giovedì 4 maggio 2023

Giacomo Ramella Pralungo e la fantascienza, un legame strettamente personale



Giacomo Ramella Pralungo, autore di romanzi di narrativa fantascientifica e articoli a sfondo culturale, storico e scientifico, spiega il rapporto che lo unisce al grande genere della fantascienza, una vera e propria affinità che risale all’ infanzia, se non addirittura oltre…


Seduto dando le spalle al camino e sfogliando un volume, Giacomo inizia spiegando che quando iniziò a sentire l’ esigenza di dedicarsi alla scrittura gli era chiaro che si sarebbe occupato innanzitutto di romanzi di fantascienza: «E’ un genere a cui mi sono avvicinato ad otto anni. Ero in aula, in terza elementare, quando per caso lessi durante una pausa un breve racconto sull’ antologia usata per la materia di italiano. Era una vicenda che aveva per protagonista un bambino che viveva in una città del futuro. Nella mia mente immaginai questo bambino in un ambiente del genere, proprio in un’ epoca in cui ancora si credeva che l’ ormai vicino XXI secolo avrebbe visto avverarsi una simile scenografia: in quel preciso momento mi sentì conquistato dalla fantascienza.».

Da allora, questo genere divenne una costante nella sua vita. Iniziò a guardare i primi film in televisione, da «Ritorno al futuro» a «Star Trek», per poi passare attraverso grandi generi come «Dune» e «Guerre stellari». A quindici anni lesse le opere di Herbert George Wells, a diciassette l’ esalogia di «Dune» di Frank Herbert, e a ventiquattro la serie di «Jurassic Park» di Michael Crichton: «Tra i romanzi e racconti di fantascienza si trovano alcuni tra i migliori esempi di narrativa immaginaria eppure saldamente ancorata alla realtà. Benché infatti le storie parlino di viaggi attraverso lo spazio e il tempo, tra pianeti e Galassie estremamente lontani e passati e futuri alternativi, utopici o addirittura distopici, la fantascienza non manca mai di ispirare riflessioni sul genere umano, sulla società e sulla storia, inseparabili da ciò che ci circonda nel mondo vero in cui noi tutti viviamo.». Si tratta di un genere narrativo molto ampio che si è diffuso non solo tramite libri, ma anche grazie a fumetti, cinema, serie televisive, radiodrammi, podcast, e molte altre forme d’ arte. Non è facile definirne i confini, o un preciso punto di inizio: «Il suo grande successo si rende evidente alla fine dell’ Ottocento, e da allora continua ad appassionare i suoi estimatori e guadagnarne di nuovi. Ormai, concetti complessi come vita extraterrestre, linee di tempo, intelligenze artificiali, multiversi, linee temporali, gallerie gravitazionali e teletrasporto sono scientificamente ammessi e così comuni ai lettori da non richiedere più premesse e spiegazioni affinché la trama sia chiara, e gli autori si muovono sempre più abilmente tra più generi, rendendo difficile tracciare una linea netta tra romanzi di fantascienza e ucronie, distopie, utopie, narrazioni postapocalittiche. Non mancano poi i casi in cui la fantascienza si fonde al fantastico e all’ orrorifico, benché quest’ ultimo intreccio in particolare non mi abbia mai entusiasmato...».

Il secondo romanzo di Giacomo;


Il giovane autore iniziò a scrivere intorno ai dodici anni, ma fu a partire dai quindici che si interessò più a fondo a sviluppare idee e metodo: «Era proprio il periodo in cui iniziai a leggere per passione, e il mio primo autore è stato il professor Herbert George Wells, che insieme a Jules Verne fu il pioniere della fantascienza. Il cuore fondamentale di questo genere narrativo mi parve chiaro fin da subito: la critica sociale e politica, talvolta mossa da sottile ironia, l’ anticipazione di possibili agitazioni sociali o conseguenze a catastrofi tecnologiche o naturali, le riflessioni sulla natura della realtà, del presente e della vita umana. Certo, la componente tecnica e scientifica, legata alla valutazione dell’ impatto che una scoperta o tecnologia potrebbe avere sulla società o un singolo, è molto forte, ma nella mia esperienza posso dire che è molto sbagliato identificare la fantascienza come un genere legato prettamente alla sfera scientifica e tecnologica del sapere, perché altrettanto importante è la sua componente umanistica.». Dai ventun anni ha passato molto tempo a buttare giù le idee che, anno dopo anno, avrebbero definito la sua direzione: «Dal 2015 a oggi ho pubblicato nove libri, sette dei quali di fantascienza. In essi ho voluto approfondire tematiche a me molto care come i viaggi nel tempo, le realtà alternative, le intelligenze artificiali, la vita aliena e l’ osservazione antropologica, le religioni ufolofiche e la religione nel mondo moderno. Nei testi che ho in previsione intendo invece trattare temi altrettanto notevoli come il ruolo dell’ interdipendenza in natura, con una certa attenzione al ruolo delle specie parassitarie, la predestinazione, il matriarcato, il significato dell’ essere umani e la perdita di umanità a seguito di uno sviluppo materiale incontrollato, e la possibilità di una civiltà intelligente apparsa sulla Terra prima di quella umana. Davvero molte idee, una più intrigante dell’ altra!».

L’ ultimo romanzo;


I sette libri di fantascienza di Giacomo sono stati tutti «entusiasmanti e impegnativi dalla progettazione al completamento». In essi non ha voluto lasciare nulla al caso, «ponendo attenzione ai dettagli e alla scelta delle singole parole»: «‘Cuore di droide’ e ‘Per i sentieri del tempo’ sono i primi due testi in assoluto a cui ho lavorato, pur pubblicandoli in ordine inverso. In essi ho affrontato temi tradizionali della fantascienza come le intelligenze artificiali, i viaggi nel tempo, l’ ecologia e il disastro nucleare, e li ho utilizzati come riflessione del significato dell’ umanità: essere umani è un modo di essere e sentire, si basa sulla libertà di essere sé stessi, senza imbrigliamenti, e tutto ciò che facciamo ha una precisa influenza sull’ ambiente che ci circonda e sul futuro. Lo sviluppo materiale deve essere costantemente al nostro servizio, e risultare sempre utile anziché superfluo: le macchine vanno bene purché mantengano una netta dipendenza nei nostri riguardi, quindi nessuna intelligenza artificiale! A ‘Per i sentieri del tempo’ in particolare ho dato due seguiti, ‘Al confine della realtà’ e ‘Percorsi di ascesa’, in cui rispettivamente tratto i temi del multiverso, un vero e proprio insieme di universi alternativi in cui coesistono infinite versioni diverse della storia, e del feudalesimo, un sistema oppressivo e macchinoso tenuto in piedi da intrighi e inganni intricati e pericolosi nei quali il raggiungimento di un sempre maggior potere è l’ apice dell’ ambizione, a danno del bene comune. Nel terzo e ultimo testo in particolare tocco i temi del transumanesimo postumanista, movimento culturale atto a liberare il genere umano da esperienze sgradevoli quali la malattia, la vecchiaia e la morte per mezzo della scienza e della tecnologia, non escludendo la trasformazione sia fisica che mentale delle persone in esseri non umani, per esempio organismi cibernetici, e della spiritualità, la continua ricerca atta a conoscere e approfondire l’ essenza del proprio spirito per mezzo di una costante attenzione e pratica meditativa. In ‘L’ angelo custode’ ho invece trattato il tema della morte e del ricordo delle persone care, a noi umani molto caro e valutato da alcuni esploratori alieni appartenenti ad una civiltà così antica ed avanzata per la quale si tratta di un tema assodato da lungo tempo, e vissuto senza più turbamenti. La conclusione che porto avanti in questa breve ma intensa narrazione è che quando qualcuno di importante ci lascia abbiamo il compito di ricordarlo fino alla fine dei nostri giorni. Tutti coloro che incontriamo, in quanto persone, sono realtà uniche e irripetibili, con pregi e difetti, che ci lasciano qualcosa da cui traiamo qualcosa di buono: genitori, nonni, amici e così via sono persone preziose la cui presenza ci cambia e neppure la morte può annullarne l’ influenza su di noi. Ricordarli con la mente e con il cuore è davvero una bella responsabilità!».

In tutta quest’ intensa produzione, due libri in particolare lo hanno coinvolto per impegno sia concettuale che emotivo: «Stiamo parlando di ‘Fantasma del passato’ e ‘Sotto il cielo della Porta divina’. La prima storia si basa sul celeberrimo e misterioso incidente di Roswell, avvenuto nel luglio 1947 e presto finito al centro di un animato dibattito ufologico e complottistico per il veloce e perentorio intervento da parte dei militari, che vi imposero un rigoroso segreto. Ne venni a conoscenza nel 1994, a dieci anni. Quel fatto mi colpì così tanto che per lungo tempo considerai l’ idea di trattarlo in ambito narrativo. Sostanzialmente in queste pagine parlo del tema dell’ antropologia, ossia lo studio di una cultura e dei limiti dell’ osservazione, che spesso altera ciò che si studia e quindi costringe ad agire di nascosto, del primo contatto con un genere alieno e anche delle religioni ufologiche, che dagli Anni Cinquanta ad oggi hanno raggiunto un peso sociale e culturale notevole in alternativa ai culti tradizionali con l’ aumento degli avvistamenti di UFO e di dichiarazioni di incontri ravvicinati nei quali si parla degli alieni come di figure spirituali elevate e venute a condividere con noi una nuova era spirituale. In ‘Sotto il cielo della Porta divina’, attualmente il mio ultimo romanzo, ho invece affrontato il tema della teocrazia e del lato dogmatico della religione. Da anni ripeto che con la rivoluzione scientifica iniziata nel Seicento la fede è entrata sempre più in crisi, in quanto i suoi dogmi dal Creazionismo alle vicende dell’ antico popolo ebraico così come sono riferiti nella Bibbia sono sempre più autorevolmente contestati dall’ analisi paleontologica e archeologica, ragion per cui oggi ciò che noi definiamo religione è sopravvissuto più che altro come tradizione, con un ordine sacerdotale che per secoli ha acquisito la custodia di un sistema di potere che per ovvie ragioni non vuole perdere.».

Insomma, per Giacomo la fantascienza è un genere molto potente con cui toccare l’ essenza dell’ umanità per mezzo di ciò che vive in un’ ambientazione quale lo spazio e il tempo, e che inventa, come la tecnologia e le scoperte scientifiche: «E’ uno dei generi più affascinanti e addirittura classici di sempre, perché i suoi concetti fondamentali poggiano su argomenti concreti come la nostra centralità e civiltà, e perché fin dall’ Ottocento ha costantemente saputo rimanere attuale, con una certa facilità.».

Gabriella Rosada, madre di Giacomo;


Ad un certo punto, però, ammette che il legame con la fantascienza ha anche un che di molto personale, di origine famigliare: «Quando ero ragazzino, mia madre, classe 1943, mi raccontò di quando durante gli Anni Cinquanta lei e mio zio, suo fratello maggiore di tre anni, andavano al cinema per vedere i primi film di fantascienza, ovviamente di produzione statunitense. In quel tempo vennero proiettate pellicole divenute classiche, e che io stesso a diciotto anni ho avuto la preziosa opportunità di vedere e apprezzare. Entrambi erano rimasti affascinati dall’ idea di viaggi nello spazio e nel tempo, alieni, futuri lontanissimi, androidi, vestigia di antiche civiltà perdute e così via discorrendo.». Sulle prime, come il resto del pubblico, i due giovani fratelli uscivano dalla sala cinematografica convinti che quanto visto sullo schermo fosse pura fantasia, destinato a rimanere tale: «In un film in particolare si parlava di un viaggio sulla luna, tema peraltro già toccato da Verne in uno dei suoi romanzi più noti. Tutti erano certissimi che fosse qualcosa di così irrealizzabile da non prendere sul serio l’ idea. Più tardi, però, vi fu la missione Apollo 11, che portò realmente i primi uomini sulla luna. In seguito si parlò di Marte ed esplorazione oltre i confini del nostro sistema solare, e mia madre non sottovalutò più il potere della narrativa fantascientifica.». Lei stessa era un personaggio fuori del comune, quando una cosa la colpiva riusciva a trasmettere la propria partecipazione. Era una persona molto singolare, che non amava essere imbrigliata negli schemi e combinava in sé il fascino che provava per la storia e le cose di una volta con la curiosità verso la modernità: si direbbe che la fantascienza fece presa su di lei perché vi riconosceva tutte queste cose. Mentre il suo interesse per la fantascienza aumentava, Giacomo stesso ha sempre posto una certa attenzione alle idee che negli anni si sono avverate dopo essere state anticipate dai romanzi e dai film: «Verne, Wells e Crichton, con le loro storie, e Gene Roddenberry con Star Trek, hanno anticipato indubbiamente molto di ciò che noi oggi diamo per scontato. Direi peraltro che hanno varato una forma diversa di dibattito, forse addirittura più coinvolgente ed entusiasmante di quello in forma abituale. La fantascienza si rivolge direttamente all’ essere umano, al tempo stesso suo protagonista e destinatario. Offre trame di interesse sia propriamente scientifico che sociale, scriverle e leggerle rappresenta un eccellente e interessante esercizio di riflessione. Ecco perché è fondamentale sapere di storia, scienza, costume e società ed attualità. Si può anche trattare di religione, come nel caso delle opere di ‘Dune’ di Frank Herbert, e io stesso l’ ho fatto con due testi.». Ma per lo scrittore vi è dell’ altro:

«La fantascienza è un genere che mi appassiona personalmente e che ho compreso alle basi e nelle sue ramificazioni fondamentali, o non avrei potuto dedicarmici attivamente in prima persona come autore. Al tempo stesso, è un modo per me di sentire ancora la presenza di mia madre, e l’ influsso che ha avuto sulla mia personalità e la mia preparazione culturale. Se quella lettura che feci a otto anni sulla mia antologia alle elementari mi colpì intellettivamente, l’ esperienza che mia madre in seguito divise con me fu il compimento più propriamente emotivo. Ecco perché dico sempre che la fantascienza è il mio genere del cuore: da un lato perché il legame che mi ci lega ha un’ origine vissuta nella mia casa, e dall’ altro perché è un genere che mi consente piena libertà e profondità di trattare tematiche umane vaste e concrete con cui noi tutti facciamo abitualmente i conti.».

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