Recentemente,
alcuni scienziati e pensatori, a cui negli anni si sono uniti svariati saggisti
e persino romanzieri, hanno ipotizzato l’ esistenza di una civiltà preumana, un
genere intelligenze vissuto sul nostro pianeta prima della comparsa dell’
umanità. Giacomo Ramella Pralungo, scrittore di fantascienza e appassionato di
storia e scienza, ha a sua volta aderito a questa teoria, a cui ha dedicato «L’
ipotesi di una civiltà preumana», articolo a sfondo scientifico apparso su «Due
passi nel mistero».
Lei è tra coloro
che ammettono la possibilità di una civiltà preumana, esistita qui sulla Terra
prima di quella umana.
«Sì,
è una possibilità su cui certi ambienti scientifici stanno ragionando da ormai
qualche decennio. E’ probabilmente meno nota alla gente comune in confronto ad
altre, come ad esempio quella relativa alla vita su altri pianeti, eppure trovo
che abbia la sua logica di fondo. Il dottor Gavin Schmidt, esperto di modelli
climatici e direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA, e il
professore di astrofisica all’ Università di Rochester Adam Frank ne sono tra i
più noti indagatori. Semplicemente, ragionando in termini geologici e
paleontologici, tra l’ estinzione dei dinosauri e l’ apparizione del genere
umano sono trascorsi ben sessantadue milioni e mezzo di anni: si parla di un
tempo sufficiente lungo per veder apparire e poi estinguersi almeno una civiltà
intelligente sul nostro mondo. Non direi che la si dovrebbe negare a priori.».
Rappresentazione artistica di una civiltà preumana; |
Come è giunto ad
abbracciare quest’ ipotesi?
«Al
momento direi che è soprattutto una questione di probabilità, più che di indizi
o prove concrete. Come appassionato di storia e scienza in generale sono
portato a riflettere e fare ipotesi, e anche a vedere i molti lati di ogni
cosa. Se pensiamo alla storia degli antichi popoli della Terra, come Sumeri,
Egizi, Celti, Etruschi, Maya e così via discorrendo, occorre ammettere che ne
sappiamo assai meno di quanto vorremmo perché nel corso dei millenni molte conoscenze
su di essi sono andate perdute tra calamità naturali, guerre e azioni di
censura oppure per il semplice scorrere del tempo. E stiamo parlando di un
contesto prettamente umano.
Nel
caso specifico della possibilità di almeno una civiltà preumana, il discorso si
fa ovviamente più ampio, entrano in gioco più fattori di carattere fisico. La
Terra ha circa quattro miliardi e mezzo di anni, un periodo di tempo
difficilmente comprensibile alla mente umana e nel quale si sono verificati
infiniti e profondi mutamenti. Ecco quindi che sotto questo aspetto la
possibilità di vita intelligente prima dell’ umanità è ammissibile, anche se
forse ormai rimarrà per sempre senza conferma o negazione.».
Quali tracce possono aver lasciato i preumani? |
Comunque è una
supposizione che già sta animando il dibattito in sede scientifica, tra
favorevoli e contrari. Chi la confuta sostiene anzitutto che se una civiltà
precedente a quella umana sia effettivamente esistita avrebbe dovuto per forza
lasciare qualche traccia dietro di sé, a beneficio ad esempio degli storici.
«In
un certo modo si potrebbe dire questo, non lo nego, eppure chi la sostiene
ventila la possibilità che questa presunta civiltà preumana possa aver toccato
l’ apice del progresso, quella particolare concomitanza di sviluppo materiale e
culturale, da arrivare a padroneggiare sistemi sostenibili in ogni ambito della
vita, tra tecnologia, architettura e sfruttamento delle risorse, riducendo al
minimo l’ impatto ambientale. Noi, al contrario, stiamo incidendo molto sull’
ecosistema, e non proprio positivamente (risata)!
Se e quando ci estingueremo, una presumibile civiltà postumana non avrebbe
difficoltà a rendersi conto del nostro passaggio… Teniamo presente, inoltre,
che ben poche forme di vita tendono a fossilizzarsi correttamente e quindi a
conservarsi a beneficio della curiosità dei posteri, gli stessi dinosauri ad
esempio non ci hanno lasciato un patrimonio di fossili particolarmente ampio,
ragion per cui oggi costituiscono un tema su cui rimane ancora molto da
apprendere. Ma la ricerca continua. Infine, se osserviamo il fenomeno degli
insediamenti abbandonati possiamo renderci facilmente conto di quanto la natura
sia in grado di riprendersi i suoi spazi, compiendo una potente opera erosiva
che alla lunga porta all’ estinzione di qualsivoglia realizzazione artificiale
e architettonica. Perfino la Sfinge e le Piramidi di Giza, prima o poi,
vedranno la fine: è nella natura di tutte le cose.».
Se un giorno
questa congettura trovasse una conferma, quali effetti potrebbe avere secondo
lei?
«Io
credo che sarebbe un fondamentale passo avanti nella conoscenza e comprensione
del passato del nostro mondo. Tuttavia, io vedo conseguenze anche in contesti
differenti da quello scientifico e culturale. Sono fermamente convinto che si
rivelerebbe anche una notevole lezione di civiltà, poiché il genere umano
sarebbe portato a capire di non essere il centro di questa realtà, come
purtroppo tende da sempre a considerarsi. Si pensi ad esempio alla Bibbia,
secondo cui YHWH avrebbe creato Ādam a sua immagine e somiglianza, dandogli poi
piena autorità sul creato. La conferma di un’ eventuale civiltà preumana combatterebbe il nostro
egocentrismo, ci offrirebbe la possibilità di prendere esempio dai nostri
‘fratelli maggiori’, imparando sia dalle loro virtù che dai difetti, evitando i
loro possibili errori.».
Non solo gli
scienziati, come i paleontologi e gli archeologi, quindi anche gli storici, ma
anche gli scrittori di fantascienza e gli pseudostorici si sono occupati di
questo argomento, adattandolo a specifiche esigenze narrative o teorie
alternative, finendo con il sostenerlo nei modi più fantasiosi e inverosimili.
Umani e non umani a confronto... |
«Certamente,
è un tema molto affascinante e che per sua natura si presta facilmente ad
infinite interpretazioni, proprio perché non si hanno elementi certi da cui
trarre precise conclusioni. Ovviamente bisogna valutare con cura la
plausibilità scientifica delle molte teorie che le scienze alternative
propongono, come quella dei Siluriani, e che spesso vengono poi prese in
prestito dai pensieri complottistici. Io stesso dico sempre che fare ipotesi è
giusto e utile, ma queste vanno sempre ben ponderate e non accettate per vere
finché non hanno trovato conferma empirica e con l’ analisi logica. Il Terzo
Reich in Germania, ad esempio, tra le tante cose riprese molte teorie alla base
di antichi miti e leggende, nonché della pseudostoria, al fine di confermare la
superiorità della razza germanica e la sua discendenza da antichi popoli come
Atlantide e da figure spirituali come il Buddha Śākyamuni, presentandola quindi
come erede del loro potere e vestigia, considerate portatrici di un potere
invincibile.
Quanto
agli autori di fantascienza, un tempo tendevano a costruire le loro trame su un
certo grado di verosimiglianza, e molto di cui scrissero con gli anni è
divenuto realtà, pensiamo ad esempio a Jules Verne o Herbert George Wells. E’
forse l’ aspetto che fin da bambino mi ha sempre personalmente intrigato di
questo genere letterario e cinematografico. Le attuali generazioni di autori
hanno invece messo da parte questo aspetto dando vita a narrazioni più
avventurose e spettacolari. Io stesso sono un autore di fantascienza, ma tento
al meglio delle mie possibilità di portare avanti la scuola originaria (risata)! E in parte ho riflettuto sulla
possibilità di una popolazione preumana anche da un punto di vista più
propriamente narrativo (risata)…».
Alcuni ritengono
questo tema una versione alterativa del mito dei continenti perduti di
Atlantide e Lemuria.
«I
continenti perduti rappresentano un altro campo d’ indagine, che in teoria
potrebbero a loro volta connettersi a quello della civiltà preumana. Ma anche
qui sono portato a coltivare un atteggiamento prudente. Tutto è possibile fino
a prova contraria, ma partire da una particolare ipotesi e adattare gli indizi
a tutti i costi per confermarla, qualunque essa sia, fa più male che bene
perché denota un atteggiamento fanatico e irragionevole.».
Lei ha già scritto
un articolo su questa teoria, «L’ ipotesi di una civiltà preumana», con cui ha
aperto il suo sito «Due passi nel mistero». Pensa di ricavarne anche una
narrazione di fantascienza?
«A onor del vero sì, come dicevo prima. E’ un tema affascinante sia scientificamente che letterariamente. Sto lavorando ad alcuni appunti su una serie di racconti dedicati al tema di un popolo preumano e della ricerca dei suoi tesori dimenticati giunti fino a noi, che penso di presentare sotto forma di diario. Sarà una produzione che subirà l’ influsso della forma mentis dei grandi Verne e Wells, ma anche dei racconti di viaggio e con qualche accenno al genere di Indiana Jones. In essa voglio riversare gli affascinanti misteri della storia più antica del nostro mondo e mitologia che mi hanno colpito fin da quando ero alle scuole medie, e che molti grandi individui hanno tentato di risolvere. Un’ impresa non facile, ma davvero appassionante!».
La ringraziamo
molto, e buona fortuna!
«Grazie
infinite a voi, è sempre un vero piacere.».
Intrigante, un buon scenario per esercitare fantascienza, che ho amato molto da ragazzo
RispondiEliminaCarissimo amico, in effetti è un tema avvincente sotto tutti gli aspetti, sia scientifico che narrativo. Presenta infinite prospettive davvero!
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