’ anni è sfuggito alla cattura in parte per abilità e in parte conseguentemente
alla sua solida ed efficace rete di protezione, è stato finalmente arrestato
dai carabinieri del ROS mentre si trovava con documenti falsi in una clinica
privata a Palermo, dove un anno fa è stato operato e da allora stava facendo terapie
in occasione di ricoveri diurni con il nome di Andrea Bonafede.
L’
arresto di un malavitoso eccellente provoca sempre una grande sensazione, come
fu per Bernardo Provenzano nel 2006 e per Salvatore Riina prima ancora, nel
1993: oggi, come allora, ci saranno parole, paroloni ed elogi atti a celebrare
questa grande vittoria da parte della civiltà, ma mi si permetta di dire che l’
arresto dei cosiddetti «uomini d’ onore», come i mafiosi chiamano sé stessi, è
solamente una piccola parte della battaglia poiché essi non sorgono mai intrinsecamente,
risultando piuttosto un sintomo dei difetti e delle manchevolezze della società
civile a cui noi tutti apparteniamo! Lo disse con tanta esattezza Giovanni
Falcone: «La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per
caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di
protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli
maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati
della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello
che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie
o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.». Anni fa, io
stesso scrissi e pubblicai un libro di narrativa di genere mafioso, «Il signore
del crimine», che preparai dopo anni di lunghe e attente ricerche che mi
portarono ad una drammatica conclusione: il crimine organizzato, tra cui la
realtà di Cosa Nostra, è un mercato redditizio che vanta un’ elevata richiesta,
i padrini sono professionisti del crimine che fanno affari laddove li trovano. In
uno Stato di diritto e su di esso basato, in cui tale disciplina si evolve
costantemente trovando sempre nuove e adeguate soluzioni alle necessità e ai problemi
della popolazione, la criminalità, se germogliasse stenterebbe a raggiungere le
dimensioni di cui purtroppo siamo a conoscenza nel nostro Paese, che ne rimane
drammaticamente infangato, e avremmo conferma del detto secondo cui il crimine
non paga. Invece, molti di noi, io stesso ahimè compreso, sono portati a dire: «Beati
coloro che possono dire di vivere in un Paese civile!».
La cattura di Matteo Messina Denaro; |
L’
altra parte della battaglia contro il crimine organizzato è la più dura eppure
la meno combattuta, poiché consiste nell’ opposizione al sistema che dà vita a
Cosa Nostra, nel curare quelle piaghe della società civile che rendono
possibile la criminalità e talvolta vedono la complicità degli stessi alti dignitari
che dovrebbero contrastarla, ma che la tollerano in quanto i fuorilegge spesso
si rivelano una preziosa risorsa laddove non osano esporsi di persona oppure
perché essi dispongono di mezzi utili in qualche modo alle esigenze del loro
mandato, volutamente ignorando i valori della democrazia a cui devono il loro
scranno, che rendono ben poco onorevole. Quella contro la malavita è, come
purtroppo temo, una battaglia che la società civile di cui lo Stato è garante molto
probabilmente non può o addirittura non vuole combattere davvero, come
dimostrato dal fatto che la cattura dei grandi padrini di cui abbiamo notizia
avvengono dopo molti decenni di latitanza. Che in tali incarcerazioni ci sia lo
zampino della stessa malavita, nell’ intento di mandare in disarmo gli ormai
antiquati padrini in favore di una nuova generazione di capi?
Giacomo Ramella Pralungo
Puo' essere
RispondiEliminaTroppi segreti si celano dietro a questa vicenda e a molte altre.. potremmo scrivere davvero un libro. Fernanda
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